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Insospettabili verità (eLit): eLit
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Insospettabili verità (eLit): eLit
E-book186 pagine2 ore

Insospettabili verità (eLit): eLit

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Info su questo ebook

ROMANZO INEDITO

ChildFinders Inc. Series 1

Veronica Lancaster è disperata. È una giovane vedova e appartiene a una famiglia molto ricca. Ora il suo bambino di quattro anni è stato rapito e bisogna escogitare subito qualcosa per riportarlo a casa sano e salvo. Nessuno meglio dell'investigatore privato Chad Andreini sa gestire queste situazioni, così Veronica si affida completamente a lui. Le indagini sono puntigliose e si fanno sempre più serrate, mentre la speranza riaffiora e la tensione sale...
LinguaItaliano
Data di uscita2 gen 2019
ISBN9788858996881
Insospettabili verità (eLit): eLit
Autore

Marie Ferrarella

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Insospettabili verità (eLit) - Marie Ferrarella

    successivo.

    1

    Nel momento stesso in cui lei entrò nel suo ufficio, Chad Andreini lesse il dolore nei suoi occhi.

    Un altro, che avesse lavorato in un settore diverso dal suo, avrebbe notato per prima cosa la figura snella della donna, i capelli biondo miele raccolti in uno chignon da cui sfuggivano alcune ciocche ribelli o il tailleur azzurro polvere che non aveva certo l'aria di essere uscito da un grande magazzino. Quella donna, che si annunciò nella stanza con un profumo da cento dollari l'oncia, era una persona di gusto e buone maniere che sapeva esattamente cosa le si addiceva e poteva permetterselo a qualunque prezzo.

    Chad prese nota di tutto ciò, ma solo in un secondo tempo, perché fu il dolore nei suoi occhi a catturare la sua attenzione ed ebbe subito la netta sensazione che si trattasse di una questione di vita o di morte.

    Si sollevò a metà sulla sedia, frammenti di buone maniere che sua madre aveva un tempo tentato di inculcargli, prima di non essere più in condizione di insegnargli nulla.

    La donna che stava entrando nel suo ufficio parve non notare quel gesto di cortesia. Era chiaro che si stava sforzando di restare calma. Aveva quello strano portamento etereo a cui le persone ricorrevano inconsciamente quando il mondo stava crollando intorno a loro e non riuscivano a capire perché stessero ancora respirando, perché fossero ancora vive e quando erano state private di qualcosa di molto prezioso. Forse per sempre, anche se era un pensiero orribile da contemplare.

    Lei aveva quel genere di espressione vacua.

    Un minuto prima, Carrie, la segretaria che serviva sia lui sia tutti gli altri della ChildFinders Inc., lo aveva chiamato all'interfono per dirgli che c'era una nuova cliente. Toccava ora a lui cercare di raccogliere i pezzi del caso e incollarli insieme per tentare di risolvere il rompicapo. Per il momento, conosceva soltanto il suo nome. Veronica Lancaster.

    E il nome le si addiceva alla perfezione, pensò lui soppesandola. Il suo portamento era regale. Regale persino durante quello che per un genitore era il peggiore incubo possibile.

    Perlomeno, quella era la facciata.

    Ma Chad sapeva come le facciate potessero incrinarsi facilmente e crollare, lasciando soltanto un contenitore vuoto e il ricordo della compostezza precedente.

    Veronica Lancaster, nonostante i suoi sforzi, sembrava sull'orlo di un tracollo.

    A lui piaceva mantenere le distanze, lo aiutava a conservare la mente lucida e a concentrarsi su ciò che era importante. In quel momento, si sentiva come lo spettatore di un disastro incombente. Avrebbe voluto fare qualcosa per impedirlo, non era soltanto il suo lavoro, ma anche una vocazione.

    «Si accomodi, signora Lancaster.»

    Veronica sentì la voce profonda e forte, e solo allora si guardò intorno nella stanza e vide qualcosa di quello che la circondava. C'era una sedia proprio davanti alla scrivania.

    Appoggiando le mani sui braccioli, si sedette con estrema lentezza, come se una parte di lei avesse paura di sprofondarvi dentro con un qualsiasi movimento brusco.

    Oh, Casey... piccolo mio... come è potuto accadere?, pensò.

    Sentì gli occhi inumidirsi e ricacciò le lacrime battendo le palpebre. Non poteva crollare proprio ora. Ogni secondo contava. Ogni momento concesso alla disperazione e al terrore che le stringevano il cuore era un momento inutilizzabile, un momento che veniva tolto al tentativo di riparare all'orribile torto che le era stato fatto. Un momento che avrebbe potuto determinare o meno il ritorno a casa di Casey.

    Inspirando a fondo, iniziò: «Il mio piccolino...».

    No, non era il suo piccolino. Da tempo, Casey non era più il suo piccolino. Gli piaceva darsi importanza e lo sottolineava ogni volta che le sfuggiva quel vezzeggiativo.

    Non sono il tuo piccolino, mamma.

    Invece lo era. Lo sarebbe sempre stato. E qualcuno glielo aveva rubato.

    E il mondo le era crollato addosso.

