Fuga d'amore con la principessa: Harmony Collezione
Di Lilian Darcy
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Info su questo ebook
Artemisia Marinceski, romantica principessa.
La principessa Artemisia di Langemark non intende sottostare a un fidanzamento con un uomo che non la ama solo per obbedire agli obblighi del suo rango. Vuole provare i brividi della vera passione, del desiderio che fa girare la testa e impazzire i sensi. Per questo decide di partire per la Nuova Zelanda sotto falso nome e di rifugiarsi a casa di un'amica ma, per una serie di coincidenze, si trova a trascorrere il proprio periodo di fuga con il sexy Branton Smith, milionario e proprietario terriero. Cadere tra le sue braccia è solo una questione di tempo, ma una volta assaggiate le labbra di quell'uomo per Misha sarà impossibile tornare indietro.
Lilian Darcy
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Fuga d'amore con la principessa - Lilian Darcy
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Princess in Disguise
Silhouette Special Edition
© 2006 Lilian Darcy
Traduzione di Federica Ressi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5891-835-7
www.eHarmony.it
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1
Sox era straordinaria.
Era nata per fare il cane da pastore. Avrebbe potuto mandarla in cima alla collina e lei sarebbe riuscita a radunare il gregge e a ricondurlo da lui tutta da sola.
Adorava lavorare con le pecore.
Brant faceva affidamento su di lei, e in quel momento era l’unica a cui poteva confidare le sue paure.
«Dimmi che quelle tre pecore zoppe non significano niente, Soxie...» mormorò.
Erano entrambi a bordo del quad e scendevano lungo la collina a una considerevole velocità. Era uno splendido pomeriggio, insolitamente caldo per metà maggio. Soffici nuvole candide fluttuavano in un cielo terso e in lontananza, lungo la strada per Holbrook, scorse il bagliore rosso di una macchina che procedeva nella sua direzione, per poi scomparire dietro gli alberi arruffati dalla brezza e illuminati dal sole.
Sox era seduta dietro di lui, con il collo teso per guardarsi attorno, in attesa di scoprire quale altra avventura stessero per affrontare insieme.
Sfortunatamente non poteva rassicurarlo su quelle bestie zoppe.
«Non può essere afta epizootica.» Aveva controllato le zampe. Certo, c’era un’infiammazione, ma...
«Non dirmi che è afta epizootica, perché non voglio nemmeno sentirlo.»
Poteva essere afta epizootica.
Dopo una lunga siccità, l’autunno era stato caldo e piovoso, le condizioni ideali per la diffusione dei batteri, e se anche solo uno dei quattrocento capi che aveva pagato un occhio della testa era infettato, allora l’intero gregge avrebbe potuto contrarre la malattia.
Sox si strinse a lui, come se avesse percepito le sue preoccupazioni. Terminarono la discesa lungo la collina e raggiunsero la recinzione di filo spinato che proseguiva sino alla casa.
Non avrebbe raccontato nulla alla sorella. Nuala e Chris si sarebbero sposati di lì a pochi mesi e Chris aveva già il suo gregge, il suo terreno a cui pensare.
E poi vide di nuovo la macchina rossa, proprio all’interno del cancello principale, che procedeva inequivocabilmente nella sua direzione. Era una piccola auto, scintillante e ben tenuta.
Il suo umore si affossò definitivamente. Sapeva di che genere di visita si trattava.
Una forestiera. Una ragazza di città.
Negli ultimi mesi aveva conosciuto diverse donne come questa da bastargli per tutta la vita. Di recente, una di loro aveva dato in giro il suo indirizzo ad alcune amiche, che ormai si presentavano lì senza preavviso e a orari impossibili.
Per esempio nel momento in cui aveva appena scoperto che tre capi del suo gregge si erano azzoppati.
L’auto rossa proseguì e scomparve temporaneamente ancora una volta. Brant e Sox avevano quasi raggiunto la casa. Parcheggiò il quad sotto la tettoia, incatenò il cane ed entrò in casa, togliendosi gli scarponi strada facendo. Trovò un messaggio della sorella sul bancone della cucina.
Non dimenticarti di Misha...
Misha. L’amica di Nuala che veniva dall’Europa.
Lo aveva completamente dimenticato.
Arriverà qui per le quattro. Per quell’ora dovrei già essere di ritorno, ma in caso contrario sii gentile con lei.
Gentile con una perfetta estranea arrivata lì su quella scatoletta rossa.
Grandioso. Era proprio dell’umore giusto.
Poiché un’ospite internazionale autoinvitatasi avrebbe dovuto iniziare con lo spirito giusto e rendersi utile, Misha si era fermata alla cassetta delle lettere di Inverlochie e aveva ritirato la posta.
C’erano diverse lettere, tenute insieme da un elastico. Branton Smith, Inverlochie, Hill Road via Holbrook, NSW 2644, diceva l’indirizzo scritto sulla prima lettera, scritto in una sinuosa calligrafia e con una penna viola. Aveva sistemato le lettere sul sedile del passeggero, accanto ai fiori che aveva comprato ad Albury per Nuala, sopra la cassa di vini che aveva preso in un negozio di liquori per il fratello dell’amica, Brant, che non conosceva ancora.
Ma quando era giunta a destinazione e lo aveva trovato lì ad accoglierla, Brant non sembrò molto contento che gli avesse usato quella cortesia.
«Tu devi essere Misha» esordì, con le spalle ingobbite dalla tensione, gli occhi grigi cupi e severi.
«Devo, sì. Anche quando non voglio» convenne lei, alzando i palmi con finta rassegnazione.
Si era aspettata un sorriso, ma non ne vide nemmeno l’ombra.
«E ti ho portato la posta» aggiunse, in caso questo aiutasse.
