Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

In balia del capo: Harmony Collezione
In balia del capo: Harmony Collezione
In balia del capo: Harmony Collezione
E-book160 pagine4 ore

In balia del capo: Harmony Collezione

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Cresciuta da una madre non esattamente modello, Kate Watson è decisa a farsi rispettare per la propria intelligenza e non per la sua fulgida bellezza. Ma lavorare al fianco del suo capo, il noto multimilionario Alessandro Preda, le lascia addosso un senso di smarrimento mai sperimentato in precedenza.

Alessandro è incuriosito dalla riservata e innocente Kate. Lui è abituato a donne che si danno da fare per ostentare le proprie doti davanti ai suoi occhi, mentre Kate, bella come poche altre, sembra fare di tutto per non farsi notare. Anche se sotto quella calma apparente Alessandro percepisce un vulcano di emozioni pronte a scatenarsi, e lui non desidera altro che questo accada.

LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2016
ISBN9788858944325
In balia del capo: Harmony Collezione
Autore

Cathy Williams

Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.

Leggi altro di Cathy Williams

Autori correlati

Correlato a In balia del capo

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su In balia del capo

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    In balia del capo - Cathy Williams

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    At Her Boss’s Pleasure

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2015 Cathy Williams

    Traduzione di Maria Elena Vaccarini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-432-5

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Venerdì. Fine luglio. Diciotto e trenta...

    E io dove sono?, pensò Kate. Ancora in ufficio. Era l’ultima rimasta, seduta alla sua scrivania, con il monitor del computer che le sfarfallava di fronte e le colonne dei profitti e delle perdite che richiedevano la sua attenzione. Non un’attenzione immediata... niente che non potesse aspettare fino al lunedì mattina... ma...

    Sospirò e s’appoggiò allo schienale della sedia, rilassando le spalle, e per qualche minuto si concesse il lusso di perdersi nei propri pensieri.

    Aveva ventisette anni e sapeva dove si sarebbe dovuta trovare in quel momento... e non era in quell’ufficio. Anche se era un ufficio bellissimo, in un elegante edificio nel cuore di Londra.

    Avrebbe dovuto essere in qualunque altro posto all’infuori di lì.

    Avrebbe dovuto essere in giro a divertirsi, oziando con le amiche a Hyde Park, bevendo vino e crogiolandosi al sole di quella calda estate. O partecipando a un barbecue in qualche giardino. O forse soltanto seduta in casa, con un po’ di musica in sottofondo e un’altra persona importante che le parlava della propria giornata e le chiedeva della sua.

    Kate batté le palpebre e l’immagine di quelle possibilità svanì. Da quando si era trasferita a Londra, quattro anni prima, poteva contare sulle dita di una mano il numero di amicizie che era riuscita a fare, e da quando aveva ottenuto il posto di contabile presso l’AP Logistics un anno e mezzo prima non ne aveva fatta nessuna.

    Conoscenti, sì... ma amici? No. Non era il genere di ragazza estroversa, vivace e ridanciana che faceva facilmente amicizia e stava volentieri in gruppo. Lo sapeva e ci pensava raramente, tranne... be’... era venerdì, e fuori la calura stava calando, e nel resto del mondo le persone della sua età erano tutte in giro a divertirsi.

    Guardò oltre la porta dell’ufficio e una fila di scrivanie vuote sembrò deriderla, facendole notare i suoi difetti.

    Subito prese mentalmente nota di tutti i lati positivi della propria vita. Un ottimo lavoro in una delle società più prestigiose del paese. Un ufficio tutto suo, il che era una conquista notevole per una persona della sua età. Un appartamentino in una zona abbastanza bella di West London. Quante ragazze sue coetanee erano proprietarie della propria casa? A Londra? Sì, c’era un’ipoteca, tuttavia...

    Se l’era cavata bene.

    Forse non sarebbe riuscita a sfuggire al proprio passato, ma avrebbe potuto seppellirlo così in profondità da non esserne più influenzata.

    Solo che...

    Era lì, al lavoro, da sola, di venerdì sera, il ventisei di luglio...