    «Mio figlio, Casey» si corresse con uno sforzo, «è stato rapito.»

    Chad Andreini annuì piano, in segno di incoraggiamento, come se quello che gli era appena stato detto fosse una rivelazione e non l'evidente ragione per cui la gente veniva all'agenzia.

    La specializzazione della ChildFinders Inc. era il ritrovamento di bambini rapiti e ragazzi scappati di casa. Era stata creata ai tempi in cui Darin, il figlio di Cade Townsend, era stato rapito. L'agenzia non aveva rivali, in quel campo era la migliore. Anche Chad era stato rapito da piccolo, ma non era stata una situazione di terrore, perché aveva creduto alla bugia che gli avevano fatto passare come verità... che la madre, il fratello più giovane e la sorella erano rimasti uccisi in un incidente d'auto. Né terrore né sospetti, perché l'uomo che gli aveva mentito era suo padre. Il padre che lo aveva rapito da casa sua in modo così abile che nessuno lo aveva sospettato.

    Probabilmente, sarebbe rimasto un segreto per molto tempo se Chad, in un attacco di ribellione giovanile, non avesse lasciato casa per tornare nel suo vecchio quartiere. Era accaduto in seguito a un'ennesima lite con il padre e Chad era stato determinato a tornare a un tempo e a un luogo in cui la vita era stata per lui meno traumatica.

    Il trauma c'era poi stato comunque. Vedere il fratello, la sorella e la madre, che non si era più ripresa dal dolore della perdita del figlio, era stato uno shock incredibile. Ma impallidiva al confronto della sensazione di tradimento provata nel rendersi conto che era stato l'uomo che lui aveva messo al centro del suo universo a portarlo via dalla vita che conosceva e a mentirgli.

    Un sentimento che non aveva ancora superato del tutto, nemmeno dopo che il padre era stato mandato in prigione.

    Strano come andavano le cose. Era stato quell'avvenimento del suo passato a portarlo alla scrivania dove stava seduto ora. Ad ascoltare quella donna dagli occhi verdi pieni di dolore.

    Occhi che stavano lottando contro le lacrime incombenti.

    Chad allungò la mano verso il registratore vicino al computer e premette il pulsante per metterlo in funzione. Il secondo stesso in cui lo fece, vide l'apprensione apparire sul viso della donna.

    «Che cosa sta facendo?» gli chiese lei guardando il piccolo aggeggio.

    «Registro questo incontro.»

    Veronica guardò il registratore con occhi carichi di disgusto. Era cresciuta avvolta nella bambagia e nella sua vita aveva avuto microfoni e macchine fotografiche puntati di tanto in tanto su di lei per una ragione o per l'altra, ma mai per colpa sua. Il suo trisavolo aveva fatto fortuna con metodi non sempre leciti e ci erano volute tre generazioni e notevoli contributi a quasi tutte le principali associazioni di beneficenza, perché la gente lo dimenticasse.

    Ora veniva ricordato soltanto che c'era stata una coppia di nome Lancaster a bordo del Mayflower, giovani sposini che avevano fatto la loro prima traversata nel nuovo mondo quasi quattrocento anni addietro.

    A Veronica sembrava che ci fosse sempre gente interessata a quello che i Lancaster stavano facendo e che li trattava come se fossero un incrocio fra i vicini della porta accanto e degli dei in visita. Veronica era cresciuta agognando un po' di privacy come una persona eternamente a dieta poteva agognare un assaggio di cioccolata.

    Le nocche tese e bianche, lottò per impedire che la voce le tremasse e annuì in direzione del registratore. «È proprio necessario?»

    Chad non fece segno di voler spegnere la macchina. Il suo fu un tacito sì.

    «Più tardi, potrebbe dimenticarsi delle cose» le spiegò a bassa voce. «E magari riascoltando il nastro, potrebbero venirgliene alla mente altre che le erano sfuggite.» Il nastro continuò a girare. All'agenzia, c'erano alcune regole, a parte Non fallire mai, ma Chad insisteva per avere sempre la registrazione del primo colloquio con un nuovo cliente. Non gli sembrò il caso di infrangere quella regola. Ma vide che la donna era agitata. Poteva capire anche il suo desiderio di privacy. «Finga che non ci sia.»

    Inconsciamente, lei accennò un sorriso venato di ironia. Più facile a dirsi che a farsi, pensò. «Ho passato metà della mia vita a fingere che non ci fosse.»

    «Come ha detto?»

    Lei incontrò i suoi occhi. Si rendeva conto di avere sussurrato, aveva la mente così sfuocata da non riuscire a trattenere un solo pensiero per più di un momento.

    Possibile che lui non sapesse chi era? Forse. In quel momento, lei stessa non ne era certa. A parte l'essere una madre a cui avevano strappato il cuore. Quando si era resa conto di quello che era accaduto, aveva dovuto compiere uno sforzo immane persino per riuscire a respirare. Ogni fibra del suo essere avrebbe voluto chiedere aiuto.

    Ma chi poteva chiamare? Solo dei conoscenti. E familiari con cui non aveva praticamente contatti. Erano familiari acquisiti, non suoi.

