Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Sposa ribelle
Sposa ribelle
Sposa ribelle
E-book194 pagine2 ore

Sposa ribelle

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Jeassamyne Calderwood, indipendente e ribelle,fugge di casa per non sposare un uomo troppo vecchio e avaro per i suoi gusti. Travestita da ragazzo trova rifugio nella dimora del conte di Hardinge, un giovane nobile e affascinante che la ospita la protegge , fino al giorno in cui un incidente gli fa scoprire che quello che credeva il garzone del suo giardiniere è in realtà una fanciulla molto attraente e in grave pericolo, perché l'uomo che ha rifiutato di sposare vuole rapirla...
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2016
ISBN9788858955673
Sposa ribelle
Autore

Joanna Maitland

Tra le autrici più amate e conosciute dal pubblico italiano.

Leggi altro di Joanna Maitland

Autori correlati

Correlato a Sposa ribelle

Ebook correlati

Narrativa romantica storica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Sposa ribelle

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Sposa ribelle - Joanna Maitland

    successivo.

    1

    «Chi dice che le favole non hanno niente in comune con la realtà? Io sono proprio Cenerentola! L'unica differenza è che non ho nemmeno l'ombra di una fata madrina!» Con un sospiro Jessamyne Calderwood si lasciò cadere sulla dura sedia dall'alto schienale, l'unica in tutta la sua camera.

    «Non dite così, signorina! Se vi sentisse lady Calderwood...» cercò di calmarla Biddy.

    Biddy serviva da più di vent'anni nella casa di sir John Calderwood, Calderwood Hall. Era stata la governante di Jessamyne, quando lei era bambina, poi del suo fratellastro Edmund e adesso delle sue tre sorellastre. Sapeva che lady Calderwood si sarebbe molto arrabbiata se avesse sentito la figliastra parlare in quel modo.

    «Lady Calderwood è proprio come la cattiva matrigna delle favole, anzi peggio. Non fare quella faccia, Biddy, tanto non può sentire e comunque non me ne importerebbe un bel niente! Sa benissimo che cosa penso di lei. Questo naturalmente non le farà cambiare idea sul mio futuro. Se ha deciso che devo sposarmi al più presto e lasciare questa casa, il mio destino è segnato perché lei ha in pugno mio padre e controlla i cordoni della sua borsa. Non ho denaro, non ho amici che mi possano aiutare, quindi non mi resterà che sposare il rospo che lei mi sceglierà per marito, invece di sperare di incontrare un giorno un vero Principe Azzurro.»

    «Signorina, voi sapete bene che il Principe Azzurro non esiste, se non nelle favole. Un uomo ne vale un altro, credetemi. Dovreste sforzarvi di compiacere lady Calderwood e vostro padre, invece di perdervi in inutili fantasticherie.»

    Jessamyne si strinse ancor più lo scialle ruvido intorno alle spalle poi fissò il ghiaccio che incrostava i vetri della finestra.

    «Perché dovrei compiacere la mia matrigna? Perché non mi fa lavare i pavimenti e pulire la cenere del camino, come la vera Cenerentola?»

    «Non si noterebbe la differenza, per quanto riguarda le vostre mani. Quando imparerete che una signora non può lavorare in giardino? Invece voi, anche in pieno inverno, non fate altro che curare le piante e scavare la terra. Queste non sono le mani di una signora!»

    Lei non fece in tempo a replicare perché qualcuno bussò alla porta della camera. Era un servitore che le portava un messaggio della sua matrigna: lady Calderwood voleva vederla immediatamente nel suo salotto privato.

    Jessamyne divenne ansiosa. Non era mai un buon segno quando la matrigna le chiedeva di andare nel salotto privato. In genere lo faceva per sgridarla per quanto riguardava il suo aspetto o il suo comportamento, a volte per annunciarle un castigo. Lady Calderwood non aveva mai avuto un gesto o una parola affettuosi nei confronti della figliastra, da quando aveva sposato sir John dopo la morte della prima moglie, la madre di Jessamyne.

    Jessamyne entrò a testa alta nel salotto della matrigna, ma quel contegno non riusciva a nascondere la tensione e il nervosismo che provava.

