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Alla ricerca di Faith
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Alla ricerca di Faith
E-book215 pagine2 ore

Alla ricerca di Faith

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Info su questo ebook

Un thriller mozzafiato scritto da Kristen Middleton, autrice di bestseller del New York Times.

Una bambina scomparsa.
Una sensitiva geniale.
Un serial killer a caccia.

Quando una bambina di sette anni sembra essere stata rapita vicino a Two Harbors, in Minnesota, la sensitiva Carissa Jones si offre di dare una mano nelle ricerche. Nel disperato tentativo di ritrovare la bambina e senza alcuna pista da seguire, le autorità locali decidono di coinvolgerla nelle indagini.

Questo è il primo capitolo della serie di Carissa Jones. Al centro di ogni storia vi è un nuovo bambino scomparso da ritrovare. I libri possono essere letti separatamente oppure in ordine di pubblicazione.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita24 giu 2020
ISBN9781071553510
Alla ricerca di Faith
Autore

Kristen Middleton

New York Times and USA Today bestselling author Kristen Middleton (K.L Middleton) has written and published over thirty-nine stories. She also writes gritty romance novels under the name, Cassie Alexandra.

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    Anteprima del libro

    Alla ricerca di Faith - Kristen Middleton

    Prologo

    Domenica

    12 novembre

    14:52

    Moon Lake Park

    Duluth, Minnesota

    ––––––––

    Il GRANDE GIORNO era arrivato.

    Finalmente avrebbe potuto riavere sua figlia e nessuno si sarebbe più messo fra loro.

    Nessuno.

    Tantomeno Barbara.

    Strinse ancora più forte il volante. Pensare a sua moglie gli faceva venire voglia di spaccare qualcosa. Quella vacca pensava di essere stata così furba da sgattaiolare via con Faith in piena notte. Ma lui era finalmente riuscito a rintracciare la sua principessa e da quel momento in poi sarebbe toccato a Barbara fare la mossa successiva. Il piano era di recuperare Faith e di trasferirsi in Alaska. Non le sarebbe mai venuto in mente di cercarli lì.

    Ben ti sta, stronza.

    Sorridendo fra sé e sé accostò in un parcheggio, lontano da tutti, e notò con piacere di essere arrivato al campo di calcio giusto in tempo. Diverse squadre giovanili stavano per finire la partita e Faith era uno dei giocatori.

    Dopo aver spento il motore, indossò un cappellino da baseball di Twins e diede un’occhiata al suo riflesso sullo specchietto retrovisore. Con gli occhiali, la parrucca grigia e i baffi finti che aveva comprato su internet, non lo avrebbe riconosciuto nessuno. Non che ne fosse preoccupato, visto che si trovava a più di un’ora di distanza dalla zona in cui abitava.

    Fischiettando scese dal furgone e aprì il portellone del portabagagli. Seduto dentro la sua cuccia a mordicchiare un osso c’era un beagle di cinque mesi dal pelo color bianco e marrone.

    Sei pronta ad uscire? chiese lui sorridendo.

    Lei scodinzolò e abbaiò.

    Lo so che sei in ansia, Maisie. Anche io lo sono, disse mentre si inchinava verso la gabbia per sbloccarla. Non appena la porticina fu aperta, la cucciola si fiondò fuori per attaccare la faccia del suo padrone con delle leccate piene di entusiasmo.

    L’uomo sorrise e, mentre la accarezzava, riuscì ad agganciare il guinzaglio al collare e posò Maisie per terra. La cucciola iniziò immediatamente a girovagare di qua e di là.

    Seduta, ordinò, tirando delicatamente il guinzaglio.

    Maisie si sedette e lo guardò fisso.

    Chino sul furgone, l’uomo afferrò il suo bastone da passaggio e si controllò la tasca in modo da essere sicuro che fosse tutto pronto. Soddisfatto, chiuse il portellone e rivolse lo sguardo verso il cane. Okay, andiamoci a riprendere la nostra ragazza.

