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Un incontro inaspettato: Harmony Jolly
Un incontro inaspettato: Harmony Jolly
Un incontro inaspettato: Harmony Jolly
E-book178 pagine2 ore

Un incontro inaspettato: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Non sempre al primo colpo si capisce chi abbiamo al fianco, ma la seconda volta sì.

A un addio al nubilato, la timida bibliotecaria Gabby Johnson è obbligata dalle amiche a baciare un estraneo come penitenza, ma le labbra che si trova davanti sono tutt'altro che sconosciute: Zander Grosvenor, ora ambizioso uomo d'affari, è infatti la sua più indimenticabile cotta adolescenziale! Il giovane milionario non crede nell'amore, e stanco delle insistenti domande della sua famiglia a proposito della sua vita privata, decide di assumere Gabby come finta fidanzata.
Durante un viaggio in Portogallo, però, le cose cambiano, e per entrambi diventa impossibile ignorare quella romantica scintilla scoppiata tra loro. Forse è arrivato il momento di regalarsi una seconda possibilità...
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2020
ISBN9788830513150
Un incontro inaspettato: Harmony Jolly

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    Anteprima del libro

    Un incontro inaspettato - Nina Milne

    successivo.

    1

    Cosa diamine ci faceva lì? Gabby Johnson si costrinse a sorridere e cercò di restare calma mentre la parola errore le lampeggiava in testa. Calmati! Avrebbe dovuto essere divertente. Un weekend di addio al nubilato; due giorni di solidarietà femminile e puro spasso. Be', dipendeva da cosa intendevi per spasso...

    «Bene, ragazze!» Lorna, la vivace damigella d'onore che le avevano appena presentato, batté le mani. «Abbiamo tutta una serie di attività divertenti da fare per festeggiare l'imminente matrimonio della nostra cara amica Charlotte!»

    Gabby ricordò a se stessa che Charlotte, una sua amica dei tempi del liceo che aveva rincontrato qualche mese prima, era stata gentile a coinvolgerla e cercò di rilassarsi.

    «Beviamo un bicchiere di spumante mentre ci cambiamo» continuò Lorna e accennò a sette grosse borse fucsia. «Cercate quella con il vostro nome. Spero di aver azzeccato le taglie!»

    Gabby prese la sua borsa firmata e, ascoltando le risatine delle altre mentre facevano altrettanto, cominciò ad andare nel panico.

    «È un costume da coniglietta!» esclamò una delle ragazze. «Ho sempre desiderato provarne uno!»

    Un costume da coniglietta? Chissà perché ma Gabby si era aspettata un addio al nubilato più sobrio. Cena e drink. I costumi da coniglietta non rientravano nell'equazione. Ora, invece, avrebbe dovuto indossarne uno.

    Perché... perché non poteva essere come le altre ragazze nella stanza? Diversamente da lei sembravano tutte entusiaste all'idea! Avrebbe dato qualunque cosa per avere un po' della loro sicurezza e gioia di vivere!

    Si sforzò di sorridere mentre tirava fuori il costume. Un corsetto rosa chiaro, una coda a pompon, dei collant... adesso capiva perché le avevano chiesto di portare delle scarpe col tacco rosa.

    Forse poteva fingersi malata, cominciò a pensare nervosamente. Forse... Datti una calmata, Gabs! Non c'era niente di peggio di una guastafeste, quindi non aveva altra scelta che spogliarsi e mettersi il costume.

    Le attraversò la mente il mantra della sua infanzia: domani sarà tutto finito. Se lo ripeteva sempre quando, da piccola, aveva paura e si nascondeva in qualunque posto riuscisse a trovare, mentre la madre si divertiva. Anche se aveva solo tre anni, sapeva con fredda certezza che la madre non sarebbe stata capace di proteggerla, troppo ubriaca o fatta. Perciò trovava un nascondiglio. In un armadio, sotto il letto... e continuava a ripetersi che l'indomani sarebbe tutto finito. In confronto vestirsi da coniglietta sarebbe stata una passeggiata.

