Il fascino dei diamanti: Harmony Destiny
Di Tracy Wolff
5/5
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Il fascino dei diamanti - Tracy Wolff
successivo.
1
Era l'uomo più bello che avesse mai visto.
Desi Maddox sapeva che forse stava un po' esagerando, considerato che si trovava in una stanza piena di bella gente con indosso abiti ancora più belli, tuttavia più lo fissava, più si convinceva della veridicità della sua riflessione. Era uno schianto. E lo era al punto che, per qualche istante, Desi non vide nient'altro che lui, ignorando perfino lo scintillio delle pietre preziose e il consueto glamour dell'alta società che, in circostanze normali, le sarebbe stato impossibile ignorare.
Questa, però, non era certo una circostanza normale. Come sarebbe potuta esserlo dopo che quegli occhi color smeraldo avevano incontrato i suoi sopra la marea di persone che si interponeva fra loro? Le ginocchia avevano cominciato a tremarle. A tremarle per davvero. Finora, aveva sempre creduto che si trattasse di un cliché adoperato per sdolcinate commedie romantiche e svenevole letteratura rosa. E, invece, eccola qui, nel bel mezzo di una sala da ballo, con il cuore in gola, le mani sudate e le ginocchia molli, e tutto a causa di un uomo che non aveva mai visto prima e che molto verosimilmente non avrebbe rivisto mai più.
Il che era probabilmente una buona cosa, visto che proprio la considerazione che non lo avrebbe più rivisto la aiutò a ricordare il motivo per cui si trovava mescolata alla crème de la crème di San Diego. E scrutare avidamente giovani fusti non era certo ciò per cui la pagava il suo capo.
Purtroppo.
Scuotendo la testa nel tentativo di schiarirsi le idee, Desi si costrinse a distogliere l'attenzione dallo sguardo magnetico dello sconosciuto. Si obbligò invece a esaminare gli altri partecipanti all'esclusivo gala, uno dei più sfarzosi cui avesse mai preso parte. Tuttavia, quasi contro la sua stessa volontà, gli occhi le corsero nuovamente verso il tipo alto e moro che sfoggiava uno smoking da cinquemila dollari e degli scintillanti gemelli di diamanti ai polsini della camicia. Oh, non aveva alcuna speranza di poter legare con un uomo così.
Non che volesse farlo. Questo non era il suo ambiente e, una volta fatto il suo dovere, il suo capo l'avrebbe spedita altrove. In un posto dove avrebbe potuto finalmente dimostrare le sue capacità. Dopotutto, cosa importava se la moglie del sindaco di San Diego indossava scarpe Manolo Blahnik o Louboutin ai delicati piedini?
Importava eccome, si disse sarcasticamente mentre si guardava in giro nell'affollata sala da ballo. A un sacco di gente, importava parecchio. Il che spiegava perché, alla successiva perlustrazione della sala, si prese tutto il tempo per studiare e identificare ogni volto che le passò accanto. Mentre lo faceva, non sapeva se essere compiaciuta o inorridita dal fatto di riconoscere quasi tutte le persone presenti. In fin dei conti, quello era il suo lavoro, ed era bello capire che le ore che aveva passato su giornali e riviste patinate con tanto di fotografie non erano andate sprecate.
A differenza delle altre persone che le stavano attorno, il suo ruolo qui non era di bere champagne e di scialacquare ingenti somme di denaro nell'asta di beneficenza. No, il suo ruolo era di stare in campana e di prestare attenzione a quello che ognuno faceva o a chi si accompagnava, in modo tale da poterne scrivere con dovizia di particolari una volta tornata a casa. Se era fortunata, se teneva gli occhi aperti e la bocca chiusa, e se gli astri le fossero stati propizi, qualcuno avrebbe detto o fatto qualcosa degno di uno scoop, evitandole il solito pezzo su cibo e vini che andavano per la maggiore nell'élite californiana.
E se non era fortunata, be', allora avrebbe dovuto continuare a registrare mentalmente chi usciva con chi, chi aveva commesso un passo falso in fatto di ultima moda, o chi non si era fatto vivo in una simile occasione imperdibile.
Eh sì, lo ammetteva, fare la reporter di cronaca mondana per il giornale locale era davvero noioso come sembrava. Valeva davvero la pena di passare quattro anni alla Scuola di giornalismo della Columbia solo per finire dov'era finita? Suo padre sarebbe stato orgoglioso di lei... se non fosse stato ucciso sei mesi prima mentre era embedded con le truppe dislocate in Medio Oriente.
