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Possesso
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E-book383 pagine5 ore

Possesso

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Info su questo ebook

Carmen Shelby e Rex Carruthers si incontrano dopo nove anni al funerale del padre di lui. Sono stati fratellastri e ora che i genitori di entrambi sono morti si ritrovano insieme proprietari della regale Burlington Manor. Carmen, però, ha grandi progetti per la tenuta, e spera di convincere Rex a venderle la sua parte. Lui è disposto a cedergliela, ma in cambio vuole lei. Per quattro weekend. Poi Burlington Manor sarà sua.

Si accende così una passione travolgente tra i due, che li porterà a esplorare i piaceri della trasgressione. Ma antiche gelosie e oscuri segreti minacciano l'incolumità di entrambi e minano l'intima intesa che si è creata tra loro.

Una storia dal forte erotismo in un'ambientazione affascinante e suggestiva.

LinguaItaliano
Data di uscita23 giu 2017
ISBN9781386722076
Possesso
Autore

Saskia Walker

Award-winning British author Saskia Walker first dreamed of writing her own stories when she discovered a handful of romance novels stashed away in her school library. An avid reader, she lapped up the adventures and the life-affirming emotion she found there. As well as fantasy and romance, Saskia writes paranormal, historical and contemporary fiction, with a special interest in witchcraft. Saskia's short stories have now been published in over one hundred international anthologies and magazines. Her novels have been published by two New York publishing houses as well as several smaller publishing houses. To her absolute delight two of her novels won Passionate Plume awards, and her work has twice been nominated for a Romantic Times Magazine Reviewers' Choice Award. Her Witches of Scotland series was widely translated and became a Scandinavian bestseller. In 2015 she became a USA TODAY bestselling author. It's been an amazing journey. Saskia is now a full time author and she has many more stories to tell. Saskia is happily settled in Yorkshire in the north of England, with her real-life hero, Mark, and a houseful of felines. 

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    Anteprima del libro

    Possesso - Saskia Walker

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Burlington Manor Affair/Rex

    ©  Saskia Walker

    Seconda edizione

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    www.saskiawalker.co.uk

    POSSESSO

    CARMEN SHELBY E REX Carruthers si incontrano dopo nove anni al funerale del padre di lui. Sono stati fratellastri e ora che i genitori di entrambi sono morti si ritrovano insieme proprietari della regale Burlington Manor. Carmen, però, ha grandi progetti per la tenuta, e spera di convincere Rex a venderle la sua parte. Lui è disposto a cedergliela, ma in cambio vuole lei. Per quattro weekend. Poi Burlington Manor sarà sua.

    Si accende così una passione travolgente tra i due, che li porterà a esplorare i piaceri della trasgressione. Ma antiche gelosie e oscuri segreti minacciano l'incolumità di entrambi e minano l'intima intesa che si è creata tra loro.

    Una storia dal forte erotismo in un'ambientazione affascinante e suggestiva.

    Cover: Soxsational Covers

    Prologo

    LA PORTA DELLA CAMERA di Rex era socchiusa, come un invito a cui Carmen non era in grado di resistere. Il rapporto tra lei e Rex stava cominciando a farsi più intimo, ed era sicura che ben presto avrebbero fatto l’amore. Ferma sul pianerottolo della scalinata curva di Burlington Manor, ebbe un fremito di trepidazione ed eccitazione mentre fissava la porta proprio davanti a lei. Era così esaltata che le parve che il mondo intero fosse scomparso; non udiva neanche più la musica che proveniva dalla festa nel salone mentre pregustava il momento in cui avrebbe spalancato l’uscio e sarebbe entrata nella stanza per donarsi a lui.

    Attraversò il corridoio chiedendosi se Rex fosse vestito o no. Sorrise maliziosa immaginando di sorprenderlo ancora seminudo, mentre si stava vestendo per la festa. Forse era andato in camera con la speranza che lei lo raggiungesse e in quel momento la stava aspettando. Con il batticuore, si lisciò il vestito. I tacchi alti la facevano sentire sexy; i complimenti che aveva ricevuto dai compagni d’università di Rex l’avevano rassicurata sulla sua femminilità.

    Si avvicinò alla porta, pronta a sfoderare tutto il suo potere di seduzione, ma un suono attirò la sua attenzione e la fece bloccare.

