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Come liberarti dagli stronzi e trovare soddisfazione nel lavoro
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E-book267 pagine3 ore

Come liberarti dagli stronzi e trovare soddisfazione nel lavoro

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Info su questo ebook

Trucchi, consigli e segreti per non farsi fregare

I luoghi di lavoro sembrano sempre più infestati da stronzi. E nessuno di loro è simpatico. Il capo stronzo rende la vita impossibile, il cliente stronzo ti rovina la giornata, il collega stronzo ti irrita. Alcuni contesti lavorativi sono giunti ormai a definire una nuova categoria: le aziende stronze. Supponenza, diffidenza, controllo, aggressività, presunzione, arroganza e, perché no, idiozia: la stronzaggine è un fenomeno relazionale che sembra avere il proprio luogo d’elezione nel posto di lavoro. Questo libro si pone l’obiettivo di riconoscere gli atteggiamenti e i comportamenti tipici di questa categoria e offrire mezzi di tutela e difesa. Un vademecum prezioso per salvaguardare il patrimonio professionale di ognuno da tutto ciò che ostacola il quotidiano iter lavorativo.

Perché gli stronzi si moltiplicano e non ci lasciano in pace?

Una palestra quotidiana per il nostro potenziale

Tra gli argomenti trattati:

• lo stronzo è ovunque • accrescere l’autonomia allontana gli stronzi • lo stronzo al potere: organizzarsi contro • anche lo stronzo è vulnerabile • riconosci il capo stronzo e capirai dove lavori • le promesse dello stronzo impostore • minimizzare i danni del collega stronzo • il lamento dello stressato • lecchino o lecchino stronzo? • la stronzaggine sistemica • mai rassegnarsi! • aiutare e non essere usati • la qualità del lavoro
Luca Stanchieri
psicologo e life coach, conduce seminari orientati alla realizzazione dell’individuo e dirige la Scuola di Coaching Umanistico. Ha partecipato come esperto a numerosi programmi TV e ha condotto la trasmissione Adolescenti: istruzioni per l’uso. Con la Newton Compton ha pubblicato anche Come allenare l'autostima e vivere sereni.
LinguaItaliano
Data di uscita16 dic 2013
ISBN9788854162624
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    Anteprima del libro

    Come liberarti dagli stronzi e trovare soddisfazione nel lavoro - Luca Stanchieri

    173

    Illustrazioni: © Russell Tate / iStockphoto

    Prima edizione ebook: novembre 2013

    © 2010 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-6262-4

    www.newtoncompton.com

    Edizione elettronica realizzata da Gag srl

    Luca Stanchieri

    Come liberarti

    dagli stronzi

    e trovare soddisfazione

    nel lavoro

    Newton Compton editori

    Prefazione alla nuova edizione

    Perché gli stronzi si moltiplicano e non ci lasciano in pace? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo fare un passo indietro nel tempo. Fino agli anni Novanta, un’intera generazione di capi si è avvalsa della paura per sancire la propria autorità. I maestri elementari del dopoguerra, maschi in giacca e cravatta, picchiavano bambini indisciplinati con bastoni di legno. Papà, mamme e nonne rincorrevano ragazzini vivaci con la scopa o la cinta minacciandoli di ogni punizione possibile. I capiufficio, con le loro urla, allestivano gli uffici con i loro ritratti e poltrone in pelle umana. Sergenti delle caserme in sovrappeso gridavano insulti gratuiti a giovani di leva che non avevano scelto di fare il soldato. Gli imprenditori generavano il terrore di essere licenziati in ogni momento se non si era sottomessi. E come non ricordare allenatori sportivi e medici dopati di intransigenza e disumanità? E non parlo dei segretari di partito…

