Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Demon's power (eLit): eLit
Demon's power (eLit): eLit
Demon's power (eLit): eLit
E-book424 pagine6 ore

Demon's power (eLit): eLit

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

I Signori degli Inferi: seducenti guerrieri immortali, legati da un'antica maledizione che nessuno è mai riuscito ad annullare...



Spinto alla morte dal demone della Sfiducia, Baden ha passato millenni in purgatorio. Ora è tornato, ma a che prezzo? Sottomesso al sovrano degli Inferi, deve convivere con una presenza oscura dentro di sé, che non gli permette di sopportare alcun contatto diretto con un altro essere vivente e che lo sta rapidamente trasformando in un assassino spietato. Le cose peggiorano quando una missione, impostagli da Ade, va storta e Baden si ritrova a rapire Katarina Joelle nel giorno delle sue nozze. Una nemica da tenere in ostaggio, ma pur sempre una donna dal fascino irresistibile, la sola in grado di placare la bestia feroce che si agita dentro di lui.



In attesa dell'uscita dell'ultimo episodio della serie de I Signori degli Inferi, sempre su eLit a ottobre, non perdete l'occasione di rileggere gli altri avvincenti episodi della saga.
LinguaItaliano
Data di uscita29 set 2017
ISBN9788858976005
Demon's power (eLit): eLit
Autore

Gena Showalter

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

Autori correlati

Correlato a Demon's power (eLit)

Titoli di questa serie (11)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica paranormale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Demon's power (eLit)

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Demon's power (eLit) - Gena Showalter

    978-88-5897-600-5

    1

    I vantaggi di avermi come tuo alleato? Avermi come tuo alleato. Non dico altro.

    Ade, uno dei nove Re degli Inferi

    Il senso di colpa non poteva cambiare il passato. La preoccupazione non poteva cambiare il futuro, eppure entrambi seguivano Baden con implacabile determinazione. Uno brandiva una frusta di filo spinato e l'altra un coltello seghettato e, sebbene non avesse ferite visibili, sanguinava in abbondanza ogni dannato giorno.

    Il dolore costante provocava la bestia. Dal suo ritorno dal mondo dei morti, la creatura si muoveva nella sua mente. Il nuovo compagno era molto peggio di qualsiasi demone, non poteva soffrire la gabbia fisica ed era affamato di prede.

    Uccidi qualcuno. Uccidi chiunque!

    Era il grido di battaglia della bestia, un ordine che Baden sentiva ogni volta che qualcuno si avvicinava, lo guardava, o si limitava a respirare. E subito veniva preso dall'impulso di obbedire...

    Non ucciderò, giurava ogni volta. Non era la bestia, ma qualcosa di separato.

    Facile a dirsi, difficile a farsi. Misurò a grandi passi la camera da letto e diede uno strattone al colletto della camicia, squarciando il cotone morbido nel tentativo di attenuare quel costante disagio. La sua pelle troppo sensibile aveva bisogno di continuo sollievo. Un altro beneficio che sperimentava da quando era tornato dal mondo dei morti.

    La farfalla tatuata sul petto era diventata in fretta un prurito che non poteva scacciare, ma non si pentiva di averla su di sé: le ali frastagliate e le antenne simili a corna ricordavano il marchio del demone che custodiva prima della sua morte. Ora il marchio rappresentava la rinascita e gli ricordava che era tornato a vivere, che aveva degli amici – fratelli e una sorella imposta dalle circostanze – che gli volevano bene. Non era un estraneo, anche se si sentiva tale.

    Scolò la birra e gettò la bottiglia vuota contro il muro. Il vetro si ruppe. Ora era diverso, non lo si poteva negare e non si adattava più alla dinamica della famiglia. Ecco di nuovo il senso di colpa. Quattromila anni prima aveva permesso al nemico di decapitarlo – in pratica un suicidio – lasciando che gli amici continuassero la guerra contro i Cacciatori piangendo la sua morte. Inqualificabile!

    Era colpa anche della preoccupazione che cullava come un prezioso neonato. La bestia odiava tutti quelli che lui adorava – gli uomini e le donne con cui aveva un debito di sangue – e non si sarebbe fermata davanti a niente pur di distruggerli.

    Se l'impulso di scatenarsi avesse mai messo in ombra il desiderio di riparare ai torti commessi...

    Uccidiiii.