    «Stai bene?» Charlotte le si era avvicinata. Aveva già addosso il suo costume da sposa-coniglietta. «So che questo non fa per te, ma...»

    «Non essere sciocca. È uno spasso» riuscì a risponderle Gabby e si aggiustò le orecchie da coniglio con un entusiasmo che sperò sembrasse sincero.

    «Va bene, ragazze. Venite qui!» le chiamò Lorna, mentre tirava fuori un cappello rosa con all'interno dei bigliettini. «Qui dentro ci sono otto sfide. Ciascuna di noi ne pescherà una, poi usciremo per metterle in pratica. Staremo sempre insieme, ma richiederò comunque una prova fotografica che dimostri che la sfida sia stata completata.»

    Fantastico! Anche se Gabby era molto abile a restare sempre sullo sfondo, avrebbe faticato a non attirare l'attenzione in quella situazione. Che genere di sfida poi? Cominciò a innervosirsi. Poteva anche non piacerle la sua natura introversa, ma comunque la accettava. Era una sua caratteristica. Rendersi invisibile l'aveva aiutata quando ne aveva avuto più bisogno e l'aveva salvata dal caotico stile di vita della mamma. E, più tardi, dopo la morte della madre per overdose, la sua tranquillità, la sua invisibilità le avevano consentito di vivere con i suoi nonni nonostante le preoccupazioni degli assistenti sociali dovute alla loro età avanzata.

    «Leggilo! Dai!»

    Quelle esclamazioni la riportarono alla realtà e si rese conto che una delle ragazze aveva tirato fuori un bigliettino dal cappello.

    «Scambia qualcosa da vestire con un uomo che non conosci e fatti un selfie con lui.»

    Gabby la guardò attonita mentre le altre ridevano e sentì montare l'ansia, quando Lorna tese il cappello nella sua direzione.

    Respira. Domani sarà tutto finito. La sua dignità sarebbe andata in pezzi, ma sarebbe tutto finito.

    Pregando tra sé, tirò fuori il bigliettino e lo lesse. Stavano scherzando? Era forse una candid camera?

    «Leggilo! Leggilo! Leggilo!»

    Gabby deglutì a fatica e obbedì. «Trova uno sconosciuto sexy e fatti un selfie mentre vi baciate.»

    Quelle parole causarono altre risate e Gabby si costrinse a sorridere nel tentativo di entrare nello spirito della serata. Era ora di usare la sua seconda caratteristica: l'arte di fingere. Durante l'infanzia aveva sempre recitato una parte... qualunque parte la aiutasse a sopravvivere.

    Un paio di ore dopo Charlotte, Lorna e le altre avevano portato tutte a termine le loro sfide. Mancava solo Gabby, che fingeva ancora di divertirsi, ma dentro di sé era nel panico più totale.

    Fu allora che Lorna le si avvicinò con un sorriso amichevole. «Gabby, se non ti va non c'è nessun problema. Avrei dovuto saperlo che non era una cosa adatta a tutte... Possiamo andare al locale e bere un cocktail...»

    Per un attimo Gabby quasi svenne per il sollievo. Poi, però, si sentì delusa di se stessa. Voleva essere davvero l'unica a non accettare la sua sfida? L'unica a non scattare la fotografia per l'album che Lorna stava mettendo insieme per Charlotte e che le avrebbe ricordato quella serata per sempre? Dannazione, doveva provarci!

    «In realtà... andrebbe bene anche se me la svignassi da sola e facessi un tentativo?» domandò con un'espressione vuota e il corpo teso. Riuscì persino a fare una risatina spensierata. «Ci potremmo rivedere al locale tra un po'.»

    «Certo. Va bene!»

    Così, accettata la sfida e con addosso quel ridicolo costume da coniglietta, Gabby Johnson partì all'avventura.