    Lady Calderwood era seduta davanti allo specchio e Annie Smithers, la sua cameriera personale, stava dando gli ultimi ritocchi alla sua elaborata acconciatura. Per lunghi minuti la signora finse di non essersi nemmeno accorta che la figliastra era entrata e Jessamyne divenne ancora più nervosa per il modo in cui veniva ignorata.

    Finalmente lady Calderwood fu soddisfatta della pettinatura e ordinò alla cameriera di andarsene. Allora si voltò verso la figliastra, la esaminò con occhio critico da capo a piedi e non nascose quanto trovasse riprovevole l'estrema semplicità con cui era vestita e pettinata. «Puoi immaginare perché ti ho fatta chiamare» le disse dopo averla rimproverata.

    «No, signora. Non ne ho la minima idea.»

    Lady Calderwood non si prese il disturbo di indicarle una sedia. La lasciò in piedi, come una bimba disobbediente. Jessamyne si infuriò.

    «Ti ho chiamata per discutere del tuo matrimonio, naturalmente» continuò lady Calderwood con un sorriso che a lei non piacque per niente. Aveva imparato che, quando la matrigna sorrideva, era soltanto per la gioia di darle un dispiacere. Poiché la figliastra non diceva nulla, lei proseguì. «Hai già compiuto vent'anni. È giunta da tempo, per te, l'ora di sposarti e di andartene da questa casa, dove sei un peso economico per il tuo povero padre.»

    Un peso economico? Jessamyne avrebbe voluto chiedere alla matrigna da quanto non le compravano un vestito nuovo. Ma se avevano tanta fretta di trovarle un marito e di sbarazzarsi di lei, forse avrebbero allargato i cordoni della borsa per acquistare qualche abito un po' più alla moda di quelli che era abituata a indossare.

    Lady Calderwood stroncò sul nascere quelle speranze. «Di solito, quando si cerca un marito per una ragazza, si danno feste e ricevimenti per trovare il candidato adatto. Non è il nostro caso» l'avvertì. «Tuo padre non si può permettere simili spese e la tua dote è irrisoria, quindi nessun buon partito si sognerebbe di chiederti in moglie. Senza contare che i tuoi modi sono così rozzi e il tuo aspetto così mediocre che allontaneresti gli uomini, invece di attirarli.»

    Sempre la solita vipera, pensò Jessamyne, ma cercò di nascondere quanto la ferisse sentirsi insultata in quel modo. Anche se avrebbe dovuto esserci abituata, ne soffriva tutte le volte.

    «Per fortuna, il tuo caro padre ha trovato qualcuno disposto a prenderti in moglie, nonostante tutti i tuoi difetti» concluse la matrigna.

    Avevano già trovato il marito per lei? E chi diamine era? Di sicuro una specie di mostro, se aveva accettato in men che non si dica quell'unione.

    «Non vuoi sapere chi è il fortunato?» chiese lady Calderwood con un sorriso, che a Jessamyne sembrò il ghigno di una strega.

    «Non mi importa» rispose in tono di sfida. «Se non mi piace, non lo sposerò.»

    La matrigna andò su tutte le furie. «Non ti importa? Non lo sposerai? Piccola insolente! Torna subito nella tua camera. Sarai sposata prima della fine del mese, hai la mia parola. E tuo marito saprà tenere a bada una piccola strega come te. Puoi esserne sicura!»

    Jessamyne si rifugiò nella propria camera. Chi era l'uomo che avevano scelto per lei? Chi avrebbe acconsentito a sposare una ragazza con una dote misera come la sua? E fino a che punto poteva essere mostruoso un candidato che fosse gradito a lady Calderwood?

    Non era la prima volta che Jessamyne veniva lasciata sola per ore nella propria stanza, senza cibo, né legna per il camino né alcuna compagnia. Succedeva invariabilmente quando contraddiceva la matrigna o si dimostrava insolente e ribelle.

    Per quanto fosse spaventata all'idea del destino che l'attendeva, cercò di non lasciarsi vincere dallo sgomento. Aveva dichiarato alla matrigna che non avrebbe accettato uno sposo che non fosse di suo gusto e intendeva mantenere fede a quell'affermazione: era disposta a tutto pur di non finire nelle mani di un uomo che non amava e che l'avrebbe tiranneggiata per tutta la vita.

