Il Natale più dolce: eLit
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Info su questo ebook
Per Jake Finley, caporeparto di un negozio di giocattoli a Manhattan, il Natale significa solo una cosa: profitto. Per Holly Larson, invece, la notte più dolce dell'anno è ancora intrisa di amore e di speranza. Solo un miracolo potrebbe far incontrare e innamorare due persone tanto diverse... Per fortuna esiste la signora Miracle che, con qualche semplice consiglio, li indirizzerà verso l'appuntamento perfetto. D'altronde, chi può resistere alla magia delle luci di Natale sotto la neve? Un dolce bacio darà l'avvio alle danze, e la musica continuerà per sempre.
Debbie Macomber
Debbie Macomber é autora best-seller do The New York Times, com treze livros no primeiro lugar da lista dos mais vendidos. Ela escreve sobre amor, família e amizade, estimulando e confortando os leitores com enredos ricos em conexão humana e esperança. Mãe dedicada, Debbie mora com o marido, Wayne, em Port Orchard, no estado americano de Washington.
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Anteprima del libro
Il Natale più dolce - Debbie Macomber
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Call Me Mrs. Miracle
Mira Books
© 2010 Debbie Macomber
Traduzione di Daniela Cristina Innocenti
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5893-184-4
www.harlequinmondadori.it
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1
Jake Finley attendeva impaziente di essere ricevuto dal padre, nell’ufficio che un giorno sarebbe stato suo. L’idea di prendere il posto di J.R. Finley lo eccitava. Sebbene avesse iniziato dalla gavetta come tutti i dipendenti, era il primo a riconoscere che avesse ancora tanto da imparare. Ma era disposto a fare qualunque cosa per dimostrare il proprio valore.
Finley’s era l’ultimo rimasto fra i grandi magazzini a conduzione familiare nella città di New York. Il suo bisnonno aveva costruito una piccola bottega sulla Trentaquattresima Strada più di settant’anni prima. Nel tempo, le generazioni successive di Finley avevano aperto filiali in altri quartieri, e poi nelle città vicine. Nell’arco di pochi anni la catena Finley’s si era diffusa in tutta la costa orientale degli Stati Uniti.
«Suo padre è pronto per riceverla» disse la signora Coffey. Dora Coffey era la segretaria personale di J.R. da almeno venticinque anni, e non c’era niente che non sapesse della compagnia.
«Grazie.» Entrò nell’ampio ufficio da cui si poteva godere una vista mozzafiato, che abbracciava tutta Manhattan. Aveva trascorso l’intera la vita a New York, ma quella visione lo emozionava sempre, rasserenandogli il cuore. Non c’era, al mondo, posto incantevole come New York a dicembre. Cadeva una neve leggera, e quel velo sottile rendeva ancora più magico l’aspetto della città.
Ma Jacob R. Finley non era incantato dal panorama. Teneva lo sguardo incollato allo schermo del computer, e dalla sua espressione arcigna Jake capì tutto.
Si schiarì la gola per attirare l’attenzione di J.R., sospettando però che il padre fosse consapevole della sua presenza. «Volevi vedermi?» chiese, abbastanza sicuro del motivo per cui era stato convocato. Aveva sperato che non capitasse così presto, ma avrebbe dovuto immaginare che Mike Scott si sarebbe precipitato da J.R. appena possibile. Sfortunatamente, Jake non aveva ancora avuto abbastanza tempo per dimostrare la validità delle sue ragioni. In ogni caso, era sicuro che Mike avesse torto.
«Quanti giocattoli SuperRobot hai ordinato?» chiese J.R., venendo subito al punto. Suo padre non era mai stato un tipo da convenevoli. «Intellytron» aggiunse con sdegno.
«Chiamato anche Telly.» Il tono di Jake era pacato.
«Quanti?»
«Cinquecento.» Come se J.R. non lo sapesse.
«Che cosa?»
Jake si sforzò di non battere ciglio dinanzi a quel tono adirato che non sentiva quasi mai dal padre; avevano un buon rapporto, ma fino a quel momento Jake non aveva mai sfidato uno dei compratori più esperti di J.R.
«Per quanti negozi?»
«Solo questo.»
