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Quartieri alti (eLit): eLit
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E-book153 pagine2 ore

Quartieri alti (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Fortune's Children: The Brides 2
Garrett Fortune è testimone di nozze del fratello Mac, nonostante sia ancora turbato dalla fine del proprio matrimonio, dopo aver scoperto che la moglie lo aveva sposato solo per il cospicuo conto in banca. Assorto in quei foschi pensieri sulla terrazza della villa, nota che una ragazza si trova a pochi passi da lui.
Mentre si trova al ricevimento di nozze di Mac e Kelly, Renee Riley rimane sconvolta dalla proposta del padre: sposare un uomo per salvare la società di famiglia. Travolta da mille dubbi, esce in terrazza e incontra...
LinguaItaliano
Data di uscita3 feb 2020
ISBN9788830510852
Quartieri alti (eLit): eLit
Autore

Elizabeth Bevarly

Elizabeth Bevarly é nata e cresciuta a Louisville, nel Kentucky e si é laureata con lode in letteratura inglese all'università di Louisville nel 1983. Nonostante abbia sempre desiderato diventare una scrittrice, prima di riuscire a coronare il suo sogno, ha lavorato con contratti a termine in sale cinematografiche, ristoranti, boutiques e grandi magazzini.

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    Anteprima del libro

    Quartieri alti (eLit) - Elizabeth Bevarly

    successivo.

    1

    «Ma io neanche lo conosco, papà! Ti rendi conto?»

    Renee Riley iniziò a tormentare l'unghia del pollice destro e fissò sconcertata suo padre alla luce di quanto le aveva appena chiesto. Poi si ricordò che uno dei suoi propositi per l'anno nuovo era smetterla di mangiarsi le unghie, perciò si tolse la mano dalla bocca e se la passò nervosamente tra i riccioli castani.

    La festa era in pieno svolgimento. Le parve ironico trovarsi a un ricevimento di nozze, dove era stata invitata a fare da damigella d'onore, e dover riflettere sull'assurda richiesta del padre. Si sentì percorrere da un moto di disgusto e strinse tra le dita il bouquet di rose rosse.

    «Renee, tesoro...» Reginald Riley aveva scelto il tono carezzevole con il quale sapeva di riuscire a ottenere tutto da sua figlia. «Io non ci trovo niente di strano. In fondo sei una bella ragazza, ed è naturale che Lyle...»

    «Naturale, dici? Il signor Norton non mi conosce affatto, come può chiedermi di... E tu, poi, come puoi chiedere a tua figlia...»

    «Oh, andiamo, Renee. Non ti sto chiedendo di andarci a letto.»

    Lei socchiuse gli occhi. «Mi hai appena detto che un uomo che quasi non conosco vuole sposarmi, e mi stai consigliando di accettare. Be', se lo sposassi, come credi che pretenderebbe di passare la prima notte di nozze, a giocare a carte?»

    Suo padre assunse un'espressione assorta. «Oh» replicò blando, come se quel pensiero non lo avesse sfiorato. «Be', sì, in effetti, dovresti andarci a letto. Ma sotto il sacro vincolo del matrimonio» aggiunse, come se questo rendesse la cosa più accettabile. «E poi parli di Lyle come se fosse un perfetto estraneo, mentre non è affatto vero.»

    «Oh, certo. Il fatto che ci siamo incontrati casualmente un paio di volte in casa di conoscenti comuni fa di noi due amici di vecchia data...»

    «Guarda che io e tua madre ci siamo fidanzati al nostro secondo incontro» le ricordò Reginald.

    «Sicuro. La sera prima che tu partissi per il Vietnam» gli ricordò sua figlia. «Quindi avevate un ottimo motivo per accelerare i tempi. Inoltre, mi hai sempre detto che per te e la mamma fu un colpo di fulmine.»

    «E tu non credi di poterti innamorare di Lyle?»

    Renee sospirò. «Non è lui che sta cercando di mandarti sul lastrico?»

    Suo padre fece una smorfia di disappunto. Quello era un dettaglio che avrebbe preferito non ricordare. «Sta solo facendo il suo lavoro.»

    «Lyle di professione fa lo sciacallo, papà. Il suo lavoro consiste nell'andare in cerca di compagnie sull'orlo del tracollo per mangiarsele in un sol boccone.»

    «E ora ha preso di mira la Riley Communications perché sa che navighiamo in cattive acque, lo so.»

    «Allora come puoi chiedermi di sposare un uomo che sarebbe pronto a portarti via il tuo unico mezzo di sostentamento?»