    No. No! Baden batté i pugni contro le tempie e i bracciali metallici divennero ancora più stretti. Si tirò ciocche di capelli. Il sudore colava tra i muscoli contratti della schiena e del petto, fino alla cintola dei pantaloni. Avrebbe preferito morire – di nuovo – piuttosto che fare del male ai suoi amici.

    Dopo la sua resurrezione tutti e dodici i guerrieri lo avevano accolto a braccia aperte. No, non dodici. Ora erano tredici. Galen, custode del demone della Gelosia e della Falsa Speranza, quello che aveva orchestrato la sua morte, viveva con loro da qualche settimana. Tutti erano convinti che quel coglione si fosse redento.

    Ma per favore. La merda cosparsa di zucchero era pur sempre merda.

    Gli sarebbe piaciuto ridurre Galen in mille pezzi. Cinque minuti e una lama, non gli serviva altro, ma i suoi amici avevano imposto una rigida moratoria sugli squartamenti.

    Nonostante i suoi desideri, Baden avrebbe obbedito alle regole. Non lo avevano mai punito per i suoi terribili errori, né gli avevano fatto domande. Gli avevano dato cibo, armi e una stanza privata nella loro casa, una fortezza nei monti sopra a Budapest.

    Qualcuno bussò alla porta. La bestia ringhiò.

    Un nemico! Uccidilo!

    Calma. Un nemico non si sarebbe preso la briga di bussare. «Vattene.»

    «Spiacente, amico, io non mi muovo.» Bang, bang, bang. «Fammi entrare.»

    William il Mandrillo, figlio minore di Ade, ossessionato dal buon vino, dalle belle donne e dai migliori prodotti per capelli. Era un bastardo selvaggio e ostinato e non conosceva la pietà.

    La bestia smise di ringhiare e cominciò a fare le fusa come un gattino. Una reazione sorprendente... o forse no. Era stato Ade a dare una nuova vita a Baden e la sua famiglia godeva di una tessera di esenzione dalla tortura. Tranne il figlio maggiore, Lucifero. I suoi crimini erano troppo orrendi.

    «Non è un buon momento» rispose Baden, nel timore che la bestia si dimenticasse dell'esenzione.

    «Non me ne importa. Apri.»

    Trasse un respiro profondo e lo lasciò andare. Era uno spirito divenuto tangibile e non aveva bisogno di respirare, eppure quell'azione un tempo familiare lo aiutava a calmarsi.

    «Dai!» insistette William. «Dov'è finito il coraggioso pezzo di merda che ha rubato e aperto il vaso di Pandora? È lui che voglio vedere.»

    Coraggioso? A volte. Pezzo di merda? Sempre. Baden e i suoi amici avevano liberato i demoni intrappolati nel vaso e Zeus, Re degli dei Greci, li aveva puniti con una maledizione eterna.

    Che i vostri corpi diventino il recipiente della vostra distruzione.

    Baden era stato posseduto dal demone della Sfiducia.

    I guerrieri erano stati scacciati dall'armata reale e spediti sulla terra. Com'era prevedibile, i demoni li avevano presto distrutti, lui più di tutti. La sua capacità di fidarsi degli altri si era via via ridotta.

    Un giorno aveva deciso che non ne poteva più. O loro o me, era stato il suo ultimo pensiero, mentre un umano brandiva una spada sulla sua testa. Aveva scelto loro, la sua famiglia, gli amici, però, non ne erano usciti indenni. Il dolore li aveva tormentati. E anche il demone della Sfiducia!

    Non appena la testa di Baden si era staccata dal corpo, il demone ne era emerso, ormai libero dal suo controllo. Catene invisibili avevano trascinato il suo spirito in un reame creato per chiunque fosse stato contaminato dal vaso.

    Il suo unico legame con il mondo dei vivi era una cortina di fumo che mostrava tutti gli avvenimenti in tempo reale.

    E così Baden aveva ottenuto un posto in prima fila per assistere alla discesa degli amici in un abisso di angoscia e disperazione, senza poter fare nulla se non lamentarsi. Il resto del tempo lo dedicava a combattere con Pandora, l'unica altra occupante del reame, una donna che lo detestava con ogni fibra del suo essere.

