Il gioco della seduzione: Harmony Collezione
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D’accordo che era stata “mollata” dal fidanzato e, quindi, una festa era un buon modo per distrarsi, ma “giocare” con un emerito sconosciuto può rivelarsi pericoloso. Anche se avevano deciso di chiamarsi con nomi inventati.
Qualche giorno dopo, Joss scopre...
Catherine George
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Il gioco della seduzione - Catherine George
successivo.
1
Quando fu certa che la terrazza fosse vuota, Joscelyn Hunter scivolò fuori e si nascose in maniera furtiva dietro a una delle colonne del portico. Finalmente avrebbe potuto lasciar cadere la sua maschera di falsa allegria, si disse con un sospiro di sollievo.
Aveva trascorso ore a ridere e chiacchierare aggirandosi nella sala gremita come un'invitata davvero perfetta, ma adesso ne aveva abbastanza. Quella sera non le era stato facile andare alla festa di fidanzamento di Anna da sola, ma lei era la sua più cara amica e l'idea di declinare l'invito era impensabile.
Una fresca brezza muoveva l'aria della serata primaverile e Joss rabbrividì stringendosi le braccia nude. Ancora qualche minuto e avrebbe potuto inventare una scusa per andarsene.
Per andare dove, però? si chiese pensando a quanto l'aspettava con un misto di rabbia e tristezza. Niente altro che un appartamento vuoto. Improvvisamente, un discreto colpo di tosse interruppe i suoi pensieri annunciandole l'approssimarsi di una compagnia non richiesta.
Girandosi di malavoglia, Joss distinse nel buio un uomo dall'altezza fuori dalla norma che si avvicinava verso di lei con un calice in ciascuna mano.
«Ti ho vista sgattaiolare via e qualcosa mi ha detto che forse avresti potuto gradire un bicchiere di questo» l'apostrofò lo sconosciuto tendendole uno dei calici.
Borbottando un ringraziamento, Joss accettò l'offerta. Sarebbe stato scortese trattare male uno degli ospiti di Anna.
«Preferisci che ti lasci sola?» le chiese poi l'uomo in tono educato.
«Credo che tu abbia diritto di guardare Hyde Park quanto me» gli rispose freddamente.
«Lo prenderò come un invito a restare, allora» replicò lui facendo toccare i loro bicchieri. «A che cosa brindiamo, per l'esattezza?»
«Alla coppia felice, naturalmente» propose Joss.
Lui sorseggiò appena lo champagne.
«Non è di tuo gusto?» gli chiese lei.
«Non amo molto lo champagne, e tu?»
«Lo detesto, ma non lo dire a nessuno!» replicò Joss divertita da quella confessione.
«Il tuo segreto è al sicuro con me!»
Sentendosi leggermente più rilassata, Joss si appoggiò alla colonna. Con sua sorpresa doveva ammettere che la compagnia dello sconosciuto non le era affatto sgradita. Sempre meglio che restare sola con se stessa, comunque.
«Sei un amico di Hugh?» gli domandò dopo qualche minuto di silenzio.
«No, sono un amico di un amico che mi ha trascinato fino a qui con la forza» ammise lui sogghignando.
Joss lo osservò incuriosita. Le spalle di quell'uomo era no davvero imponenti.
«Mi sembri piuttosto ingombrante, da trascinare! E perché non volevi venire, se posso chiedertelo?»
«Diciamo che non sono un tipo da feste. Il mio amico però disapprova la mia scarsa vita di società e così talvolta cedo alle sue insistenze e... mi faccio trascinare. Non bere, se non ti piace» aggiunse poi vedendo Joss indugiare ancora sul calice.
«Finora ho bevuto solo acqua minerale, quindi può dar si che una dose di questo riesca a migliorare il mio umore» gli rispose lei ingoiando lo champagne come se fosse stato una medicina.
«Capisco...» Lo sconosciuto scosse lievemente il capo.
«Capisci... che cosa, esattamente?»
«È da un po' che ti sto osservando, che studio il linguaggio del tuo corpo.»
Joss lo fissò allarmata. «E... che cosa dice?»
«Dice che c'è qualcosa che non va tra te e il resto del mondo. Inoltre, m'incuriosisce sempre sapere che cosa si nasconde dietro ai sorrisi forzati.»
«Speravo di aver recitato meglio!» esclamò Joss.
«L'hai fatto, sta' tranquilla» la rassicurò l'altro. «Sono certo che nessun altro se ne sia accorto, tranne me.»
«Lo spero. Non vorrei aver fatto la figura del fantasma, proprio alla festa di Anna.»
«Anna è una tua amica?»
«La più vecchia e la più cara, ma fortunatamente questa sera è troppo euforica per notare che non sono del solito umore.» Rabbrividendo, Joss si perse per un istante nei suoi pensieri.