    Zander Grosvenor si guardò intorno e ricordò di essere un multimilionario di successo, non più uno scolaretto. Ma, vedendo le facce della madre e delle due sorelle sedute al tavolo con lui, stentò a crederlo.

    Il padre aveva avuto un'ottima idea quando era fuggito al corso di golf. Si era evitato quel bel discorsetto. Era simile alle ramanzine che gli facevano quando era piccolo, e molto poco brillante. Per un attimo il ricordo delle cocenti umiliazioni subite da ragazzo gli scosse i nervi. Ricordava quanto si era sentito stupido, la consapevolezza di non poter essere all'altezza delle sue sorelle, per quanto ci provasse. Cavoli, non riusciva neanche a leggere un libro per bambini!

    Basta! Quello era il passato. E si era tutto risolto quando gli era stata diagnosticata la dislessia. Una spiegazione molto semplice, eppure non era venuto in mente a nessuno.

    Sua madre era stata travolta dal senso di colpa per non averlo capito prima e, non appena era stata formulata la diagnosi, lo aveva supportato a ogni passo, così come il padre. Julia, sua sorella maggiore di dieci anni, adesso era un famoso avvocato esperto in diritti umani ed era divorziata con due figli, a uno dei quali era stata diagnosticata la dislessia. Gemma, di quattro anni più grande di Zander, era un chirurgo di successo ed era fidanzata con Alessio Bravanti, un pilota molto famoso nonché miglior amico di Zander.

    Quell'incontro con i suoi serviva a discutere della raccolta fondi che lui aveva organizzato per sostenere la ricerca e sensibilizzare sulla dislessia. Per un attimo l'idea di parlare in pubblico lo innervosì. Non ora, Zander!, si disse. Ormai aveva sconfitto la sua paura di parlare in pubblico e non ci sarebbe ricaduto durante un evento tanto importante.

    Tutta la sua famiglia voleva essere presente alla serata e gli era grato per questo. Tuttavia, guardando le persone attorno a quel tavolo, ebbe la netta impressione che fossero lì per un secondo fine.

    «Manca una settimana all'evento e pensavo che dovessimo discutere gli ultimi dettagli.»

    «Buona idea» replicò sua madre. «Ho invitato Brenda Davison. È appena tornata da due anni a Oz. È una persona molto interessante. Penso che ti piacerebbe, Zan.»

    «Sicuramente ricordi Louise Martin» continuò Gemma. «Le ho chiesto di partecipare, ma è occupata perciò l'ho invitata al matrimonio. È proprio il tuo tipo.»

    Zander trasalì. «Non era questo il genere di dettagli che avevo in mente» replicò secco. Conscio di aver alzato la voce più del necessario, provò ad accennare un sorriso. «Vorrei dare un'occhiata alla lista degli invitati, parlare del catering... non subire un'invasione nella mia vita sentimentale.»

    «Non è un'invasione nella tua vita sentimentale, perché tu non hai una vita sentimentale!» sottolineò Julia. «E non vogliamo intrometterci, solo aiutare.»

    «Non ho bisogno di aiuto.» Provò a mantenere un tono calmo, ricordando a se stesso che la sua famiglia aveva solo buone intenzioni, che a loro voleva bene e che la cosa era reciproca.

    La madre sospirò e lui colse la preoccupazione nei suoi occhi. «Tesoro, Claudia non avrebbe voluto che rimanessi da solo. Sono passati cinque anni da quando è morta.»

    «Lo so.» Conscio della tensione nel suo tono, provò a addolcirlo. «Sto bene, mamma. Davvero.»

    Laura Grosvenor scosse la testa. «Non ti stiamo consigliando di risposarti o di cominciare una relazione seria...»

    «Ti stiamo solo suggerendo di uscire... di divertirti...» proseguì Gemma.

    «Quando vorrò farlo, lo farò.»

