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Un Natale dolce e sensuale: Harmony Collezione
Un Natale dolce e sensuale: Harmony Collezione
Un Natale dolce e sensuale: Harmony Collezione
E-book170 pagine2 ore

Un Natale dolce e sensuale: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Il milionario Dante Russo è un uomo che si è fatto da solo e che non conosce pietà, nemmeno per Taylor Sommer. Lei ha lasciato il lavoro e Dante tre anni prima per intraprendere una carriera indipendente, ma Dante non è mai riuscito a dimenticarla e farebbe di tutto per riaverla nel suo letto.

Tally ha un segreto che gli ha taciuto e che non fa altro che rendere ancora più duro il cuore di Dante, intensificando il suo desiderio di possesso. Ma, si sa, i miracoli succedono, soprattutto a Natale, e questa volta sembra essere proprio Dante il prescelto.

LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2013
ISBN9788858915844
Un Natale dolce e sensuale: Harmony Collezione
Autore

Sandra Marton

Tra le autrici piuù amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un Natale dolce e sensuale - Sandra Marton

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Sicilian’s Christmas Bride

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2006 Sandra Myles

    Traduzione di Silvana Mancuso

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5891-584-4

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    La sala da ballo era una favola... di Natale.

    Dal soffitto pendevano festoni di ghirlande verdi con decori oro e argento, e gli eleganti alberi bianchi scintillavano di lucine dorate. Si diceva perfino che a mezzanotte sarebbe arrivato Babbo Natale a elargire gingilli costosi alla folla elegante e danarosa.

    Nulla era paragonabile al primo ballo di beneficenza delle festività natalizie a New York.

    Dante Russo ne aveva già avuto un saggio. La verità era che lo annoiava a morte. La folla, il rumore, le solite facce potenti e ricche...

    Ultimamente, chissà perché, tutto lo annoiava.

    Perfino, o forse, soprattutto, l’eccessiva eccitazione dell’attuale amante appesa al suo braccio.

    «Oh, DanteCaro» continuava a dire, «oh, oh, oh, non è favoloso?»

    Così lo chiamava da un po’, come se il suo nome e il presunto vezzeggiativo fossero un’unica parola. E sembrava che favoloso fosse il suo aggettivo preferito, quella sera. Lo aveva usato per ogni cosa.

    Un mese prima, lui aveva pensato che l’artificiosità di Charlotte fosse divertente; adesso la trovava irritante come la sua vocina infantile e meravigliata.

    Dante guardò l’orologio. Un’altra ora, poi si sarebbe scusato e se ne sarebbe andato. Lei avrebbe protestato perché si sarebbe persa l’arrivo di Babbo Natale, ma le avrebbe assicurato qualcosa di speciale il mattino seguente da parte del suo Babbo Natale.

    Le avrebbe fatto recapitare una scatola blu contenente qualcosa di favoloso, pensò Dante, cinico. Qual-cosa che servisse non solo a scusarsi per aver concluso presto la serata, ma anche come regalo di addio.

    Da giorni sentiva che il suo interesse per Charlotte si stava esaurendo. Adesso ne era sicuro. Sperava solo che la rottura fosse netta. Non era interessato a relazioni durature e lo aveva chiarito fin dall’inizio, ma alcune donne si rifiutavano di recepire il messaggio e...

    «DanteCaro?»

    Lui batté le palpebre. «Sì, Charlotte?»

    «Non stai ascoltando!»

    «Scusa. Ho un appuntamento domattina e...»

    «Dennis ed Eve stavano parlando della loro casa in Colorado.»

    «Sì, certo. Ad Aspen, vero?»

    «Proprio così» rispose Eve, e sospirò stanca. «È ancora splendida...»

    «Favolosa» disse Charlotte, entusiasta.

    «Non come una volta. L’hanno scoperta in troppi...»

    Dante fece del suo meglio per mantenere viva la sua attenzione su quei discorsi, ma la sua mente si mise di nuovo a vagare. Qual era il problema? Si sentiva molto strano. Annoiato o no, non avrebbe permesso alle emozioni di prendere il controllo.

    Dare sfogo ai sentimenti era un errore. Rivelava troppo, e rivelare se stesso agli altri era da stupidi.

    Questa convinzione, radicata nelle sue origini siciliane, grazie a un’infanzia di povertà e abbandono, gli era stata utile. Lo aveva elevato dai bassifondi di Palermo alle vette di Manhattan.