    Nel tentativo di vincere il freddo che era calato sulla stanza e sul suo cuore, si era avvolta in tutte le coperte che aveva trovato.

    Quando Biddy bussò alla porta nel tardo pomeriggio, la trovò sul letto, rannicchiata e infreddolita, ma con lo spirito ancora indomito. «Signorina, la vostra matrigna mi ha mandato ad avvertirvi che il vostro promesso sposo arriverà fra poco e che voi dovrete essere pronta ad accoglierlo» l'avvertì. Portava sul braccio un vestito bianco, come quelli che di solito indossavano le debuttanti. Il bianco stava malissimo a Jessamyne, di colorito pallido e dai capelli rossi, e lady Calderwood lo sapeva bene.

    «Ti ha detto il nome del gentiluomo?» chiese la giovane alzandosi dal letto.

    «No, mi dispiace. Nessuno sa il suo nome, a parte vostro padre e la vostra matrigna.»

    «E dovrei mettermi questo vestito? Non c'è niente di meglio?» domandò Jessamyne dopo avere esaminato da vicino l'abito.

    Era di mussolina leggera, piuttosto misero nell'aspetto: il tipo di abito che avrebbe indossato una debuttante di una famiglia squattrinata come la sua. I Calderwood, infatti, erano pieni di debiti perché sir John perdeva al gioco quello che possedeva. Tutti lo sapevano, ma lei odiava l'idea di presentarsi a qualcuno indossando uno straccetto, anche se si trattava del fidanzato che intendeva rifiutare.

    «Nessuno dei vostri vestiti è adatto a un'occasione importante» le ricordò la governante.

    Non ce n'era uno che non fosse strappato, oppure così liso e stinto da essere impresentabile.

    «Quando arriverà, Biddy?»

    «Il vostro promesso sposo? Fra non molto, credo, ma potrebbe ritardare a causa del tempo. Sta nevicando di nuovo.»

    Forse il suo promesso sposo non sarebbe venuto. Forse la sua carrozza sarebbe finita nel fiume e di lui non si sarebbe più sentito parlare, rifletté Jessamyne. Ma era così sfortunata che non osava sperare. «Grazie, Biddy. Indosserò da sola il vestito. Torna dalle mie sorelline.»

    Preferiva rimanere sola a pensare, mentre Biddy tornava nella stanza dei bambini, una delle poche calde e confortevoli in tutta la casa. Calderwood Hall aveva vissuto momenti di splendore nella sua storia passata, ma adesso era diventata una dimora grande, fredda e inospitale.

    Mentre Jessamyne finiva di cambiarsi, sentì arrivare una carrozza. Corse alla finestra, e attraverso il ghiaccio sui vetri riuscì a scorgerla: era bellissima e tirata da quattro superbi cavalli. Il suo promesso sposo doveva essere un ricco gentiluomo, pensò con un certo sollievo.

    Strano, però, che un uomo ricco scegliesse una moglie come lei, a meno che fosse vecchio e brutto. Vide il passeggero scendere, ma non riuscì a scorgere bene le sue fattezze: tutto quello che notò fu l'altezza.

    Per vederlo meglio, Jessamyne uscì dalla camera e corse fino allo scalone. Dal pianerottolo, accovacciata dietro la ringhiera, avrebbe potuto gettare un'occhiata nell'atrio: tante volte era rima sta nascosta nell'ombra, spiando quello che accadeva al piano inferiore.

    Chi poteva essere il suo promesso sposo? Lo conosceva? Era uno degli amici di suo padre? Uno dei giocatori d'azzardo con cui lui aveva perduto gran parte della sua fortuna? La curiosità era così forte che riusciva a stento a stare ferma. Tuttavia doveva rimanere immobile e silenziosa, se non voleva farsi scoprire.

    Il maggiordomo andò ad aprire e diede il benvenuto al visitatore.

    «Sono lord Hardinge» si presentò l'uomo.

