Il gioco dei segreti: Harmony Destiny
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Info su questo ebook
Natale è nell'aria quando Paige Halliday, decoratrice d'interni dal cuore d'oro, riceve un regalo in anticipo da un misterioso benefattore. Il dono è così generoso da toglierle il fiato, ma è l'uomo che glielo recapita a lasciarla senza parole. Sam Balfour è ricco, arrogante, nasconde un passato da playboy e molti altri segreti. Non proprio un Principe Azzurro. Eppure l'attrazione tra i due è fortissima e quando lui la ingaggia per un lavoro, Paige accetta, sicura di potersi concedere un interludio appassionato senza coinvolgimenti emotivi. O almeno è quello che spera.
Kasey Michaels
Autrice brillante ed eclettica, ha scritto oltre ottanta romanzi sia storici che contemporanei, con i quali ha vinto numerosi premi letterari. L'impavida Miss Becket è il quinto episodio della saga dedicata ai Becket di Romney Marsh.
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Anteprima del libro
Il gioco dei segreti - Kasey Michaels
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Tycoon’s Secret
Silhouette Desire
© 2008 Kathryn Seidick
Traduzione di Lucilla Negro
Questa edizione è pubblicata per accordo con
HHarlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-156-5
1
La Signoria Vostra è invitata alla serata di gala che si terrà il 24 dicembre alle ore otto
in una località per il momento segreta.
In tale occasione le verrà fornita una spiegazione riguardo il regalo anonimo che ha ricevuto.
Allegate al presente invito troverà tutte
le indicazioni concernenti l’organizzazione
del viaggio valido per lei
e per un ospite di sua scelta.
SAM BALFOUR RISERVÒ un’ultima, indifferente occhiata alle parole sull’invito, poi lo gettò sull’ampia scrivania di mogano insieme agli altri.
S. Edward Balfour IV si appoggiò allo schienale della poltrona in pelle, troppo grande per lui, ora che il fisico si era rimpicciolito con l’età, e allargando le dita sul ventre prominente guardò il nipote. «Che cosa mi vuoi dire con quel gesto, figliolo? Scommetto che indovino.»
«Lasciamo perdere gli indovinelli. Mi dispiace per te, caro il mio Babbo Natale, ma il nostro uomo, tanto per cambiare, sta confermando le mie aspettative e deludendo le tue. Tre generosi e quindici avidi. Pare che l’ultimo, il giovane consigliere della Florida, sia partito per Las Vegas non appena intascato il denaro. Te l’avevo detto che questi regali in soldi non mi piacevano. Tre su diciotto, zio Ned. Non mi sembra una buona media.»
«È vero. Ma ti rammento, Sam, che il regalo viene accompagnato da un biglietto sul quale si invita il destinatario a usare il denaro a sua discrezione, per lo scopo che ritiene migliore.»
«Infatti. E la maggior parte di loro ritiene che la scelta migliore sia quella di spenderlo per se stessi, in barba a tutto e a tutti. Un po’ come quello che mangia le fette centrali del pane in cassetta e poi non si cura di richiudere il sacchetto, lasciando che il resto si rinsecchisca. L’importante è che si sia servito lui, degli altri che gli importa?»
«Mi stavo chiedendo se il fatto che anche l’ultimo si sia comportato da avaro ti abbia, alla fin fine, infastidito o fatto piacere. Ma la mia è una domanda retorica, vero, Sam?»
«Non ha importanza ciò che penso io, zio Ned. Non è questo il punto» ribatté il nipote. «Sono quasi dieci anni che va avanti questa storia e ogni anno è peggio. Perché non ti rassegni al fatto che le persone non sono così straordinarie come credi? Noi comuni mortali siamo una manica di bastardi egoisti e arraffoni, alcuni migliori, altri peggiori, ma di certo lontani dall’essere perfetti.»
