Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Le storie di Chiara
Le storie di Chiara
Le storie di Chiara
E-book179 pagine2 ore

Le storie di Chiara

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

La narrazione mette insieme alcuni periodi dell'esistenza di Chiara, principalmente dell'infanzia e dell'adolescenza, e inizia con il racconto del  vissuto di due persone, che con amore hanno contribuito alla sua crescita e assieme a lei hanno avuto una convivenza quinquennale (dopo un'esperienza familiare della protagonista in una cittadina di mare), in un paese dell'entroterra marchigiano, non troppo distante dalla costa; rievoca poi il rientro in famiglia e il rapporto con essa, gli anni di collegio e la nascita del suo primo e grande amore.
I contenuti sono, salvo dei piccoli ritocchi, gli stessi di libri già pubblicati, che si occupano, ognuno, di un singolo momento della vicenda di Chiara e ai quali si rimanda nelle note.
L' idea che sostiene l'assemblage è quella di dare una continuità alle storie, in modo che il lettore  abbia una visione unica, più efficace, del personaggio e delle sue sfaccettature, nonché degli ambienti in cui si muove.

 
LinguaItaliano
Data di uscita3 lug 2020
ISBN9788835859352
Le storie di Chiara

Leggi altro di Annamaria Mei

Autori correlati

Correlato a Le storie di Chiara

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Le storie di Chiara

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Le storie di Chiara - Annamaria Mei

    Annamaria Mei

    Le storie di Chiara

    UUID: 3bf1e35a-66e9-40be-be0d-a1e398fa3ad6

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Adina e Stella

    Un legame che continua

    La morte di Stella

    Adina rimasta sola

    Gli anni felici

    Un grave lutto

    Un evento imprevisto

    Grandi cambiamenti

    Durante e dopo la guerra

    Un legame per sempre

    In un paese dell'Adriatico

    Scorcio d'infanzia

    Quando si apre uno spiraglio

    Cinque anni in collina

    Dall'asilo alle elementari

    Le sue protettrici

    La casa

    La stufa argentata

    Una bella nevicata

    Da Natale alla Befana

    Un'amica

    A primavera

    Storie sentimentali di paese

    Piccole esperienze

    Preoccupazioni in vista

    Vacanza al mare

    Dopo l'acqua, il fuoco

    Visita al cimitero

    Una gita in campagna

    Un po' di movimento

    Un comportamento sconsiderato

    Chiara e Stefania

    In colonia per quindici giorni

    Breve vacanza al mare

    Voglia di teatro

    Nello scorrere del tempo

    Adina

    Spettacolo di fine anno

    Malattia di Adina

    Una visita di Gino

    Dispiaceri e altre cose

    A Carnevale

    Nella nuova casa

    Ritiro spirituale e fine di un'amicizia

    Il giorno tanto atteso

    Tra la gioia e il dolore

    Rientro in famiglia

    Un'importante novità

    La speranza di Linda

    Una storia passata

    Le virtù del dott.Aletti

    Dopo la scoperta

    Chi era veramente il dottore

    Un inspiegabile sentimento

    Chiara in collegio

    Ingresso nel convitto

    Vita da collegiale

    Vacanze

    Primavera del '57

    La seconda media

    Ultimo anno della scuola media

    Un clima nuovo

    Il Cordone sanitario

    Noi della V B

    Esami

    Un trasferimento imprevisto

    L'incontro con Fabrizio

    Il suo primo e grande amore

    Sinossi

    Biografia dell'Autrice

    Testi pubblicati

    Note

    Adina e Stella

    Un legame che continua

    Quando d'estate Chiara andava a trovare Stella e Adina a ***, era contenta di stare un po' con loro, di riprendere le abitudini dell'infanzia, ora che era un'adolescente di scuola media. Stella la mattina si alzava sempre presto, non lavorava più dal dottor Fresco, ma da un figlio sposato del daziere e vi si trovava bene: si era affezionata al piccolo Daniele, molto grazioso e attaccato a lei. Chiara si svegliava appena, mentre Stella si vestiva piano, e si riaddormentava nel lettone assieme ad Adina. Era l'ultima ad aprire gli occhi e a poltrire a letto, dove faceva colazione con un caffè e un panino, al prosciutto o al tonno, a seconda dei giorni, che Stella non le faceva mai mancare. Mentre Adina già era sistemata seduta su una sedia accanto alla finestra con i piedi sopra il vecchio banchetto grigio, tutta curata, con i capelli raccolti in uno chignon, il volto appena truccato, le labbra dipinte di rosa e le unghie smaltate dello stesso colore. Nel grembo, sopra un panno bianco, aveva il suo prezioso lavoro: una federa o un lenzuolo su cui ricamava con le sue abili mani bianche, armata di ditale e salvadito, fiori e rami di vario tipo, sbizzarrendosi o col punto rodi o pieno o con altri, facendo sempre attenzione a mantenere immacolato il filo bianco che usava per l'intera sua opera. Chiara, alzandosi, aveva lo spazio di un comodino e poco più, per non toccarla, e, per fare toeletta, si portava oltre la sponda del letto, dove c'era tutto l'occorrente per lavarsi sul lavabo di marmo e ferro battuto, corredato di brocca, catino di porcellana e specchio.

