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Il bisbetico milionario: Harmony Collezione
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Il bisbetico milionario: Harmony Collezione
E-book154 pagine1 ora

Il bisbetico milionario: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Catherine non riesce a farsene una ragione. Perché mai Edith, la sua defunta padrona di casa, ha lasciato il maniero a quel milionario maniaco del lavoro? Zach Talent sarà anche un bell'uomo, ma è un tipo insopportabile. E, come se non bastasse, le intima fin dal primo incontro di andarsene dalla proprietà. Nonostante gli screzi iniziali, però, alla fine il buonsenso e un'esplosiva passione hanno il sopravvento. Proprio come aveva immaginato la lungimirante Edith!

LinguaItaliano
Data di uscita9 feb 2015
ISBN9788858930939
Il bisbetico milionario: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Il bisbetico milionario - Sara Wood

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    In The Billionaire’s Bed

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2003 Sara Wood

    Traduzione di Giuseppe Biemmi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-093-9

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Ciao a tutti.»

    Catherine cercò di suonare allegra, ma non ci riuscì. Mentre sistemava la sua barca lunga e stretta accanto all’imponente chiatta di Tom, capì dai volti degli amici che le voci che aveva udito nella cittadina di Saxonbury erano probabilmente fondate.

    Tom, Steve, Nick e Dudley si alzarono dallo spazioso pozzo delle pompe che si trovava a prua, sfoderando un’espressione oltremodo comprensiva. Questo non fece che rendere peggiori le cose, tanto che lei accusò un tuffo al cuore.

    Doveva guardare in faccia la realtà e rassegnarsi al fatto che, se Tresanton Island era stata venduta, allora il suo futuro immediato si trovava nelle mani del nuovo proprietario.

    Girando il capo, riportò lo sguardo mestamente ammirato sulla bella isola a monte rispetto al punto del fiume in cui si trovava. Non aveva nessun diritto di ormeggiare là, anche se lo faceva ormai da tre anni. La cosa non aveva disturbato minimamente Edith Tresanton, la sua affabile e disponibile padrona di casa. Ma fin dalla morte di Edith, sulla sua situazione era piombato un alone di incertezza.

    Delle mani esperte afferrarono le cime che Catherine lanciò. Tirandosi su la gonna lunga, lei permise a quelli che chiamava da sempre I Ragazzi di issarla a bordo. I lunghissimi capelli neri che le davano l’aspetto di una figura appena uscita da un quadro di gusto preraffaellita si sciolsero in quell’azione movimentata, ma lei fu lesta a legarli nuovamente all’altezza della nuca, mentre sul volto dolce e dall’ossatura delicata si dipingeva un insolito pallore.

    «Si parlava giusto di te» le disse a mo’ di saluto Tom. «Tazza di tè?»

    Lei scrollò il capo e si appollaiò sul portello della stiva. Steve le diede un bacio amichevole e non perse tempo a venire al punto.

    «Sai che l’isola ha un nuovo proprietario?» le chiese con una punta di ansia.

    Un brivido le corse giù per la schiena. «Lo sospettavo. Questo significa che potrei essere nei guai» disse, mentre nel petto racchiuso da una magliettina fine le speranze cominciavano già a morire. Sospirando, si sfregò il palmo delle mani improvvisamente sudato nella gonna morbida e vaporosa. «Che cosa sapete?» chiese. «È arrivato qualcuno? Quando sono passata, non ho visto nessuna macchina sulla riva.»

    «Un furgone per i traslochi è arrivato e poi se ne è andato. Dei commercianti locali sostengono che un’autoritaria yuppie di Londra ha rilevato tutto quanto» rispose Tom, mandando ulteriormente a picco il morale di Catherine. «Auto sportiva di un giallo appariscente, potente e superaccessoriata, proprio come la misteriosa dama in questione. Abbigliamento elegante da città, capelli biondi, vertiginosi tacchi a spillo e un viso sapientemente truccato.»

