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Kristina (eLit): eLit
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E-book153 pagine1 ora

Kristina (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Fortune's Children 11
Kristina è una delle nipoti di Kate Fortune, la capostipite dell'impero più potente d'America, misteriosamente scomparsa. Ha ricevuto in eredità dalla nonna il cinquanta per cento di un vecchio albergo in California e, desiderosa di dimostrare a se stessa e al mondo di saper camminare sulle proprie gambe lontano dall'azienda di famiglia, decide di congedarsi temporaneamente dal suo incarico di direttore della pubblicità della Fortune Cosmetici per dedicarsi a questo appassionante progetto. Non ha però fatto i conti con il titolare dell'altra quota di proprietà dell'albergo e nemmeno, a dire il vero, con il destino, che, inesorabile, le gioca uno scherzo che una Fortune nemmeno ha la fantasia d'immaginare.
LinguaItaliano
Data di uscita4 nov 2019
ISBN9788830504929
Kristina (eLit): eLit
Autore

Marie Ferrarella

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Kristina (eLit) - Marie Ferrarella

    successivo.

    1

    Riabbassando adagio il ricevitore, Kristina Fortune si lasciò sfuggire un sorriso agrodolce che rispecchiava in pieno l'ambivalenza dei suoi sentimenti. Grant stava per sposarsi. L'aveva appena appreso. E pur esultando per il fratellastro, non poteva fare a meno di rattristarsi per se stessa. Dubitava infatti che avrebbe sfiorato anche lei quell'amore grande e selvaggio che ispirava le cose più dolci, più ardite e folli, che invitava all'abbandono più assoluto, e quindi all'unione totale, il matrimonio...

    No, non v'era niente del genere in serbo per lei. Non dopo David. Non dopo la fine di ogni illusione.

    Con un sospiro, s'alzò in piedi e, accostandosi alla finestra, guardò fuori. La vista dal quattordicesimo piano del Fortune Building era pressoché inesistente, quel giorno. Secondo la radio, la visibilità era pari a zero. Il traffico aereo era stato interrotto, e lo svettante paesaggio metropolitano dell'effervescente Minneapolis annegava in un mare di nebbia.

    Guardare fuori era un po' come sbirciare dentro a una nuvola. Non c'era niente da vedere. Ma Kristina restò lì, con la fronte incollata al vetro e gli occhi persi a mezz'aria.

    Inutile, si sentiva irrequieta. Insoddisfatta. E la telefonata di Grant aveva soltanto contribuito a ingigantire il senso di vuoto che l'attanagliava dentro, quella sorta di oscuro mal de vivre che affondava le sue radici non tanto nel crudele tradimento di David, più interessato alla ricchezza dei Fortune che a lei, quanto nell'improvvisa morte di sua nonna Kate, la settantunenne matriarca di famiglia, cui si dovevano il successo e la continua espansione della Fortune Corporation.

    Kristina non riusciva ancora a capacitarsene.

    Certo, la morte era all'ordine del giorno. Giornali e mass media ne erano pieni. Ma lutti e disgrazie avevano sempre riguardato la famiglia di qualcun altro, non la sua. La morte non era argomento di particolare interesse o riflessione per una ventiquattrenne sana, bella e dinamica com'era lei, con un patrimonio personale da capogiro e una folgorante carriera nel settore pubblicitario della grande azienda di famiglia. In breve, non aveva mai avuto spazio nella vita di Kristina. E mai s'era imposta alla sua attenzione. Se non quando l'aveva privata di una persona molto speciale...

    La nonna si sarebbe rallegrata per Grant, pensò ricorrendo a un'involontaria associazione d'idee.

    La nostalgia le strappò una smorfia. Buffo, aveva sempre pensato che Kate Fortune fosse eterna, un po' come il sole, come le maree. E la nonna, da parte sua, non aveva mai dato segno di essere mortale. Figurarsi, aveva sempre goduto di ottima salute... E non v'era stato giorno della sua vita in cui non avesse dato il massimo, tanto sul lavoro quanto negli affetti. La sua era stata un'esistenza piena e feconda. Per questo era così difficile credere che a reciderla fosse stato uno stupido incidente aereo nei cieli brasiliani.