    E allora?

    Kate tornò a fissare il monitor e decise di lavorare un’altra mezz’ora prima di uscire dall’ufficio per tornarsene nel suo appartamento deserto.

    Era così concentrata sulle cifre che non notò il suono dell’ascensore e i passi che si avvicinavano. Fissava lo schermo, totalmente ignara della figura alta e scura ferma sulla porta finché lui non parlò. Allora sobbalzò e per alcuni secondi non fu più la consueta donna calma e padrona di sé.

    Alessandro Preda sembrava avere sempre quell’effetto su di lei.

    C’era qualcosa in quell’uomo... ed era molto più del fatto che possedeva quella grande società con dozzine di altre società satelliti.

    C’era qualcosa in lui...

    «Signor... signor Preda... Come posso esserle utile?» Kate balzò in piedi, passandosi una mano sulla camicia bianca e sistemando con l’altra lo chignon sulla nuca, sebbene non fosse necessario.

    Alessandro, che era appoggiato in modo indolente all’intelaiatura della porta, entrò nell’ufficio, la sola stanza illuminata su quel piano dell’edificio.

    «Può cominciare tornando a sedersi, Kate. Quando diventerò re potrà balzare in piedi al mio arrivo. Fino ad allora non ce n’è affatto bisogno.»

    Appiccicandosi un sorriso cortese sul viso, lei si sedette. Alessandro Preda poteva essere bello da togliere il fiato, così atletico, abbronzato e sensuale, ma non c’era niente in lui che trovasse minimamente attraente.

    Troppe persone avevano soggezione della sua vivacità. Troppe donne cadevano ai suoi piedi come patetiche fanciulle bisognose. Inoltre, era troppo arrogante. Era il classico uomo che aveva tutto, e ne era ben consapevole.

    Tuttavia, considerato che era il proprietario dell’azienda per cui lavorava, non aveva altra scelta che sorridere, sorridere, e sperare che lui non vedesse oltre il suo sorriso.

    «E non c’è alcun bisogno che mi chiami signore ogni volta che si rivolge a me. Non gliel’ho già forse detto?»

    Gli occhi scuri come la notte si posarono su di lei, esaminando con indolenza il suo viso pallido e freddo che non si era mai aperto in un autentico sorriso da quando lavorava in quella società. Almeno non in sua presenza.

    «Sì, lei ha... ehm...»

    «Alessandro... mi chiamo Alessandro. Questa è una società a carattere familiare e mi piace mantenere un rapporto informale con i miei dipendenti...»

    Si girò per sedersi sul bordo della scrivania e Kate indietreggiò istintivamente sulla sedia.

    Non proprio una società a carattere familiare, pensò con sarcasmo. A meno che la sua famiglia non sia composta da migliaia di persone e non sia sparsa per i quattro angoli della terra. Una grande famiglia.

    «Che cosa posso fare per lei, Alessandro?»

    «In realtà sono venuto a lasciare dei documenti per Cape. Dov’è? E come mai lei è l’unica anima viva qui dentro? Dove sono gli altri contabili?»

    «Sono le diciotto e trenta... ehm... Alessandro... Sono andati via tutti poco fa...»

    Alessandro consultò l’orologio e corrugò la fronte. «Ha ragione. Era troppo pensare che almeno alcuni dei miei dipendenti strapagati potessero essere qui. A lavorare.» La guardò, socchiudendo gli occhi. «Allora perché lei è ancora qui?»

    «Avevo alcuni rapporti che volevo esaminare prima di uscire. È un momento produttivo della giornata... quando tutti gli altri sono già andati via...»

    Alessandro la osservò, inclinando la testa. Che cosa c’era in quella donna? Aveva avuto a che fare con lei qualche volta negli ultimi mesi. Era diligente, lavorava duramente, tenendo il ritmo di George Cape. Possedeva una mente brillante e sembrava avere l’abilità di arrivare al dunque e trovare l’origine dei problemi, cosa non facile nel campo della finanza.

    Tutto in lei era professionale, ma c’era qualcosa che mancava.

