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Passione boreale: Harmony Destiny
Passione boreale: Harmony Destiny
Passione boreale: Harmony Destiny
E-book171 pagine2 ore

Passione boreale: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

BARONI DELL'ORO NERO 1/8
Una potente famiglia di petrolieri, scandali, segreti inconfessabili ed eredità da spartire nella selvaggia Alaska.

Broderick Steele e Glenna Mikkelson-Powers appartengono a due famiglie di petrolieri tra cui non corre buon sangue. Loro malgrado, si ritrovano però a dover lavorare fianco a fianco, e questo li porta anche a stringere i rapporti tra loro.
Condividere il tempo tra discorsi di lavoro, cene vicino al fuoco e serate nell'idromassaggio a guardare l'aurora boreale scatena un'attrazione travolgente, finché la verità irrompe prepotente nel loro passionale idillio.
LinguaItaliano
Data di uscita19 apr 2019
ISBN9788858996379
Passione boreale: Harmony Destiny
Autore

Catherine Mann

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Passione boreale - Catherine Mann

    successivo.

    1

    «Farmi infuriare è lo scopo della tua vita, oppure è solo un semplice passatempo per quando non ti dedichi a portare a cena ogni donna single d'Alaska?»

    Glenna Mikkelson-Powers aprì le mani sull'agenda per evitare di lanciarsi contro Broderick Steele; stargli troppo vicino non era mai un'idea saggia.

    L'attrazione era troppo forte per resistere, per qualunque donna. Si rischiava sempre di perdere il senno. Il suo spolverino di lana era un autentico Hugo Boss, ma il cappello e gli stivali da cowboy avevano una punta di usura che non faceva che aumentare il suo fascino. I capelli scuri, testimonianza del suo quarto di eredità Inuit, mostravano i primi segni di grigio precoce. Il suo carisma e la sua forza erano immensi quanto la tundra dell'Alaska che entrambi chiamavano casa.

    In uno stato tanto grande, sarebbe dovuto esserci spazio sufficiente per entrambi. In teoria, le loro strade non avrebbero mai dovuto incrociarsi. Tuttavia la rivalità decennale delle loro famiglie, che lottavano per il dominio dell'industria del petrolio, aveva portato Glenna e Broderick a muoversi nelle stesse cerchie sociali.

    Troppo spesso, per la sua salute mentale.

    Ciononostante, lui non si era mai presentato nel suo ufficio.

    Premette le mani con più forza sulla scrivania mentre lo inchiodava con lo sguardo più gelido che aveva.

    «Ho un assistente, Zeke... il gentiluomo con l'aria da nonno. Poteva annunciarti. Oppure potevi bussare. Perlomeno tentare una qualsiasi sembianza di ingresso normale.»

    Non che ci fosse niente di normale, in riferimento a Broderick.

    «Innanzitutto...» cominciò lui, lanciando il cappello spruzzato di neve sulla scrivania, «non è mio obiettivo far infuriare nessuno. Il tuo assistente non c'era.»

    Glenna diede un'occhiata oltre la porta aperta per verificare la sua affermazione. Per quanto corretta, avrebbe comunque potuto bussare.

    «In secondo luogo...» Si tolse i guanti di pelle sfilando un dito alla volta, rivelando le mani callose. Era un uomo a cui piaceva darsi da fare in prima persona, oltre che avere una spiccata attitudine alla finanza che aveva fatto molto comodo all'azienda di famiglia. «Sono troppo impegnato per avere la vivace vita sessuale che mi attribuisci.»

    Il commento fece svanire qualsiasi cosa lei stesse per replicare, oltre che farle fare una capriola allo stomaco, cosa che non sarebbe assolutamente dovuta succedere.

    «E terzo, Glenna, non capisco perché ti comporti da parte lesa quando sono io quello sulla cui scrivania questa mattina hanno scaricato una bomba.» Si piegò verso di lei, e l'aroma speziato della sua acqua di colonia le solleticò i sensi. Era come respirare il caldo di un focolare in una fredda giornata. «Anche se, una volta sistemata questa questione, propongo di tornare alla tua ossessione per la mia vita sessuale.»

    La luce esaltò la malizia nei suoi occhi, facendo brillare i toni caldi del whisky nelle profondità più scure. Le sue labbra piene si curvarono in un sorriso arrogante.

    «Il tuo comportamento non è affatto professionale.» Glenna strinse gli occhi, infastidita per la propria reazione alla sua presenza, senza contare la sua solita sfrontatezza.

    I loro sguardi si incrociarono e l'aria vibrò. Ricordava fin troppo bene la sensazione, dai tempi della loro storiella da Giulietta e Romeo, al college.

    Destinata a fallire fin dal principio.

    Eppure quei ricordi non erano mai svaniti.

    Un fine settimana, molto tempo prima. Un paio di giorni appassionati nel suo attico. Il fuoco nel camino, la neve che si ammucchiava sul lucernario.

