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Bugie sulle labbra: Harmony Destiny
Bugie sulle labbra: Harmony Destiny
Bugie sulle labbra: Harmony Destiny
E-book152 pagine2 ore

Bugie sulle labbra: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Cole Travis sta cercando il figlio che l'ex moglie ha dato in adozione senza che lui neanche sapesse della gravidanza. La madre adottiva sarebbe l'ex modella Lauren Simpson, che lui decide di conoscere, presentandolesi sotto mentite spoglie. L'attrazione è forte per entrambi, ma nessuno è propenso a complicazioni sentimentali, finché Lauren viene a sapere che il padre del bambino lo sta cercando. Ha subito bisogno di un marito. Perché non Cole?

LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2015
ISBN9788858941171
Bugie sulle labbra: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Bugie sulle labbra - Julie Hogan

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Tangled Sheets, Tangled Lies

    Silhouette Desire

    © 2003 Julie Hogan

    Traduzione di Lucilla Negro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-117-1

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Quando Cole Travis giunse a Valle Verde, ebbe come la sensazione di essere stato catapultato indietro nel tempo.

    Non vi erano marciapiedi a fiancheggiare quello che pareva essere il viale principale, solo sentieri in terra battuta lungo i quali spuntavano erbacce e fiori selvatici. Un gruppetto di ragazzini passeggiava lì accanto, spintonandosi, chiacchierando e ridendo ad alta voce. Una donna spingeva un passeggino carico di sacchetti della spesa e alcuni uomini erano seduti fuori da un negozio di ferramenta.

    Un quadretto d’altri tempi, insomma, grazioso e tranquillo, che lo faceva sentire come se fosse l’unica persona al mondo ad avere dei problemi.

    Si accostò a un distributore di benzina in una stazione di servizio vecchio stile. Girò la chiave e attese che il cigolante e sbuffante ammasso di lamiera e bulloni assemblati a forma di furgone smettesse di tremare e stridere e si arrestasse definitivamente. Aveva acquistato il veicolo da uno dei suoi fornitori poco prima di partire da Seattle, due settimane prima, e l’uomo aveva bonariamente chiamato le sue anomalie peculiarità. E una delle peculiarità di quel furgone, così come gli avevano spiegato, era che non si fermava finché proprio non se la sentiva.

    Cole sospirò. Poiché la sua intenzione era quella di tornare a casa in aereo, alla fine di quel viaggio, aveva voluto un mezzo di locomozione che poi avrebbe potuto tranquillamente rottamare. E non si poteva dire che non fosse stato accontentato con quel catorcio.

    In quell’istante, un’altra immagine d’altri tempi gli si delineò davanti al finestrino. Il benzinaio.

    «Il pieno?» gli chiese il giovane.

    «Sì, grazie.» Cole aprì la portiera cigolante e balzò sull’asfalto. «Sa dove posso trovare un quotidiano locale?»

    Il ragazzo fece cenno col capo verso l’ufficio. «Può prendere il mio. Tanto, io l’ho già letto. È sulla scrivania.»

    Cole si incamminò verso l’ufficio con tutta calma. Gli si erano rattrappite le gambe a furia di stare seduto dentro a quel furgone. Aveva viaggiato tutta la mattina, da San Clemente a San Diego. Sfortunatamente, non aveva trovato quel che cercava a San Clemente, né lo aveva trovato a Laguna Beach, la tappa che aveva fatto prima di Valle Verde.

    Ma non gli importava quanto tempo ci avrebbe impiegato, prima o poi sarebbe riuscito a trovare suo figlio, portarlo a casa e cercare di recuperare il più possibile il tempo perso con lui.

    Mentre prendeva il giornale, vide una cartina di Valle Verde attaccata alla parete. Estrasse un foglietto di carta dalla tasca posteriore dei jeans e controllò l’indirizzo del luogo dove era diretto, lo localizzò sulla mappa, poi ritornò al furgone.

    Dopo aver pagato il benzinaio, si rimise sulla strada principale. Be’, perlomeno ora sapeva dove cercarli. Restava solo un piccolo dettaglio: come avvicinarsi a loro in modo da non farli insospettire circa il vero motivo della sua presenza. Non dovevano neppure immaginare che lui avrebbe potuto cambiare le loro vite per sempre.

    Si fermò a una piccola piazzola di sosta sulla destra, prese la valigetta ed estrasse cinque voluminosi e pesanti fascicoli che contenevano il lavoro del suo investigatore privato. All’inizio di quel viaggio, aveva cinque possibilità di ritrovare suo figlio. Ora, gliene restavano tre.

    Mentre apriva il primo fascicolo, si sentì contorcere le viscere dalla rabbia. Rabbia nei riguardi della sua ex moglie. Infatti, dal momento in cui aveva appreso la notizia che Kelly era incinta di suo figlio quando lo aveva lasciato, cinque anni prima, aveva alternato sentimenti di collera e speranza, ansia e tristezza.

    Era trascorso circa un mese da quando il fratello di Kelly gli aveva telefonato per dirgli che la ragazza era morta e che, in punto di morte, gli aveva confidato un terribile segreto. Non solo portava in grembo il figlio di Cole quando lo aveva lasciato, ma aveva abbandonato il bambino al nido dell’ospedale. Peggio ancora, il fratello di Kelly non aveva idea di che cosa fosse accaduto al piccolo né conosceva il nome dell’ospedale dove la sorella lo aveva partorito e poi abbandonato.

