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Matrimonio al caffè: Harmony Jolly
Matrimonio al caffè: Harmony Jolly
Matrimonio al caffè: Harmony Jolly
E-book152 pagine2 ore

Matrimonio al caffè: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Se il primo amore non si scorda mai, il secondo è per sempre! Ne sono convinte le protagoniste di Sposa x due volte, la miniserie per chi ha voglia di ricominciare.

Nick Barrington ha chiuso con le donne! La sua ex-irresponsabile moglie gli è bastata. Quindi, se accetta di uscire a prendere un caffè con Claire Ayers è solo per non sentire più la voce della sua collega che ha la mania di combinare incontri pur di vedere coppie felici in giro per la città.
Nick una cosa, però, la deve riconoscere: Claire non è niente male, anzi quel corpo sinuoso e invitante farebbe uscire di senno anche il più risoluto degli uomini. E siccome lui non è contro le relazioni che non sfocino in un scintillante matrimonio, se dal caffè si arrivasse a qualcosa di più per lui sarebbe tutto di guadagnato.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2017
ISBN9788858973370
Matrimonio al caffè: Harmony Jolly
Autore

Kasey Michaels

Autrice brillante ed eclettica, ha scritto oltre ottanta romanzi sia storici che contemporanei, con i quali ha vinto numerosi premi letterari. L'impavida Miss Becket è il quinto episodio della saga dedicata ai Becket di Romney Marsh.

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    Anteprima del libro

    Matrimonio al caffè - Kasey Michaels

    1

    A tutte le adorabili impiccione del mondo

    Su... sapete benissimo di esserlo!

    Nick Barrington affondò scomodamente nell’elegante sedia imbottita poco adatta a un uomo come lui, alto quasi due metri.

    Si sentiva come un elefante in una cristalleria. Fare la mossa sbagliata poteva significare innestare qualche genere di reazione a catena che avrebbe finito per mettere a soqquadro l’intera stanza.

    Alla sua sinistra c’era una vetrinetta piena di ciondoli, oggetti minuscoli, spille, diademi di strass e... perché quel libro aveva del volant sulla copertina?

    Alla finestra ad arco alle sue spalle c’erano delle tende di pizzo, i tappeti erano a fiori, i mobili tutti a curve affusolate. E, se guardava a destra, cosa che provava a non fare, qualcuno aveva sistemato un manichino con un corsetto e una strana sottogonna che la incuriosiva.

    Ecco: era una maledizione essere un giornalista, finivi per essere curioso di tutto. Ora come ora scriveva articoli per il Morning Chronicle. Forse, però, lo attendeva una seconda carriera in romanzi hot...

    Mentre lanciava un’altra occhiata al manichino, Chessie Burton, la proprietaria del Second Chance Bridal, fece capolino sulla porta color avorio con decori dorati.

    «Ancora lì a ciondolare, vedo» gli disse. «Dovrei procurarmi delle figurine. Sai, come quelle che danno ai bambini dopo che il medico gli ha fatto la puntura. In modo che gli uomini che vengono qui se ne vadano felici e dicano "Sono sopravvissuto a una visita al Second Chance Bridal"» lo prese in giro, aprendo la porta di una grossa credenza e tirando fuori una lattina di soda dal frigo nascosto all’interno. Gliela tese. «Ecco, bevi, premiti la lattina fredda sulla fronte. Lei non dovrebbe metterci ancora molto. Penso che abbia trovato il suo vestito. Abbiamo solo bisogno del perfetto copricapo. Eccolo!»

    Nick sorrise debolmente mentre Chessie apriva la vetrinetta e tirava fuori una mini ghirlanda di boccioli di rosa legati da un nastro. La donna uscì di nuovo, dirigendosi nel camerino.

    Lui strappò la linguetta della lattina e si affrettò a bere la soda che ne fuoriuscì, riuscendo a gocciolare solo sulla sua camicia. Niente di irreparabile, comunque.

    Nonostante il disagio, però, non avrebbe voluto essere da nessun’altra parte. Non quando Barb gli aveva chiesto esplicitamente di accompagnarla.

    Da quando Drew, il suo primo marito, era morto in guerra, negli ultimi sei anni la cugina aveva vissuto un inferno. Aveva strisciato nel suo dolore per così tanto tempo che era quasi scomparsa. Ma ora c’era Skip con lei e, che dio lo benedicesse, amava Barb con tutto il suo cuore.

    Nick non si era accorto quanto gli fosse mancato il sorriso della cugina finché Skip non era entrato nella sua vita solitaria e Barb era tornata a vivere.

    E se la cugina voleva che lui la accompagnasse non solo lungo la navata della chiesa ma anche a scegliere l’abito, lo avrebbe fatto.