    Tendendo l’orecchio. Lo udì di nuovo, così inconfondibile da farle battere ancora più rapidamente il cuore. Cedendo alla curiosità, avanzò ancora di soppiatto fino a scorgere quello che stava avvenendo nella camera.

    Fu invasa da una vampata di calore, poi sentì che il sangue le si raggelava nelle vene. La scena che le appariva davanti agli occhi era forse frutto della sua immaginazione? No, era tutto vero. I gemiti inequivocabili che aveva sentito provenivano dalla ragazza nuda, distesa sul letto di Rex, che era tra le sue gambe aperte e la stava penetrando con foga. Lei era Amanda, la migliore amica di Carmen che fissava inebetita il profilo del corpo virile di Rex, nudo fino alla cintola e con i jeans abbassati sui fianchi, chino su di lei. Carmen sapeva che avrebbe dovuto ritirarsi in silenzio, senza farsi scorgere, ma era ipnotizzata dall’immagine che le provocava un vortice di sensazioni intense, desiderio, eccitazione, gelosia...

    Trattenendo il fiato, osservò affascinata le mani di Rex che ghermivano i fianchi di Amanda, per poi spostarsi sotto le natiche sollevandole bruscamente, senza alcun riguardo, in modo da fargliele poggiare sulle sue ginocchia. Ora Amanda gli era quasi seduta in grembo, e Carmen pensò che le sarebbe piaciuto essere in balia di un uomo energico e focoso, completamente assoggettata al suo desiderio e alla potenza della sua virilità.

    Ti voglio, Rex..., pensò. Dovrei esserci io al suo posto.

    Amanda gli cinse i fianchi con le gambe, e Carmen notò che le pendevano degli slip di pizzo da una caviglia, come se i due amanti non avessero avuto la forza di spogliarsi completamente prima di scatenarsi in quell’amplesso selvaggio.

    Con un gemito, Rex si ritrasse abbastanza da permettere a Carmen d’intravedere il suo pene dalla circonferenza ragguardevole. Si coprì la bocca con la mano per soffocare un’esclamazione di sorpresa. Vedere il suo sesso così eretto, possente, la turbò moltissimo e le provocò uno spasmo di desiderio al ventre. Strinse le cosce in un riflesso istintivo, sentendo la clitoride pulsare turgida nel sesso madido per l’eccitazione.

    Il viso di Rex era in ombra mentre, piegato su Amanda come un rapace, le accarezzava i capezzoli strappandole un gemito.

    Carmen serrò le palpebre per un istante, desiderando disperatamente di essere la protagonista di quella scena erotica. Voleva Rex, voleva essere sua... e Amanda lo sapeva.

    Proprio in quel momento Amanda protese il busto verso l’alto, tesa nel piacere, e girò la testa voltandosi verso la porta. Carmen si spostò di scatto, appiattendosi contro la parete del corridoio, con le orecchie tese ad ascoltare i mormorii di apprezzamento di Rex mentre possedeva la sua migliore amica.

    Incapace di trattenersi, Carmen insinuò le dita sotto la gonna, tra le cosce, e le posò sul pube mentre immaginava di essere lei a sospirare e gemere sotto gli assalti vigorosi di Rex.

    «Ah, come sei bravo, Rex!» esclamò Amanda. «Sapevo che saresti stato un portento a letto...»

    Gli occhi di Carmen si riempirono di lacrime di mortificazione, nonostante il suo corpo anelasse a essere posseduto da lui. Infilò la mano negli slip e si strofinò la clitoride turgida.

    Rex mormorava con voce roca, martellando implacabile Amanda che lo incitava. A Carmen sembrava quasi di sentire i suoi slanci che le trafiggevano il sesso palpitante, immaginava di essere squassata dalla sua energia selvaggia mentre infilava due dita nel sesso contratto, come aveva fatto tante volte quando era a letto da sola e pensava a lui. Le dita si muovevano freneticamente, smaniose di portarla all’orgasmo che desiderava. I gemiti acuti di Amanda che fecero eco al ringhio di Rex quando entrambi giunsero al culmine del piacere furono come l’ultima goccia che vinse le resistenze di Carmen.

    Maledicendoli mentalmente, si massaggiò freneticamente fino ad arrivare all’orgasmo poi riabbassò in fretta la gonna.