    Poi, qualche mese prima erano apparsi Crono e Rhea, ex re ed ex regina dei Titani. Erano i maggiori rivali di Zeus e il principale bersaglio di Baden. Quante volte avevano fatto del male ai suoi amici? Si era goduto un mondo la fuga insieme a Pandora, lasciandosi dietro gli altri due.

    Bang, bang, bang. «Baden! Quest'attesa è ridicola. Mi stanno venendo i capelli grigi.»

    Baden trasalì, irritato all'idea di essersi perso nei suoi pensieri.

    «E va bene, vuol dire che dovrò usare le cattive» lo avvertì William. «Fra tre secondi butto giù la porta a calci.»

    Calmati. Non devi farlo a pezzi. Baden tirò la maniglia così forte da strapparla. Ops. «Cosa vuoi?» abbaiò.

    Il guerriero dai capelli neri e gli occhi azzurri era un tornado, eppure appoggiò la spalla allo stipite, gentile come una pioggia estiva. Squadrò Baden dalla testa ai piedi e fece una smorfia. «Sei vestito per il lavoro che vogliamo, non per quello che abbiamo, vedo.»

    Maschio forte. Troppo forte. Minaccia.

    Come temeva, la tessera di esenzione dalla tortura andò in fumo. Niente squartamenti! Fare a pugni però era permesso, anzi, era un puro piacere. Ossa contro ossa. L'inebriante odore del sangue gli avrebbe colpito i sensi e i musicali ululati di agonia di qualcun altro gli avrebbero colmato le orecchie.

    «Vattene» ripeté Baden.

    William esaminò la stanza. «Te ne stai a bere tutto solo? Tsk tsk. Il tuo cuore sente la mancanza del demone?» chiese.

    A volte aveva pensato... di sì. Poi un nuovo arrivo aveva messo le cose in chiaro. Adesso Sfiducia aveva un altro custode. Una donna di nome... Baden aggrottò la fronte. Non riusciva a ricordarselo.

    Chiunque fosse, aveva aiutato Galen per secoli a commettere le atrocità più orribili. Qualche mese prima quella sciocca aveva accettato di diventare la custode del demone della Sfiducia, andando incontro di sua spontanea volontà a una costante paranoia.

    William sospirò. «Non c'è bisogno di rispondere: te lo leggo in faccia. Non sai che guardare indietro ti riporta indietro? E va be', ti aiuterò a concentrarti sul futuro. Non c'è bisogno di pregarmi e nemmeno di ringraziarmi.» Diede un pugno sul naso a Baden.

    Lui barcollò per l'impatto e il naso si spezzò. Baden non sanguinava e il suo corpo era solo un guscio per il suo spirito, eppure il sapore di vecchi pennies lo deliziò. Mmh, che dolce squisito!

    Ora la bestia imperversava, avida di altre sensazioni. Baden lanciò un'occhiataccia a William e sistemò la cartilagine del naso.

    «Oh, no, ti ho provocato. Cosa devo fare?» William si rimboccò le maniche ridacchiando. «Lo so: dartene ancora.»

    Ha voglia di una bella rissa? Lo accontento subito.

    La bestia esplose. I muscoli di Baden erano pieni di adrenalina e le ossa di lava bollente. Divenne grande il doppio, tanto che la testa sfiorava il soffitto.

    «Ho sentito dire che Sfiducia ti mandava a fuoco i capelli» osservò William. «Peccato che non sia qui. Le fiamme renderebbero più interessanti la tua imminente sconfitta.»

    Sconfitta? Ora vedrai.

    Baden reagì con un ruggito e colpì più e più volte, il pugno brutale e implacabile come un martello pneumatico, godendosi la sensazione inebriante di quel contatto. William incassò come un campione, restando in piedi per miracolo.

    Questo tipo mi piace... più o meno. Fargli del male mi fa male.

    Un barlume di razionalità. Baden abbassò il braccio e afferrò i pantaloni mimetici. «Mi dispiace. Mi dispiace» gracchiò.

    «Perché?» I denti di William erano macchiati di rosso. «Te la sei fatta nelle mutande mentre mi davi quelle bottarelle?»

    Baden non era in vena di battute. «Vattene, prima che ti costringa a strisciare.»

    La bestia si agitava, ansiosa di arrivare al secondo round.

    «Colpiscimi ancora» lo incitò William. «E cerca di farmi male sul serio.»

    Il guerriero non capiva. Non avrebbe capito, fino a quando non fosse stato troppo tardi. «Vattene! Sto per perdere il controllo.»