    Questi capi incutevano paura e rispetto; erano legittimati come leader dal ruolo che svolgevano. Oggi è in crisi ogni forma di leadership, a causa di un sommovimento culturale e sociale profondo che si è imposto nella vita quotidiana. Con la perdita dell’autorità si è persa anche l’autorevolezza. Persino Angelino Alfano, uomo scelto come segretario personale e pupillo, si ribella a Berlusconi; ha il coraggio di dire e affermare un’idea diversa. Inconcepibile.I capi sono zombi che camminano, deprivati sempre più del potere. Percepiscono la distanza immensa fra il potere che spetterebbe loro e il potere reale di cui dispongono. Edgar Schein, psicologo di fama internazionale, diceva che i leader fondano la cultura di un’impresa, i suoi valori, atteggiamenti e comportamenti. Poteva essere vero nel Novecento. Oggi è semplicemente falso. Un imprenditore non ha la certezza che la sua strategia e visione vengano condivise dalle persone che paga, perché tutto è soggetto a negoziazione, mediazione e compromesso. È come se la crisi di leadership politica, imprenditoriale, culturale, burocratica e manageriale abbia prodotto una distribuzione caotica del potere, frammentandolo in una serie infinita di micropoteri. Questa crisi ha alimentato la crisi relazionale. È diventata il regno dove gli stronzi si moltiplicano. La loro principale palestra è la cosiddetta rete, dove possono scorrazzare come bisonti senza pericolo. Ma è nella società che trovano il loro principale terreno di pascolo. La crisi della leadership autoritaria non ha prodotto una leadership positiva. La leadership positiva è un sistema sociale dove leader, follower e cliente si distribuiscono il potere in funzione della soddisfazione e del benessere reciproco. È un’impresa complicata, lunga, che richiede idee e innovazioni veramente scardinanti e una pazienza infinita. Gli stronzi, prodotto di quella leadership negativa, sopravvivono alla leadership stessa, sotto infinite forme. Quanto più la leadership diviene debole, tanto più gli stronzi si moltiplicano. E acquisiscono potere. Non certo il potere del leader che indirizza o guida, ma il potere distruttivo, che è facile, immediato, diretto, economico. Lo stronzo ha le forme di uno Zelig, capace di saccheggiare idee e sfruttarle stravolgendole o di trasformare le relazioni, anche quelle più produttive, in un vero inferno. Lo stronzo si insinua anche nella psiche di ognuno di noi. Lo sogniamo la notte, diventa un pensiero ossessivo. Certamente il substrato psicologico di cui si nutre è la paura. Il trasformismo dello stronzo è il disperato tentativo di affermarsi nella società, di giocare un ruolo, di forgiare un’identità che sente frammentata, liquida, dispersa. Il suo egocentrismo è assoluto. Lo stronzo è fondamentalmente solo. Ma la psicologia non lo giustifica. Individuarlo, trattarlo, renderlo inoffensivo è vitale per sopravvivere nei luoghi di lavoro. Ma al contempo il suo proliferare rappresenta un sintomo. Ci dice che è possibile lavorare a una trasformazione profonda della società. La crisi della leadership e del potere è una straordinaria occasione per ripensare imprese, scuole, famiglie e istituzioni in modo nuovo, mettendo al centro la relazione umana come matrice di realizzazione individuale e collettiva. Questo libro è un manuale di autodifesa anche da noi stessi. Perché lo stronzo più pericoloso può essere dentro di noi, se rinunciamo alla possibilità di essere felici.