    «Te lo chiedo perché è l'unico modo per salvare la Compagnia. Ecco perché.»

    Renee trasalì. «Che cosa vorresti dire?»

    Suo padre le prese una mano e la guardò negli occhi. «Non voglio prenderti in giro, Renee. Lyle mi ha detto chiaro e tondo che è disposto a lasciarmi la Compagnia e a farmi avere i fondi necessari per rimetterla in sesto.»

    Renee sapeva che quanto stava per udire non le sarebbe piaciuto, ma preferiva essere messa al corrente della situazione. «Continua.»

    «Mi ha dato la sua parola che se lo sposerai, rinuncerà all'idea di rilevare la Riley Communications, inoltre è disposto anche a investire una ingente somma di denaro che mi permetterà di risanare l'attuale situazione finanziaria. Stiamo parlando di diversi milioni di dollari, Renee, che non saprei dove andare a cercare. In parole povere, se vogliamo tenerci la Compagnia, ti toccherà sposare quell'uomo.»

    «Che cosa!?» Renee era esterrefatta. «Mi sembra di essere tornata nel Medio Evo...»

    «Perché dici così? Non immagini quante persone, anche al giorno d'oggi, si sposano per convenienza, o per interesse. Non sarebbe una cosa così insolita.»

    «Ma io non me la sento di sposarlo, papà. A parte che non lo conosco, non lo amo affatto. E il matrimonio... sì, be', è per tutta la vita.»

    Reginald scelse con cura le parole, quando tornò a parlare. «Lyle Norton è un uomo che può comprarsi quello che vuole, Renee. Ma ha un lavoro che lo impegna molto, e questo gli impedisce di fare vita di società; quindi non ha materialmente il tempo di conoscere molte donne, se non per motivi di lavoro. E quelle che incontra forse non possiedono i requisiti che lui vorrebbe in una moglie.» Proseguì senza dare a sua figlia la possibilità di fare commenti. «Nelle due o tre occasioni in cui vi siete incontrati, è rimasto colpito dalla tua persona. Vede in te la sua donna ideale. La moglie perfetta. D'altronde, perché non dovrebbe pretendere il meglio?»

    «Sì, ma che cosa avrei io di tanto speciale, rispetto alle altre?»

    «A me ha detto che gli torneresti utile con la tua presenza, dal momento che la sua posizione gli impone di frequentare certi ambienti. Oltre a essere bella, sei istruita, socialmente inserita...»

    «Parsimoniosa, gentile, obbediente, giudiziosa» aggiunse Renee, a denti stretti. Per Lyle, in pratica, sarebbe stata un oggetto. Utile, come un fermasoldi d'oro, ma pur sempre un oggetto. «Perché non si compra un cane da tartufo?»

    «Come hai detto?»

    «Niente.»

    «Dicevo, hai fatto davvero colpo su di lui, anche se non avete avuto modo di conoscervi a fondo. E io, pur trovandomi...» Reginald esitò, poi decise di evitare inutili eufemismi. «... col coltello puntato alla gola, devo ammettere che Lyle è un ottimo partito. Al tuo posto, qualsiasi altra ragazza di Minneapolis sarebbe già corsa a comprarsi un abito da sposa.»

    Renee sorrise, un sorriso mesto. «Io invece continuo a pensare che sarebbe una pazzia.»

    «Non posso costringerti a fare qualcosa che non vuoi» disse Reginald, «ma sappi che per come stanno le cose adesso, perderemmo tutto. Tutto quanto. Non solo la Compagnia, ma anche la casa, le macchine, i gioielli di tua madre...»

    «Anche quelli?» Non si trattava di gioielli preziosissimi, ma per Renee avevano un grande valore sentimentale.

    «È tutta colpa mia, cara» ammise suo padre, mortificato. «Ultimamente, ho fatto dei grossi investimenti che si sono rivelati sbagliati.» Si strinse nelle spalle. «Ho compromesso tutto quello che avevo cercato di costruire per te e per i tuoi figli. Basta tanto così» disse, facendo schioccare le dita, «e rischio di rimanere con un pugno di mosche in mano, dopo tutti questi anni di sacrifici.»

    Renee si sentì lacerare il cuore, vedendo suo padre così avvilito. Era sempre stato un uomo così fiero, così intraprendente ed energico, così entusiasta dei suoi progetti. Aveva cominciato da zero, spinto dal desiderio di sfuggire alla miseria in cui era cresciuto, ed era merito suo se la Riley Communications era diventata un grossissimo nome nel campo delle comunicazioni.