    Robert se ne era andato ed era stato l'unico su cui lei aveva potuto contare. Perciò, non c'era stato nessuno a cui rivolgersi.

    Meglio così. La voce al telefono l'aveva avvertita di non chiamare nessuno, di non dire a nessuno che Casey era stato rapito.

    Altrimenti...

    Quella era stata la parola più orribile che avesse mai sentito. Non riusciva a contemplare la possibilità di concludere la frase, neanche mentalmente. Non voleva pensare alle possibili, terribili conseguenze.

    «Niente» mormorò.

    Parla, Ronnie, dannazione. Stai sprecando tempo prezioso.

    «Questo pomeriggio sono passata a prendere mio figlio e non l'ho trovato.» Quella volta le lacrime le sgorgarono agli angoli degli occhi. Arrabbiata con se stessa, Veronica si affrettò ad asciugarle con il lato della mano. «Mi scusi» farfugliò. «Normalmente, non mi comporto così.»

    Girando intorno alla scrivania, Chad le passò un fazzolettino di carta. «Non c'è niente di normale in questa situazione. Dove era passata a prendere suo figlio?»

    Veronica cercò di ricomporsi, ma non le fu facile pensare. «A una festa di compleanno. Andy Sullivan compiva cinque anni. I Sullivan non abitano lontano da noi e...» La voce le si spezzò. Perché non era restata con lui? Perché aveva accompagnato lì Casey e poi se ne era andata? Altri genitori erano rimasti. Difendendosi dalle accuse che lei stessa si rivolgeva, alzò la testa a guardò Chad. «Non volevo essere una di quelle madri iperprotettive. Non volevo che lui avesse paura della propria ombra, come...»

    Si interruppe di colpo e liquidò il resto della frase con un gesto della mano. Non c'era bisogno che l'investigatore, che la stava guardando con i suoi penetranti occhi azzurri, sapesse delle paure che le erano state inflitte da una tata priva di sensibilità a cui il nonno aveva arbitrariamente assegnato la responsabilità di allevare le sue due nipotine orfane... lei e sua sorella Stephanie. Non aveva niente a che fare con il problema in questione.

    Niente contava, a parte ritrovare Casey.

    Sforzandosi, continuò. «Sono passata a prenderlo e non l'ho trovato. Anne...»

    «Anne?» Guardandola, lui prese nota del nome su un blocco che aveva davanti a sé.

    Veronica spiegò. «Anne Sullivan, la madre di Andy. Anne ha detto di non avere più visto Casey dal momento in cui era stata servita la torta. I bambini stavano giocando in gruppi separati...»

    Lui annuì in segno di incoraggiamento. «Quanti bambini c'erano alla festa, più o meno?» Colse la sua espressione confusa. Si stava concentrando sul figlio, gli altri non esistevano per lei. «Tiri a indovinare. Cinque? Dieci?»

    Lei scrollò le spalle. «Trenta, quaranta... Anne Sullivan conosce un sacco di gente.»

    Con tanta gente in giro, era abbastanza facile perdere le tracce di un bambino per qualche minuto. E lui sapeva che qualche minuto era più che sufficiente. «La festa si teneva in casa?»

    La stava tempestando di domande, quando invece tutto quello che Veronica avrebbe voluto da lui era che corresse fuori a cercare Casey. Subito. E che glielo riportasse prima che...

    Si stava comportando come una pazza, aveva un atteggiamento irriconoscibile. Mordendosi il labbro inferiore, Veronica si sforzò di concentrarsi. Annuì. «Fuori, in giardino. C'erano altri genitori e Anne aveva chiamato dei clown...»

    Estranei che potevano facilmente intrufolarsi fra i bambini, pensò Chad. La cosa si faceva più difficile. «Forse...»

    Veronica capì a che cosa stesse pensando prima che lui parlasse e scosse la testa. «Casey odia i clown, non si sarebbe mai allontanato con uno di loro. Non senza urlare.»

    L'investigatore, Chad Andreini, parlava in tono pacato, come se stessero parlando di un film visto da entrambi invece di qualcosa che la stava facendo a pezzi. Desiderava disperatamente concludere quel colloquio, perché quell'uomo che stava seduto dall'altra parte della scrivania potesse in qualche modo risolvere il caso. Gli avrebbe dato qualsiasi cosa volesse a condizione che risolvesse il caso, che le riportasse Casey. Senza Casey, niente aveva più un significato.

    Chad prese comunque nota di controllare i clown. Smise di scrivere quando Veronica riprese a parlare con voce esitante.

    «Anne mi ha aiutato a cercare Casey e poi la governante è uscita e ha detto che c'era una telefonata per me.»

    Fece una pausa, come se volesse raccogliere il coraggio di affrontare il resto delle parole che doveva dire. La telefonata che aveva trasformato un vago malessere in una terrificante realtà.

    «La voce all'altro capo del filo ha detto di avere preso Casey e che se lo avessi riferito alla polizia o ad altri, Anne inclusa, non lo avrei più rivisto vivo. Ha detto che Casey stava bene e che non gli sarebbe successo niente se io avessi fatto esattamente ciò che mi veniva richiesto. E

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