    «Allora stiamo facendo progressi.» William gli diede un colpetto sulla spalla. «Su, picchiami.»

    «Vuoi morire?»

    «Picchiami.» Un altro colpetto.

    La bestia ringhiò; Baden esplose come una bomba e si avventò su William, che non fece alcun tentativo di bloccare o schivare quella tempesta di pugni.

    «Reagisci!» sbraitò Baden.

    «Visto che lo suggerisci...» William lo colpì con un pugno così potente da farlo barcollare all'indietro, finendo contro il cassettone.

    Libri e decorazioni donati dalle abitanti femminili della fortezza finirono per terra. Tutti gli oggetti di vetro caddero ai suoi piedi in mille pezzi. William si fece avanti e senza fermarsi si chinò a prendere uno dei libri, per poi sbatterlo contro la gola di Baden.

    Dolore. Si piegò in due mentre il guerriero gli sbatteva il libro contro il fianco una e due volte. Altro dolore. Il rene era ridotto in poltiglia.

    Avversario... più forte del previsto... Non si può permettergli di vivere.

    Prima che William potesse dargli un altro pugno, Baden sollevò un ginocchio e il libro volò attraverso la stanza. Colpì William alla mascella e mentre questi barcollava raccolse un frammento di vetro.

    Il guerriero si riprese in fretta e gli sbatté un vaso contro il lato della testa. Una nuova pioggia di frammenti cadde a terra. All'improvviso diverse voci penetrarono nella sua mente.

    «Quello è Baden? Ragazziiii, non è possibile. È tre volte la sua dimensione normale.»

    «Farà una dentiera con i denti di Willy!»

    In fondo alla mente Baden sapeva che i suoi amici e le loro compagne avevano sentito il trambusto ed erano arrivati di corsa per interrompere la rissa e aiutarlo. La bestia non se ne curava.

    Ammazzali. Ammazzali tutti... Sono troppo forti... È un rischio troppo grande.

    Creature malvagie come la bestia non avevano amici, solo nemici.

    Il gruppo è pericoloso per il resto del mondo, ma non per me. Questa gente morirebbe per me.

    Morire... sì, deve morire...

    William chiuse la porta con un calcio, impendendo agli altri di vedere Baden. «Concentrati su di me, Rosso. Sono la minaccia più grande, quindi fai un favore a tutti e due, prendi la tua medicina per l'artrite e colpiscimi

    Sì, giusto, la minaccia più grande. La rabbia gli conferì una forza incredibile, mentre si avventava contro di lui con una nuova gragnola di pugni.

    La lotta brutale li scagliò in giro per la stanza, rimbalzando contro pareti e mobili come animali selvaggi in lotta per conquistare la posizione di re della giungla.

    Raccogli un altro pezzo di vetro e passalo sulle costole del guerriero.

    Giusto. Finale perfetto. William però si teletrasportò dietro di lui – spostandosi con la forza del pensiero – e lo colpì. Baden inciampò, ma riuscì a girarsi e a catturare la mano del guerriero, mentre lui cercava di tirargli un altro pugno.

    Baden si gettò a terra di proposito, portandosi dietro William e cinse con le gambe il collo del bastardo, applicando una pressione sufficiente a soffocare un rinoceronte; poi lo scagliò al di sopra della sua testa.

    Il viso dell'avversario finì contro la pila di frammenti di vetro. Lui ridacchiò e si rialzò per mettersi a cavalcioni sulla schiena di William.

    Il cranio del guerriero si incrinò sotto la forza dei suoi pugni e lo stesso accadde alle nocche di Baden. Prima di potergli tirare un altro colpo, però, quel viscido bastardo si teletrasportò di nuovo, ma ormai era troppo tardi per bloccare il pugno. Un pezzo del pavimento si scheggiò e il dolore si trasmise su per il braccio, fino alla spalla.

    William scoppiò a ridere deliziato; come se quel suono avesse aperto un magico portale verso la calma, la bestia si tranquillizzò.

    «Ecco qua.» William gli scompigliò i capelli. «Ora va meglio.»

    Baden annuì. Perfino la gola era guarita.

    «Ora possiamo parlare senza che tu fissi la mia trachea come se fosse una caramella gommosa.»