    A quel tempo, all'inizio almeno, non c'era l'acqua in casa e Stella provvedeva come in passato a rifornirsene con la brocca della cucina: di fronte alla casa, oltre la strada, c'era una scalinata in muratura piuttosto ampia con gradini appena accennati, alla sommità della quale un discreto spazio rettangolare ospitava al centro una bella fontana pubblica. Per Stella doveva essere una fatica piuttosto gravosa.

    Dopo aver conversato con Adina - le loro chiacchierate erano quasi continue, piene di informazioni e ricordi- prendeva un abito dall'armadio marrone e usciva a passeggiare, avendo come meta i giardini del paese, per la loro posizione panoramica e i pini marittimi, così balsamici. Incontrava pochi conoscenti e delle sue amiche non c'era traccia: o erano fuori o in vacanza al mare. Era andata a cercar di persona solo Silvana, e la madre le disse che era dai parenti. Cosicché faceva tutto in solitudine: ma in fondo non le dispiaceva rivedere con calma i luoghi a lei tanto familiari, respirare l'aria pura sotto i pini e essere accarezzata dalla lieve brezza proveniente dal mare in lontananza, che vedeva, oltre una siepe, laggiù all'orizzonte, come una striscia, fino alla montagna più scura del Conero, che le nascondeva la città dorica, dove l'aspettavano la madre e i fratelli.

    Un'estate incontrò proprio lì un ragazzino della sua età, che era in visita presso certi suoi zii, che abitavano oltre la piazza, e veniva da Macerata.

    Le ricordava un po' Gino, un suo innamorato di diversi anni prima, ma solo per i capelli bruni: era timido e parlava poco. Frequentava la Scuola di Avviamento Professionale, aveva una sorella più grande e i genitori gestivano un piccolo ristorante in città.

    Giocarono a tris su una panchina di marmo, e si scambiarono gli indirizzi per inviarsi i saluti. Probabilmente aveva una simpatia per lei, visto che una mattina si trattenne poco, perché doveva ripartire, e la guardava intensamente; si voltò più volte andandosene, muovendo una mano. Ricevette una sua cartolina, con una scrittura minuta, che sembrava voler scomparire, alla quale si dimenticò di rispondere.

    Nel '59 Chiara trascorse con Stella e Adina una quindicina di giorni di settembre, approfittando che la madre accompagnava la sorella in Calabria a Taurianova dal fidanzato. Durante il soggiorno, il 5 settembre, ci fu ad Ancona un grosso nubifragio che sconvolse la città con morti e feriti e la notizia si diffuse anche a***; se ne faceva un gran parlare: per fortuna la madre, la sorella e lei erano lontane, ma erano rimasti i fratelli, che, al momento del vero disastro, erano al sicuro a casa, situata nella parte alta della città, verso l'ospedale, e non si accorsero lì per lì di nulla. Ma nella parte bassa le vie erano fiumi d'acqua che trascinavano auto, tronchi e persone: le zone del Piano, della stazione e della ferrovia furono le più colpite.

    La morte di Stella

    Col passare degli anni, Chiara non trascorse più dei periodi da loro, ma fece delle visite in macchina, specialmente a partire dal momento in cui la madre prese la patente: e lei era ormai all'università a Roma, fidanzata con un ragazzo di Fano. Così, anche se non si stava insieme per giorni, si vedevano e si tenevano informati sullo scorrere delle loro vite.

    Quando si sposò, dopo che avevano ottenuto una cattedra d'insegnamento in Piemonte, non potendo andare Adina al matrimonio a Fano, a causa dei suoi problemi alle gambe e non volendo Stella ovviamente lasciarla a casa da sola, si recarono da loro lei e il marito, con gli abiti della cerimonia, a farsi guardare e a portare i confetti, accompagnati in auto dal fratello e dalla moglie, per fare anche lassù un po' di festa con il dolce e lo spumante.

