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Fascino pericoloso: Harmony Collezione
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E-book141 pagine1 ora

Fascino pericoloso: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Sono passati sette anni da quando Alex ha fatto perdere le sue tracce, ma Judith non riesce a dimenticare il dolore che ha provato. Ora desidera chiudere definitivamente i ponti con il passato e accetta di sposare un uomo che non ama, che le garantisce però amicizia e protezione, giurando a se stessa di non agire mai più spinta dall'impulso e dal desiderio. Alex torna nella sua vita proprio alla vigilia delle nozze, minacciando la sua felicità per la seconda volta.

LinguaItaliano
Data di uscita9 mag 2014
ISBN9788858922095
Fascino pericoloso: Harmony Collezione
Autore

Miranda Lee

Scrittrice romantica, e moglie fortunata di un uomo molto, generoso!

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    Anteprima del libro

    Fascino pericoloso - Miranda Lee

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Night of Shame

    Harlequin Presents

    © 1997 Miranda Lee

    Traduzione di Massimiliano Canzi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 1998 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5892-209-5

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Non me la sento assolutamente di vederlo!, pensò Judith, angosciata. Anche se ormai erano passati sette anni, lei non aveva né dimenticato né tantomeno perdonato se stessa e chi l’aveva fatta sentire tanto in colpa.

    «Ma perché diamine lo hai invitato?» gridò, sgranando gli occhi verdi. «Quella di stasera è una riunione per festeggiare il nostro prossimo matrimonio e non certo una cena d’affari.»

    L’uomo, in piedi accanto al caminetto, continuò a fumare imperterrito la sua pipa.

    «Mi hai sentito, Raymond?» disse Judith in tono esasperato. «Ti ho appena chiesto perché mai hai invitato Alexander Fairchild.»

    Raymond sospirò pazientemente, poi si sedette sulla sua poltrona preferita accanto al caminetto. «Perché non avrei dovuto invitarlo?» rispose soltanto dopo essersi chinato e avere ravvivato il fuoco.

    «Perché lo conosci appena. Lo hai incontrato solamente qualche volta a pranzo.»

    «E allora?» Raymond si strinse nelle spalle. «Non pensavo che ti saresti seccata, tanto più che non sapevo neanche che tu lo conoscessi.»

    Judith avrebbe voluto mettersi a gridare. «Disdici l’invito!» esclamò con veemenza, stringendo le mani a pugno. «Devi farlo assolutamente.»

    «Non mi hai ancora spiegato che cos’hai contro di lui, né come e dove lo hai conosciuto» disse Raymond, imperturbabile.

    «È un bastardo» sbottò Judith. «Un lurido bastardo.»

    Raymond alzò un sopracciglio. «Il linguaggio che stai usando non è da te, mia cara. Perché adoperi termini simili? A me ha dato l’impressione di essere una brava persona.»

    «Tu non lo conosci. Io sì. E non ho voglia di parlare di lui; ti basti la mia parola.» Judith gli girò le spalle, con il volto in fiamme e il cuore in tumulto.

    Devo calmarmi oppure cadrò in pezzi. Sentire il suo nome, dopo tanti anni, è stato uno shock, tutto qui.

    «Non posso disdire l’invito» rispose Raymond. «Non so neanche in che albergo si trovi.»

    Judith si girò di scatto a guardare il suo fidanzato. «E allora io non ci sarò. Mi rifiuto di stare nella stessa stanza con quell’uomo.» Si abbandonò con un gemito su una sedia di fronte a lui. «Non potresti dire che non mi sento bene?» aggiunse in tono speranzoso.

    «Non è assolutamente possibile, Judith. Margaret ha organizzato questa festa per te

    Judith detestava le discussioni, ma questa volta non poté fare a meno di rispondere. «No, non è vero. Non le importa niente di me. Margaret ha organizzato la festa per te, per il suo diletto fratello.»

    «So benissimo che non siete esattamente pazze l’una dell’altra» rispose Raymond in tono impaziente. «Ma almeno lei dimostra buona volontà.»

    «Come no! Mi ha odiato fin dal primo momento in cui sono arrivata in questa casa per occuparmi di tua madre.»

    «Ma come puoi dire una cosa del genere? La malattia della mamma è stato un grosso stress per tutta la famiglia. Se Margaret, qualche volta, è stata brusca con te, è dipeso dal fatto che era tanto preoccupata.»

    Judith si morse la lingua per non rispondere. Brusca?! Margaret le era stata ostile dal momento in cui era diventato lampante che la signora Pascoll aveva incominciato a volere bene alla sua nuova infermiera. I sette anni che Judith aveva passato a curare la madre di Raymond non avevano attenuato l’animosità di Margaret verso di lei.

    La signora Pascoll era morta alcuni mesi prima e, quando Raymond aveva chiesto a Judith di sposarlo, era letteralmente scoppiato il finimondo. Persino lei era rimasta scioccata dalla proposta e poteva quindi capire quello che aveva provato Margaret.

    Judith all’inizio aveva rifiutato, ma Raymond era stato insistente e persuasivo. Aveva detto che andavano d’accordo, che amavano fare le stesse cose, come leggere, ascoltare musica, andare al cinema e a teatro.