    «Non esattamente uno spirito affine al luogo» borbottò lei.

    Aveva sperato che a rilevare Tresanton Island fosse un amante della natura. Chi altri avrebbe potuto desiderare un posto tanto isolato, praticamente sperduto in mezzo alla campagna? A un amante della natura sarebbe piaciuto avere delle piccole imbarcazioni attorno a sé. Lo avrebbe ritenuto romantico. Ebbene, dalla descrizione, la nuova proprietaria non sembrava affatto così comprensiva.

    «Già. Non pare della nostra pasta... né di quella di Edith» commentò lui, contrariato. «Questo è un vero e proprio boss. Ha portato qui le sue cose e ha fatto incetta di costosi generi alimentari da buongustai, dopo aver strillato inorridita perché a Saxonbury non tengono la gramigna dei medici per le sue tisane.» Tom fece un mezzo sorriso. «Un drittone le ha consigliato di andare a cercarla per campi, la sua gramigna, e lei è andata su tutte le furie, dando all’incauto buontempone dello zotico e dell’ignorante campagnolo! Questo è tutto ciò che sappiamo.»

    Catherine abbozzò un sorrisetto, quindi rilasciò un lungo respiro, rassegnata. Pareva proprio che fossero in vista dei grossi cambiamenti sull’isola... e nella casa di Edith. L’aria incantevole e rurale del maniero probabilmente sarebbe stata stravolta con l’integrazione di una cucina in acciaio inossidabile e di tutta la tecnologia avveniristica che ne conseguiva. E l’isola sarebbe stata ridotta a un prato all’inglese.

    Ma, soprattutto, che ne sarebbe stato di lei? Il suo sguardo malinconico indugiò sul tetto scarlatto della cabina della sua imbarcazione, sul quale erano ammassati diversi vasi di fiori, camini vari e tutta una serie di accessori tipici di un mezzo di spostamento sull’acqua. Di stile tradizionale e meravigliosamente accogliente, la stretta imbarcazione era stata la soluzione ideale per vivere e lavorare facendo economia in un’area in cui affittare dei locali era molto costoso. In tutti i suoi ventisei anni, non si era mai sentita così insicura.

    «L’auto gialla sta percorrendo la strada sulla sponda opposta» avvertì Steve, facendo impettire tutti quanti.

    Il colore era talmente vivace che era visibile a mezzo miglio di distanza. La osservarono avanzare sobbalzando per via delle buche nel fondo stradale. Anche il cuore di Catherine ebbe un sobbalzo. Di lì a quando fosse tornata all’isola e avesse ormeggiato la sua imbarcazione, la nuova proprietaria sarebbe già stata nella sua residenza.

    Catherine sedette rigida, con la bocca tesa. Forse le avrebbero permesso di rimanere. Edith le aveva concesso un fazzoletto di terra in cui coltivare un po’ di ortaggi. E le era piaciuto vedere i polli di Catherine razzolare liberamente. Forse anche questa proprietaria yuppie ne sarebbe rimasta altrettanto affascinata.

    «Grazie per le informazioni» disse lei, determinata a lottare per il suo angolo di terra. «Sarà meglio che mi presenti e veda come si mette per me. Non serve a nulla indugiare, stando qui a immaginare quello che potrà o non potrà accadermi.»

    «Vuoi che veniamo a darti manforte come tuoi gorilla?» buttò lì Steve, mostrando i muscoli e adottando un atteggiamento scherzosamente bellicoso.

    Catherine sorrise riconoscente. Ciascuno di loro l’aveva aiutata enormemente agli inizi, quando governare una barca era ancora un mistero per lei. Tutti I Ragazzi erano piuttosto poveri, ma avevano un gran cuore e avrebbero fatto qualunque cosa per lei.

    Sentendosi piccola al cospetto di Steve, gli appoggiò una mano sulla manica consumata del pullover pieno di buchi e prese mentalmente nota di fargliene un altro prima dell’arrivo dell’inverno successivo. Sempre che fosse ancora lì...