    Introduzione

    Lavoro con le imprese da vent’anni, prima come dottore commercialista, poi come psicologo, coach, formatore e consulente. È un lavoro che amo perché mi permette di incontrare gente d’ogni cultura e di vederne le potenzialità all’opera. Come psicologo e come coach, ho la possibilità di tradurre la teoria e la ricerca in opera produttiva e generativa di benessere ed efficienza. La mia professione mi permette di imparare continuamente dalla fatica, dal sacrificio, dall’umiltà di persone che esprimono competenze e umanità. Mi considero un privilegiato perché vengo pagato per studiare e per imparare, per leggere e conoscere, per ammirare e valorizzare il talento che incontro dappertutto. I miei committenti mi permettono di conoscere la penisola in cui vivo e che, con il tempo e nella maturità, ho imparato ad apprezzare sempre di più. Ho visto esempi di eccellenza, innovazione, creatività e umiltà a Casalnuovo, in provincia di Napoli; imprenditori innovativi e coraggiosi allenarsi come atleti in Alto Adige; imprenditrici straordinarie crescere e superare se stesse in Calabria o in Sicilia; manager umili e onesti rimboccarsi le maniche a Milano e in Brianza; ingegneri e avvocati fare della Qualità una bussola reale per orientarsi nella palude romana; medici e infermieri dediti alle loro missioni di cura in ospedali fatiscenti; maestri e insegnanti acculturati e intenti a capire come sviluppare le potenzialità delle giovani generazioni nonostante l’assoluta mancanza dei mezzi più elementari. Ma ho visto anche le loro difficoltà ad affrontare concorrenti sempre più accaniti, ostacoli da fronteggiare in un mercato sempre più selvaggio, relazioni difficili da gestire con i propri stakeholder, sfide spesso insopportabili, insufficienti risorse e gratificazioni economiche da gestire e distribuire. Così, quando mi è stato suggerito dal mio editore di affrontare la stronzaggine al lavoro in questo libro, ho chiesto ai miei amici, clienti e colleghi di inviarmi e-mail con aneddoti, esempi, modelli di stronzi che avevano incontrato nella loro esperienza lavorativa. Mi hanno stupito e lasciato attonito. La mia casella e-mail è stata presa d’assalto da una moltitudine di storie che spesso sembravano inverosimili per la loro assurdità e drammaticità, nonostante avessi avuto una profonda esperienza in materia sia per vissuto diretto che indiretto. Ne è scaturita una confusa matassa di comportamenti e atteggiamenti sul lavoro che ho in qualche modo dovuto sbrigliare e riorganizzare. Da qui è cominciato un nuovo viaggio in questo universo che vede gli stronzi come protagonisti.

    La stronzaggine non è una corrente organizzata, con una meta precisa, un metodo consolidato, una perfomance pianificata. È come esplorare un labirinto: dietro ogni angolo trovi una sorpresa, un agguato, un ostacolo, un vicolo cieco. Per questo è utile tracciare una mappa per orientarsi. Vedremo così gli stronzi al lavoro nei rispettivi ruoli e funzioni sociali. Cercheremo di capire ciò che distingue un atteggiamento isolato, che può capitare a ognuno di noi, da un metodo persistente che rende la vita e il lavoro molto più duri di quanto non lo siano già nella realtà. Distingueremo lo stronzo isolato da quello collettivo, che prende le forme di un sistema e di una cultura. Per comprenderne la scaturigine utilizzeremo la psicologia, la sociologia e, per quanto possibile, l’ironia. Ma soprattutto cercheremo di comprendere se esiste una strategia per fronteggiarli e renderli perlomeno innocui o comunque prevenirli. Con il coaching, cercheremo di allenarci per affrontare gli stronzi, disarmarli e riaffermare il lavoro come relazione umana e opera creativa.

    Le storie che narreremo, per quanto mascherate e irriconoscibili, corrispondono a casi narrati da altri o visti con i miei occhi. Gli avvenimenti descritti corrispondono a fatti reali e qualsiasi somiglianza non è per niente casuale. Gli stessi rimedi che abbiamo suggerito derivano dalle best practice che abbiamo riscontrato nei posti di lavoro. Più che inventare, prescrivere o suggerire, mi sono limitato a descrivere le reazioni che hanno avuto più successo nel trattare con il capo stronzo, con il collaboratore-sabotatore, con il collega insopportabile, con l’azienda truffaldina. Gli stronzi possono essere dei leader, ma anche dei follower. Stanno fra i capi e fra i gregari. Ogni azienda ne è affetta così come ha le risorse per fronteggiarli o minimizzarne le conseguenze.

    Abbiamo verificato che la stronzaggine, pur nelle sue diversissime manifestazioni, ha sempre un tratto connotante: rendere il lavoro una vera schifezza e la relazione umana un inferno. Esiste già un’ampia biografia a riguardo su scala internazionale. In Italia siamo solo all’inizio. Forse in futuro la stronzaggine assurgerà a nuova categoria antropologica, tipica del nostro Bel Paese. Non per questo cercheremo di nobilitarla.