    I freddi occhi verdi erano sempre circospetti, le labbra tumide sempre serrate, i capelli mai fuori posto.

    Alessandro abbassò lo sguardo sul suo corpo, ben protetto dentro una camicia bianca dalle maniche lunghe abbottonata fino al collo.

    Fuori la temperatura era salita notevolmente nelle ultime tre settimane ma, guardandola, non avreste mai detto che era estate oltre le pareti dell’ufficio. Avrebbe scommesso che portava anche le calze.

    Personalmente amava le donne sexy che ostentavano le proprie doti, e l’aspetto severo della signorina Kate Watson aveva sempre suscitato la sua curiosità.

    L’ultima volta che aveva lavorato con lei per alcuni giorni, per risolvere un difficile problema fiscale in cui si era dimostrata più abile del suo capo, George Cape, che recentemente aveva la testa fra le nuvole, aveva cercato di scoprire qualcosa di più sul suo conto. Le aveva fatto qualche domanda su ciò che faceva al di fuori del lavoro... sui suoi hobby, i suoi interessi. Una conversazione cortese mentre mangiavano qualcosa durante una pausa.

    Quasi tutte le donne reagivano al suo interesse aprendosi. Non vedevano l’ora di raccontargli tutto su di loro. Diventavano allegre quando le guardava o le ascoltava, anche se, in tutta sincerità, lui non prestava molta attenzione a quello che dicevano.

    Kate Watson? Neanche per idea. L’aveva fissato con quei freddi occhi verdi ed era riuscita a cambiare argomento senza rivelare niente di sé.

    «È qui tutte le sere a quest’ora?»

    Ancora seduto sulla scrivania, Alessandro raccolse un fermacarte, rigirandolo fra le dita.

    «No, naturalmente no.» Ma troppo spesso, tutto considerato.

    «No? Solo oggi? Anche se è la giornata più calda dell’anno?»

    «Non amo particolarmente il caldo.» Kate abbassò gli occhi, irritata dal tono di beffarda critica con cui lui aveva parlato. «Mi rende fiacca.»

    «Naturalmente, se indossa camicie dalle maniche lunghe e gonne inamidate» le fece notare Alessandro, posando il fermacarte.

    «Se vuole lasciare a me i documenti, li consegnerò a George quando tornerà.»

    «Tornare da dove?»

    «Al momento è in vacanza. In Canada. Non tornerà prima di due settimane.»

    «Due settimane!»

    «Non è molto tempo. La maggior parte della gente prenota due settimane di vacanza in estate...»

    «E lei?»

    «Be’, no... ma...»

    «Non credo che questo possa aspettare che Cape decida di onorarci con la sua presenza.»

    Alessandro s’alzò e sbatté un fascio di documenti sulla scrivania, poi posò le mani su entrambi i lati e si protese verso di lei.

    «Ho chiesto a Watson Russell se sapeva qualcosa delle anomalie nelle forniture per i centri sportivi che sto costruendo lungo la costa e mi ha detto che se n’è occupato Cape fin dall’inizio. Vero o falso?»

    «Credo che abbia la responsabilità di quei conti.»

    «Lei crede

    Kate inspirò profondamente, cercando di non farsi intimidire da quell’uomo. Ma era quasi impossibile. Alto, dai capelli neri, muscoloso e proteso verso di lei, le faceva battere più forte il cuore.

    «Ha la responsabilità esclusiva di quei conti. Forse potrebbe spiegarmi che cosa desidera scoprire» ribatté con la gola secca.

    Alessandro s’allontanò dalla scrivania e incominciò a camminare avanti e indietro per la stanza, notando che non c’era niente che rivelasse la sua personalità nell’ufficio. Nessuna foto incorniciata sulla scrivania. Nessuna pianta. Nemmeno un calendario con vedute marine, opere d’arte, o cuccioli. Restò in silenzio per qualche secondo, poi si girò verso di lei, con le mani in tasca.

    «Per caso mi sono stati recapitati dei file, forse perché sulla busta era stampato in modo evidente Personale e confidenziale e di conseguenza il postino deve essere salito al piano dei

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1