    A trentadue anni, gestiva un impero internazionale, possedeva case in due continenti, una Mercedes e un jet privato e poteva permettersi di scegliere tra donne splendide.

    Il denaro aveva poco a che fare con questo.

    Dante era bello, secondo il parere di più di una donna. Alto e muscoloso, aveva il corpo di un atleta, la faccia del David di Michelangelo e la fama di essere eccitante a letto quanto formidabile nel consiglio di amministrazione.

    In altre parole, aveva tutto ciò che un uomo potesse desiderare, inclusa la consapevolezza che la sua vita avrebbe potuto prendere una piega totalmente diversa. Esserne consapevole faceva parte di ciò che era. Lo aiutava a stare in allerta. Concentrato.

    Che fosse concentrato lo dicevano tutti. E non solo sugli affari o su qualunque donna catturasse il suo interesse al momento, ma su qualunque cosa succedesse intorno a lui.

    Non quella sera.

    Non riusciva a concentrarsi su nulla.

    Aveva già perso interesse per la conversazione. Si limitava a seguire Charlotte annuendo, sorridendo e perfino ridendo quando sembrava appropriato.

    Lo infastidiva essere così distratto.

    E non era neanche il termine giusto. Si sentiva... come? Irrequieto. Come se stesse per accadere qualcosa per cui non era preparato, cosa impossibile.

    Dante era sempre preparato.

    Sempre, pensò. Tranne quella volta. Quella volta...

    «DanteCaro, sei proprio distratto!»

    Charlotte, protesa su di lui, offriva alla vista il suo décolleté. Sorrideva, ma il bagliore degli occhi gli diceva che non era felice.

    «È sempre così» disse, allegra, «quando sta mettendo a punto qualche colpo devastante negli affari.» Scrollò piano le spalle. «Che cosa sarà mai, DanteCaro? Qualcosa di terribile e crudele e... eccitante?»

    Tutti risero educatamente. Anche Dante, ma seppe,

    in quell’istante, che chiudere con Charlotte era la decisione giusta.

    Le ultime settimane, mentre lui era sempre più annoiato, lei era diventata sempre più esigente e petulante. Aveva cominciato a chiamarlo con quello stupido nomignolo e adesso aveva cominciato a fare commenti come se loro due fossero intimi in un modo che non sarebbe mai stato, come lui aveva subito chiarito.

    Con nessuna donna. Nessuna, neanche...

    «... sì che ci piacerebbe passare il Natale ad Aspen, vero, DanteCaro?»

    Dante abbozzò un sorriso. «Scusa. Non ho capito.»

    Charlotte fece le fusa. «Dennis ed Eve vogliono che andiamo ad Aspen... E io ho accettato.»

    Dante la guardò negli occhi. «Ah, sì» disse, piano.

    «Certo! Sai che staremo insieme a Natale. Perché stare per conto proprio in un giorno così speciale?»

    «Perché, infatti» replicò lui, dopo una lunga pausa. Sorrise e si alzò. «Vuoi ballare, Charlotte?»

    L’espressione del viso dovette lasciar trasparire i suoi pensieri.

    «Be’, non ora. Intendo, dovremmo rimanere al tavolo e discuterne. Quando andare, quanto fermarci...»

    Dante le prese la mano, la fece alzare e l’allontanò dal tavolo. Suonavano un valzer, in quel momento.

    «Sei arrabbiato» gli disse lei con la vocina infantile.

    «Non lo sono.»

    «Sì che lo sei. Ma è solo colpa tua. Sei settimane, Dante. Sei settimane! È ora di fare un passo avanti.»

    «Avanti?»

    «Sai che cosa intendo. Una donna si aspetta...»

    «Sai bene che cosa non aspettarti, Charlotte» l’anticipò Dante, la bocca stretta, la voce fredda. «Eppure, eccoti a fare piani senza consultarmi. A parlare come se la nostra relazione fosse ciò che in realtà non è.» La condusse ballando in un angolo. «Riguardo a una cosa hai ragione. Come hai detto tu, è ora di fare un passo avanti.»

    «Stai rompendo con me?» Quando Dante non rispose, Charlotte divenne rossa. «Bastardo!»

    «Un’intuizione astuta, ma non cambia nulla. Sei una bella donna. Affascinante. E intelligente. Sapevi fin dall’inizio come sarebbe finita.»