    «La conversazione può aspettare.» Baden si alzò e fece una smorfia notando le condizioni della stanza: buchi nel muro, frammenti di vetro sul pavimento, mobili rovesciati e pezzi mancanti. «Prima devo rimettere un po' in ordine.»

    «Preferisci una scopa a un'informazione?»

    «Dipende dall'informazione.»

    «Se ti parlassi dei bracciali a forma di serpente e dei loro effetti collaterali...»

    «Ridurrei in poltiglia il tuo bel faccino.» Baden amava i bracciali e allo stesso tempo li odiava. Erano un regalo di Ade, antichi e mistici, ed erano anche i responsabili della sua forma corporea.

    Ade e Keeley – la compagna del suo amico Torin – lo avevano visitato in quello che gli era sembrato un sogno. Grazie a qualche potere sovrannaturale avevano rimosso i bracciali che Lucifero, a quel tempo il suo carceriere, gli aveva imposto, sostituendoli con altri che appartenevano a Ade.

    Finché porterai i miei bracciali gli altri ti potranno vedere e toccare, aveva detto Ade.

    All'inizio lo aveva considerato un gesto amichevole di un alleato nella guerra in corso negli Inferi, ora però cominciava a chiedersi se non si trattasse invece del trucco di un subdolo nemico.

    Poco dopo aver ricevuto i bracciali, William lo aveva guardato con pietà.

    «Hai visto Pet Sematary? A volte è meglio restare morti.»

    In fondo non aveva tutti i torti.

    A quel punto Baden aveva già cominciato a cambiare, non tanto a livello fisico – o forse sì – quanto mentalmente. Un tempo equilibrato, lottava per mantenere il controllo e detestava chiunque potesse essere più forte di lui. Era tormentato da ricordi non suoi. Non potevano esserlo. Non era mai stato bambino, visto che era stato creato pienamente formato, un soldato immortale con il compito di proteggere Zeus, eppure si rivedeva a dieci anni, mentre correva per un campo di ambrosia in fiamme, soffocato da un fumo denso.

    Un branco di segugi infernali lo aveva inseguito, usato come cibo e trascinato in una segreta umida e fredda, dove aveva sofferto per secoli la fame e la solitudine. Con quel primo ricordo Baden aveva compreso un'orribile verità: i bracciali non erano solo un oggetto, bensì un essere ancora peggiore di un demone. Un immortale un tempo vivo, che ora si aspettava di continuare a vivere attraverso di lui. Un mostro sempre sull'orlo di un'esplosione di rabbia, violenza e sfiducia.

    William si finse offeso. «Guarda cosa si riceve in cambio, quando si fa un favore a qualcuno!»

    Concentrati! «Ieri hai detto di non sapere niente dei bracciali» gli ricordò Baden.

    William scrollò le larghe spalle. «Quello era ieri.»

    «E oggi sai... che cosa, esattamente?»

    «Tutto.»

    Baden attese che aggiungesse qualcosa. «Hai bisogno di un altro pestaggio? Dimmelo!»

    «Pestaggio è una definizione eccessiva per quello che è successo. Preferisco massaggio. Tanto perché tu lo sappia, gli effetti collaterali dei bracciali sono numerosi e orripilanti.»

    «La parte orripilante l'ho già capita da solo, grazie tante.» Era impossibile rimuovere i bracciali: erano fusi nella sua carne e per liberarsene avrebbe dovuto amputarsi le braccia con una mannaia.

    Prima della sua morte, le braccia sarebbero ricresciute, ma ora? Baden non ne era sicuro e non si sentiva in vena di esperimenti. Non su se stesso, almeno. Le mani erano la sua prima linea di difesa.

    «Dimmi qualcosa di preciso.»

    «Tanto per cominciare, per tenere a bada i tuoi nuovi scatti d'ira avrai bisogno di fare sesso. E tanto» rispose William.

    Baden inarcò le sopracciglia. «Ti stai offrendo, oh grande mandrillo?»

    «Come se potessi reggermi» sbuffò William.

    A essere sincero Baden non poteva reggere nessuno. Quando non stava combattendo, evitava ogni tipo di contatto. La sua pelle era troppo sensibile e se qualcuno lo sfiorava provava un dolore tremendo.

    «Devi lasciare Budapest oggi stesso» sentenziò William. «Andrai... da qualche altra parte. Ti farai un harem di donne immortali e passerai i prossimi dieci o vent'anni a preoccuparti solo del piacere.»