    Il cuore di Jessamyne si fermò. Non soltanto perché il suo promesso sposo era un lord, ma anche perché non aveva mai visto prima di allora un uomo così bello e affascinante; era alto, aitante e con un nobile portamento. I suoi capelli erano scuri, gli occhi azzurro cobalto. La sua voce era calda e profonda e provocò un brivido lungo la schiena di Jessamyne.

    «Potete annunciare a sir John il mio arrivo?» stava chiedendo al maggiordomo.

    «Certamente, milord. Vogliate attenderlo in questo salotto, se non vi dispiace.»

    Jessamyne vide che il nobile visitatore veniva accompagnato nel salotto cremisi, quello riservato agli ospiti di riguardo. Il maggiordomo richiuse la porta e andò ad annunciare l'arrivo di lord Hardinge al padrone.

    Lord Hardinge! Chissà qual era il suo nome di battesimo? Possibile che una strega come la sua matrigna avesse scelto per lei un uomo così bello? Sembrava un sogno.

    2

    Richard, conte di Hardinge, si sedette su una delle poltrone di velluto.

    Guardandosi intorno, si chiese se fossero vere le voci che si sentivano nei salotti, cioè che la famiglia Calderwood fosse ormai in miseria, oberata dai debiti di gioco di sir John. A dire la verità, quella stanza sembrava essere stata ridecorata da poco e i mobili apparivano sontuosi. Ma nel caminetto bruciava un fuocherello così misero da fargli ritenere che le possibilità finanziarie della famiglia fossero davvero limitate come gli era stato riferito.

    Faceva un freddo terribile, e Richard si augurò che almeno il suo cocchiere avesse ricevuto un'accoglienza più calorosa in cucina, dove era andato a riscaldarsi dopo il gelido viaggio nella neve.

    Dopo cinque minuti, qualcuno aprì la porta del salotto. Richard si alzò, ma con sua grande sorpresa non vide sir John Calderwood.

    Fu lady Calderwood a dargli il benvenuto. «Mio marito è indisposto, lord Hardinge» lo in formò, mentre lui si chinava a baciare la sua mano. «Purtroppo non potrà ricevervi. Ha un forte raffreddore e il medico gli ha assolutamente proibito di lasciare il letto.»

    Richard imprecò tra sé: un raffreddore molto opportuno per evitare di affrontare un creditore! Comunque era troppo gentiluomo per permettere che quello che stava pensando trapelasse dall'espressione del suo viso. «Ne sono dispiaciuto, lady Calderwood» si limitò a commentare.

    «Purtroppo avete fatto un viaggio inutile. Mi permettete di offrirvi qualcosa per riscaldarvi, prima che ripartiate? Un bicchierino di sherry, per esempio?»

    «Grazie. Ne ho proprio bisogno.»

    A quel punto il maggiordomo venne chiamato e mandato a prendere sherry e biscotti, mentre lady Calderwood e il visitatore si sedevano davanti al misero fuocherello.

    Se c'era una cosa che Richard detestava, era discutere di affari con una donna. Tuttavia lady Calderwood aveva fama di essere la vera padrona di Calderwood Hall, perciò era meglio parlare con lei dell'annosa questione. Del resto non voleva che il lungo viaggio nel freddo dell'inverno risultasse davvero inutile. «Sono qui per un motivo molto delicato» disse allora sorridendo amabilmente. «Ma sono sicuro di poter contare sulla vostra discrezione.»

    «Forse sarebbe meglio che ne parlaste con mio marito, la prossima volta che verrete a farci visita» obiettò lady Calderwood, che non sembrava affatto ansiosa di sapere per quale motivo lord Hardinge si fosse recato a Calderwood Hall.

    «Credo che vostro marito si fidi ciecamente di voi, lady Calderwood. Così mi hanno riferito.»

    «Mio marito mi onora della sua fiducia. Ma questo non significa che io possa prendere il suo posto in ogni circostanza.»

    «In questo caso, vi chiedo soltanto di riferirgli quanto vi dirò.»

    Lady Calderwood si mostrò contrariata, tuttavia non poté fare altro che ascoltare.

    «Forse sapete che mio padre è morto di recente» proseguì Richard, e rispose con un cenno di capo alle condoglianze che la sua ospite gli fece prontamente. «Come suo unico figlio, ora mi

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1