    Dopo aver annusato il terreno, la cucciola fece un piccolo bisognino sull’erba e poi si lanciò alla carica verso la sua fonte di divertimento preferita. Una cosa era certa: Maisie adorava i bambini e i bambini adoravano lei. Era una brava cucciola e lui sapeva che, non appena sua figlia l’avesse vista, sarebbe stato amore a prima vista.

    Dopo aver condotto l’animale verso l’area giochi, che si trovava proprio di fronte al campo da calcio, iniziò a cercarla. Tuttavia, con tutti quei ragazzi che indossavano la stessa uniforme, non era facile individuare sua figlia. Ma poi... Eccola lì. Sorrise.

    Faith.

    Sì. Quella era di sicuro la sua bambina. Questa volta ne era certo. L’ultima bambina che aveva preso si era rivelata essere uno spiacevole errore. Così come quella ancora prima. Sfortunatamente era stato costretto ad ucciderle entrambe per evitare la prigione. Non poteva correre il minimo rischio di finire dietro le sbarre. Faith aveva bisogno che lui la trovasse. Per essere salvata da Barbara. Quell’infida e subdola stronza.

    Al pensiero della donna, il sangue gli ribollì di nuovo nelle vene. Ucciderla era il suo unico desiderio, ma era troppo rischioso, soprattutto perché sarebbe stato il sospettato principale. Anche per le altre due bambine di cui era stato costretto a sbarazzarsi dava la colpa a Barbara. Era lei che sarebbe dovuta andare in prigione per avergli rubato Faith nel mezzo della notte costringendolo ad andare a caccia della sua stessa figlia.

    Vai, Amy! gridò uno degli allenatori.

    L’uomo rivolse lo sguardo verso il campo in lontananza. La bionda coda di cavallo di Faith rimbalzò nel vento mentre la bambina con un dribbling avanzava verso la porta avversaria. A causa di un tiro troppo lungo, l’azione non andò in porto, ma il cuore dell’uomo si riempì ugualmente di orgoglio vedendo la sicurezza della bambina.

    Questa è la mia bambina, mormorò vedendola tornare all’attacco verso la palla. La mela non è caduta poi così lontana dall’albero.

    Un tempo il calcio era stato tutto per lui. Aveva giocato nel ruolo di portiere per tutto il liceo fino al college, o almeno fino agli infortuni. Dapprima, durante un torneo, uno dei giocatori lo aveva colpito alla testa con un calcio, lasciandolo svenuto. Si era risvegliato su un’ambulanza e, fortunatamente, il suo cervello non aveva subito altri gravi danni, solo una momentanea perdita di memoria. Quell’episodio lo aveva messo fuori gioco per sei settimane. Tuttavia, per rendere la situazione ancora peggiore, due settimane dopo il suo ritorno sul campo si era rotto la rotula. Il suo sogno di diventare un calciatore professionista si era infranto e da quel momento le cose non erano state più le stesse. Era stato un vero colpo e aveva passato intere settimane a piangersi addosso e a crogiolarsi nella disperazione e, infine, nella... rabbia. Passava i momenti in cui non era depresso ad urlare contro le persone che gli stavano intorno. Ben presto nessuno aveva più voluto avere niente a che fare con lui, nemmeno i suoi amici. La situazione era diventata talmente grave che la madre lo aveva convinto ad andare in terapia; era stato in quel momento che gli era stato diagnosticato un disturbo esplosivo intermittente, probabilmente dovuto all’infortunio alla testa. Gli era stata prescritta una cura che, come lui stesso aveva ammesso, lo aveva aiutato a riportare ordine nella sua vita. Aveva trovato un lavoro che gli garantiva uno stipendio decente, si era trasferito dalla casa della madre e aveva persino iniziato a frequentare delle persone online. Era stato in quel momento che aveva incontrato Barbara, l’amore della sua vita. O almeno era quello che aveva pensato... Fino a che lei non gli aveva voltato le spalle portandogli via sua figlia.