    Kristina tornò a sospirare. Dio, com'era malinconica, quel giorno. Che fosse colpa del tempo? Possibile. Era così cupo, così deprimente...

    Bah, forse aveva bisogno di distrarsi, di allontanarsi per qualche giorno, pensò mentre riguadagnava la scrivania e si fermava a contemplare lo spesso raccoglitore azzurro che Sterling Foster, il legale di famiglia, s'era premurato di farle avere la sera prima.

    Kristina aveva trascorso l'intera mattinata a studiarlo. E il fatto adesso di pensare alla nonna in associazione a Grant e a Meredith, al loro matrimonio e, di conseguenza, alla luna di miele che ne sarebbe derivata, le aveva ispirato un'ideuzza che forse meritava anche d'essere sviluppata.

    Uhm, perché no?

    Ritrovando di colpo uno sprazzo d'entusiasmo, si sedette dietro la scrivania e buttò giù un paio d'appunti. Bene, il concetto era ormai abbozzato. Quanto ai dettagli...

    Le sue mani corsero a sfogliare l'esile dépliant patinato - quattro pagine in tutto - che s'era vista recapitare insieme al raccoglitore. Vi era ritratta la modesta locanda di campagna di cui aveva appena ereditato metà quota societaria, la stessa che progettava adesso di rimodernare e rilanciare in chiave romantica, come rifugio e nido d'amore per sposi in luna di miele e coppie in cerca di quiete e d'intimità.

    Un sorriso le increspò le labbra. La locanda in questione, che sorgeva nella California meridionale, era appartenuta a Kate Fortune. E Kristina, che mai ne aveva sentito parlare prima di allora, non sapeva bene perché fosse toccata proprio a lei. Ma il testamento della nonna, aggiornato a pochi giorni dalla sua tragica scomparsa, e la lettera d'accompagnamento di Sterling Foster parlavano chiaro: l'alberghetto, adesso, era suo.

    Se non altro, al cinquanta percento...

    Quel lascito l'aveva sorpresa parecchio. E soprattutto, commossa. Anche da morta, Kate aveva cercato di interpretare al meglio i desideri e le segrete aspirazioni dei suoi cari. E nel caso della nipote, poi, aveva davvero fatto centro.

    Da piccola di famiglia qual era, Kristina aveva sempre desiderato emergere. Conquistarsi un posto al sole. Risalire, insomma, dall'ultimo al primo posto. Non voleva essere una Fortune qualunque. Voleva distinguersi. Fare le cose di testa propria e spiccare sugli altri. A ogni costo.

    Come sua nonna.

    Sul lavoro, riusciva con talento e facilità. Ma dopo due anni di ininterrotti successi pubblicitari, incominciava già a mordere il freno. A cercare nuovi orizzonti in cui spaziare.

    Ciò che voleva adesso - e non soltanto per dimenticare la sua sfortunata love story con David e il recente matrimonio di quest'ultimo con un'ereditiera di Boston - era una sfida, qualcosa di nuovo con cui cimentarsi. Qualcosa che fosse soltanto suo, che non costituisse parte integrante dell'impero di famiglia.

    Ebbene, a fornirle quella sfida aveva provveduto sua nonna.

    Con quel lascito a sorpresa...

    Lo sguardo di Kristina indugiò attento sul dépliant della locanda. Il fabbricato in copertina, notò, faceva pietà. Il tetto d'ardesia era rattoppato in più punti, e la facciata, un tempo bianca ma adesso pressoché grigia, era tutta scrostata. E a giudicare dalle sconsolanti immagini che figuravano a pagina due e tre, gli interni non sembravano in condizioni migliori. Gli arredi erano brutti, antiquati, e la tappezzeria a fiorami che imperava ovunque ricordava la fodera sdrucita di un materasso da poco prezzo. Di buono, insomma, non v'era niente. E di commerciabile, nemmeno. Stando alla documentazione custodita nel raccoglitore, non v'era infatti l'ombra d'un profitto.

    Un investimento sbagliato, rifletté Kristina. E non seguito a sufficienza. Il che era strano, considerando l'eccezionale avvedutezza di quell'affarista nata ch'era stata Kate Fortune.

    A meno che quest'ultima non si fosse lasciata coinvolgere nell'affare, che risaliva a oltre vent'anni prima, per una qualche ragione sentimentale...