    Amava profondamente Rex, ma in quel momento si sentiva tradita e respinta. Mentre si allontanava in punta di piedi giurò a se stessa che non avrebbe più permesso a Rex Carruthers di farle provare quel desiderio, quella frustrazione. Da allora in poi sarebbe stata immune al suo fascino.

    1

    NOVE ANNI DOPO

    Rex Carruthers si accorse che non provava nulla mentre fissava la bara di suo padre che veniva calata lentamente nel terreno. Al suo fianco, il vicario della parrocchia di Beldover stava commemorando il defunto, rivolgendosi ai presenti. Moltissime persone erano venute a porgere l’estremo saluto a Charles Carruthers in quella bella giornata d’inizio settembre.

    Le parole del vicario aleggiavano nella mente di Rex senza posarsi sulla sua coscienza, come farfalle.

    «Uno stimato membro della comunità, rispettato e...»

    Rex continuava a non provare nulla. Quando il vicario gli fece un cenno, si avvicinò alla bara, si chinò a prendere una manciata di terra e ve la gettò sopra. Gli sembrava paradossale avere un ruolo così di rilievo al funerale di suo padre, considerato che non lo vedeva da più di otto anni. Però era figlio unico, per cui gli era stata addossata quella responsabilità, malgrado avessero troncato ogni rapporto.

    Sua madre si era offerta di accompagnarlo, benché avesse interrotto le comunicazioni con l’ex marito dopo il divorzio, quindi molto prima di Rex, che aveva declinato la proposta e aveva partecipato al funerale da solo, sapendo che lei sarebbe stata ancora più a disagio di lui.

    Era circondato anche da parecchi curiosi; c’erano diversi volti che ricordava vagamente dai tempi in cui era ragazzino, tra abitanti del posto e amici di famiglia, oltre al personale di Burlington Manor. Gli sembrava quasi di essere stato catapultato in una dimensione sospesa nel tempo, surreale, ma tutto cambiò quando posò lo sguardo sulla ragazza che era di fronte a lui, dall’altra parte della tomba: Carmen Shelby, la bellissima Carmen Shelby.

    Dopo qualche istante lei incrociò il suo sguardo e Rex le fece un cenno a cui Carmen rispose sollevando appena il mento con aria compunta.

    Era davvero stupenda, così elegante ed eterea, inavvicinabile. Rex calcolò la sua età; se lui stava per compiere trent’anni, Carmen doveva averne venticinque o ventisei. Di lei sapeva solo che viveva a Londra, dove gestiva l’attività della sua defunta madre. Gli parve che fosse venuta al funerale da sola; abbassò lo sguardo verso la mano sinistra della ragazza per controllare se avesse la fede ma vide che non portava anelli. Comunque se si fosse sposata l’avrebbe saputo, dato che avevano ancora degli amici comuni.

    «Sono lieta che sia potuto venire, signor Rex» disse la signora Amery, la governante di suo padre, strappandolo alle sue riflessioni.

    Rex salutò la signora e il marito Bill, che gli strinse la mano e abbozzò un sorriso. «Mi fa piacere vederla, malgrado le circostanze. Verrà a Burlington Manor dopo?» s’informò, ignorando l’occhiataccia di sua moglie.

    «Non ne sono sicuro» rispose Rex.

    La coppia si spostò, facendo spazio alla processione di persone che volevano fargli le condoglianze e lo tempestarono inevitabilmente con una miriade di domande curiose, a cui Rex rispose con commenti generici.

    Quando riuscì a dare un’occhiata a Carmen, vide che stava contemplando la tomba di sua madre, posta accanto a quella di Charles Carruthers. Avvertì l’impulso irrefrenabile di raggiungerla, ma era bloccato dalla fila di persone a cui poco dopo si unì anche lei.

    Christopher Montague, l’avvocato di famiglia, gli strinse la mano e gli fece le condoglianze. «Ti contatterò per la lettura del testamento» lo informò poi.

    Rex annuì, pensando che vi avrebbe partecipato per pura formalità perché era sicuro che suo padre non gli avesse lasciato nulla. Le ultime parole che gli aveva detto erano state che non avrebbe visto neanche un centesimo del loro patrimonio, e per Rex andava benissimo così.

