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Una donna da oscar: Harmony Collezione
Una donna da oscar: Harmony Collezione
Una donna da oscar: Harmony Collezione
E-book154 pagine2 ore

Una donna da oscar: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Si, solo lei poteva recitare quel ruolo. Occhi verde smeraldo, capelli lunghi e biondi fino alla vita, pelle morbida e lievemente ambrata, espressione angelica. Gideon Byrne non ha dubbi: è la donna e l'attrice ideale per il suo prossimo film. Adesso deve solamente sperare che firmi il contratto. Accetterà la speciale clausola per cui non...
LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2016
ISBN9788858956205
Una donna da oscar: Harmony Collezione
Autore

Carole Mortimer

Carole Mortimer is a USA Today Bestselling author. She is the recipient of the 2015 Romance Writers of Amercia Lifetime Achievement Award, and 2017 Romantic Times Career Achievement Award. In 2012 she was recognized by Queen Elizabeth II for her ‘outstanding service to literature’. To date she has written 240 books, in contemporary, paranormal and Regency romance, 198 with a traditional publisher and 42 as a #1 Bestselling indie author.

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    Anteprima del libro

    Una donna da oscar - Carole Mortimer

    successivo.

    Prologo

    «Non mi importa un bel niente di quello che hai pensato, Edgar. Non intendo assolutamente prendere una delle tue donne!»

    Edgar cercò di tenere a freno la propria irritazione. Gideon non gli aveva neppure permesso di terminare il proprio concetto che gli era saltato in testa e la cosa lo disturbava non poco. Come proprietario di una casa di produzione cinematografica non era abituato a incontrare opposizioni, e meno che mai a essere assalito verbalmente in modo così violento. Buon per lui che lo considerava come un figlio, altrimenti avrebbe subito pesanti conseguenze per quel suo scatto ingiustificato.

    Edgar lo aveva invitato a trascorrere il weekend nella propria casa di campagna proprio con l'intento di fargli conoscere Madison. Purtroppo la possibilità che si incontrassero era sfumata: Gideon gli aveva appena comunicato che sarebbe dovuto rientrare l'indomani mattina, per precedenti impegni, mentre la ragazza sarebbe arrivata soltanto nel tardo pomeriggio. Era quindi stato necessario intavolare quel discorso, e ora doveva giocare bene le sue carte.

    Così, invece di replicare come avrebbe voluto, si limitò a fulminarlo con un'occhiata glaciale. «Madison non è una delle mie donne, dannazione! È la mia figlioccia.»

    «Allora sarà diversa dalle tue varie nipoti» lo schernì l'altro. «Considerando poi che sei figlio unico è strabiliante da dove escano; due negli ultimi sei mesi, mi sembra!»

    «Non immaginavo che qualcuno mi tenesse d'occhio» rispose Edgar, palesemente seccato. Era scapolo, per l'amor del cielo, e se all'età di sessantadue anni trovava ancora attraenti le donne non doveva renderne conto a nessuno! «Lo ribadisco ancora una volta» puntualizzò freddamente, «Madison è la figlia di una vecchia amica. Ed è anche un'attrice.»

    Gideon era il personaggio del momento, e ne era consapevole. Stava scegliendo gli attori per il suo nuovo film, e poteva infischiarsene se il suo produttore aveva in mente qualcuno per il ruolo della protagonista. Aveva conquistato l'Oscar l'anno precedente come miglior regista ed Edgar aveva faticato non poco a convincerlo a tornare in Inghilterra e ad appoggiarsi di nuovo alla sua casa di produzione.

    L'uomo più giovane fece una smorfia. «Non ho mai usato il letto come condizione per scegliere le attrici. E non intendo certo cominciare ora! Figuriamoci poi se sono di seconda mano» aggiunse con astio puntiglioso.

    Edgar faticò non poco a trattenersi. Gideon aveva una ventina d'anni in meno e un fisico notevole, ma anche lui era in perfetta forma ed era tentato di mettergli le mani addosso. «Ti ho chiesto soltanto di fermarti fino a domani pomeriggio per incontrare Madison» ribadì glaciale. «Non ti ho chiesto di andare a letto con lei.»

    Gideon si lasciò andare a una risatina. «È già una buona cosa... preferisco scegliermi da solo le donne con cui divertirmi.»

    Edgar sospirò. «Temo che ci stiamo allontanando dal punto...»

    «Per niente!» lo interruppe subito l'altro, «mi avevi dato carta bianca per la scelta degli attori. Diavolo, mi hai quasi pregato in ginocchio per farmi tornare.»