    Kristina decise che doveva essere così. Come spiegare altrimenti quell'inaspettato scivolone della nonna? Kate Fortune aveva sempre brillato per astuzia e lungimiranza. Ma era stata anche una donna di cuore. E soprattutto, un'originale. Chissà, forse era stato proprio il capriccio a ispirarle quell'acquisto.

    Capriccio o no, la locanda in questione andava rimessa a nuovo. Dentro e fuori. E a questo avrebbe provveduto la sua nuova comproprietaria!

    Assentendo con vigore, Kristina inserì il dépliant nel raccoglitore e s'alzò in piedi di scatto. La malinconia era infine scomparsa. E al suo posto era ritornata la voglia di vincere l'ennesima scommessa.

    «Grazie, nonna» disse a voce alta. «Hai sempre saputo capirmi, tu.»

    Nathan Gibson faceva parte del settore pubblicitario della Fortune Corporation da quindici lunghi an-ni. S'era ritagliato a fatica un proprio spazio all'interno dell'azienda, perdendo un po' di capelli a ogni avanzamento. Adesso, nella sua qualità di vicepresidente aggiunto, titolo che considerava alle volte più decorativo che redditizio, conservava soltanto una vaghissima traccia di castano sopra le orecchie. E anche quella minacciava di scomparire. Come ora...

    Alzando lo sguardo dalla scrivania, fissò la bionda sberla di ragazza che gli era stata pressoché imposta due anni prima, e si sforzò di digerire ciò che gli stava dicendo. All'inizio, l'aveva accettata con estrema riluttanza, in ossequio al fastidioso sistema delle raccomandazioni, ma poi s'era dovuto ricredere. Aveva infatti scoperto che Kristina Fortune aveva la pubblicità nel sangue. E se a volte pestava i piedi a qualcuno - cosa che accadeva assai di frequente - si poteva sempre chiudere un occhio, non perché era la figlia del capo, ma perché sapeva il fatto suo.

    Adesso non gli piaceva l'idea di dover rinunciare a lei per un periodo illimitato di tempo.

    «Che cos'è che vuoi?» le chiese incredulo.

    Kristina sapeva di non avere bisogno della sua autorizzazione. Per quel che la riguardava, l'unica opinione che contasse era quella di suo padre. E questi le avrebbe dato senz'altro carta bianca una volta che avesse saputo del lascito.

    Ma in senso tecnico, era Nathan il suo superiore, e Kristina se la intendeva meglio con lui che col padre. Il che spiegava la natura di quel piccolo colloquio privato.

    «Un congedo temporaneo» gli disse.

    Stavano lanciando un nuovo profumo. C'erano migliaia di dettagli da rivedere. E l'intero progetto era affidato a Kristina.

    «Adesso?» s'indignò Nathan. «Nel bel mezzo di una campagna pubblicitaria?»

    Lei scoppiò a ridere. «Siamo sempre nel bel mezzo di una campagna pubblicitaria» gli fece notare. «E in ogni caso, puoi gestire tutto da solo.» Voleva bene sul serio a quell'ometto incolore. Era gentile con lei senza mai mostrarsi ossequioso. «Se non con la mia verve, almeno coi miei appunti» rettificò poi ammiccando in direzione del proprio ufficio. «Ti ho lasciato tutto sul computer. Nel file Redemption.» Ch'era poi il nome che aveva attribuito al nuovo profumo. «Non devi far altro che consultarlo.»

    L'aveva deciso una settimana prima, alla notifica del lascito, d'occuparsi della locanda in prima persona. Ma s'era concessa qualche altro giorno per documentarsi su alberghi e locande di campagna. Non s'avventurava mai in niente impreparata.

    Nathan aggrottò la fronte. Dopo anni di affannosi tentativi, riusciva infine a padroneggiare una tastiera. Ma solo quella della macchina per scrivere. L'elaborazione dati e i fogli elettronici andavano al di là della sua comprensione. «Sai bene che odio i computer» si lagnò. «È per questo che ti tengo alle mie dipendenze.» Adesso ch'era entrato in confidenza, non rifuggiva più da certe battutine di spirito.

    Sporgendosi in avanti, Kristina gli scoccò un'occhiata ironica. «Sono

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