    Quando Barb lo chiamò per nome e la vide camminare nella sua direzione, Nick sollevò lo sguardo. Appoggiò la lattina sul sottobicchiere di vetro sul tavolino e si alzò immediatamente in piedi.

    Da piccoli la chiamava sempre Barb la stagnina perché era minuscola, la massa di riccioli biondi che pareva fin troppo pesante per il suo esile collo. Era cresciuta, adesso; era diventata alta e flessuosa, anche se sempre gracile.

    Il vestito che ora indossava in qualche modo catturava la sua essenza, la gentilezza del suo spirito che aveva affascinato il suo uomo. Skip era il re di Barb e lei era la sua adorata regina.

    «Qualcuno dovrà raccogliere Skip con un cucchiaino, quando ti vedrà» la stuzzicò Nick, mentre Chessie aiutava Barb a sollevare l’ampia gonna cosicché salisse su un basso palchetto davanti a uno specchio.

    Lui non sapeva niente di abiti da sposa e non sarebbe riuscito a descriverlo neppure se gli avessero concesso un anno e una pila di riviste di moda femminili. Sapeva solo che la stoffa era... trasparente. Di un rosa pallido, pieno di nastrini e decorato con alcuni boccioli, anche quelli rosa. Sulla testa aveva il copricapo, da cui fuoriuscivano dei piccoli ricci biondi che le addolcivano il furbo viso da folletto.

    «Cosa ne pensi, Nick? Io... io penso che mi piace. Anzi, lo adoro. Chessie dice che sarà perfetto per il matrimonio all’aperto al Rose Gardens che abbiamo programmato. Sai, con il gazebo e tutto il resto... Nick? Di’ qualcosa!»

    Nick non era abituato a restare senza parole. Le lacrime gli punsero gli occhi. Sollevò le mani, gesticolando impotente. «Ah, cavolo, Barbie!» E la abbracciò.

    «Penso che approvi» commentò Chessie, ridendo. Recuperò un fazzoletto da qualche parte e si asciugò gli occhi. «Voi ragazzi siete divertenti. Oh... ciao, Marylou, arrivi proprio al momento giusto. Vieni a vedere la nostra ultima sposa.»

    Nick si staccò dall’abbraccio della cugina, la baciò su una guancia e indietreggiò per permettere alla nuova venuta di guardare Barb. Avrebbe voluto rifiutare il fazzoletto di carta che Chessie gli porse, poi lo prese sentendosi stupido ma anche molto contento.

    «Hai scelto un nome perfetto per il tuo negozio, Chessie. Mia cugina ha seconda chance scritto in fronte. E ne merita una. Grazie di aver dato quello che credo sia il tocco finale alla sua felicità.»

    «Be’, non è proprio una cosa gentile da dire» disse la nuova arrivata prima di tendergli la mano. «Ciao, sono Marylou Smith-Bitters, per due volte cliente del Second Chance Bridal e frequentatrice abituale, almeno finché Chessie non riuscirà a buttarmi fuori. Ti conosco? Mi sembra di averti già visto. No, aspetta, non rispondermi. Me lo ricorderò prima o poi. Ma chi è questa meravigliosa creatura? Sembra uscita da un dipinto rinascimentale, vero?» Marylou girò attorno a Barb, che non riusciva a smettere di sorridere. «Davvero carina.»

    «Grazie signora Smith... Bitters» rispose l’altra, voltandosi per ammirarsi nello specchio.

    «No, grazie a te. Da quando frequento questo negozio ho ritrovato la fiducia nell’umanità. Chessie è un genio, deve un po’ sforzarsi, ma lo è. Perché io...» Marylou si voltò di scatto, stringendo gli occhi e puntando un dito su Nick. «Ora mi ricordo! Insegni al centro comunitario ogni martedì e giovedì sera, giusto? Certo che è giusto. Io ho sempre ragione.»

    Nick smise di sentirsi un elefante in una cristalleria per diventare una specie di cervo in trappola. Marylou Smith-Bitters sembrava la tipica impicciona. Sui quaranta, o almeno così pareva, alta, magra, capelli castani acconciati in modo così perfetto che non si sarebbero scomposti neppure durante un uragano, aveva un’aria sicura e i modi vagamente teatrali.

    «Infatti insegno inglese agli immigrati.»

    «Molto gentile da parte tua» rispose Chessie, facendo un cenno a Barb perché si piegasse sulle ginocchia così da toglierle il cappellino.

    «Mi tiene lontano dalla strada» scherzò Nick, leggermente imbarazzato. Si voltò verso Marylou. «Mi dispiace di non averla riconosciuta, signora...»

    «Marylou» lo corresse lei. «Dammi del tu. Probabilmente non mi hai riconosciuto perché ho cominciato a lavorare lì la scorsa settimana. Faccio una sostituzione di maternità. Il figlio della persona che sostituisco si chiama Rodrigo Estabian Bienvenido. Il terzo. Non ha un bellissimo nome? E tu? Hai un figlio, vero? Segue anche lui un corso, mi pare. Oppure la madre lavora di sera e tu te lo porti solo dietro?»