«Hai freddo. Vuoi che rientriamo?» le propose lui con premura.
«Non ancora. Tu, però, puoi andare, se vuoi.»
«Vuoi che me ne vada?»
Muovendosi verso di lei, le sfiorò il braccio con la manica del suo abito nero e Joss sentì inaspettatamente scorrerle un brivido sotto la pelle.
«Resta, se ti fa piacere» gli rispose sforzandosi di pronunciare le parole con un tono indifferente, ma stupita dalla propria imprevista reazione.
Senza rispondere, lui si tolse la giacca e gliela posò sulle spalle. «Rischi di prenderti una polmonite, con questo vestito!»
Joss rise piano, imbarazzata dall'intimità del gesto.
«Non approvi il mio abito, per caso?»
«No! Se fossi venuta con me, non ti avrei mai permesso di uscire vestita così.»
«Ah, davvero!» esclamò lei divertita. «Eppure è un vestito molto costoso. Mi sono letteralmente dissanguata per comprarlo... Volevo essere all'altezza dell'occasione» gli rispose abbassando gli occhi sull'abito.
Il tubino nero di crepe di seta si intrecciava sui seni scendendo diritto fino alle caviglie, mentre le sottilissime bretelline scomparivano dietro le spalle.
La semplicità del taglio era compensata dalla profonda scollatura sulla schiena e dallo spacco che si apriva su un fianco scoprendo le gambe ogni volta che camminava.
«Ero così sicura che mi stesse bene» soggiunse Joss guardandolo dritto negli occhi.
«Infatti tutti gli uomini nella sala pensano che sei uno schianto.»
«Eccetto te.»
«Soprattutto io! Penso anche, però, che sia un abito troppo... ambiguo.»
Joss cominciava a divertirsi. «È un termine strano per definire un abito da sera.»
Lo sconosciuto tossicchiò leggermente mascherando con la mano uno sguardo beffardo. «Sarà un abito da sera per te, ma a me sembra un invito ad andare a letto.»
Cercando di nascondere l'imbarazzo per quell'affermazione così esplicita, Joss tentò di proseguire lo scherzo.
«Di solito, io non vado a letto con camicie da notte tanto... impegnative.»
«Confessione che mi rende ancora più curioso. Che cosa indosserà questa donna per dormire? Oppure che cosa non indosserà...» La voce di lui si spense in un sussurro e Joss sentì un altro brivido di eccitazione percorrerle la schiena.
«Credo che sia ora di porre fine a questa conversazione» concluse lei rapidamente.
«Perché?»
«Perché non ci conosciamo neanche, innanzi tutto.»
«Allora presentiamoci subito. Posso sapere il tuo nome?» le domandò lui tendendole la mano.
«Ripensandoci» aggiunse Joss, «preferisco non dirtelo. Stasera vorrei proprio essere qualcun altro. Chiamami solo Eve.»
«Allora io sarò Adam» acconsentì lui stringendole la mano. «La festa sta finendo, Eve. Perché non vieni a man giare una mela con me? Oppure hai già altri impegni per la serata?»
Joss sorrise all'allusione, poi ritornò con la mente ai malinconici pensieri di poco prima.
«Originariamente, avrei dovuto venire con qualcuno» ammise in modo enigmatico. «Ma mi ha piantato in asso, e questo spiega il mio pessimo umore. Di conseguenza, Adam, non ho molta voglia di confrontarmi con le luci spietate di qualche ristorante.»
«Che cosa ne dici se ordiniamo una cena e ce la facciamo mandare a casa mia, allora?»
Anche se quell'uomo poteva apparirle decisamente affascinante, il suo approccio era troppo veloce, decise Joss.
«Se vengo a casa tua c'è la possibilità che tu mi scambi per il dessert» gli disse lei porgendogli la giacca con un sorriso di sfida.
L'uomo scoppiò in una risata sincera. «Ti ho osservato tutta la sera e ho capito benissimo che tu non sei quel tipo di ragazza, Eve.»
«Un altro vantaggio. Tu sai come sono io, ma io non ti ho ancora visto molto bene...»
Infilandosi la giacca lui si spostò sotto la luce di una lampada. «Ho passato l'esame?»
Un paio di occhi azzurri dal taglio vagamente orientale la fissavano con lieve ironia. In armonia con la forma degli occhi, gli zigomi erano leggermente alti, mentre i capelli neri e ondulati gli ricadevano ribelli sulla fronte.
Quella vista dissolse gli ultimi dubbi di Joss. Molto meglio che trascorrere la serata da sola! si disse.
«D'accordo, Adam, ma si cena a casa mia!»
Lui la fissò stupefatto. «Perfetto! Sai cucinare?»