    Quando Carmen si avvicinò, Rex concentrò l’attenzione su di lei che gli porse la mano e mormorò: «Mi dispiace tanto doverti incontrare in questa triste occasione».

    Lui le strinse la mano morbida e calda, colpito dalla serena maturità che traspariva da lei, e si chiese come avesse trascorso quegli anni. La desiderava ancora, come sempre... «Mi fa piacere rivederti» rispose.

    Lei lo fissò con diffidenza, gli fece un cenno poi ritrasse la mano e si allontanò per lasciare il posto a qualcun altro, ma Rex continuò a seguirla con lo sguardo mentre si faceva lentamente largo tra la folla.

    Era proprio bizzarro che fosse stata la morte a riavvicinarli, quando c’era stato un tempo in cui Carmen aveva rappresentato per lui la luce che illuminava la sua vita...

    Carmen si sistemò la giacca del tailleur e guardò l’orologio, agitata e spazientita mentre aspettava l’arrivo di Rex per la lettura del testamento. Era tipico di Rex tenerli sulle spine, pensò mentre cercava invano di rilassarsi. Dove diavolo era?

    Anche Christopher Montague, il legale dei Carruthers nonché caro amico di famiglia, era piuttosto inquieto perché Rex era in ritardo di mezz’ora rispetto all’appuntamento. Seduto di fronte a lei, dietro la scrivania, tamburellava con le dita sul passamano di cuoio anche se si sforzava di sorriderle per tranquillizzarla. «Mi dispiace tanto, Carmen.»

    «Non devi scusarti, purtroppo ho imparato ad aspettarmi questo genere di atteggiamento da parte di Rex» rispose con un sorrisetto ironico.

    Rex era entrato nella sua vita undici anni addietro e, anche se non lo frequentava da molto, lo conosceva abbastanza bene da non sorprendersi più dei suoi comportamenti.

    Un tempo erano stati molto legati, dopotutto.

    Carmen aveva quindici anni quando sua madre aveva sposato il padre di Rex, che all’epoca aveva diciannove anni ed era all’università, per cui tornava a casa di rado, il che era un bene, considerato che Carmen aveva una cotta tremenda per lui.

    Fortunatamente le era passata, ma a quei tempi il loro rapporto la metteva molto a disagio, date le circostanze in cui si erano conosciuti. I rispettivi genitori si erano sposati quando Carmen e Rex erano già adolescenti. Rex era un ribelle indisciplinato ma anche molto affascinante, ed erano andati abbastanza d’accordo finché Rex non aveva avuto un violento scontro con suo padre per motivi a lei ignoti, e si era completamente estraniato dalla famiglia per dedicarsi alla progettazione di motori per l’industria automobilistica, specializzandosi in auto da corsa. Negli anni successivi le voci che le erano giunte sul suo conto le avevano confermato che continuava a essere uno scapestrato, mentre lei aveva accettato a capo chino tutte le sue responsabilità ed era subentrata a sua madre al timone dell’azienda alla sua morte.

    Stava giusto per alzarsi e sgranchirsi le gambe girando per lo studio di Christopher quando si aprì la porta e la segretaria annunciò l’arrivo di Rex. Ancora prima di guardarlo, Carmen era già profondamente consapevole della sua presenza. Christopher Montague si alzò per accoglierlo, ma lei rimase seduta, guardando la sua sagoma imponente con la coda dell’occhio.

    «Carmen, sei più bella che mai» la salutò Rex, chinandosi per darle un bacio su una guancia, che lei non si aspettava.

    «Ciao» mormorò, turbata dal contatto con le labbra di Rex che si sedette accanto a lei.

    Azzardò un’occhiata nella sua direzione e constatò che era aitante come sempre. Indossava una giacca dal taglio smilzo che valorizzava il suo fisico prestante, e una camicia bianca senza cravatta. Aveva i folti capelli neri pettinati all’indietro anche se un ciuffo ribelle gli ricadde sulla fronte quando si chinò su di lei, e Rex lo ravviò con le dita. Anche il viso dal fascino virile era notevole come il corpo atletico, con i lineamenti spigolosi e le sopracciglia scure e dritte che sottolineavano l’azzurro incredibile degli occhi penetranti. Un uomo così bello poteva avere tutte le donne che voleva, e non si tirava certo indietro davanti a una possibile conquista...