    Sentì che la rabbia stava per avere la meglio su di lui e si rese conto di aver nuovamente dimenticato di prendere le medicine. Chiuse gli occhi e iniziò a contare alla rovescia partendo da venti, cercando di pensare alle cose che lo rendevano felice. Come per esempio il fatto di riunirsi con sua figlia. Immaginando la fantastica vita che avrebbero vissuto insieme, sorrise e riaprì gli occhi.

    Vedi, non hai più bisogno delle pillole.

    Riprendersi Faith sarebbe stato meglio di qualsiasi altra medicina. Dopotutto, la sua vita non era così male e non vedeva l’ora di condividerla con lei. Era chiaro che lui e la bambina che stava in campo erano legati: avevano un sacco di cose in comune, specialmente il calcio. E questo era perfetto, anche perché era da poco diventato uno degli assistenti degli allenatori della squadra giovanile itinerante della scuola elementare locale. Era così che aveva trovato Faith. Tre settimane prima la sua squadra aveva giocato contro la squadra della bambina ed era così che l’aveva notata. Stranamente lei non l’aveva riconosciuto. E neanche sua madre, grazie a Dio.

    Mentre camminava aiutandosi con il bastone, lanciò uno sguardo verso il campo, nella zona in cui sedevano i genitori. Nessuno di loro somigliava alla sua ex, ma questo non significava nulla. Probabilmente aveva cambiato identità e si era camuffata. I suoi occhi si concentrarono su una donna dalla corporatura robusta che portava gli occhiali da sole e i capelli biondi tirati indietro in una coda di cavallo. Stava parlando con un’altra donna, senza prestare la minima attenzione al gioco.

    Grugnì.

    Quella potrebbe benissimo essere lei.

    A Barbara non importava nulla del calcio né di qualsiasi altro sport. Ma aveva da sempre avuto una passione per il cibo, cosa che spiegava i suoi chili di troppo.

    Strizzò gli occhi.

    Sì, la donna le somigliava vagamente. Ma non poteva esserne sicuro. Faith, invece, era sempre uguale. Avrebbe potuto riconoscere il bellissimo profilo di sua figlia ovunque. Il problema era che lei non lo avrebbe riconosciuto ed era per questo che aveva portato il cloroformio e il cucciolo. Non ci sarebbe stata alcuna resistenza e, non appena si fosse svegliata, le avrebbe spiegato tutto. Faith avrebbe capito. Del resto era speciale.

    Pregustando il loro incontro, mentre si sedeva su una panchina vicina di fronte al parco giochi, sorrise. Ci avrebbe scommesso che, finita la partita, Faith si sarebbe precipitata a giocare lì. L’aveva vista farlo nei due fine settimana precedenti, quando si era preso una pausa dall’attività di assistente per studiare le sue abitudini.

    Quando il campo da calcio esplose in urla e applausi l’uomo capì che era quasi ora di entrare in azione. Poco dopo, vide Faith correre verso le altalene insieme ad un’altra bambina.

    Eccola qui, Maisie, mormorò, raddrizzando la sua postura. La nostra principessa.

    Guarda, Jamie! Un cucciolo! gridò Faith, guardando verso di lui.

    Com’è carino! disse con entusiasmo l’altra bambina, uno scricciolo dai riccioli rossi e dalla pelle pallida e lentigginosa.

    Nascondendo un sorriso, l’uomo lasciò andare il guinzaglio di Maisie, la quale si precipitò verso di loro. Le bambine gridarono di gioia nel vederla avvicinarsi. In un attimo, entrambe si ritrovarono ad accarezzare Maisie e a ridacchiare mentre lei leccava loro le mani e abbaiava di gioia.

    L’uomo si alzò lentamente, come se fosse dolorante. Scusate, ragazze, potreste darmi una mano con il mio cane? disse, agitando in aria la mano. Soffro di artrite e oggi il dolore alle ginocchia mi sta uccidendo. Non voglio stare a rincorrerla per tutto il parco.