    In seguito si videro raramente, prima durante la permanenza di sette anni a Biella, con sporadici incontri durante l'estate, poi negli anni ottanta per problemi coniugali. Proprio in uno di quegli anni Stella morì: una sera stavano andando a letto, quando lei fu colpita da un ictus e rimase distesa e come in coma; Adina, che non si poteva muovere, prima la chiamò tra le lacrime, poi cominciò a gridare aiuto, ma nessuno la sentiva; il piano di sopra era disabitato. Adina visse una notte da incubo e solo all'alba una vicina intercettò le sue urla, indebolite dallo sforzo prolungato e disperato. Così poté arrivare l'ambulanza da Macerata e Stella fu ricoverata in rianimazione e si spense dopo qualche giorno; Adina rimase a casa, sostenuta dai vicini e da quel Daniele, ormai un ragazzo, presso la cui famiglia la sorella aveva lavorato prima di andare in pensione. Chiara non poté partecipare al funerale, poiché stava male, e vi andò la madre, che poi le fece un resoconto minuzioso, mentre lei la ascoltava addolorata. Nei giorni a seguire discussero riguardo alla situazione di Adina, rimasta sola, e pensarono di farla trasferire in casa della madre, in modo che non le mancasse il loro affetto, anche se la sua condizione suscitava qualche preoccupazione sulle possibilità di tenerla al meglio. Ma proprio in quei momenti ricevettero una telefonata, sempre di Daniele, che le informò degli ultimi sviluppi. Adina era stata accolta nell'Istituto di riabilitazione di Santo Stefano a Porto Potenza, dove poteva essere curata e disporre delle ottime attrezzature esistenti in quel luogo.

    Adina rimasta sola

    Chiara non andò subito a trovarla e per il daffare che aveva, tra la scuola e le incombenze in famiglia, dopo la nascita di suo figlio, ma anche per l'emozione troppo forte di rivederla in un posto che temeva non piacesse ad Adina, abituata a stare una vita con Stella, sempre in casa.

    Passarono alcuni anni, durante i quali fu Adina che una volta, in occasione di una delle gite organizzate dall'Istituto per gli ospiti con il pullmino, andò a cercarla: l'autista era andato a suonare al campanello dell'abitazione della madre e lei era corsa di sotto ad abbracciarla con il piccolo di quattro anni, dicendole che Chiara era a scuola: fu però molto contenta di vedere il bambino, al quale donò 5000 lire. Aggiunse anche che in una precedente uscita le era parso di vederle a S. Benedetto del Tronto: era possibile? Certamente, capita che ci andiamo le confermò la mamma di Chiara.

    L'estate successiva una domenica pomeriggio, ritornata a casa dal santuario di Loreto, visitato la mattina con la madre - nella basilica le era venuto in mente di andare da Adina, essendo l'Istituto poco più a sud e il ricordo di lei le aveva procurato un nodo alla gola -, salutata la madre, perché voleva stare ancora un po' in giro, prese la propria Cinquecento e partì per Porto Potenza, parcheggiò nel garage esterno ed entrò sicura, dirigendosi nel reparto dove si trovava la stanza di Adina, come se facesse un percorso conosciuto, anzi consueto. Adina riposava nel suo letto con un camicia bianca ricamata: era tutto lindo. La camera era ampia, con due alte finestre, del tipo di quelle della vecchia casa di ***, quella spaziosa e signorile, che avevano dovuto lasciare per andare ad abitare sulle mura.

    Le persiane erano socchiuse. Si abbracciarono con grande emozione. Erano felici di rivedersi e non vollero pensare che era passato troppo tempo prima di avere quell'incontro. Adina, infervorata, le raccontò come si svolgeva la sua vita e sembrava soddisfatta del trattamento e delle persone che l'accudivano. Quando ebbero parlato abbastanza, le chiese di portarla a fare una passeggiatina sulla terrazza: chiamò un'infermiera, che le fece indossare una vestaglia e le mise delle graziose pantofole; quindi la sistemò su una sedia a rotelle. Lei fu pronta a spingere la carrozzina per un tratto di corridoio e attraverso una grande porta- finestra uscirono sulla grande e lunga terrazza, dove c'erano poche altre carrozzine e persone. Adina era visibilmente contenta di essere accompagnata da Chiara, e pareva orgogliosa di mostrarla a chi incontrava, mentre salutava. Ad un tratto, volle dirle qualcosa all'orecchio: le chiedeva di salutare per carità la persona che stava sopraggiungendo: era una capo... - non sentì bene che cosa- ed era meglio tenersela buona lì dentro, perché aveva molto potere. Era una donna assai piccola di altezza, magra e somigliava tantissimo all'attrice americana Linda Hunt, nei

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1