    «Ho l'impressione che pregare in ginocchio sia un po' eccessivo» intervenne bruscamente il produttore.

    «Scusami» brontolò Gideon senza la minima inflessione di disagio, «probabilmente preferisci usare questo atteggiamento nei confronti delle tue varie nipoti o figliocce.»

    «Stai passando il limite» lo sfidò. «Anche se ci conosciamo da molto e tuo padre e io eravamo buoni amici e lo siamo rimasti anche dopo...»

    «Non ricordo di essermi servito delle mie origini per venire a lavorare con te» lo bloccò immediatamente Gideon, mettendosi sulla difensiva. «Quindi, perché non evitiamo di discutere di mio padre, o delle tue figliocce, per questo weekend? Che terminerà domani mattina.»

    Edgar sospirò. Chiaramente aveva colpito un nervo scoperto menzionando suo padre. Sarebbe stato meglio che non avesse nominato John e lo scandalo che aveva posto fine alla sua carriera. Aveva commesso un errore tattico. La collera di Gideon era l'ultima cosa che voleva suscitare in quel momento... lui voleva soltanto che incontrasse Madison!

    Ingoiando l'irritazione, ostentò un'aria rilassata. «Ti assicuro che Madison non è quella che pensi.» Il tono era suadente. «Ha molto talento...»

    «Come si chiama?»

    «Madison McGuire.»

    «Mai sentita!» e Gideon rafforzò il concetto con un gesto della mano.

    Edgar decise di insistere. «Hai sempre detto che avresti voluto una sconosciuta per la parte di Rosemary, è vero o no?»

    «Sì, ma una sconosciuta che avrei scelto io!» ringhiò il regista, un lampo di ghiaccio negli occhi grigi. «Lei lo sa di tutti i tuoi raggiri? È per questo che ti dai tanto da fare? Pensa che la parte sia già sua?»

    Forse si era spinto troppo avanti, pensò il produttore. Era meglio lasciar sbollire la sua rabbia, per poi sfoderare il suo asso nella manica. «Madison non ne sa niente» lo rassicurò con tono dolce. «Perché non abbandoniamo l'argomento, per ora?»

    «Abbandoniamo l'argomento per sempre, Edgar» replicò l'altro in tono annoiato.

    Edgar non aveva affatto intenzione di demordere. Era certo di fare la cosa giusta facendo incontrare Madison e Gideon. Sperava soltanto che Susan, la cara Susan, lo avrebbe perdonato quando avesse scoperto cosa aveva combinato. Susan...

    «Andiamo a vedere la proiezione privata del nuovo film di Tony Lawrence» propose sornione. «Sono certo che ti piacerà.» Per la verità non era sicuro per niente che funzionasse, ma sperava... sì, sperava proprio...

    Edgar sedeva con gli occhi fissi allo schermo, conscio della presenza di Gideon al proprio fianco. Sapeva esattamente il momento in cui Madison sarebbe apparsa... ed ecco Gideon improvvisamente teso, che si sporgeva in avanti, l'aria abituale di noia dissipata mentre l'attenzione era assorbita dallo schermo...

    Ce l'aveva fatta!

    1

    «Non ho mai creduto che esistessero le sirene fino a questo momento!»

    Lei non aprì neppure gli occhi. Quella voce doveva appartenere a uno degli ospiti di suo zio e da quel poco che aveva visto non valeva proprio la pena di fare quel minimo sforzo.

    Era arrivata dall'America quel pomeriggio, stanca e con un disperato bisogno di dormire. La casa, però, era invasa dagli ospiti e non era pensabile riposare; così si era rifugiata in piscina e si stava rilassando nell'acqua tiepida. L'ultima cosa che voleva era che uno di loro la disturbasse!

    «Non ho la coda» mormorò mezzo assonnata, indicando i piedi che aveva sollevato.

    «Le sirene non hanno la coda quando sono a terra» sorrise l'uomo.

    «Ma io sono nell'acqua» rispose con impazienza, evitando di guardare l'interlocutore e augurandosi di non aver mai avviato una conversazione. Forse se fosse stata zitta lui se ne sarebbe già andato.

    «Sull'acqua» la corresse dolcemente. «Dimmi una cosa. Quell'accento è naturale o stai recitando una parte?» chiese canzonatorio.

    Lei si innervosì. Desiderava soltanto pace e tranquillità e quel tizio insisteva a rivolgerle la parola, prendendola in giro persino per il suo accento americano.