    Il vapore che riempiva la cabina della doccia che condividevano.

    Comunque fosse, quei due giorni non significavano niente se paragonati all'amore che aveva provato per il defunto marito nel corso dei sei anni di matrimonio. Fra loro c'era una profonda connessione emotiva, il rispetto che avevano nutrito l'uno per l'altro, gli sforzi che avevano compiuto per superare le difficoltà.

    E il dolore che avevano condiviso per l'impossibilità di avere un figlio.

    Il suo lavoro era tutto, ormai. Glenna si rifiutava di metterlo in pericolo, soprattutto per Broderick.

    Era un rivale. Voleva che la compagnia di famiglia controllasse l'industria del petrolio e lei semplicemente non poteva permetterlo.

    Era il direttore finanziario della Mikkelson Oil, e avrebbe fatto in modo che fosse l'azienda della sua famiglia a spuntarla.

    I suoi occhi ipnotici e il suo atteggiamento spavaldo non l'avrebbero distratta.

    Si appoggiò allo schienale della poltroncina.

    «È l'ultima volta che te lo chiedo. Cosa ci fai nel mio ufficio?»

    «Come se non lo sapessi.» Le appoggiò una grossa busta sulla scrivania, proprio sotto il naso. «Questa come la chiameresti?»

    «Posta?» rispose, prendendo tempo per capire le sue intenzioni.

    In azienda c'erano stati fin troppi scossoni da quando, due anni prima, il padre era morto per un attacco cardiaco. Una perdita immensa. Prima il padre, e poi anche suo marito. Era rimasta frastornata; tuttavia se avesse permesso al dolore di consumarla, la Mikkelson Oil avrebbe perso terreno... a vantaggio di Broderick.

    «Ti dispiace spiegare?» aggiunse quindi.

    Lui alzò le spalle, la camicia bianca che gli si stropicciava sulle spalle.

    «Sono delle stampe, tecnicamente... di un assurdo resoconto sul passaggio di proprietà di alcune quote. Non ha alcun senso, ma la mia gente ne ha rintracciato l'origine fino al tuo ufficio.»

    Senza fare una piega, lei aprì un cassetto, recuperò una cartelletta e la depositò accanto alla busta. «Davvero? Perché io potrei chiederti la stessa cosa.»

    Broderick corrugò la fronte prima di sedersi su una delle due poltroncine davanti alla scrivania. «Le nostre compagnie si stanno scambiando delle quote? Non ha alcun senso.»

    Per tutta risposta, lei puntò un dito nella sua direzione. «Tuo padre sta combinando qualcosa e non apprezzo questo attacco. È come se volesse approfittarne perché mio padre è morto. È sessista presumere che siamo più deboli perché non c'è un uomo al timone.» Tirò indietro le spalle, mettendosi sulla difensiva: non si sarebbe lasciata intimidire né da Broderick Steele, né da suo padre.

    «Parli parecchio di sesso.» Lui piegò la testa da una parte e adocchiò il divanetto giallo appoggiato alla parete. Un'occhiata carica di allusioni.

    «Taci e ascolta quello che dico» sbottò Glenna resistendo a stento alla tentazione di battere il piede per terra.

    «Ti sto ascoltando. È divertente vederti arrossire.» Si portò una mano sul petto. «Per la cronaca, mia madre mi ha sempre detto che è da maleducati dire a qualcuno di tacere» aggiunse poi con un sorriso sardonico.

    «Da maleducati? Parlare di sesso durante un incontro di lavoro è da maleducati.» Afferrò il fermacarte d'ottone a forma di orso che era appartenuto al padre. Passarlo da una mano all'altra era un rituale stranamente confortante. In realtà, forse, non c'era poi molto di strano: quando era ancora una bambina, il padre le aveva raccontato che la statuetta dava potere alle persone, ed era a quella che lui attribuiva il proprio successo. Considerati gli ultimi due anni, Glenna aveva bisogno di ogni briciolo di fortuna che potesse trovare. «Non sono in coda insieme al resto della popolazione femminile dell'Alaska in età da accoppiamento pronta a svenire ai tuoi piedi.»

    «Non ti ho chiesto di farlo, e non c'è bisogno di minacciarmi con quel coso» aggiunse accennando al fermacarte. «Con me sei al sicuro. Ma dato che sei perplessa quanto me per queste informazioni, vieni con me a parlare con tua madre.»

    «Certo. Così chiariamo subito la faccenda.»

    Il prima possibile. Voleva Broderick Steele fuori dal suo ufficio, e non a un solo passo di distanza.

    Broderick stava esagerando con Glenna, quella donna, però, lo provocava come nessun'altra era mai riuscita a fare.

    Quando erano al college, si era detto che ad attirarli l'uno verso l'altro era stata la guerra costante tra le loro famiglie, l'idea del frutto proibito. Il problema era che lui era ancora attratto da lei. Terribilmente.

    Di solito teneva sotto controllo la cosa restando il più lontano possibile da quella bionda esplosiva.