    Il tono si era addolcito. Dopotutto, poteva biasimare solo se stesso. Avrebbe dovuto percepire i segnali che Charlotte stava cominciando a pensare al futuro, nonostante si fosse assicurato che lei capisse che non ne avevano uno... insieme. Sembrava che puntualmente le donne facessero tutte lo stesso errore.

    La maggior parte, pensò, e serrò la mascella.

    «Mi è piaciuto stare con te» continuò, sforzandosi di concentrarsi su di lei.

    Charlotte liberò la mano con uno strattone. «Non trattarmi con condiscendenza!»

    «No» replicò lui, la voce ancora più fredda, «certo che no. Se vuoi fare una scenata, ti accontento, stanne certa.»

    A quelle parole, Charlotte strinse gli occhi. Sapeva che stava valutando le opzioni. Un’imbarazzante scenata in pubblico o un addio educato che le avrebbe reso facile inventare una storia per pacificare l’orgoglio.

    «Scegli, bella» disse ancora più piano. «Ci lasciamo da amici o da nemici?»

    Lei esitò. Poi sorrise. «Non puoi biasimarmi per averci provato.» Ancora sorridendo, gli lisciò i risvolti della giacca da sera. Lui le lasciò fare quel gesto possessivo. Sapeva che era per quelli che probabilmente guardavano la scena. «Ma sei crudele, DanteCaro. Altrimenti non mi umilieresti davanti ai miei amici.»

    «È questo che ti preoccupa?» Scrollò le spalle. «Non è un problema. Torneremo al tavolo e concluderemo la serata piacevolmente. Va bene?»

    «Sì. Va bene. Ma, Dante?» Si inumidì le labbra con la punta della lingua. «Stammi a sentire, vuoi?»

    «Che c’è, adesso?» chiese, cercando di mascherare l’impazienza.

    «So che non credi all’amore e alle favole, caro. Be’, neanch’io.» Fece una pausa. «Però, potremmo avere una vita interessante insieme.»

    Lui la guardò, sorpreso. Suggeriva il matrimonio? Quasi rise. Eppure... pensò di capire. Non sapeva l’età esatta di Charlotte, ma doveva essere ormai prossima ai trenta, quindi abbastanza grande da volere un marito che potesse far fronte al suo amore per un’esistenza agiata.

    Quanto a lui, gli uomini della sua età avevano già una famiglia. Figli che assicurassero la discendenza. Doveva ammettere che ci pensava, di tanto in tanto, soprattutto da quando aveva colto il nome Russo su un articolo di giornale.

    Avere un figlio che portasse il suo cognome era sicuramente un modo per legittimarlo.

    Charlotte poteva essere la moglie perfetta. Non gli avrebbe chiesto nulla, se non un’attenzione superficiale, e avrebbe tollerato le occasionali scappatelle. Non avrebbe mai interferito nella sua vita, né gli avrebbe riempito la testa escludendo tutto il resto.

    E così, di colpo, seppe che cosa non andava quella sera.

    Un tempo, c’era stata una donna che gli aveva riempito la testa. E, dannazione, lo faceva ancora.

    Fu colpito dalla rivelazione. Sentì i muscoli irrigidirsi, come se tutta l’adrenalina che il suo corpo era in grado di produrre lo stesse schiacciando.

    «Oh, per l’amor di Dio» disse Charlotte, «non guar-darmi in quel modo! Stavo solo scherzando.»

    Sapeva che non stava scherzando, ma decise di stare al gioco perché gli dava la possibilità di concentrarsi su qualcosa mentre la riportava al tavolo.

    Eve li accolse con un sorriso sfuggente. «Be’, che cosa avete deciso? Vi vedremo ad Aspen?»

    Per un attimo, Dante non seppe neanche di che cosa stesse parlando. I pensieri lo risucchiavano in un luogo oscuro fatto di ombre e ricordi indesiderati.

    Ricordi di una donna che credeva di aver dimenticato.

    Poi si rammentò della conversazione e della promessa fatta a Charlotte.

    «Mi dispiace» disse educato, «ma temo che non potremo.»

    Charlotte lo guardò, grata, mentre si sedeva. Dante le strinse le spalle.

    «Torno tra qualche minuto.»

    «Vai a fumare un sigaro?» chiese Dennis. «Russo? Aspetta. Vengo con te.»

    Ma Dante era già tra la folla, e vi si perse di proposito, dirigendosi verso una delle porte. L’aprì e si ritrovò in uno stretto corridoio di servizio. Una cameriera, sorpresa, gli sbatté contro, mormorò delle scuse e

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