    «È questo l'accento giusto?» ritorse nell'inglese perfetto del college, rifacendogli il verso. «O sta per caso provando una parte?»

    «Touché» mormorò lui con una nota di apprezzamento nella voce.

    «Cosa le fa pensare che io sia un'attrice?» L'uomo l'aveva incuriosita, anche se non aveva gradito la sua intrusione.

    «Quasi tutti gli ospiti di Edgar sono legati al mondo del cinema» buttò là lui.

    «Anche lei?»

    «Anch'io» confermò asciutto.

    Madison non ne fu impressionata. Sua madre era stata prodiga di consigli quando aveva cominciato a recitare, e aveva sperimentato quanto era saggio il suo monito di evitare di lasciarsi coinvolgere sentimentalmente con qualche collega.

    Purtroppo aveva imparato la lezione sulla sua pelle. Si era innamorata del protagonista maschile della prima commedia in cui aveva recitato a Broadway. Quello che non aveva previsto era che l'interesse di lui si sarebbe esaurito con l'esaurirsi delle repliche, dopo appena tre settimane. Quell'esperienza le bruciava ancora.

    Anche per quel motivo non aveva degnato gli ospiti di Edgar di un'occhiata. Accidenti, era ancora furiosa con Gerry che si era proprio dimostrato quel genere di serpente contro cui sua madre l'aveva messa in guardia. Pensava di aver superato lo shock, ma evidentemente non era così.

    Forse era il caso che desse un'occhiata a quel misterioso individuo che aveva disturbato la sua privacy. Sarebbe anche potuto essere l'idolo di ogni donna. Diavolo, stava diventando cinica, oltretutto!

    Oltretutto era la fine della sua disastrosa relazione con Gerry, e il fatto che attualmente stesse riposando. Il che poteva sembrare molto in, ma in realtà significava che era ancora senza lavoro.

    «Non mi addormenterei lì dentro, se fossi in te» la scosse l'uomo con tono beffardo, inserendosi una volta ancora nel corso dei suoi pensieri.

    «Senta, la ringrazio molto per il suo consiglio» ringhiò lei sarcastica, «ma sono abituata a fare quello che...» La risposta collerica le morì sulle labbra quando finalmente posò lo sguardo su quell'impiccione. No! Non poteva essere! «Lei! Io...» La sua sorpresa si dissolse in un gorgoglio d'acqua. Lo shock le aveva fatto perdere il ritmo ed era sprofondata con un fantastico splash.

    Lei conosceva quell'uomo!

    Per la verità non lo conosceva di persona, solo...

    Dio, che orribile sapore aveva quell'acqua. Le sembrava di aver inghiottito tutta la piscina. Doveva assolutamente risalire in superficie. Stava scendendo lentamente verso il fondo, e...

    Improvvisamente sentì muovere le acque accanto a sé, un braccio si avvolse intorno ai suoi fianchi e fu bruscamente riportata a galla.

    A quel punto si sarebbe anche potuta mettere a nuotare, ma l'uomo la serrava in una morsa d'acciaio e la teneva adagiata sul dorso per poi buttarla senza tante cerimonie sul bordo della piscina. Tentò di protestare, ma quello la voltò bruscamente sulla pancia e cominciò a premerle la schiena.

    «Basta!» riuscì alla fine ad ansimare, cercando di recuperare un po' di fiato. «Mi sta facendo male» gridò impotente.

    «Facendo male?» fece eco lui freddo, mentre la rigirava sul dorso e rimaneva a cavalcioni su di lei tenendola ferma con le ginocchia. L'acqua che gocciolava dai suoi abiti le colava sul viso e sul petto. «Avrei voglia di sculacciarti!» Il viso era stravolto dalla collera. «Sei completamente stupida per stare da sola in piscina se non sai nuotare. Ritiro quanto ho detto sulle sirene: sembri una balena arenata, adesso!»

    Lei aprì la bocca per protestare, ma rinunciò. L'uomo sembrava capace di mettere in atto la minaccia.

    E non c'era da stupirsi, dal momento che era balzato in acqua completamente vestito per salvarla.

    No, non doveva proprio scoppiare in una risata. Non era il momento di vedere il lato comico della situazione.

    «È stato molto gentile da parte sua, ma contrariamente a quello che pensa io so nuotare, e anche molto bene.» Era rimasta così sorpresa dall'identità del suo interlocutore che si era scordata dov'era e non era

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