Macché. Lui guardò il fascio di lettere e gemette esasperato. «Nuala non c’è. A dire il vero non ti aspettavamo così presto.»
«Forse andavo un po’ troppo forte.»
«Non dovresti, da queste parti. Le condizioni delle strade non sono di certo quelle a cui sei abituata in Europa...» borbottò lui.
«Non sono eccellenti nemmeno da noi. Ho una certa esperienza nella guida su strade di campagna.»
Lui non parve colpito.
Ma Misha lo fu da lui, non poté negarlo: era una versione più alta, più forte e ovviamente più mascolina di Nuala, che non aveva mai avuto problemi nell’attrarre l’altro sesso. E nemmeno Brant doveva averne, a occhio e croce. Aveva i capelli scuri arruffati, zigomi e mascella decisi, muscoli tesi come corde sotto le maniche arrotolate della felpa punteggiata da chiazze di fango, e quell’aura di pura mascolinità che i dopobarba non sarebbero mai riusciti a imitare.
Per molto tempo Misha aveva creduto che quel maschiaccio sexy di Nuala sarebbe finita con qualche miliardario o aristocratico europeo, ma benché avesse presentato l’amica a uno stuolo di uomini durante il suo soggiorno di un mese a Langemark, nessuno aveva catturato il suo interesse.
«Sono troppo beneducati. Troppo inquadrati.»
Adesso era ritornata a casa, in Australia, ed era felicemente fidanzata con Chris, l’allevatore della porta accanto. Misha non vedeva l’ora di conoscere l’uomo che era abbastanza rozzo per la sua amica.
Brant le aprì la portiera dell’auto.
Abituata a questo genere di attenzioni, Misha abbassò il capo in segno di riconoscenza e gli sorrise, ma lui alzò gli occhi al cielo e sospirò. In caso lei non avesse colto il sottile linguaggio del corpo, controllò l’orologio e si accigliò.
«Grazie dell’ospitalità, Brant. È davvero gentile da parte tua, ed è meraviglioso conoscerti finalmente.»
Tese una mano, ma lui non gliela strinse. «Non credo che ti convenga» borbottò lui, mostrandole il palmo sporco di terra.
«Posso sempre lavarmele dopo, no?»
Misha tenne la mano tesa, e alla fine lui gliela strinse. Desiderò di non essersi impuntata. La stretta fu breve e stritolante, a dimostrare che lui era più occupato e molto più forte di lei. Misha lo sapeva bene.
«Il vino è per te. Un segno di apprezzamento per la tua ospitalità.»
«Nessun problema» mormorò lui.
«E naturalmente i fiori sono per Nu. Quando torna?» chiese, mentre la spossatezza cominciava ad avere il sopravvento su di lei come le fredde nebbie invernali che avvolgevano Langemark nei cupi giorni di dicembre.
Fermamente determinata a tenere a bada la stampa, era volata a Melbourne in classe economica e sotto falso nome, e aveva aspettato diverse ore per la coincidenza per Albury. Poi aveva guidato per tre quarti d’ora dal lato sbagliato della macchina e della strada per raggiungere Inverlochie.
Qui erano le tre del pomeriggio, il che voleva dire che era notte fonda a Langemark, e chissà che ore erano dove si trovava Gian Marco. Era ancora in Spagna? Il Gran Premio era appena finito.
Il fratello di Nuala guardò di nuovo l’orologio. «Forse tra mezz’oretta.»
«Bene.»
Per nascondere le lacrime improvvise nei suoi occhi, Misha si infilò di nuovo in auto per aprire il bagagliaio. Brant lo raggiunse prima di lei, lo aprì ed esaminò il set completo di valigie, poi le mostrò di nuovo le mani sporche di terra.
«Ho capito. Faccio da sola» gli disse Misha, cercando di mantenere un tono allegro.
«Scusa, volevo dire che mi sarei lavato le mani e dopo mi sarei occupato io dei bagagli.»
«Be’, se mi mostri la mia stanza, ti lavi le mani e riesci ad arrivare di nuovo qui prima di me, allora sarò ben lieta di lasciarti portare dentro la seconda valigia, il vino, i fiori e il bagaglio a mano» concluse lei, contando i secondi che la separavano dalla solitudine della sua stanza.
Sono proprio un buzzurro sgarbato, dovrei scusarmi, pensò Brant, strofinandosi le mani col sapone. Le asciugò in uno strofinaccio poi tornò in fretta all’auto.
Bene. Era arrivato prima di lei.
Niente chioma dorata, occhi azzurri tipicamente scandinavi e sorriso abbagliante.
Il minimo che potesse fare era portare in casa i regali di Misha, insieme al resto delle valigie. Prese prima il vino e i fiori, poi tornò fuori per un secondo viaggio. La valigia era pesantissima, così come il bagaglio a mano. Si chiese cosa si fosse portata dietro questa tizia. Venti paia di scarpe?
Perché era venuta lì?
Nuala si era tenuta sul vago. «Problemi personali. Ha bisogno di allontanarsi da tutto per un po’. Ha bisogno di spazio e di un po’ di anonimato.»
Nuala non era in sé, in quei giorni. Il matrimonio era fissato per il primo weekend di settembre e le aveva dato alla testa, nel modo in cui solo un matrimonio imminente poteva fare persino con la donna più sensata del mondo. Ogni settimana passava ore al telefono con la mamma e stava progettando di andarla a trovare a Sydney, perché le aveva detto di essere già in ritardo per la scelta dell’abito perfetto.
In ritardo? Mancavano ancora più di tre mesi.
In compenso era contento che il matrimonio le avesse riavvicinate.
Per molto tempo, era sembrato che loro due non avessero molto in comune. Fondamentalmente, Nuala era una ragazza di campagna, mentre la mamma non si era