    Tra l'altro, avendo perso sua moglie quando Renee aveva solo due anni, Reginald era rimasto solo a crescere la bambina, e questo rendeva il suo operato doppiamente meritevole. Da quando era rimasto vedovo, aveva dedicato ogni minuto della sua esistenza a un unico scopo: rendere felice la figlia. E quando non poteva dedicarle il suo tempo per motivi di lavoro, non c'era somma di denaro che non fosse disposto a spendere per viziarla, e comprarle anche più del necessario.

    Lo aveva fatto perché la adorava. Perché voleva essere certo che non patisse mai la fame e le privazioni che lui aveva sperimentato da bambino. Per questo, e per i lutti e i dolori che avevano condiviso, tra padre e figlia si era creato un legame profondo, forse più forte del normale.

    Reginald avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, e Renee lo sapeva. Aveva fatto mille sacrifici per renderla felice. Quindi perché adesso lei tentennava all'idea di fare qualcosa che le avrebbe permesso di ripagarlo in qualche modo?

    Tra l'altro, Lyle Norton non era Barbablù. Negli ambienti che entrambi frequentavano, era tenuto in altissima considerazione. Spuntato dal nulla cinque anni prima, si era subito affermato nel mondo degli affari. Erano in molti che, per descriverlo, ricorrevano a frasi tipo Ragazzo Prodigio o Ragazzo d'Oro, e proprio in virtù della sua straordinaria ascesa nella classifica dei pezzi grossi dell'alta finanza, Lyle finiva immancabilmente per diventare il polo d'attrazione di qualsiasi evento a cui partecipasse.

    Risultava sufficientemente simpatico. Ed era belloccio. Possedeva una discreta dose di fascino, era in grado di reggere una conversazione piacevole ed era garbato. A conti fatti, Lyle poteva risultare perfetto. La stessa Renee, a pensarci, non sarebbe riuscita a scovargli un solo difetto.

    Ma tanta perfezione la metteva in soggezione.

    Anzi, c'erano volte che le faceva venire i brividi. A suo giudizio, Lyle era troppo... affettato, ecco. Quasi finto. E svenevole, nei modi. Ma la cosa peggiore, forse, era che sembrava del tutto privo del senso dell'umorismo. L'unica volta che Renee lo aveva visto sorridere era stato quando gli avevano detto che una società su cui aveva messo gli occhi stava per fallire.

    Ed era stato un sorriso da squalo.

    «Detesto dover insistere, Renee» riprese suo padre, «ma non abbiamo alternative se vogliamo tenerci la società e continuare a permetterci questo stile di vita. Se non lo sposi, perderemo tutto.» Di fronte al silenzio di lei, proseguì: «Almeno pensaci, tesoro mio. Capisco che la tua titubanza dipende dal fatto che lo conosci poco, ma a questo possiamo rimediare. Non ti sto chiedendo di sposarlo domani, prenditi tempo per conoscerlo. Che ne sai? Potresti anche scoprire che ti piace e finire per innamorarti di lui. E poi sarà un marito generoso, vedrai, non ti farà mai mancare niente.»

    Niente, tranne l'amore, pensò Renee. Niente, tranne quell'esaltante senso di vertigine che ti fa perdere il senso del tempo e dello spazio, annullando ogni tuo contatto con la realtà tangibile.

    D'altronde, però, questa era una sensazione che Renee non aveva mai provato. E non era del tutto convinta che si potesse provare davvero. Sebbene avesse già ventitré anni, non si era mai innamorata, né ci era andata vicino. Le sue amiche che erano cascate nella trappola che chiamavano amore avevano poi finito per rendersi ridicole nel migliore dei casi, o per sprofondare nell'abisso della disperazione nel peggiore.

    Quindi, a conti fatti, la mancanza di amore in un rapporto a due forse poteva rivelarsi un vantaggio.

    E poi Lyle Norton non le era antipatico. Modi affettati a parte, Renee non poteva non ammirarlo per la posizione che aveva raggiunto, pur essendo ancora così giovane. A ventitré anni, cioè quanti ne aveva lei, Lyle aveva già realizzato il suo primo milione di dollari. Renee invece non aveva nemmeno trovato lavoro. Nei tre anni successivi, aveva proseguito la sua scalata al successo, e adesso era a capo di un vasto e solido impero finanziario. Renee, a ventisei anni, non sarebbe stata a capo di un bel niente.

    Per carità, non

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