    Carmen accavallò le gambe e lisciò la gonna del tailleur, ansiosa di andare al sodo per concludere al più presto l’incontro e andarsene. Rex seguì con lo sguardo il movimento, fissandole le gambe con un’espressione così sfrontata da provocarle un fremito, poi la guardò intensamente negli occhi con un’occhiata confidenziale, quasi possessiva... e assolutamente indecente.

    C’era stato un tempo in cui quello sguardo intimo era sufficiente a provocare un brivido di desiderio, ma ora era maturata e Rex non aveva più alcun potere su di lei. Sapeva perfettamente quale fosse il tipo d’uomo giusto per lei, e di certo non era Rex Carruthers.

    Al funerale Rex era cupo e pensoso, chiuso in se stesso, e aveva a malapena risposto alle condoglianze di rito. Carmen non aveva potuto fare a meno di chiedersi se lui e suo padre non si fossero mai riconciliati; forse era proprio questo il motivo per cui era rimasto sempre sulle sue. Solo quando l’aveva guardata i suoi occhi misteriosi avevano perso per un attimo l’ombra che li velava, come se avesse voluto trasmetterle un muto messaggio. Tuttavia Carmen se n’era andata in fretta dopo avere scambiato con lui qualche parola, e più tardi Rex non si era nemmeno presentato a Burlington Manor, dove si erano riuniti tutti, per cui non avevano potuto parlare più a lungo, e ora invece sembrava molto diverso, l’immagine stessa del disinvolto uomo di mondo.

    Carmen si rivolse a Montague, che era tornato a prendere posto dietro la scrivania. «Chris, non per essere maleducata, ma ho un altro appuntamento oggi e siamo già in ritardo» esordì, lanciando un’occhiata eloquente a Rex. «Perciò ti pregherei di procedere e di essere piuttosto conciso.»

    Chris non ebbe modo di rispondere perché Rex intervenne: «Sei sempre così agitata, Carmen! Rilassati, che fretta c’è? Non ci vediamo da tanto, facciamo due chiacchiere...».

    Afferrò il bracciolo della poltroncina di Carmen e l’avvicinò alla sua con fare scherzoso. Carmen s’irrigidì; a Rex era sempre piaciuto dimostrarsi spregiudicato, ma quello non era il momento. «Rex, ti prego...»

    Lui sollevò le mani in segno di resa.

    «E poi, dopotutto, la mia presenza è assolutamente marginale, ne sono sicura» continuò Carmen.

    «Anche la mia» ribatté Rex. «In fondo sono stato diseredato anni fa.»

    La fissò con un’espressione eloquente e si accigliò. Voleva forse insinuare che Charles Carruthers aveva lasciato a lei Burlington Manor? Dato che Rex era figlio unico, Carmen aveva dato per scontato che fosse lui l’unico erede. Malgrado i loro pessimi rapporti, il padre di Rex era sempre stato un tradizionalista. Lei era venuta nello studio di Montague solo perché era pronta a fare un’offerta a Rex per rilevare la proprietà. Rex non aveva mai dimostrato il minimo interesse per Burlington Manor, mentre lei era molto legata alla tenuta e vi aveva trascorso anni felici. Prima di morire, sua madre l’aveva restaurata curando gli interni nei minimi dettagli per valorizzare la villa antica, e Carmen voleva preservarla come meritava.

    Si voltò verso l’avvocato. «Possiamo procedere?»

    «Se siete pronti...»

    Rex annuì.

    «Bene, il mio ruolo mi richiederebbe la massima formalità ma, come sapete, io e Charles Carruthers eravamo molto amici, sin da quando mi affidò tutti gli aspetti legali delle sue attività e mi nominò suo avvocato negli anni Ottanta, quando ero ancora agli inizi della carriera. Nel corso degli anni ha modificato varie clausole del testamento, di cui sono perfettamente al corrente. Ha incluso dei lasciti al personale alle sue dipendenze, ma ho fissato un appuntamento con gli altri eredi più tardi, per potervi vedere da soli» esordì. Fece una pausa, poi aggiunse: «Ho pensato che avreste preferito mantenere riservata la parte del testamento che vi riguarda, almeno per il momento, finché non avrete deciso cosa fare al riguardo».