    «Vi farò sapere com’è andata» replicò. «Prima di tutto mi appellerò al suo buon cuore. Ma tenetevi pronti a intervenire nel caso non ne possieda uno» scherzò debolmente.

    «Cerca di ingraziartela. Trovale un po’ della sua tanto sospirata gramigna» le suggerì seccamente Tom.

    Lei emise una risatina incerta. «Non credo sia così facile.»

    «E se ti dice che i tuoi clienti non possono utilizzare il ponte, o ti ordina di andartene?» le chiese Steve.

    Catherine tirò un respiro tremante. Sapevano tutti che i posti di ormeggio erano come gli escrementi dei cavalli a dondolo. Vale a dire, inesistenti.

    Il pensiero la colpì come un pugno in pieno stomaco. Sarebbe stata la fine della sua vita idilliaca. Si vedeva già varcare la soglia di un appartamento dozzinale in una specie di ghetto cittadino pullulante di criminali. E si sentì assalire dal panico perché ci sarebbero voluti degli anni per rifarsi altrove la clientela che aveva qui.

    «Non avrei altra scelta, se non quella di andarmene» rispose.

    «Buona fortuna» le dissero in coro gli uomini, mentre lei tornava ad arrampicarsi a bordo della sua imbarcazione, apprestandosi a salpare.

    «Grazie» riuscì a mormorare Catherine con voce strozzata.

    Facendosi forza, si concentrò sull’insidioso compito di virare in un punto in cui il fiume non era particolarmente largo. Con lo stomaco apparentemente pieno di farfalle impegnate a ballare a ritmi sfrenati, come se fossero in gara per la conquista del titolo mondiale, raddrizzò la barca e puntò verso casa all’estremità dell’isola.

    Fortuna?, ripeté mentalmente, emettendo un impercettibile gemito. A giudicare dalle informazioni relative alla nuova proprietaria, aveva piuttosto bisogno di qualcosa di molto simile a un miracolo.

    2

    Zacharian Talent non notò la coltre di campanule che copriva come un manto il terreno boschivo. In effetti, non si accorse nemmeno dell’esistenza dello stesso bosco.

    Analogamente alle campanule, le siepi gli sfilarono accanto in una macchia sfocata di fiori bianchi, mentre lungo il ciglio erboso della strada dei digitali rosa spuntavano simili a razzi in mezzo a macchie di primule vellutate.

    Uomo di città dalla punta dei capelli dal taglio impeccabile a quella delle scarpe nere lucidate a specchio, Zach rimase ignaro di tutte quelle delizie rurali.

    «Grazioso angolo di campagna. Peccato per i bifolchi. Sono atroci, credimi. Guarda quell’idiota» commentò sarcasticamente la sua assistente, sterzando per evitare un pedone solitario.

    «Uhm» borbottò Zach.

    Senza sollevare lo sguardo dallo schermo del computer portatile che teneva sulle ginocchia, lui continuò a leggere una lunga sequenza di cifre al cellulare, mentre la ruga in mezzo alla fronte, che era un po’ il suo marchio distintivo, si accentuava al punto che le sopracciglia scure arrivavano quasi a toccarsi.

    «Ci siamo quasi, Zach» annunciò la sempre impeccabile Jane. «Non è eccitante?»

    Bruscamente, lui mise in attesa Hong Kong e lanciò un’occhiata all’assistente. Lei gli rivolse un sorriso fugace che sembrò caloroso ma preoccupante al tempo stesso. Non essendo certo tipo da mescolare il piacere con il dovere, lui lo ricambiò con il suo abituale sguardo privo di qualsiasi emozione, con gli occhi grigi freddi e imperscrutabili.

    Stava accadendo di nuovo?, si chiese desolatamente. E, in tal caso, perché mai le donne con cui lavorava avevano sempre la tendenza a innamorarsi di lui? Non che da parte sua le incoraggiasse in alcun modo. Lungi da lui.

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