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Single, ma...: eLit
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E-book147 pagine1 ora

Single, ma...: eLit

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Info su questo ebook

Ha una doppia personalità. Nella grande metropoli, Eden è intraprendente, razionale e decisa. Nel paese natale, invece, ritorna a essere la timida, insicura e remissiva Edna Rae Harper. Tutti sanno che ha due nomi. Ma quanto dovrà durare la farsa?

LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2017
ISBN9788858968284
Single, ma...: eLit
Autore

Elizabeth Lane

Nata e cresciuta nello Utah, ama riversare nei suoi romanzi le esperienze e le conoscenze acquisite nel corso di numerosi viaggi in tutto il mondo.

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    Anteprima del libro

    Single, ma... - Elizabeth Lane

    1

    Era in piedi vicino alla fontana; i suoi occhi scuri scrutavano attenti l'affollato aeroporto di Salt Lake City. Una mano teneva un capello Stetson, l'altra stringeva un tascabile stropicciato. Le dita lunghe e forti tormentavano le pagine del libro con gesti nervosi e impazienti.

    Eden Harper lo vide prima che lui la scorgesse; aveva varcato precipitosa la porta degli arrivi, decisa a trovare la prima toilette femminile disponibile, ma vedendolo si fermò di colpo, come se fosse finita contro un muro.

    Travis Conroy!

    E proprio sulla sua strada!

    Eden sentì la sofisticata vernice di Manhattan sgretolarsi come un fiore che appassisce al sole spietato dell'estate. Erano passati sedici anni, eppure la prospettiva di scontrarsi con lui bastava a terrorizzarla; in quel momento, sarebbe voluta tornare indietro di corsa, prendendo il primo aereo libero senza curarsi della destinazione.

    I suoi piedi, però, parevano bloccati nel cemento.

    Eden rimase a fissare a bocca aperta la figura alta e slanciata di Travis, i riccioli scuri, il viso abbronzato che un tempo aveva paragonato a un bronzo di Rodin.

    A parte le lievi rughe attorno agli occhi, non era cambiato molto dai tempi del liceo. L'antica umiliazione tornò a devastarla ed Eden si rese conto che il tempo non aveva attenuato quel dolore bruciante.

    Perché doveva incontrare proprio Travis Conroy?

    Anche dopo tutti quegli anni, era l'ultima persona al mondo che desiderasse rivedere.

    Eden si riscosse e fece per voltarsi, ma ormai era troppo tardi: lui l'aveva vista.

    Non c'era più via di scampo.

    Eden si costrinse a prendere l'iniziativa e si fece avanti con una baldanza che non sentiva affatto.

    «Che sorpresa!» esclamò.

    Lui accennò un sorriso forzato, che rivelò le fossette per cui andava famoso a scuola.

    «Già» concordò. «Edna, no? Edna Rae Harper?»

    Lei cercò di non trasalire mentre Travis indugiava con lo sguardo sul completo pantalone di lino beige e sui capelli molto più biondi di un tempo.

    «Ora mi chiamo Eden» chiarì.

    «Eden» ripeté lui incerto, come se assaggiasse per la prima volta un cibo esotico. «È un po' che non ti si vede da queste parti.»

    Il tono era freddo e formale ma, d'altra parte, che cosa si aspettava? Sedici anni prima Travis Conroy era stato la vittima innocente dello scandalo da lei provocato. Con ogni probabilità, stava ricordando quello spiacevole episodio.

    «Non torno a casa molto spesso» ammise Eden con voce neutra. «È un bel viaggio da New York, anche in aereo. Ma mia madre deve essere operata tra pochi giorni, così sono venuta ad assisterla.»

    «Oh, si riprenderà presto. Tua madre è un tipo resistente.»

    Travis si voltò e cominciò a camminare a grandi passi; sentendosi goffa e incerta, Eden lo seguì. Per un attimo pensò all'assurda possibilità che fosse venuto a prenderla: l'ultima cosa che desiderava era passare tre ore in macchina con l'uomo che le ricordava il giorno peggiore della sua vita.