    Carmen guardò Rex, perplessa, ma lui scrollò le spalle, come per farle capire che non ne sapeva nulla, e lei scosse la testa per dirgli altrettanto. Era sbalorditivo il fatto che riuscissero ancora a intendersi senza dire una parola, come tanti anni prima. Quella situazione le ricordava quando erano seduti uno di fronte all’altra a tavola a Burlington Manor e comunicavano con lo sguardo. A Rex bastava sollevare un sopracciglio e lanciarle un’occhiata per farle capire cosa volesse dirle.

    «Allora darò lettura del testamento» proseguì Christopher. «Se doveste avere domande, interrompetemi pure.»

    Carmen riportò la sua attenzione sull’avvocato, sorpresa dalla facilità con cui Rex riusciva a toglierle la capacità di concentrarsi, anche in un momento così importante in cui non avrebbe dovuto lasciarsi distrarre da niente e da nessuno.

    «I domestici saranno preoccupati che la villa possa essere venduta» commentò.

    «Direi proprio di sì» sorrise Chris.

    Avrebbe voluto comunicargli la sua intenzione di acquistare Burlington Manor e mantenere tutto il personale attuale, ma non era ancora il momento. Avrebbe aspettato finché l’avvocato non avesse letto il testamento.

    Chris sollevò il fascicolo e cominciò a dare lettura delle ultime volontà di Charles Denton Carruthers. Mentre riassumeva il contenuto del testamento nelle parti che non li riguardavano direttamente, Carmen cercò di non spostare lo sguardo su Rex, pur essendo profondamente consapevole della sua presenza accanto a lei. Rex era sempre lo stesso, ombroso, imprevedibile, impulsivo... e, proprio come un tempo, sembrava pretendere di essere al centro della sua attenzione pur senza fare nulla.

    Carmen si sforzava di resistere e di concentrarsi sulle parole dell’avvocato ma, quando azzardò un’occhiata in direzione di Rex, si accorse che la fissava sfacciatamente mentre ascoltava Chris, e il modo in cui la scrutava le fece battere più forte il cuore.

    Chris, frattanto, stava leggendo la parte del testamento che riguardava Rex. «A mio figlio Rex lascio in eredità l’appartamento presso il porto turistico di Jersey e i diritti di ormeggio al relativo posto barca, in virtù dell’attaccamento che dimostrava da bambino alla nostra casa di villeggiatura.»

    Carmen notò che l’espressione di Rex era cambiata nel sentire quell’ultima parte della frase e ne fu contenta. Nonostante avesse tagliato i ponti con suo padre, il riferimento alla sua infanzia era servito a ricordargli il loro legame di parentela.

    Chris passò a leggere rapidamente la parte che riguardava le somme destinate ad alcuni domestici già in pensione o ancora in servizio presso Burlington Manor.

    «In sostanza, la dépendance in cui alloggiano attualmente i signori Amery diventerà di loro proprietà come segno di riconoscimento per i tanti anni di lavoro.»

    Carmen annuì, contenta, poi s’irrigidì quando Chris passò al nocciolo della questione, la proprietà di Burlington Manor.

    Chris riprese a leggere: «Riguardo Burlington Manor, è mia intenzione assegnare il cinquanta per cento della proprietà a Carmen Shelby e l’altra metà a mio figlio Rex».

    Carmen rimase interdetta. «Ho capito bene?»

    Chris annuì. «Sì, avete ereditato il cinquanta per cento ognuno.»

    Carmen ebbe un tuffo al cuore. Quella notizia le era giunta assolutamente inaspettata. Era sicura che Burlington Manor sarebbe andata interamente a Rex e che avrebbe dovuto acquistarla da lui. Lo guardò e vide che anche lui era stupito, ma quando Rex incrociò il suo sguardo i suoi occhi furono attraversati da un lampo.

    Chris proseguì: «Questa decisione è stata presa perché la considero la casa sia di Carmen sia di Rex, e anche come tributo al lavoro che mia moglie Sylvia ha fatto per restituire Burlington Manor ai suoi antichi splendori rendendola una tenuta prestigiosa che posso lasciare in eredità con sincero orgoglio».