    Lasciare gli amici appena ritrovati? Neanche per sogno. Era là per aiutarli, per protegger loro le spalle come sognava di fare da secoli. «Passo.»

    «E io insisto. Non puoi battere l'oscurità.»

    «Io sono l'oscurità.»

    «Appunto» concordò il guerriero. «È proprio questo il problema. Maddox e Ashlyn hanno due figli e Gideon e Kane una moglie incinta, per non parlare delle altre donne, della traumatizzata Legione e della vulnerabile Gillian. Se provi ad assalire una di loro come hai fatto con me, per quanto ti vogliano bene gli altri ti sbudelleranno. Io ti sbudellerò.»

    «Io non farei mai...»

    «Oh, sì, invece.»

    Una nuova ondata di rabbia lo invase. Baden prese a pugni il muro imprecando, a dimostrazione che William aveva ragione. La bestia approfittava di lui a ogni occasione. «E va bene, partirò» cedette addolorato. «Oggi» riuscì ad aggiungere.

    «Il tuo quoziente di intelligenza è salito di colpo.» William lo guardò raggiante. «Hai qualche idea sulla destinazione?»

    «No.» Non sapeva molto del mondo moderno.

    Un sospiro. «Probabilmente poi me ne pentirò, ma che diavolo...» Il guerriero si carezzò la mascella. «In fondo si vive solo due volte, no?» Baden gli fece cenno di continuare. «In cambio di un favore che preciserò in seguito, ti darò una delle mie case e ti preparerò perfino un'abbuffata carnale. E non preoccuparti: perfino un uomo inesperto come te alla fine farà centro.»

    Mentre il rapido ritmo della musica rock martellava dagli altoparlanti, un paio di enormi tette colpì Baden in faccia. Emise un sibilo di dolore, ma la ragazza si dimenò nel suo grembo senza accorgersene e allungò una mano per posarla sulla nuca, con la chiara intenzione di attirarlo a sé.

    Ogni uomo ha bisogno di fare il motoscafo tra le tette di una donna almeno una volta nella vita, le aveva detto William. Fai in modo che Rosso abbia questa possibilità.

    Baden le allontanò la mano nel modo più gentile possibile.

    Lei ridacchiò, ma gli occhi non erano divertiti. «Ansia da prestazione, tesoro? Conosco la cura.» Si girò e gli premette le natiche sulla faccia.

    «Ecco una campionessa di twerking» la lodò William, mentre lei si agitava frenetica e sinuosa.

    Baden si girò a lanciargli un'occhiataccia. Erano gli unici maschi presenti e quel bastardo teneva alta la sua reputazione di playboy infilando una banconota da cento dollari nel perizoma della sua spogliarellista, una bionda che si strusciava e dimenava contro di lui con abbandono assoluto.

    «Dovresti essere tu a pagarmi, in realtà, ma oggi mi sento generoso.» William le diede altri cento dollari. «Non pensare che non abbia notato il tuo orgasmo. Il primo o il secondo.»

    Lei era troppo occupata con il terzo per rispondere.

    «Questo non mi sta aiutando» sbottò Baden.

    William si sporse a leccare la clavicola della bionda, una mossa che sembrava capace di eseguire a occhi chiusi. «Questo è solo l'antipasto» proclamò.

    «Ascoltalo» suggerì a Baden la ragazza che gli stava incollata, passando la punta di un dito sulla curva della mascella. «Dovresti divorarmi.»

    Baden sopportò il dolore ancora per qualche secondo, poi la prese per i fianchi e l'allontanò una volta per tutte. «Non mi devi toccare. Mai.»

    Quell'involontario tono duro la fece tremare.

    «Vattene.» Disgustato con se stesso e con la situazione, le indicò la porta. «Subito.»

    La ragazza uscì di corsa. Baden si mise comodo sul divano e chiuse gli occhi. D'accordo, forse aveva bisogno di sesso, ma non riusciva proprio a farlo. Che razza di futuro lo aspettava? Un oscuro attacco di rabbia seguito subito da un altro? Come prima...

    Un altro ricordo che non gli apparteneva gli occupò la mente. Era in piedi fuori dalla segreta che aveva occupato per una tormentosa eternità, circondato da un mare di cadaveri e parti di corpi. Le sue mani erano sporche di sangue... mani dotate di artigli affilati affondati in brandelli di carne e altre cose.