Un cameriere passò con un vassoio carico di flûte di champagne e lei allungò il braccio per prendere uno dei bicchieri riempiti a metà. Portandoselo alle labbra, lo vuotò in un lungo e, si augurava, elegante sorso. Poi scacciò il pensiero della tragica scomparsa e della immaginabile disapprovazione di suo padre dalla mente. Doveva concentrarsi sul lavoro che stava svolgendo. E, al momento, il lavoro affidatole le imponeva di riferire su questo ridicolo appuntamento mondano.
Per portare a termine il suo compito, però, aveva bisogno di armonizzarsi con l'ambiente. Non che avesse molte possibilità di riuscirci con un abito da grandi magazzini e scarpe acquistate all'outlet, però poteva provarci. Almeno fino al momento in cui il suo capo non avesse visto chiaro e l'avesse sollevata da quell'incarico non proprio prestigioso per assegnarla a qualcosa di un po' più gratificante. E più interessante, pensò, soffocando a stento uno sbadiglio mentre ascoltava la quinta conversazione della serata riguardante la liposuzione.
Volendo avere libere le mani, si voltò per depositare il bicchiere sul vassoio portato da un altro cameriere che le transitò accanto. Mentre lo faceva, però, i suoi occhi incontrarono una volta ancora quelli verdi scuri. E stavolta l'uomo a cui appartenevano era ad appena un paio di passi da lei anziché a metà sala da ballo di distanza.
Desi non sapeva se rallegrarsi o scappar via.
Alla fine, non fece né l'una, né l'altra cosa. Si limitò invece a fissare stupefatta quel volto incredibilmente bello, cercando qualcosa da dire che non la facesse passare per una sciocca. Non funzionò. La sua mente solitamente reattiva pareva completamente in tilt, improvvisamente abbagliata da quel semidio.
Zigomi alti. Capelli neri che gli ricadevano sulla fronte. Occhi color smeraldo in cui brillava una luce maliziosa. Bocca sensuale dagli angoli piegati all'insù in un luminoso sorriso ammaliante. Spalle larghe. Fianchi snelli. E una statura tale da costringerla ad alzare lo sguardo, malgrado superasse a sua volta il metro e ottanta grazie al tacco dodici che indossava.
La parola bello non gli rendeva affatto giustizia. Né lo faceva qualsiasi altro termine che le venisse in mente al momento. Per un istante, venne assalita dal timore di potersi effettivamente prendere una sbandata con i fiocchi, cosa che non le era mai accaduta nei ventitré anni della sua esistenza. Poi si portò con discrezione una mano al mento e cercò di darsi un tono distaccato.
In fin dei conti, era un uomo come tanti altri, no?
Accidenti, chi voleva prendere in giro?, si chiese, sentendosi tremare come una foglia. Quest'uomo non era come tutti gli altri. Di uomini così, non ne aveva mai visti. Né nella vita vera, né al cinema. Eppure, le stava di fronte in carne e ossa e nella mano destra stringeva un bicchiere di champagne che le stava ovviamente porgendo.
«Mi pare assetata» le disse e, naturalmente, la sua voce si rivelò all'altezza di tutto quanto il resto. Profonda, avvolgente e maliziosamente divertita. Così maliziosamente divertita che all'improvviso a tremarle non furono più solamente le gambe. Anche la mano che tese per prendere lo champagne, infatti, sembrò accusare un principio di Parkinson.
Cosa le prendeva?
A parte il fatto che la libidine le stava offuscando il cervello, niente, si disse indispettita Desi. Mentre, però, se ne stava lì in piedi a guardarlo, immaginò che avrebbe fatto meglio a trovare al più presto il modo per rimettere in funzione il cervello ingolfato. Perché sapeva che l'uomo che aveva di fronte non se ne sarebbe andato fino a quando non avesse ottenuto una risposta... sebbene non ritenesse affatto di dovergliene una.
Per fortuna, il suo senso dell'umorismo le venne in soccorso. «Buffo, perché anche lei non mi pare esattamente astemio.»
«Davvero?» La bocca gli si piegò in una smorfia accattivante che le trasmise un tuffo allo stomaco. «Be', non posso darle torto.» Così dicendo, lui si portò la sua flûte alle labbra e bevve un lungo sorso di champagne.
Lei rimase ipnotizzata a osservarlo per degli interminabili secondi prima di riuscire a scuotersi da quella situazione di stallo.