    Avrebbe preso l'autobus fino a casa, decise Eden risoluta.

    «Come pensi di arrivare a Monroe?» le chiese Travis, quasi le avesse letto nel pensiero.

    «In autobus» rispose lei asciutta.

    «Stai scherzando?»

    «No. La mamma non se la sentiva di venirmi a prendere in macchina e non posso noleggiarne una, perché a Monroe non saprei dove restituirla. Così prenderò un taxi fino alla stazione degli autobus e da lì...»

    «L'autobus parte alle sette e poi si ferma in ogni paesino» la interruppe lui con uno scatto d'impazienza. «Ciò significa che non sarai a casa prima di mezzanotte. Perché non...?»

    «È già tutto organizzato» tagliò corto Eden.

    Quindi si voltò verso una serie di toilette dall'altra parte del largo corridoio.

    «Ciao» lo salutò in fretta. «Mi ha fatto piacere rivederti.»

    Una volta raggiunto il bagno sana e salva, Eden si appoggiò alla parete e trasse un profondo sospiro di sollievo. Il cuore le batteva all'impazzata e il rossore che aveva sempre odiato le imporporava le guance.

    Era ridicolo!, si ammonì irata. Aveva quasi trent'anni e negli ultimi otto era riuscita a sopravvivere nella giungla del mondo editoriale di New York. E ora si faceva turbare a quel punto dal ricordo di una cotta giovanile...

    La presenza di Travis Conroy all'aeroporto non aveva niente a che fare con lei, era chiaro. Ora non le restava che rimanere chiusa là dentro per qualche minuto; quando fosse riemersa dal bagno, non avrebbe trovato traccia di lui.

    Il lungo volo le aveva fatto venire mal di testa. Eden frugò nella borsa alla ricerca di un'aspirina e la mandò giù con un sorso d'acqua di rubinetto. Poi studiò il proprio viso riflesso nello specchio.

    Aveva fatto il possibile per cambiare aspetto dai tempi del liceo e in effetti gli occhi verdi truccati sapientemente e i morbidi capelli biondi costituivano una bella novità. Eppure, in qualche modo, quei cambiamenti non bastavano a liberarla dalla timida, studiosa Edna Rae Harper, sempre pronta a lasciarsi andare a fantasticherie romantiche. Ne aveva avuto la prova poco prima, quando si era trovata davanti l'oggetto di tali fantasie.

    Eden si sporse in avanti per controllare il trucco e notò inorridita un particolare che le era sfuggito: la fila di orinatoi alle sue spalle.

    Per un attimo rimase immobile, come pietrificata, poi il suono di uno sciacquone la fece scattare. In preda al panico, Eden afferrò la valigetta e uscì come un razzo dal bagno degli uomini.

    Travis era fermo nel punto in cui l'aveva lasciato. Non disse niente, del resto non ce n'era bisogno: il suo sguardo sardonico e divertito era sufficiente.

    Eden cercò invano un commento tagliente, poi gli lanciò un'occhiata malevola e si infilò nella toilette delle donne.

    Ora sapeva perché non tornava a casa più spesso: le bastava rimettere piede da quelle parti per tornare a essere la ragazzina timida e goffa di un tempo.

    Quando ebbe finito di ritoccarsi il trucco, Eden aveva ripreso il controllo di se stessa. Non aveva senso rifugiarsi là come un'adolescente vergognosa. Era cresciuta e sapeva affrontare il mondo.

    Monroe era una piccola città e lei vi sarebbe rimasta per quasi un mese. A quel punto aveva due possibilità: sistemare subito le cose con Travis Conroy o ripetere lo stesso penoso spettacolo ogni volta che lo incontrava.

    Eden si ravviò i capelli e raddrizzò le spalle; avrebbe trattato la faccenda con distacco professionale, si disse. Travis Conroy era solo un cowboy di provincia, non c'era ragione di sentirsi intimidita da un tipo simile.

    Eppure, mentre si avviava verso di lui, Eden sentiva il cuore batterle come un tamburo. Quella era la cosa più difficile che avesse mai fatto in vita sua.