    Era tutto molto bello, estremamente amichevole e disarmante, ma Marylou stava palesemente indagando sul suo conto. Così soddisfò la sua curiosità.

    «Sean segue il corso di karate e lo adora. Il che è un bene, visto che sono divorziato, la madre non la vede mai e lui odia le babysitter ma è troppo giovane per stare da solo alle nove di sera.»

    Marylou scoppiò a ridere. «Hai tralasciato la tua occupazione e la tua età, ma scommetto che riuscirò a scoprirli. Bello, simpatico e anche un buon partito. Molto bene, Nick.»

    «Eccola di nuovo, l’organizzatrice di appuntamenti in azione.» Chessie aveva lasciato che la sua assistente accompagnasse Barb nel camerino e guardò l’amica corrucciata. «Scusala, Nick. È ora della medicina.»

    «Non c’è problema» rispose lui. «Sono abituato. Mia sorella, che per fortuna ora vive a Cleveland, continua a iscrivermi a tutti quei siti per single. Ma, per la cronaca, non sono interessato, grazie. Sean e io ce la caviamo benissimo da soli. Ops, il mio cellulare» aggiunse mentre si udiva suonare l’inno dei Philadelphia Eagles. «Scusatemi. Potete avvertire Barb che la aspetto fuori? Piacere di avervi conosciute. E, Chessie... grazie.»

    La porta si era appena richiusa dietro Nick quando Chessie si voltò verso Marylou. «No. Non farlo!»

    «Non so assolutamente di cosa tu stia parlando.» L’altra aprì il frigo e tirò fuori una bottiglietta di acqua ipocalorica. «Non capisco perché beviamo questa quando l’acqua non ha nessuna caloria! Americani... che consumisti!» Svitò il tappo e prese un lungo sorso. «Però è buona, devo ammetterlo. Chissà di cosa saprebbe con dello scotch. Non mi è mai piaciuto lo scotch, anche se è il liquore preferito di Ted.»

    «Dimenticati l’acqua, dimentica lo scotch. Non dimenticarti Ted perché è un tesoro e tu non meriti un marito così. Solo... dimentica Nick Barrington.»

    «Ah, ecco! È un giornalista del Morning Chronicle! Quando hai detto il suo cognome mi sono ricordata della sua firma. Ha scritto un lungo articolo in quattro parti sulle violenze domestiche, qualche mese fa. Scrive con passione, si sente. È perfetto.»

    «Nessun uomo è perfetto» ribatté Chessie, lasciandosi cadere sulla sedia lasciata libera da Nick. «Chiedimi pure, sono un’esperta. Ho le cicatrici a provarlo.»

    L’altra agitò una mano scacciando le parole dell’amica, l’anello da tre carati nella sua mano sinistra luccicò al sole. «Come se Rick Peters costituisse un esempio significativo del genere maschile. È feccia, non conta. E se mi permettessi di...»

    «Neanche se avessi il numero di cellulare di George Clooney» la zittì Chessie sorridendo. «Va bene, per George Clooney farei un’eccezione. Però, davvero, Marylou, non avresti dovuto chiedere a Nick se ha una moglie quando è ovvio che non ne vuole una.»

    «Solo perché non ha conosciuto una donna migliore di lei.»

    «Ascoltami, non esiste l’uomo perfetto.»

    «Non confondermi con la logica» replicò l’amica cercando di sembrare adombrata, cosa che non poteva più essere da quando aveva cominciato le iniezioni di botox. «Ma l’hai visto? Stava piangendo. E non stava frignando, no. Piangeva nel modo in cui piangono solo gli uomini. Era così onesto! Non una domanda nella mia testa... è un bel bocconcino. Una donna sarà presto fortunata e mi ringrazierà di non averti ascoltato.»

    Chessie si piegò in avanti corrucciata... lei non si faceva il botox. «Lascia perdere o le persone cominceranno a pensare che ti mando a procacciare dei clienti per vendere più vestiti.»

    Marylou scoppiò a ridere, poi batté le mani. «Sì, è perfetto: una seconda possibilità per Nick e una seconda possibilità per lei.»

    «Lei chi? Ma cosa te lo chiedo a fare? Non voglio sapere niente.»

    Marylou ruotò gli occhi. «Oh, smettila, so bene che stai morendo dalla voglia di saperlo! Mi stavo annoiando al punto iscrizioni la scorsa settimana. Cioè, mi piace fare la volontaria al centro...»

    «E poi non hai niente altro da fare, visto che hai già un sacco di vestiti e gioielli e molto tempo libero...»

    «Te lo concedo, anche se sto prendendo in seria considerazione di

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