    Julia si tese in avanti e gli toccò il braccio. «È solo che odiamo vederti ancora così triste. Sappiamo che amavi Claudia e nessuno di noi la dimenticherà mai, ma pensiamo che sia ora che tu vada oltre.»

    Lui chiuse gli occhi per un attimo. Non riusciva a incontrare lo sguardo della sua famiglia, si sentiva troppo in colpa. Sì, aveva amato Claudia. Si conoscevano fin da bambini e baciava la terra su cui lei camminava. Si erano sposati giovanissimi, pieni di ottimismo e speranza. Ma avevano scoperto che i loro obiettivi di vita e le loro visioni di futuro erano completamente opposte e presto Zander si era reso conto che si erano sbagliati. Lui si era sbagliato.

    Non lo aveva mai confessato a nessuno, né alla sua famiglia né a Claudia. Perché non sarebbe venuto meno alla promessa che aveva fatto. Perché, a differenza dei suoi sentimenti, quelli di Claudia nei suoi confronti non erano cambiati. E poi lei si era ammalata...

    E dopo la morte di sua moglie lui che cosa aveva fatto? Zander Grosvenor, vedovo inconsolabile, aveva deciso di seguire la sua visione di futuro, il suo sogno, e aveva ottenuto uno straordinario successo, l'esistenza soddisfacente che non avrebbe mai avuto con sua moglie viva.

    Sentendo il peso del silenzio, riaprì gli occhi e tornò alla realtà. «Guardate, apprezzo molto che vi preoccupiate. Sul serio. Ma mi piace la mia vita amorosa così com'è.» Ovvero inesistente. «Sul serio, non preoccupatevi. Smettetela di organizzarmi appuntamenti, va bene?»

    «Va bene...»

    Tre teste annuirono, due bionde e una bruna, ma Zander non ci credette. Si alzò. «Devo andare a fare una commissione. Avete bisogno di qualcosa?»

    Qualche minuto più tardi entrò nel centro di Bath, sperando che passeggiare dissipasse la sua angoscia, ma sapeva che era impossibile.

    La sua famiglia gli voleva bene, ma lui desiderava solo che rispettassero la sua decisione di non avere più nessuno. A loro difesa, ignoravano la verità. Certo, lui era dispiaciuto per Claudia, lo addolorava aver perso la ragazza che aveva amato e che fosse morta tanto giovane, ma era un dolore contaminato dal senso di colpa, dalla consapevolezza che se Claudia avesse continuato a vivere, lui non sarebbe mai diventato la persona che era.

    D'istinto girò verso l'abbazia, avanzò nella bolgia di persone e si diresse verso la chiesa. Era il posto ideale per ammirare l'architettura e ritrovare la calma dopo il dolore che ancora gli evocavano i pensieri di Claudia a cinque anni dalla sua morte.

    Mentre si avvicinava all'imponente edificio illuminato dai raggi color arancio del tramonto, un barlume di rosa attirò la sua attenzione. Nei pressi dell'abbazia c'era una donna vestita da coniglietta. Non certo l'abbigliamento più adatto per quel luogo...

    Mentre si avvicinava vide la sua espressione seria, i suoi enormi occhi nocciola perplessi, il suo naso dritto, la sua bocca carnosa. Lucidi capelli castani sovrastati da un paio di orecchie da coniglio le avvolgevano le spalle.

    La donna si voltò meglio nella sua direzione e a Zander parve di riconoscerla. Ma... chi era?

    Per un attimo i loro sguardi si incrociarono e anche lei sembrò riconoscerlo. E finalmente Zander si ricordò.

    «Gabby?» Lei e Claudia erano nella stessa classe, al liceo. Lui era un anno avanti rispetto a loro.

    Per un attimo pensò che lei avrebbe fatto finta di niente, invece gli fece un piccolo cenno. «Mi sorprende che ti ricordi di me.»

    Gli tornò in mente un

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