    L’amore romantico è per i ragazzini, aveva aggiunto. Il vero amore è basato più su affinità intellettuali che sulla passione. Le aveva assicurato che l’amore sarebbe certo arrivato, ma una volta sposati. Aveva parlato di avere almeno un figlio e anche questo era stato un argomento per lei convincente. Raymond non avrebbe infatti mai preso in considerazione un matrimonio senza figli. Non alla sua età.

    Quando lei aveva accettato la sua proposta, Margaret l’aveva accusata di essere un’arrivista. La donna, in realtà, proprio l’anno precedente aveva sposato un italiano, molto più giovane di lei, di bell’aspetto, ma con pochi soldi; esattamente l’antitesi di Margaret, ricca di soldi più che di fascino. Anche se lei pretendeva di essere felice con Mario, Judith era sicura che la sorella di Raymond fosse infelice come lo era sempre stata.

    Una cosa che aveva contribuito a convincere Judith ad accettare la proposta di Raymond era che lui le aveva detto che lei avrebbe potuto continuare a tenersi la stanza che occupava e che aveva occupato per sette anni. Le aveva comunicato di non essere particolarmente portato per il sesso; non che non lo esercitasse, però: da parecchi anni aveva infatti una relazione con un’amica che vedeva ogni quindici giorni. Le aveva anche assicurato che non erano innamorati e che, ovviamente, avrebbe interrotto la relazione appena loro due si fossero fidanzati.

    A Judith andava bene avere un marito che non avesse necessità carnali. Poteva tranquillamente fare a meno di quel genere di passione; il solo pensiero le faceva venire i brividi. Tutto quello che voleva dalla vita era un’esistenza pacifica e avrebbe fatto qualsiasi cosa per evitare emozioni violente e confronti traumatici. Rivedere Alex avrebbe portato tutte e due le cose.

    «La festa di questa sera è un simbolico ramo di ulivo che Margaret ti porge» le stava dicendo Raymond. «Devi assolutamente venire.»

    Judith alzò lo sguardo e studiò Raymond seduto in poltrona. Non era un bell’uomo: i suoi capelli color sabbia stavano diradandosi, il viso era lungo, il naso aquilino, gli occhi grigio pallido e perforanti. Ai lati della bocca, due lunghe rughe arrivavano fino al mento.

    A parte questi difetti, però, Raymond emanava una certa attrattiva che non aveva niente a che vedere con il suo aspetto: probabilmente dipendeva dalla sicurezza che gli dava la sua ricchezza. Aveva anche un carattere forte e deciso che Judith apprezzava.

    «Perché sei così agitata al pensiero di rivedere Alexander Fairchild?» insistette Raymond. «E perché lo chiami lurido bastardo

    Judith non rispose. Sedeva rigidamente eretta contro lo schienale, guardando il fuoco e cercando di evitare lo sguardo penetrante di Raymond.

    «Siete stati per caso amanti?» chiese lui.

    «No!» esclamò lei, girandosi di scatto a guardarlo.

    «Non c’è bisogno di gridare. A ventinove anni, Judith, non mi aspetto certo che tu sia vergine!»

    A quelle parole, lei arrossì violentemente e distolse lo sguardo. Molte volte aveva avuto intenzione di parlarne con Raymond, ma il momento non si era mai presentato.

    «Oh, buon Dio» mormorò lui, allibito. «Perché non me lo hai detto?»

    Judith alzò il mento in segno di difesa. «Ha forse importanza? Pensavo che gli uomini della tua generazione avessero piacere che le loro spose fossero vergini, la prima notte di nozze. Be’... diciamo... diciamo che ho pensato che ne saresti stato contento.»

    «A essere onesto, sono più sorpreso che compiaciuto. Sei una bella ragazza e sei anche stata fidanzata prima, no? E non con un uomo... della mia generazione! Ho sempre pensato che le coppie giovani andassero a letto assieme prima di sposarsi.»

    «Be’, io e Simon non lo abbiamo fatto» disse Judith, piccata dal fatto che Raymond fosse sorpreso e quasi dispiaciuto di venire a sapere che lei era vergine. «Ci siamo conosciuti mentre lui era in ospedale in seguito a un incidente automobilistico. Quando, dopo la convalescenza, si è ripreso e avrebbe potuto fare l’amore, io ho voluto aspettare. Ci saremmo sposati entro un mese e Simon ha detto che fare l’amore per la prima volta la notte dopo le nozze sarebbe stata una cosa ancora più speciale.»

    Gli occhi le si riempirono di lacrime ricordando come Simon l’avesse baciata dolcemente dopo la discussione. Sapeva che lui era frustrato, ma nondimeno aveva deciso di attendere. Era stata lei che alla fine, travolta dalla passione, non era riuscita ad aspettare.

    E ciò era costato la vita a Simon.

    Fu sommersa da un enorme senso di colpa. Sarebbe mai riuscita a dimenticare? Oppure almeno a perdonare se stessa?

    Una cosa era certa: non avrebbe mai perdonato Alexander Fairchild. Judith lo aveva considerato e continuava a considerarlo colpevole d’omicidio e l’aveva odiato per quello che aveva fatto a lei e a Simon.

    Il silenzio era sceso nella stanza e l’unico suono proveniva dallo scoppiettare del fuoco nel caminetto acceso.

    «Devi avere avuto un tipo qualsiasi di relazione con Fairchild» disse Raymond, seguendo una sua logica, «o non avresti questo genere di reazione.»

    «Era il miglior amico di

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