Frammenti di storia bresciana
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Anteprima del libro
Frammenti di storia bresciana - Natale Palomba
Linda
PRESENTAZIONE
Partenopeo di origine - alla sua terra ha peraltro dedicato molteplici pubblicazioni, tra le quali si segnala, per l'originalità della ricerca, il volume Fontane, canali e vecchie condotte del 2008-, bresciano d'adozione, Natale Palomba offre alla città che lo ha accolto questo atto d'amore: una visitazione di amplissimo respiro che getta uno sguardo indagatore lungo i secoli, dalla preistoria e dalla romanizzazione sino all'età contemporanea, non senza slargare il proprio orizzonte alle vicende lacustri del Garda, tenendo ben presente il rapporto tra città e territorio.
Un veloce lavoro di sintesi, sorretto da un robusto apparato di immagini cui l'autore assegna un significato non certamente esornativo, quanto piuttosto funzionale per una più approfondita comprensione del testo: fotografia essa stessa come fonte, documento che rimanda ad un paesaggio, ad un evento, ad un fatto, espressione di un gusto, di un'attitudine culturale, dell'evoluzione di un processo artistico, della forma urbis.
Prendendo per mano il lettore e accompagnandolo con un discorso piano, una narrazione discorsiva, di immediata utilizzabilità in sede didattica, Palomba, attraverso una visione di sintesi, presenta in successione , secondo una cronologia periodizzante, panorami storici ricostruiti con una metodologia che privilegia rispetto alla tradizionale a lungo prevalente, di impostazione politico-diplomatica, o di taglio etico-politico , gli aspetti veri, quelli della cultura materiale. Documenti essi che attestano gli esiti di una civilizzazione, segni tangibili di presenze che si sono succedute nel tempo e che hanno lasciato testimonianza di sé in manufatti ed opere, interventi sul territorio, attività produttive, permanenze monumentali, produzione artistica.
Si è costituita così una fisionomia bresciana ben definita e comprensibile nei suoi tratti originali e caratterizzanti (la Brixia fidelis fidei et iustitiae, l'operosità come religione del lavoro), nella sua evoluzione che annovera fattori di continuità, quanto cesure, scarti, anomalie rispetto al quadro nazionale e allo stesso ambito lombardo-veneto.
É la profondità di una storia, infatti, che rispetto al breve-medio periodo consente di cogliere le permanenze, gli elementi di lunga durata, le ascendenze di cui progressivamente si perdono nozione e memoria, soprattutto in un tempo di accentuata presentizzazione, di galoppante amnesia, di destrutturazione delle identità .
Senza che per questo si debba acconsentire a fuorvianti mistificazioni, all'affermazione di inconsistenti mitologie padane, all'enfasi delle origini, alle suggestioni nostalgiche del come eravamo
.
Che a dirci tutto questo sia uno studioso non bresciano costituisce un dono del quale siamo profondamente grati a Natale Palomba, alla sua sensibilità che contribuisce a farci sentire orgogliosi di quel che siamo stati e nel contempo a renderci più responsabili verso noi stessi e il nostro passato.
Esso va conosciuto, esplorato, conservato, tutelato e promosso, come singoli cittadini, come istituzioni pubbliche, come comunità
Paolo Corsini
Università degli Studi di Parma
PREFAZIONE
Narrare, in estrema sintesi, la storia millenaria di una città italiana è un compito quanto mai arduo. Ciò diventa ancora più complicato quando ad adempiere a tale scopo è uno studioso non originario della città in questione, che deve calarsi in una realtà storica, sociale ed economica per certi versi lontana, distante.
L'altro lato della medaglia, tuttavia è particolarmente positivo: l'occhio, in un certo senso, distaccato di uno storico proveniente da un'area geografica altra
, coglie sfumature che sfuggono a chi invece guarda, pur in maniera critica e scientifica, alla storia patria
, ovvero alle vicende storiche di casa propria; e, cosa forse ancora più importante, sa scegliere e vagliare i fatti davvero salienti che hanno caratterizzato la vita di quella città nel corso dei secoli, definendone le caratteristiche peculiari rispetto alle altre migliaia di realtà cittadine e urbane del bel Paese. Da questo punto di vista, in poche parole, si riesce letteralmente a fare una sintesi, operazione ben più complessa dell'analisi.
Lo sguardo di Natale Palomba sulla lombarda ma anche celtico-romana, longobarda e infine veneta Brescia, è asciutto, scientifico, rigoroso, disincantato. Ciò nonostante, si coglie certamente, nelle pagine di Palomba dedicate alla Leonessa d'Italia (o meglio, al Leone che Aleardi e Carducci evirarono senza pietà), un'ammirazione profonda e partecipata per una città troppo spesso dimenticata dagli Italiani in genere: Brescia non fu mai una capitale, né una dominante; non fu Firenze, né Venezia, né tanto meno Roma o Milano.
Eppure per consistenza demografica,