    Faith afferrò il guinzaglio e guidò Maisie verso il punto in cui l’uomo era fermo, appoggiato al bastone. Ecco qui. Gli passò il guinzaglio.

    Grazie, rispose lui, estendendo lo sguardo sopra le loro teste. Per ora non si vedeva ancora alcun genitore. C’era solo un gruppetto di ragazzi troppo impegnati ad appendersi alla sbarra. Tuttavia doveva comunque agire in fretta.

    Prego, disse Faith.

    L’uomo si strofinò il ginocchio con un gemito.

    Tutto ok? chiese Jamie, preoccupata.

    Sorrise tristemente. Era una bambina davvero carina. Non voleva farle del male e sperava non dovesse arrivare a farlo. Solo la vecchiaia.

    Mia nonna è più vecchia di te e fa ancora jogging, disse Jamie.

    Il suo sorriso svanì. Buon per lei. Vuoi un dolcetto, Maisie? chiese al cane.

    Avendo sentito il segnale, la cucciola iniziò ad abbaiare con entusiasmo e l’uomo sorrise nuovamente. L’aveva addestrata per bene nelle ultime due settimane. Tutto ciò che doveva fare era menzionare la parola dolcetto, lasciare andare il guinzaglio e lei si sarebbe precipitata verso il retro del furgone.

    Si chiama Maisie? Che nome carino, disse Faith.

    L’uomo si fermò ad osservare il suo viso. Guardandola da quella prospettiva così vicina, pensò che potesse avere poco più di sette anni.

    È lei. Smettila di fare il paranoico, si disse fra sé e sé.

    Dovremmo tornare alle altalene prima che arrivino i nostri genitori, disse la bambina dai capelli rossi, facendo un passo indietro. Addio, Maisie.

    Addio, Maisie, disse Faith, chinandosi ad accarezzare il beagle ancora una volta.

    Maisie, vuoi un dolcetto? domandò l’uomo deciso e, questa volta, lasciò andare il guinzaglio.

    Il cane partì subito verso il furgone.

    Oh, no, disse, facendo finta di farsi prendere dal panico.

    Qualcuno la prenda prima che si faccia mettere sotto da un’auto.

    Vado io! gridò Faith, lanciandosi all’inseguimento del cane.

    Vengo anche io! fece eco l’altra bambina, seguendo l’amica.

    L’uomo guardò verso il campo da gioco e notò che i genitori avevano già messo via le seggioline: presto si sarebbero diretti verso il parcheggio. Sapendo che non c’era altro tempo da perdere, si girò e si diresse verso le bambine. Le trovò esattamente dove pensava che fossero, ovvero dietro il furgone, mentre accarezzavano il cane e ridevano.

    Voi due signorine siete state proprio di grande aiuto oggi, disse, aprendo il portabagagli mentre si assicurava che non ci fossero testimoni. Grazie a Dio c’era una bella distanza fra il campo da calcio e il parcheggio. In più, aveva parcheggiato proprio in ultima fila, lontano dalle altre macchine. Sperava solo che nessuno avesse notato le due bambine che inseguivano il cane.

    Potreste aiutarmi a metterla dentro?

    Certo, disse la rossa, prendendo in braccio Maisie.

    L’uomo aprì il trasportino.

    Okay, lascia che le dia un dolcetto prima di lasciarla andare, altrimenti potrebbe scappare, disse mentre si posizionava dietro la bambina in modo da bloccare la visuale di Faith. A questo punto lanciò un biscottino dentro la gabbia. Adesso la puoi lasciar andare.

    La bimba fece ciò che le era stato detto e la cucciola si tuffò dentro il trasportino a caccia del dolcetto.

    Ottimo lavoro. L’uomo prese velocemente dalla tasca lo straccio imbevuto di cloroformio e, prima che lei potesse capire cosa stesse succedendo, l’uomo glielo poggiò sulla bocca. La bambina si afflosciò immediatamente e lui la lasciò andare, lasciandola distesa per terra.

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