    Quel giorno, però, aveva ricevuto delle notizie decisamente preoccupanti su delle quote che cambiavano di mano, e l'incontro, a quel punto, era stato inevitabile.

    Per la miseria. Quando lei si alzò dalla sedia, Broderick rischiò di ingoiarsi la lingua.

    La gonna a tubo accarezzava le sue curve, incendiandogli l'immaginazione; la giacca del tailleur si abbassò e, anche se la camicetta bianca le copriva la maggior parte della pelle, quella V... Si costrinse a guardare dall'altra parte, per rispetto.

    E anche per non impazzire.

    «Dopo di te» la invitò indicando la porta.

    Uscita in corridoio, lei si guardò alle spalle, i capelli biondi che frusciavano in una cascata dorata. «L'ufficio di mia madre è due piani più sopra. Sistemeremo tutto, non c'è da preoccuparsi.»

    Senza un'altra parola, si incamminò senza far rumore sulla morbida moquette. La parete finestrata regalava uno splendido panorama sulle montagne. Nel resto dell'America poteva anche essere primavera, ma lì in Alaska, la neve incappucciava ancora le cime.

    Il sole filtrava attraverso i vetri e si riversava su Glenna. Per non tenere gli occhi fissi sui suoi fianchi che ondeggiavano, Broderick si concentrò sui quadri appesi all'altra parete. Ancora una volta rimase colpito dalle differenze tra la sede della Mikkelson e quella dell'azienda di famiglia, dall'altra parte del distretto degli affari di Anchorage. Il quartier generale della Steele aveva un aspetto più moderno, elegante e freddo, a ricordare la terra natia, come una scultura di ghiaccio piena di carbone, sabbia e oro.

    Gli uffici della Mikkelson richiamavano l'Alaska più tradizionale, con un'eleganza solida caratterizzata da pelli di animali e mobili di legno massiccio tali da ricordare alla gente che in quelle terre non sopravvive niente di fragile. Per farcela, lì, bisogna essere fatti di stoffa pesante.

    La busta gli scricchiolava tra le dita mentre camminavano, ricordandogli il motivo per cui si trovava lì. Che cosa sapeva suo padre? Broderick non era riuscito a trovarlo, quella mattina, e ci aveva provato sul serio; l'aveva cercato ovunque.

    In effetti, di recente il padre sembrava distratto e inaccessibile. In maniera del tutto insolita, e nel momento peggiore possibile: stava per essere assegnato l'appalto per il grande oleodotto tra l'Alaska e il Nord e Sud Dakota. Non si trattava solo di soldi o di indipendenza energetica; si trattava anche di portare avanti dei progetti ecosostenibili, per assicurarsi che la terra che tutti loro amavano e chiamavano casa fosse protetta.

    Erano una famiglia di ingegneri ed ecologisti, che lavoravano per elaborare dei progetti efficaci che rispettassero l'ambiente.

    Broderick sapeva di avere la reputazione del bastardo, ma non vedeva la logica nel lasciarsi coinvolgere emotivamente, da niente e da nessuno, al di fuori del lavoro.

    Quando era morta sua sorella, qualcosa in lui si era spezzato. Forse, se non avesse perso la madre nello stesso incidente, lei avrebbe potuto aiutarlo a trovare la strada per uscire dal labirinto in cui si era perso. Ormai le sue amicizie femminili consistevano solo in donne che non avevano alcun interesse ad approfondire un rapporto.

    Glenna sosteneva che a lei importasse solo il lavoro, e lui la capiva alla perfezione: era sposato con il suo.

    Per questo quelle sciocche voci incontrollabili dovevano essere chiarite immediatamente.

    Davanti all'ascensore, Glenna infilò una forcina in una manciata di capelli che le ricadeva sulla spalla. Lo smalto rosa pallido che aveva sulle unghie era appena percepibile. Di classe, proprio come lei.

    «Mi preoccupa il fatto che tu possa sbirciare i nostri documenti» commentò come provocazione.

    Il campanello dell'ascensore ne annunciò l'arrivo.

    Le porte si aprirono e lei entrò.

    Broderick la seguì nella cabina vetrata circolare, che offriva una vista panoramica sul porto con le poche barche che ancora beccheggiavano tra le lastre di ghiaccio. «Magari dovresti preoccuparti di più per i tuoi file. Ci sono tutta una serie di strumenti per clonare le memorie dei computer e...»

    «All'uscita ti farò perquisire a fondo dalla sicurezza.»

    Non appena ebbe stabilito che quel commento era del tutto innocente, lei si voltò a guardarlo, gli occhi azzurri che brillavano.

    La reazione fu istantanea. Si affiancò a lei, chinandosi per sussurrarle all'orecchio. «Sarai tu a supervisionare la perquisizione? Per fortuna ho messo i miei boxer preferiti, quelli con i personaggi dei cartoni animati.»

    Senza scomporsi, lei

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