    Carmen avvertì una stretta al cuore per la commozione nell’udire quel riferimento a sua madre e anche al pensiero che il patrigno l’avesse nominata nel testamento. Era assolutamente sbalordita; metà di Burlington Manor era già sua! Si chiese cosa pensasse Rex al riguardo; forse era irritato perché suo padre aveva complicato la questione imponendogli di dividere l’eredità con lei. Tuttavia quando osò guardarlo, lui le rivolse un sorriso rassicurante. Era quasi certa che non fosse interessato alla proprietà ed era pronta a offrirsi di acquistare la sua parte. Aveva il libretto degli assegni in borsa e aveva già avvertito il direttore della sua banca perché le mettesse subito a disposizione i fondi necessari per la transazione.

    «Nell’eventualità che sia Carmen Shelby sia Rex Carruthers fossero deceduti, Burlington Manor andrà a un’associazione benefica, la Wilmington’s Cancer Care» continuò Chris.

    «Charles ha proprio pensato a tutto» commentò Carmen.

    «Effettivamente...» assentì Chris prima di riprendere: «Se Rex o Carmen dovessero decidere di vendere la loro parte, spero che uno dei due possa mantenere integralmente la tenuta che è di proprietà della nostra famiglia da secoli». S’interruppe, poi precisò: «Tuttavia questa non è una condizione, ma solo un desiderio di Charles».

    Rex annuì. «Sono sicuro che io e Carmen potremo giungere a un accordo con reciproca soddisfazione» osservò.

    «Sono pronta a rilevare la tua metà» dichiarò lei con fermezza.

    Rex s’irrigidì per un istante, poi replicò: «Possiamo tranquillamente avere in comune la tenuta, no? Immaginala come il nostro parco giochi. I bambini di solito lo condividono e vi giocano insieme... Possiamo farlo anche noi».

    Parco giochi?, pensò Carmen con un moto di disgustata sorpresa. Solo uno come Rex poteva dissacrare con allusioni maliziose un momento tanto solenne come la lettura del testamento del proprio padre! «Non perdiamo tempo» sbottò. «Sappiamo entrambi che non nutri alcun interesse per la proprietà. Sono anni che non vi metti piede...»

    «Vero» la interruppe lui. «Da tanto tempo non c’è più nulla che mi attragga a ritornarci» insinuò.

    Carmen si schiarì la voce con un colpo di tosse, turbata dal modo in cui la guardava, così intenso, intimo, evocativo... «Hai la tua vita, perché ora vorresti tornare a Burlington Manor?»

    Rex sollevò le sopracciglia con aria eloquente.

    Voleva solo provocarla e irritarla, proprio come quando erano ragazzi. Come aveva dimostrato con la sua infelice scelta di termini, per lui era un gioco; era abituato a flirtare con le donne, ma soprattutto con lei. Si divertiva a stuzzicarla per poi piantarla in asso, tutta fremente ed eccitata, per correre dietro a qualche gonnella. Le sembrava incredibile che avesse ancora quel potere su di lei, anche adesso che era adulta e aveva represso da tempo la sua infatuazione per Rex.

    «Sarebbe tanto difficile stare a Burlington Manor tutti e due?» tornò all’attacco Rex.

    «Assolutamente no, dopotutto la villa è tanto grande... Però sappiamo entrambi che in realtà non la vuoi, miri solo ad alzare il prezzo.»

    Rex assunse un’espressione esageratamente addolorata, portandosi una mano al cuore. «Mi ferisce che tu abbia di me un’opinione così infima!»

    Carmen avvampò. «Non intendevo questo, e lo sai.»

    Avrebbe voluto che Rex si fosse dimostrato ragionevole, invece continuava a guardarla come se avesse voluto divorarla e Carmen abbassò lo sguardo sulla camicetta per assicurarsi che non si fosse slacciato qualche bottone.

    «Non sono disposto a discutere delle condizioni del nostro accordo in questa sede, ne riparliamo a Burlington Manor più tardi» replicò Rex, provocandola come sempre.

    Carmen sospirò. Sembrava proprio intenzionato a dimostrarsi un osso duro. Perché voleva condurre le trattative a Burlington Manor? Trovarsi da sola con lui sarebbe stato faticoso per il suo equilibrio interiore, considerato che le bastava uno sguardo a quell’uomo così virile e affascinante, seduto in una posa disinvolta, per avvertire un fremito di desiderio. Strinse più forte le cosce per placare lo spasmo che le faceva contrarre il ventre; in

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