Misterioso San Valentino (eLit): eLit
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Carole Mortimer
Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’
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Anteprima del libro
Misterioso San Valentino (eLit) - Carole Mortimer
successivo.
1
Ma che caspita...!
Tazzy si bloccò e spalancò gli occhi. Sulla soglia della porta di casa c'era un gattino, dentro un cesto.
Da dove saltava fuori? E soprattutto, cosa ci faceva lì?
Be', una cosa era certa, non era arrivato da solo: un gatto randagio non se andava in giro corredato di cesto, ciotola, e pacchetti di cibo. Né tantomeno con un bel nastro rosso legato intorno al collo!
Tazzy si chinò per guardare quella palla di pelo grigia. Non appena la bestiolina si accorse della sua presenza, la fissò con un paio di occhi azzurri spaventati.
«Ehi, tranquillo, va tutto bene» disse cercando di calmarlo, e tese la mano affinché gliela leccasse o graffiasse, a seconda che la considerasse un'amica o una nemica.
Mentre il gatto decideva, Tazzy ne approfittò per guardare la strada da un capo all'altro. Come previsto, alle sette e trenta del mattino, la via era deserta. C'erano luci accese in diverse case, ma le macchine erano ancora tutte nei vialetti. A quanto pareva, solo Tazzy, in virtù del suo innato senso di responsabilità, usciva da casa alle sette e trenta in modo da essere in ufficio per le otto e un quarto. Non si vedeva anima viva, nessuno che avesse potuto lasciare un gattino.
Tazzy sobbalzò, sentendosi leccare il dorso della mano da una lingua minuscola, e anche il gattino si ritrasse per quel repentino movimento.
«Possiamo andare avanti così tutta la mattina.» Rise e lo prese in braccio, subito incantata dal modo in cui la piccola palla di pelo si adattava perfettamente al palmo della mano.
Ma mentre ne prendeva atto, Tazzy notò un piccolo biglietto legato al nastro rosso. Ad Anastasia. Con amore.
Davvero strano. Nessuno la chiamava usando il suo nome per esteso; in realtà molte persone non sapevano neppure che si chiamasse così. E perché mai qualcuno avrebbe dovuto regalarle un gatto, con o senza amore? Natale era passato da un pezzo, e il suo compleanno era ad agosto.
Purtroppo, lei non poteva tenerlo. Era l'assistente personale di Ross Valentine, un tecnico dalle impareggiabili capacità che riparava guasti nei software. L'attività lo portava spesso in giro per il mondo, e Tazzy di solito lo accompagnava, cosa che non le consentiva di avere legami di alcun genere.
E a proposito, cosa ne avrebbe fatto del gatto mentre era al lavoro?
Gli occhi verde chiaro si accigliarono ancora di più. Non poteva tenerlo, certo, ma neppure lasciarlo lì al freddo: se si fosse messo a vagare rischiava di perdersi, o peggio, di finire investito. Portarselo in ufficio era fuori discussione: immaginava già lo sguardo sorpreso di Ross se fosse arrivata a casa sua, che era anche il loro luogo di lavoro, con il gatto al seguito!
Non aveva scelta: doveva trovargli una sistemazione confortevole in cucina fino a quando non fosse tornata dal lavoro, e avrebbe dovuto farsi venire in mente qualche posto, o qualcuno, cui poterlo affidare.
«Mi spiace, ma è così» disse riluttante al gatto che continuava a guardarla con gli occhi azzurri fiduciosi.
In pochi minuti gli tolse il nastro, rese la cucina sicura e tirò fuori il cibo per la bestiolina, e quando terminò tutta l'operazione si rese conto, molto agitata, che quel mattino sarebbe arrivata tardi al lavoro.
Il traffico, solitamente scarso se usciva presto, cominciava già a ingrossarsi quando infine Tazzy si mise sulla strada, e con il traffico aumentò anche la sua tensione.
Di conseguenza, quando finalmente entrò in ufficio alle otto e trenta, non era la solita persona calma e controllata. E si agitò ancora di più trovando Ross Valentine accanto alla sua scrivania che teneva in mano una pila di cartelle ordinate da Tazzy con molta cura e che adesso, lei lo sapeva per esperienza, non lo sarebbero più state. La giusta punizione per il ritardo, considerò mesta.
Da esperto informatico, Ross l'aveva canzonata perché lei, oltre a salvare ogni documento su disco, ne conservava anche una copia cartacea, ma poiché in diverse occasioni questo sistema gli aveva risparmiato del lavoro quando il computer si era impallato, lui aveva smesso di dire quanto fosse antiquato quel metodo.
Ross inarcò le sopracciglia scure sugli occhi del colore dell'ambra. «Posso dire che stamattina non sembra la solita persona controllata, signorina Darling?» la prese in giro, e le sopracciglia descrissero un arco ancora più accentuato non appena Tazzy, le guance infuocate, gli rivolse un occhiata torva. «Probabilmente no» borbottò lui tra i denti.
In silenzio, Tazzy sistemò con molta cura il soprabito su una gruccia appesa a un gancio dietro la porta dell'ufficio. Con le mani si sistemò i capelli color rame annodati in uno chignon, prima di andare ad accendere la macchinetta del caffè sistemata su uno degli armadietti, compiendo i normali gesti della routine mattutina per cercare di riacquistare la calma, totalmente sconcertata dal fatto che Ross fosse comparso nel suo ufficio prima di lei.
La giornata non era iniziata bene, con l'arrivo misterioso di quel gatto sulla soglia di casa, e fare tardi al lavoro di certo non migliorava le cose.
Ross la guardò mentre lei si muoveva con efficienza, preparando un vassoio per lui e una tazza di caffè anche per sé. «Mi dica, signorina Darling, da quanto tempo lavora per me?» le chiese, le braccia incrociate sul petto muscoloso.
Tazzy si voltò, lanciandogli un'occhiata perplessa. «Non capisco...»
«Risponda solo alla domanda» la incoraggiò soave.
«Credo siano diciotto mesi, signor Valentine.»
Diciotto mesi, una settimana e trenta minuti, per la precisione. E fin dal primo giorno lei si era perdutamente innamorata di quell'uomo.
Amava il modo in cui i capelli scuri tendevano ad arricciarsi se lui dimenticava di tagliarli, cosa che avveniva spesso. Amava il castano ambrato degli occhi, che diventavano incredibilmente caldi quando sorrideva. Gli zigomi alti gli conferivano un aspetto da straniero, il naso era lungo e aristocratico, e la bocca ampia e sensuale era incorniciata da una mascella squadrata. Il corpo era snello e atletico, e quanto alle mani...
Più di una volta Tazzy aveva fantasticato su come sarebbe stato sentirsi accarezzare