    Un rumore di passi risuonò in un passaggio vicino. Un altro sopravvissuto?

    Non per molto.

    Ridacchiando impaziente si arrampicò su per l'ammasso di corpi e...

    La musica si interruppe di colpo, riportandolo al presente. Baden aprì gli occhi in tempo per vedere l'ultima spogliarellista che usciva dalla stanza.

    William emise un suono di disapprovazione, sparì e tornò poco dopo con due bicchieri e una bottiglia di whisky corretto all'ambrosia, la droga preferita degli immortali. Il guerriero riempì i bicchieri fino all'orlo. «Ecco qua. Lubrificati il cervello.»

    Il dolce odore raggiunse Baden, mettendogli in subbuglio lo stomaco. Per un attimo fu di nuovo bambino: era intrappolato nel campo in fiamme e correva... correva... il cuore che galoppava come un cavallo in una gara.

    Non io. La bestia.

    Baden svuotò il bicchiere tremando. Un'ondata di calore lo invase, calmandolo e collocandolo con fermezza nel qui e ora.

    «Va meglio, no?» William si sedette sul divano bianco, l'unico mobile in una stanza tutta bianca.

    Pareti candide, piastrelle candide, una pedana candida con dietro tre specchi. L'immagine riflessa di Baden – l'unica vera fonte di colore – gli restituì uno sguardo di sfida. Era diventato un soldato che lui stesso non riconosceva più, con una zazzera rossa che aveva un disperato bisogno di una regolata. Occhi scuri un tempo caldi e benevoli ora trasmettevano solo silenziose minacce. Una bocca un tempo facile al sorriso ora era contratta dall'ira. Le rughe provocate dalle risate erano state sostituite da un cupo cipiglio.

    No, non andava meglio. «Sono pronto ad andarmene» annunciò.

    «Peccato. Non mi ricorderò come teletrasportarti da qualche altra parte fino a quando non ti sarai fatto una scopata. E ci riuscirai non appena la smetterai con quell'aria omicida. Le ragazze ti adoreranno.» William svuotò il bicchiere in un unico sorso. «Su, fammi un favore e informa la tua faccia che questo dovrebbe essere un momento piacevole.»

    «Il contatto pelle contro pelle è doloroso per me.»

    La bestia ringhiò, furiosa perché aveva osato ammettere una simile debolezza, perfino davanti a uno dei figli di Ade.

    William aggrottò la fronte.

    «Se credi che sia colpa dei bracciali...»

    «Non lo credo.»

    «... ripensaci. Loro non c'entrano. Dunque ridi e sopporta, o non sopravvivrai alla tua transizione.»

    Transizione? «Perdere l'aria omicida è una vera sfida. Ho dimenticato come si fa a sorridere.»

    «Ti stai lamentando?» William posò il bicchiere e gli passò un dito giù per le guance, imitando le lacrime. «La tua nuova vita fa schifo. E allora? Credi di essere l'unico ad avere dei problemi?»

    «Certo che no.» I suoi amici stavano cercando il Vaso di Pandora, decisi a trovarlo prima di chiunque altro. Poteva ucciderli sul colpo, rimuovendo i loro demoni. In teoria era un bene ma creature così malvagie andavano prima purificate e poi sostituite dal loro opposto. Com'era successo con Haidee, Odio con Amore. Altrimenti il marciume si diffondeva. Per questo i Signori degli Inferi stavano cercando anche la Stella del Mattino – un essere sovrannaturale ancora intrappolato nel Vaso di Pandora, in grado di esaudire ogni desiderio e di liberare i demoni senza uccidere i loro custodi.

    Anche Lucifero stava cercando la Stella del Mattino, anche se non intendeva risparmiare i guerrieri. Era in guerra con Ade e deciso a vincere a qualsiasi costo. Non aveva fatto mistero del desiderio di eliminare gli alleati del padre: William, Baden e tutti gli altri. In quanto signore degli Araldi – i messaggeri di morte – poteva essere abbastanza potente da riuscirci.

    «Appunto. Non lo sei» ribadì William. «In effetti, in confronto alla mia, la tua vita sembra un picnic allestito da ninfe della foresta nude.»

    «Ora stai esagerando.»

    «Per niente. Tra pochi giorni Gillian compirà diciotto anni.»