    ALLA RICERCA DI UNA DEFINIZIONE

    1. L’SI – Il Soggetto Ignoto ovvero lo Stronzo Infinito

    Caro Coach,

    sono stata appena assunta da una grande azienda che noleggia macchine di lusso e sono felicissima! Finalmente un contratto serio. Eppure mi sento vulnerabile, come se ci fosse un pericolo in agguato pronto a ferirmi.

    È il mio primo giorno. Non conosco nessuno. La mia scrivania si trova in una grande sala divisa in cubicoli, tutta bianca; i riscaldamenti sono al massimo: gli uomini sono in cravatta e camicia (nessuno ha la giacca); le donne hanno le maniche corte. Io sto sudando come se fossi in una sauna. Mi sento al centro dell’attenzione, impacciata e a disagio. Non so come muovermi. È un ambiente molto competitivo. Come farò a distinguere gli stronzi dagli alleati?

    Nella serie Criminal Minds, ideata da Jeff Davis, l’Unità di Analisi comportamentale è una squadra di criminal profiler dell’FBI incaricati di elaborare un profilo psicologico e comportamentale degli assassini seriali, che chiamano Soggetto Ignoto, l’SI. Anche noi abbiamo spesso a che fare con un SI, specie in un ambiente che non conosciamo. Sentiamo e sappiamo che ci sarà uno Stronzo Infinito pronto a rovinarci la vita.

    Come individuare uno stronzo? Come riuscire a neutralizzarlo?

    Appena entrati in un posto di lavoro, bisogna stare tranquilli, rilassati, fare il proprio lavoro, seguire le indicazioni del capo e, soprattutto, studiare. Dobbiamo cercare di osservare, ascoltare, analizzare: arredamento, comportamenti, regole del gioco, atteggiamenti diffusi, modalità relazionali vanno scandagliati come se fosse la scena di un possibile crimine. Se riusciamo a comprendere la cultura aziendale, quella vera e non quella proclamata nella visione del capo in un momento di delirio, saremo avvantaggiati.

    La cultura aziendale non è mai quella proclamata dalle carte dell’azienda. È fatta di simboli (gli open space bianchi, i riscaldamenti che rendono l’aria irrespirabile, le cravatte), di comportamenti, di relazioni, di modi di fare e di dire, di processi di carriera, di concezione degli obiettivi, del lavoro e dei clienti. La cultura si vede solo in parte. Il resto lo si vive. È la cultura che organizza il contesto di lavoro. La prima arma contro gli stronzi è comprenderla in profondità. Nel contesto culturale troveremo ciò che li agevola e ciò che li ostacola. Ma prima di tutto, dobbiamo avere le idee chiare sulla natura dello stronzo attuale e sulla base della sua forza distruttiva.

    2. Lo stronzo è ovunque

    Caro Coach,

    non capisco. Facciamo tutti un lavoro che non ci piace. Mi occupo di paghe e contributi, contratti, licenziamenti e assunzioni. Vivo nei numeri e nella burocrazia. Basterebbe questo come condanna a vita. E invece… c’è anche gente che in ufficio urla, insulta, è intrattabile, ti guarda male, spettegola e, se può, ti pugnala alla schiena. Ma perché?? Non basta il lavoro sottopagato, ci vogliono anche gli stronzi a rovinarti a vita?

    La specie umana come tutte le altre specie deve fronteggiare situazioni rischiose, impegnarsi a sopravvivere, faticare per adattarsi, lavorare per mangiare, organizzarsi nel convivere. Ma a differenza di tutte le altre specie, deve anche fronteggiare un proprio gruppo interno, che pur essendo disorganizzato e informale, non avendo né uno statuto né un capo, agisce in sintonia, coeso come la squadra di rugby della Nuova Zelanda. È la sottospecie degli stronzi, la cui caratteristica è rendere la vita molto più difficile, sofferente, faticosa, di quanto già non sia in natura.