Accidenti!
Quanto aveva bevuto perché guardarlo anche solo deglutire bastasse ad accenderla dentro? Forse avrebbe fatto bene a tagliare la corda adesso che ancora poteva farlo, limitando i danni.
Tuttavia, nel momento stesso in cui lo pensò, capì che non l'avrebbe fatto. In parte perché non era sicura che le ginocchia l'avrebbero retta se avesse cercato di svicolare via in tutta fretta e in parte perché... perché non riusciva a pensare a un solo posto in cui avrebbe preferito essere se non lì, a sorridere all'uomo affascinante che stava ricambiando il suo sorriso.
«A proposito, io sono Nic» si presentò lui, dopo averla osservata mentre sorseggiava con calma un goccio del suo drink.
«E io sono Desi.» Lei tese la mano. Lui la prese ma, invece di stringergliela come si era immaginata, gliela tenne nella sua, accarezzandole gentilmente il palmo con il pollice.
Il contatto fu così delicato, così intimo, così diverso da quanto avrebbe potuto aspettarsi, che per un bel po' non seppe cosa fare o cosa dire.
Una vocina le sussurrò di lasciargli andare la mano e di indietreggiare per sottrarsi al potente magnetismo di cui sembravano vittima entrambi, ma non vi diede troppo peso.
«Ti andrebbe di ballare, Desi?» le chiese lui, sfilandole il bicchiere di mano e depositandolo sul vassoio di un cameriere di passaggio.
Doveva dirgli di no.
Aveva un milione di cose da fare quella sera e nessuna di esse comportava di lanciarsi in un giro di pista con un tizio ricco e bello da far girar la testa che probabilmente era un seduttore incallito. Eppure, nonostante la lucida considerazione e pur essendo conscia che avrebbe potuto finire per scottarsi prima ancora che la serata fosse terminata, annuì. Quindi si lasciò condurre verso il centro della sala. Stava scherzando con il fuoco e ne era consapevole.
L'orchestra stava suonando un lento, non poteva che essere così, e lui la prese fra le braccia, in mezzo alla pista affollata.
Per un primo ballo fra sconosciuti, lui la stringeva un po' più del necessario. Le teneva una mano contro la base della schiena, con le dita richiuse attorno alla morbida curva di un fianco. Con l'altra mano invece continuava a stringerle, e ad accarezzarle, la sua. Quel torace solido e statuario le si sfregava contro il petto a ogni passo che facevano. E lo stesso valeva per le cosce muscolose.
Inspiegabilmente, Desi si sentì sciogliere.
Sapeva che era stupido, ridicolo e folle, ma per la prima volta in vita sua, non le importava. Non le importava se era una pessima idea lasciarsi toccare da lui. Non le importava se se ne sarebbe pentita in seguito. Non le importava nemmeno di poter finire nei guai al lavoro a causa del tempo dedicato a Nic che avrebbe invece dovuto spendere a strappare dichiarazioni alle celebrità locali. Il che, se solo ci rifletteva un attimo, non aveva affatto senso.
Era una donna che viveva per lavorare, che moriva dalla voglia di farsi un nome come giornalista. Il fatto di mettere a rischio tutto ciò a cui teneva per un uomo che aveva appena incontrato era assurdo.
Non era quel genere di ragazza, e mai lo sarebbe stata. Eppure, eccola qui, che gli si strusciava quasi contro invece di tenerlo a distanza di sicurezza. Che si inarcava per far sì che i seni e le cosce stabilissero un contatto con lui, invece di battere in ritirata. Che gli si arrendeva docilmente, invece di respingerlo risolutamente.
Il bagliore negli occhi di Nic mentre la guardava era evidente quanto il bacino duro come roccia che sentiva modellato contro i propri fianchi. E una simile sfacciataggine, invece di offenderla, la eccitava, facendole desiderare molto di più.
In fin dei conti, uno strappo alla regola non avrebbe fatto male a nessuno. E nemmeno un bacio. O, almeno, questa era la sua linea per la serata e vi si sarebbe rigorosamente attenuta.
Fu per questo che, dopo aver tirato un profondo respiro, lei serrò la mano che gli teneva attorno alla nuca e premette. Premette per abbassargli la testa fino a quando, mentre i loro corpi aderivano l'uno all'altro, le labbra di lui incontrarono le sue.
2
Era semplicemente deliziosa. Nic Durand non poté pensare ad altro mentre le sue labbra incontravano quelle dell'incantevole bionda fra