    «E allora?» Baden voleva che ammettesse ad alta voce una sua vulnerabilità. Pan per focaccia. «Sarà un'adulta, abbastanza grande per avere a che fare con te. O con qualsiasi altro uomo desideri» non poté evitare di aggiungere.

    «Con me» scattò William. Non era mai riuscito a nascondere le sue intense emozioni per quella ragazza. «Solo me... ma io non posso averla.»

    Non aggiunse altro e Baden lo incalzò. «Perché sei maledetto?»

    Una pausa. Un rigido cenno d'assenso. «La donna che mi conquisterà mi ucciderà.»

    Conquistare. Come se fosse un premio. Non si può certo dire lo stesso di me. Baden lo prese in giro imitando un pianto desolato. La sopravvivenza veniva prima degli affari di cuore. «Be', sei stato avvertito e ora puoi agire di conseguenza.»

    Maledizione! Gli aveva appena suggerito di uccidere la dolce, innocente Gilly prima che lei avesse l'opportunità di ucciderlo?

    Baden strinse le mani a pugno. Doveva tenere a bada la bestia, dunque avrebbe scelto una ragazza, fatto sesso con lei riducendo al minimo il contatto fisico e forse per un po' la sua mente sarebbe stata lucida. Avrebbe potuto pensare e trovare un modo per rimuovere i bracciali e la bestia, mantenere intatto il corpo e restare tangibile.

    «Basta con le chiacchiere.» Si costrinse a sollevare gli angoli della bocca. «Non ho più l'aria tanto omicida. Visto?»

    «Wow! Quando penso che non puoi peggiorare, tu mi dimostri che mi sbaglio.» William batté le mani. «Signore» chiamò.

    La porta si aprì con uno scricchiolio di cardini e un nuovo gruppo di donne in tenuta succinta entrò nella stanza: una brunetta, una bionda, una rossa e una bellezza dalla pelle d'ebano.

    Si allinearono sulla pedana con ampi sorrisi.

    All'improvviso lo specchio acquistò un senso: così Baden aveva una visuale perfetta fronte-retro. Il corpo a lungo represso si risvegliò, nonostante l'assalto di una nuova ondata di disgusto per se stesso.

    «Prostitute.» Avrebbe dovuto immaginarlo.

    La bionda gli lanciò un bacio.

    «Preferiscono essere chiamate specialiste freelance del piacere. Sono immortali: una fenice, una sirena, una ninfa e una mutaforma. Quale vuoi? Ogni tuo desiderio è un ordine.»

    «La passione simulata non mi interessa.»

    «Spiacente di deluderti, Rosso, ma la passione simulata è tutto quello che otterrai.» Il guerriero gli rivolse un sorriso non troppo dispiaciuto. «In questo momento hai solo due cose a tuo favore: sei ricco, grazie agli investimenti fatti da Torin nel corso dei secoli, e sei un sosia di Jamie Fraser.»

    «Di chi?»

    «Ma insomma, non sai proprio niente! Lo scozzese protagonista di Outlander... Queste femmine fingeranno che tu sia lui. Mio caro ragazzo, sei del tutto privo di fascino e raffinatezza; il tuo portafoglio gonfio e i tuoi lineamenti cesellati sono l'unica cosa che ti permetterà di tagliare il traguardo.»

    «Non sono privo di fascino.» O forse sì.

    William lo ignorò. «Signore, dite a Baden quanto sono carini il suo portafoglio e la sua faccia.»

    «Mooolto carini.»

    «I più carini che abbia mai visto.»

    «Belli, più che carini.»

    «Sono pronta a cavalcare il tuo portafoglio e la tua faccia!»

    Baden lanciò un'occhiata torva a William e questi sospirò. «Se Jason Voorhees e Freddy Krueger hanno mai avuto un figlio, sono sicuro che quel bimbetto da incubo mi guarderebbe proprio come stai facendo tu adesso.»

    Altri sconosciuti, una conferma che lo irritava molto. Non aveva bisogno di ricordare per l'ennesima volta che il mondo era andato avanti benissimo senza di lui.

    «Vedo che il mio brillante senso dell'umorismo con te è sprecato.» William si riappropriò della bottiglia di whisky. «Signore, spiegate a Baden quali delizie carnali siete pronte a offrirgli.»

    Una dopo l'altra gli presentarono diversi scenari.

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1