    Travis si sedette su una poltroncina, appoggiò il cappello su un ginocchio e prese il libro; era un thriller di uno dei suoi autori preferiti, ma quel giorno non riusciva a prendere gusto alla lettura.

    Voltò una pagina e lanciò un'occhiata impaziente all'orologio. Il volo da Los Angeles non sarebbe arrivato prima di venti minuti, se solo fosse riuscito a finire il capitolo...

    Il libro gli cadde in grembo, mentre Travis si lasciava travolgere dall'agitazione che aveva tenuto sotto controllo fin dall'incontro con Eden Harper.

    Era tutto finito da anni, si disse rabbioso. Perché, allora, il semplice ricordo di quello stupido incidente lo turbava tanto?

    Travis consultò ancora l'orologio, si dimenò a disagio sulla stretta poltroncina e cercò di concentrarsi nella lettura. Invano: il passato tornava a invadere i suoi pensieri, impedendogli di dimenticare.

    Era successo alla fine del liceo, quando lui era capitano della squadra di basket ed Edna Rae Harper frequentava il secondo anno.

    Travis, in realtà, non l'aveva mai notata; con i suoi vestiti scialbi, gli occhiali dalla montatura di tartaruga e l'aria timida, Edna Rae non era certo la ragazza dei suoi sogni. Travis l'aveva tranquillamente ignorata fino al pomeriggio di maggio in cui era uscito il giornale della scuola.

    Qualcuno aveva inserito tra le sue pagine la fotocopia di una lettera scritta da una mano delicata e femminile.

    Oh, Travis, amore mio, quando saremo di nuovo insieme? Per quanto tempo ancora dovrò dimenarmi nel letto, sentendo le tue mani sul mio seno, il calore della tua pelle e le tue labbra ardenti sulla mia bocca? Quanto tempo dovrà passare, prima di sentire la tua voce sussurrarmi all'orecchio: Ti amo, Edna Rae....

    «Ciao.»

    La voce di Eden lo riportò al presente. Travis sobbalzò e si voltò di scatto, notando ancora una volta la pettinatura perfetta e il completo costoso ed elegante. La scialba Edna Rae si era trasformata da brutto anatroccolo in splendido cigno.

    «Ciao» borbottò, colto alla sprovvista.

    Lei fece il giro della fila di poltroncine e gli sedette di fronte. Travis la ricordò mentre usciva dalla toilette degli uomini paonazza di vergogna e imbarazzo, e abbozzò un sorriso divertito.

    «Sono venuta a scusarmi» dichiarò Eden.

    «E per che cosa?» chiese Travis perplesso.

    «Per oggi. Ero nascosta in bagno, quando mi sono resa conto che ciò che sentivo non era colpa tua. Mi dispiace.»

    «Non c'è bisogno di dispiacersi né di scusarsi» la rassicurò Travis.

    Eppure non poteva fare a meno di chiedersi dove volesse andare a parare Eden; una donna non si scusa, a meno che non abbia qualcosa in mente.

    Lei si fissò imbarazzata le mani; in quel momento, assomigliava alla ragazzina impacciata di un tempo, più che alla sofisticata professionista di Manhattan.

    «Mi sono resa conto anche di un'altra cosa» proseguì senza guardarlo. «Nei sedici anni passati da quel tremendo giorno a scuola, non ti ho mai detto quanto fossi spiacente di averti causato tanto imbarazzo.»

    «Io... non mi aspettavo che tu lo facessi.»

    Travis avrebbe preferito parlare di qualcosa d'altro. I compagni di scuola l'avevano preso in giro spietatamente a proposito di quella maledetta lettera, ma alla fine si erano resi conto che era del tutto innocente. Gli abitanti di Monroe, invece, non erano stati così benevoli e l'episodio aveva contribuito a macchiare la sua reputazione.

    «Non dev'essere stato facile nemmeno per te, no?» replicò.

    Eden assentì. Travis ricordava che non era più venuta a scuola per le due settimane mancanti

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