«Ti ho offerto solo una cena, non haute cuisine!» gli ribatté lei.
Ridendo lui si avvicinò all'angolo buio in cui Joss era ancora nascosta e le prese la mano. «E io accetto con vero piacere il suo invito, Miss Eve.»
Lo scambio di elettricità tra le loro mani fu un ennesimo segnale di avvertimento, ma Joss decise di non dargli importanza.
Quella sera non aveva voglia di pensare a nulla, stabilì, e avrebbe accettato il rischio di un appuntamento al buio.
«Andiamo, allora, ma non insieme» gli intimò bruscamente. «Vai avanti tu.»
Lui assentì con un cenno. «Dammi il tempo di salutare qualche amico. Ti aspetterò in macchina davanti all'entrata principale, tra venti minuti.»
Una volta rimasta sola, Joss si appoggiò alla ringhiera che circondava la terrazza. Poteva quasi credere di avere sognato quell'incontro, si disse, tanto era stato strano e inaspettato.
Uno sguardo attraverso le tende, però, la convinse del contrario. Adam stava salutando i loro ospiti, Anna e Hugh.
Era davvero carino, pensò Joss, soddisfatta, e molto alto. Non che fosse importante, ma era certo una novità per lei.
Dopo aver lasciato trascorrere ancora qualche minuto, decise di rientrare a sua volta.
«Dove diavolo eri finita, Joss!» esclamò Anna andandole incontro. «Stavamo quasi per organizzare una squadra di soccorso per venirti a cercare.»
«Ero sulla terrazza, in silenziosa comunicazione con la natura» le rispose lei con un'espressione misteriosa. Il bicchiere di champagne l'aveva resa leggermente euforica.
«Da sola?» insinuò Hugh divertito.
«Naturalmente... no» Joss sbatté le ciglia con scherzosa civetteria. «Devo scappare, miei cari, mi aspetta una cena a due. Ci vediamo presto.»
Prima che i due amici le potessero fare altre domande, Joss baciò entrambi e si diresse verso l'uscita alla ricerca della toilette.
Voleva sistemarsi il trucco e i capelli per non rischiare di essere una delusione per il suo misterioso invitato.
«Sei in ritardo...» borbottò poco dopo una voce impaziente dall'interno dell'automobile posteggiata davanti al portone.
«Mi dispiace.» Ancora un poco riluttante, Joss gli diede il suo indirizzo. Sperava davvero di non stare per commettere un errore colossale.
«Cominciavo a temere che avessi cambiato idea» disse lui accendendo il motore.
Aveva avuto ragione di pensarlo infatti, si disse Joss. «Se l'avessi fatto, magari ti avrei mandato un biglietto per avvertirti.»
«Una donna di principi!»
«Ci provo.» Voltandosi verso di lui, Joss gli lanciò una lunga occhiata.
Sotto il naso aquilino la sua grande bocca si incurvò lievemente in un sorriso ironico. «Ho colto il messaggio, Eve, forte e chiaro. Non hai niente da temere da me.»
«Bene.» Joss si sentì un po' più sollevata. «Cos'hai raccontato al tuo amico?»
«Quando gli ho detto che avevo un invito a cena da parte di una donna stupenda mi ha spinto fuori dalla porta con la sua benedizione!»
Joss scoppiò a ridere, rassicurata dalla sua sincerità.
«Dovete essere molto amici.»
«Da tutta la vita.»
«Come Anna e io.» Joss lasciò andare un sospiro. «Speriamo che Hugh la renda felice.»
«C'è qualche motivo per cui non dovrebbe avvenire?»
«No, certo. Lui mi piace moltissimo.»
«Dunque è il matrimonio che ti spaventa?»
«Non esattamente. È solo che Anna ha così fiducia nell'amore e nella felicità eterna, mentre io comincio ad avere qualche dubbio.»
«Allora forse devi lasciare a lei i suoi sogni e concentrarti su di te.»
«Ottimo consiglio!» gli rispose lei a denti stretti. Poi, cercando di cambiare discorso, si mise a chiacchierare del più e del meno finché non furono arrivati al suo appartamento a Notting Hill.
L'edificio modernissimo si ergeva in sorprendente armonia fra le case vittoriane che lo circondavano. Dopo che Adam ebbe parcheggiato la macchina, Joss gli fece strada fino all'ascensore, attraverso l'entrata.
«Abito al sesto piano» gli disse lei mentre le porte dell'ascensore si chiudevano. Adesso che si trovava completamente sola con quello sconosciuto cominciava a provare una certa inquietudine.
Adam corrugò la fronte osservando la sua espressione.
«Sei a disagio, Eve?»
«Un po'» ammise lei.
«In tal caso ti accompagnerò solo fino alla porta, mi assicurerò che tu entri in casa sana e salva e