L’espressione di J.R. si rilassò appena. «Ti rendi conto che il prezzo di quegli aggeggi è di duecentocinquanta dollari l’uno?»
Non c’era bisogno che rispondesse.
Il padre di Jake si alzò e, con passi lunghi ed energici, camminò avanti e indietro tra la scrivania e la finestra. Sebbene avesse superato i sessant’anni, J.R. era in ottima forma fisica. Alto e snello come Jake, i suoi capelli scuri erano striati di grigio e aveva i lineamenti scolpiti. Non c’era dubbio che fossero padre e figlio. J.R. si voltò di scatto, a braccia conserte. «Ti sei fatto approvare da qualcuno?»
Jake non usò mezzi termini. «No.»
«E c’è qualche motivo per cui hai deciso di scavalcare Scott?»
C’era un ottimo motivo. «Ne abbiamo discusso. Non era d’accordo, ma mi sembrava la cosa giusta da fare.» Mike Scott gli aveva consigliato di limitarsi a cinquanta robot per il negozio di Manhattan. Jake aveva tentato di persuaderlo, ma non c’era stato niente da fare; Mike Scott – che si basava su aride cifre – non era interessato alle speculazioni, né a correre un rischio che avrebbe potuto lasciarli con un’enorme quantità di prodotti invenduti. Alla fine della discussione, Mike non era disposto a cedere, nonostante Jake gli avesse presentato diverse ricerche di mercato a sostegno della propria tesi e del proprio istinto. Mike Scott aveva replicato, con una serie di motivi, che cinquanta esemplari a negozio erano sufficienti; anzi, più che sufficienti. Jake non poteva controbattere la logica dell’altro, ma aveva il presentimento che, facendo un ordine più ingente, il gioco sarebbe valso la candela.
«Ti sembrava la cosa giusta da fare?» Il tono del padre era aspro. «Mike Scott mi ha detto che saremmo stati fortunati se fossimo riusciti a venderne cinquanta a negozio... eppure tu, dall’alto dei tuoi due mesi di esperienza nel reparto giocattoli, hai deciso che al punto vendita di Manhattan ne servono cinquecento.»
Jake non aveva niente da aggiungere.
«Ti sei per caso accorto che c’è una sorta di crisi economica al momento? Sono pochi i genitori che possono permettersi di spendere duecentocinquanta dollari per un giocattolo.»
«Mi hai messo a capo del reparto giocattoli.» Jake sapeva di non essere né avventato, né stupido. «Sono convinto che venderemo quei robot entro Natale.» Come dirigente del reparto, aveva la responsabilità – nonché il diritto – dell’ultima parola sugli ordini. E se significava passare sopra la decisione di un compratore... pazienza.
«Davvero pensi di poter vendere tutti e cinquecento i robot?» Lo scetticismo del padre era evidente. «In due settimane?»
«Sì.» Per Jake fu uno sforzo notevole mantenere un atteggiamento sicuro e deciso, ma ci riuscì.
Suo padre si prese un minuto per riflettere. «Finora quanti ne hai venduti?»
Era una domanda scomoda, e Jake abbassò lo sguardo. «Tre.»
«Tre.» J.R. scrollò il capo e riprese a camminare su e giù per la stanza, come se meditasse sul modo migliore di affrontare la situazione. «In altre parole, mi stai dicendo che il nostro magazzino è invaso da quattrocentonovantasette SuperRobot costosissimi?»
«Li venderemo, papà.»
«Ma non li abbiamo ancora venduti, o mi sbaglio?»
«No, ma sono convinto che questo robot sarà il giocattolo più gettonato della stagione. Mi sono documentato per bene; i bambini non parlano d’altro.»
«Forse, ma ti ricordo che i nostri clienti sono i genitori, non i loro figli. Ed è per questo che nessun altro in azienda è d’accordo con te.»
«Lo so che è un rischio, papà, ma è un rischio calcolato. Abbi un po’ di fede.»
Suo padre sbuffò, scettico. «La mia fede è morta insieme a tua madre e tua sorella» disse in tono brusco.