    Nell’ambiente di lavoro essere stronzi significa cercare di intervenire nelle relazioni sociali in modo da creare profondo malessere e insoddisfazione alle proprie vittime. Le vittime possono essere il proprio capo, il collaboratore, il collega, il cliente; lo stronzo può riuscire perfino a fare male a se stesso. Lo stronzo può essere un individuo isolato (l’incaricata di una società di recupero crediti che vi telefona a casa alle dieci di sera), una corrente organizzata (il management di una banca che si attribuisce bonus milionari dopo aver causato una crisi mondiale), o addirittura un’intera azienda (che inaugura il suo Freccia Rossa sulla Roma-Napoli con un guasto e un ritardo di tre ore). Insomma lo stronzo può assumere forme diverse ma la sua essenza è sempre la stessa: rendere il lavoro degli altri un’impresa stressante, snervante, e godere della loro infelicità. Lo stronzo è unilaterale. Non agisce sulla base di stimoli esterni e fa danni a prescindere dal comportamento e dalle caratteristiche altrui.

    La prima cosa da imparare è che lo stronzo agisce anche se la vittima non lo provoca. Se incappate in una stronzo, la prima cosa da sapere è che non avete commesso alcun errore. Non è colpa vostra se quello vi rovina la vita. Avete solo bisogno di un manuale di autodifesa.

    3. Il fascino sottile dello stronzo

    Caro Coach,

    lavoro come agente di vendita per una ditta di cosmetici. Il mio collega è fantastico: riesce a dire un sacco di balle ai clienti, li prende in giro, spettegola alle loro spalle, eppure riesce a vendere molto più di me. Quando sono disperata, mi dice che non capisco niente, che ho troppa attenzione per i clienti, e che invece dovrei essere come lui, senza pietà e assolutamente determinata a fotterli.

    Mi sento un’incapace.

    Lo stronzo è una figura carica di ambiguità, che può persino affascinare! C’è un noto psicologo (Giacobbe 2009) che divide la specie umana in due categorie: gli adulti-bambini e gli adulti-stronzi. Per gli adulti-bambini, tutti gli altri sono degli stronzi, cioè egoisti e prevaricatori, perché non soddisfano le loro immotivate e viziate richieste di aiuto e di supporto. Gli adulti-stronzi sono invece fichissimi: autonomi, indipendenti, capaci di affrontare qualsiasi ostacolo senza difficoltà. Gli adulti-bambini sono carichi di paura, hanno il terrore della solitudine, non fanno distinzione fra sesso e amore, e chiunque non li accontenti è un nemico. Non so perché l’esimio psicologo abbia scelto il termine bambino per questa categoria; forse ha avuto un’infanzia infelice. D’altra parte gli adulti-stronzi non hanno paura di nulla, sanno apprezzare la solitudine (e ci credo, alla fine li detestano tutti!) e vivono il sesso senza problemi. Essi dominano la propria vita e il destino, come, cito letteralmente, «un dannato marine». All’autore piacerebbe che il termine stronzo derivasse da strong (forte), ma come vedremo nel corso del libro, le radici etimologiche sono ben altre.

    Stiamo attenti dunque: lo stronzo all’inizio può anche sembrare affascinante, una sorta di capobranco, un eroe che cammina a testa alta in mezzo ai bombardamenti, mentre noi, adulti-bambini, tremiamo, rannicchiati nei rifugi antiatomici. Ma è solo una farsa: lo stronzo fa danni, sempre e senza alcuna eccezione; è lui quello che bombarda! Bisogna osservare ed essere prudenti; lo stronzo non tarderà a farsi riconoscere.

    Conoscevo un venditore di enciclopedia porta a porta. Vendeva il triplo di tutti gli altri. Il suo segreto era semplice. Si presentava come inviato del ministero della Pubblica istruzione e diceva a ignare casalinghe che la sua enciclopedia era libro di testo per le scuole medie e elementari. Qualcuno ci cascava. Lui era al primo posto

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