«E alcuni particolarmente cinici» aggiunse lo zio in tono più divertito che di accusa, mentre si protendeva in avanti. «Sono d’accordo con te, Sam, le risposte di quest’anno sono state alquanto deludenti. Quando ho iniziato, più della metà dei destinatari usava il denaro per qualcosa di buono, qualcosa di utile per gli altri più che per se stessi.»
«Ma quelli erano altri tempi...»
«Hai detto, però, che se ne sono salvati tre.»
Sam provava dispiacere per lo zio e datore di lavoro. «Ascolta, tu ce l’hai messa tutta. Ma che ne dici di inviare a quei tre che hanno superato il test il loro milione di dollari e di mettere definitivamente a riposo questo tuo progetto? Niente festa, quest’anno. Non ha senso. A meno che tu non voglia invitare ugualmente tutti gli altri e osservare le loro facce mentre Bruce spiega le regole e solo tre di loro ricevono una ricompensa.»
«Come gongoleresti, eh?»
Sam si strinse nelle spalle. «Forse... No, no, non credo. Perché dovrei? Tutto sommato, è normale che si siano comportati come si sono comportati. Solo un idiota si priverebbe di ciò che potrebbe invece tenere per sé. Come si dice, a caval donato non si guarda in bocca. Tu regali soldi, loro se li tengono. Che c’è di strano in questo?»
«Oh, Sam, così mi spezzi il cuore.»
Il nipote si appoggiò con un fianco a un angolo della scrivania. «Dico solo quello che penso. E poi, zio Ned, ti ho mostrato quegli articoli di giornale, no? Quella donna, Leticia Trent, è una che non demorde. Si sta spargendo la voce su quello che fai.»
«Sì, sì, lo so. Il misterioso Babbo Natale che elargisce i suoi doni e poi resta a guardare cosa fanno i fortunati destinatari con il denaro, per poi premiare i generosi con un milione di dollari che troveranno nella loro calza natalizia. Mi dispiace che quella donna riduca tutto a una questione di soldi. Ma sono solo voci, dicerie senza fondamento. Non sono preoccupato. Più lusingato, in realtà, di essere dipinto come una specie di moderno Babbo Natale.» Si batté una mano sul ventre. «Sto anche lavorando sul fisique-du role.»
A un tratto lo zio si rabbuiò.
«Era quel che Maureen desiderava, Sam. È esattamente quel che ha fatto lei negli ultimi anni, prima che la morte me la portasse via. È l’eredità che lei mi ha lasciato. E io non intendo fermarmi, non finché continueranno a esserci persone buone al mondo.»
«Capisco. Mi dispiace di aver sollevato la questione» espresse Sam, rinunciando suo malgrado al piglio combattivo. La malattia aveva costretto zia Maureen a letto negli ultimi cinque anni e quel progetto generoso era stata una sua idea. Lei e zio Ned trascorrevano giornate intere a setacciare giornali, Internet, a caccia di potenziali destinatari dei loro inaspettati doni, che potevano essere una somma di denaro o qualcosa di particolare interesse per la persona prescelta.
Se questa teneva egoisticamente per sé ciò che le era stato regalato, veniva automaticamente esclusa dal più cospicuo dono che arrivava a Natale.
Sam aveva sempre pensato che Maureen e zio Ned si divertissero a impersonare il ruolo del Padreterno con le altre persone, ma si era guardato bene dall’esternare quell’opinione. Era stato assistere ai continui graffi sul cuore che lo zio riportava anno dopo anno ad averlo spinto a desiderare che tutto ciò finisse.
D’altro canto, però, conosceva bene le ragioni dello zio nel voler portare avanti il progetto e sapeva che era inutile tentare di fermarlo.
Zio Ned sosteneva che la ricerca, la scelta, l’attesa, la gioia quando le persone prescelte realizzavano cose straordinarie con i soldi ricevuti avevano tenuto in vita la sua adorata moglie più di quanto i medici avessero previsto.