Senza volerlo, Jake cercò con lo sguardo la fotografia della madre e la sorellina, che erano rimaste uccise in un incidente automobilistico ventun anni prima, proprio la vigilia di Natale. Da quella sera tragica, né Jake né suo padre avevano più festeggiato quella festività sebbene, ironicamente, la stagione natalizia fosse fondamentale per i Finley dal punto di vista economico. Senza i tre mesi di shopping frenetico in vista del Natale, la catena di negozi avrebbe dovuto chiudere i battenti.
Ma a causa dell’incidente, Jake e suo padre evitavano qualunque riferimento al Natale nella vita privata. Tutti gli anni la sera della vigilia, dopo la chiusura del negozio, prendevano un aereo diretto all’isola di Saint John nell’arcipelago delle Vergini. Dall’età di dodici anni, Jake non aveva più decorato un albero di Natale o ricevuto regali, né fatto altro che ricordasse la festività... tranne che in negozio.
«Fidati di me, papà» implorò Jake. «Telly il SuperRobot sarà l’articolo più venduto della stagione, e presto Finley’s sarà l’unico negozio a Manhattan in cui trovarlo.»
Suo padre rimase in silenzio qualche istante, roteando una penna tra le dita, prima di aggiungere: «Ti ho affidato il reparto giocattoli perché pensavo che sarebbe stata un’importante esperienza formativa. Un giorno siederai al mio posto, e avrai tra le mani la sorte dell’intera compagnia».
Non era certo una novità.
«Se il reparto giocattoli non otterrà un buon profitto perché hai deciso di ignorare il parere di Mike Scott, ti riterrò responsabile.» J.R. fissò Jake negli occhi. «Sono stato chiaro?»
Jake annuì. Se il reparto giocattoli avesse terminato l’anno in perdita a causa sua, il padre avrebbe anche potuto sbatterlo fuori dalla compagnia.
«Chiarissimo.»
«Bene. E voglio un rapporto sulle vendite di quel robot tutte le settimane fino a Natale.»
«L’avrai» promise Jake, facendo per andarsene.
«Mi auguro che tu abbia visto bene, figliolo» disse J.R. «È un rischio enorme; spero che ne valga la pena.»
Non era l’unico a dubitare di lui; eppure Jake era ancora fiducioso, nonostante non avesse ancora ottenuto dei buoni risultati di vendita. Il Black Friday, il venerdì successivo al giorno del Ringraziamento che dava il via alla frenesia dello shopping natalizio, si era rivelato una grande delusione. Nelle fantasie di Jake, i robot sarebbero praticamente volati via dagli scaffali... ma non era successo.
Nonostante i robot fossero stati esposti in maniera vistosa, erano stati praticamente ignorati. In effetti, non poteva dare torto al padre; a causa della crisi economica, le persone dovevano rivalutare il budget natalizio, e la vendita di giocattoli, soprattutto se costosi, ne soffriva. I bambini volevano il robot, ma erano i loro genitori a pagare.
Jake avvertì il principio di un forte mal di testa mentre si dirigeva al reparto giocattoli. Nella fretta di arrivare in negozio quella mattina, aveva saltato la sosta che di solito faceva da Starbucks, e aveva bisogno della sua dose quotidiana di caffeina.
«Benvenuto da Finley’s, posso esserle d’aiuto?» gli chiese una donna di mezza età, con un sorriso allegro e simpatico. Il cartellino con lo stemma del negozio spillato sul suo semplice cardigan grigio riportava, lungo la linea tratteggiata dedicata al nome, Emily Miracle. Doveva essere la nuova assistente alle vendite promessagli dall’ufficio delle Risorse Umane... ma non era di certo adatta! Il reparto giocattoli era spesso caotico, e richiedeva molte ore in piedi, per non parlare dei ragazzini capricciosi e genitori impazienti con cui si aveva a che fare. Gli serviva un commesso giovane, energico.
«Cosa posso mostrarle?» gli chiese la donna, cogliendolo alla sprovvista.
«Mi scusi?»
«È alla ricerca di qualcosa per uno dei suoi figli?»
«Be’, no. Io...»
Non gli lasciò finire la frase, conducendolo verso la corsia centrale. «Abbiamo una vastissima selezione di giocattoli per qualunque età. Se ha bisogno di un consiglio, sarei lieta di aiutarla.» Possibile che non sapesse che lui era il suo capo?