Forse ora il progetto stava avendo lo stesso effetto sullo zio, un pensiero che, ammetteva Sam, da un lato lo spaventava a morte. Questo perché, se già Sam non credeva tanto nella naturale bontà dell’essere umano, ciò che davvero detestava era quel ruolo da miliardario recluso che suo zio si era ritagliato dopo la morte della moglie. Da quando Maureen se n’era andata, era come se si fosse eclissato dal resto del mondo.
«Sam?»
«Sì» rispose, selezionando gli inviti che non sarebbero stati spediti quell’anno, la voglia rabbiosa di strapparli e gettarli nel bidone dell’immondizia.
«Vorrei che ti occupassi di questo.» Lo zio aprì il cassetto centrale della scrivania ed estrasse una cartellina verde. Sam conosceva bene quel rito. Verde stava per donazioni. «Ho scelto un altro destinatario per te.»
«Non ti arrendi, eh?» Sam accettò riluttante la cartellina. «Anche se con questo dovesse funzionare, sarebbero sempre quattro su diciannove. Non lo considereresti un buon investimento se tali persone fossero azioni o titoli di stato.»
«Ma è proprio questo il punto, Sam. Non puoi inserire gli esseri umani su un foglio di bilancio, nella casella dei profitti o delle perdite. Vorrei che lo capissi. Tu mi preoccupi, figliolo. Mi preoccupa la bassa opinione che hai delle persone in generale, poiché non hai motivo di averla. Chiunque crederebbe che tu sia cresciuto nei bassifondi, sottoposto a ogni genere di maltrattamento e vessazione, piuttosto che nel lusso e nell’affetto.»
Sam sorrise. «Non mi avete mai fatto mancare nulla, lo so. Non credo di aver mai portato alla bocca una posata che non fosse d’argento o un bicchiere che non fosse di cristallo.»
Zio Ned piegò il capo da un lato e sorrise di rimando. «Hai mai pensato che possano essere le compagnie che frequenti, soprattutto femminili, all’interno e al di fuori dell’ambito lavorativo, ad aver condizionato il tuo giudizio? Non che non siano delle belle donne, s’intende.»
«Infatti. Fortunatamente, so servirmi di loro all’occorrenza e poi sbarazzarmene, proprio come mi succede negli affari. Belle e... temporanee. È vero, non mi comporto come uno che è nato con la camicia ma, psicoanalisi a parte» proferì, indicando la cartellina che stringeva in mano, «porto questa a Bruce e gli dico di mettersi all’opera.»
«No, Sam. C’è un cambio di programma. Sarai tu personalmente a occupartene.»
«Io? Suvvia, zio Ned. Io mi occupo già dei documenti, dei regali, dei trasferimenti di fondi, degli inviti... Predispongo quei benedetti assegni da un milione di dollari, organizzo la festa di Natale. Bruce pensa a tutto il resto, all’accoglienza degli ospiti, alla logistica, e soprattutto alla consegna dei regali. Non è compito mio, non lo è mai stato.»
«Farai come ti dico, Sam» insistette lo zio, con quel piglio autoritario che in passato aveva seminato il terrore in vari consigli di amministrazione. «Si tratta di una persona del luogo. Non sottrarrai tempo ai tuoi affari né ai tuoi intermezzi erotici con qualche bella donna. Anche se la rossa del mese scorso avrebbe tentato anche un santo.»
Sam guardò lo zio sbalordito. «Che cosa? Mi tieni sotto controllo come i tuoi prescelti? Fantastico. Ora, se mi vuoi scusare, vado a cercare Bruce per torcergli il collo.»
«Lascia stare Bruce, lui non c’entra. Fa solo quello che gli dico io. E molto bene nel tuo caso... purtroppo. L’ho dovuto avvisare di non portarmi più altre interessanti foto di te in compagnia delle tue dame temporanee. Francamente, mi stupisce come non siano perennemente raffreddate, considerato che vanno in giro mezze nude. Tu sei il mio unico erede, Sam, il figlio di mio fratello. Ti voglio bene. Ma non mi piace quello che vedo. Stai diventando una persona fredda, cinica, dura. A furia di usare le