    Cole chiuse gli occhi e ricacciò indietro la rabbia. Doveva restare lucido e concentrato. I suoi due primi buchi nell’acqua a San Clemente e a Laguna gli avevano insegnato che rivelare tutto apertamente non era fruttuoso. Non appena le persone scoprivano perché era andato da loro, lo trattavano con diffidenza e sospetto.

    Ora, era deciso a svelare il meno possibile prima di riuscire a scoprire qualcosa lui stesso.

    Prese il giornale e lo sfogliò fino alla pagina degli annunci. Magari, sarebbe riuscito a trovarsi un lavoro da quelle parti, in modo da inserirsi nella comunità per una settimana o due. Così, una volta trovate le persone che cercava, avrebbe dato l’impressione di uno nuovo in città piuttosto che di un uomo impegnato in una missione disperata.

    Un’improvvisa folata di vento entrò dal finestrino, frusciando attraverso le pagine del quotidiano che Cole teneva in mano. Lui appiattì il giornale sul volante per bloccarlo, quindi lo sfogliò fino alla colonna delle inserzioni di lavoro. A metà pagina, si bloccò, afferrò una penna infilata nel posacenere e cerchiò un annuncio.

    E, per la prima volta da settimane, Cole Travis sorrise.

    Lauren Simpson bevve un altro sorso del terribile caffè che servivano all’Uncle Bill’s Café e sorrise a suo figlio, seduto di fronte a lei al tavolo di formica, corroborato dal frullato superenergetico che aveva appena bevuto.

    «Rileggilo, mamma. Rileggilo!»

    Lauren allungò le gambe sotto al tavolo, appoggiandole sulla panca di fronte, ed emise un sospiro. A quattro anni, la capacità che aveva Jem di ripetere le cose all’infinito era formidabile.

    «Per favooore.» Una luce impertinente guizzò negli occhietti azzurro polvere di Jem Simpson mentre lui le scoccava un sorriso implorante.

    Proprio quel genere di sorriso che faceva sciogliere il cuore di una mamma, dovette ammettere tra sé Lauren, convincendola ad accettare qualsiasi cosa. Sorrise mentre sollevava il quotidiano locale di Valle Verde e leggeva ad alta voce, per l’ennesima volta, l’inserzione.

    Cercasi tuttofare in grado di ristrutturare casa e fienile. Richieste competenze in falegnameria, elettricità, idraulica. Se interessati, rivolgersi personalmente presso Simpson, via Agua Dulce.

    Suo figlio le sorrise. «Credi che verrà qualcuno, oggi?»

    «Oddio, spero proprio di sì.» Lauren ripiegò il giornale e lo ficcò nella borsa capiente mentre indirizzava una rapida preghiera al santo protettore degli operai. Più di qualsiasi cosa al mondo, aveva bisogno di un operaio tuttofare che in non più di sei settimane le rimettesse in sesto la vecchia villa e rendesse agibile il fienile, approntandolo per accogliere il negozio di antiquariato che intendeva aprire, Le gemme di Simpson, come voleva chiamarlo.

    Ma erano trascorsi ormai alcuni giorni da quando aveva pubblicato l’annuncio, e non si era fatto ancora vivo nessuno.

    Lauren accantonò le preoccupazioni e sorrise a suo figlio. «Altrimenti, ci rimboccheremo le maniche io e te, tesoro. Ci armeremo di martello, di una cassetta degli attrezzi e ci arrangeremo.»

    Depositò sul tavolo i soldi della colazione, poi mandò Jem dall’amico Bill per farsi incartare delle frittelle da portar via, come succedeva tutti i sabati mattina da che si erano trasferiti nella piccola cittadina di Valle Verde, circa due mesi prima.

    Attese che il figlio terminasse la storia contorta che stava raccontando alle persone sedute al bancone su come stessero cercando un operaio tuttofare e su come lui stesso sarebbe stato d’aiuto nei lavori perché era bravo con gli attrezzi. Lauren sorrise pensando a tutto il tempo che aveva impiegato, quella mattina, per rimettere insieme i pezzi dell’apriscatole, dopo che Jem lo aveva riparato.

    Poi, quando ebbe finito, gli prese la manina appiccicosa, salutò tutti e uscirono insieme dal bar.

    Era una piacevole mattinata, e Jem non smise di chiacchierare un attimo finché non arrivarono a casa. Lauren si chiese se anche lei fosse stata così a quell’età. Probabilmente no, considerato che non aveva mai nessuno intorno ad ascoltarla. Ma la sua era stata un’infanzia triste, trascorsa in orfanotrofio, un’infanzia di cui avrebbe preferito non serbare alcun ricordo. Ma ciò era impossibile. Per quanto si sforzasse, quei brutti ricordi non l’avrebbero abbandonata mai.

    Invece quella, pensò mentre percorrevano la strada ombreggiata da eucalipti, quell’esistenza tranquilla, meravigliosa, sarebbe stato ciò che suo figlio avrebbe ricordato della propria infanzia. E lei avrebbe fatto di tutto per salvaguardarla.

    Chinò lo sguardo sui suoi riccioli castani mentre lui si piegava per raccogliere un sassolino e lo serbava in tasca. Stava sempre a raccattare qualcosa, e in questo le assomigliava, anche se dentro di loro non scorreva lo stesso sangue. Ma poiché lo aveva adottato da piccolissimo, immaginava che Jem avesse potuto benissimo assorbire quel comportamento da lei.

    Dopotutto, lei collezionava oggetti da sempre, da prima di adottare Jem e appagare con lui il suo istinto materno. E ora che si era ritirata dalla sua estenuante e impegnativa carriera di modella, era pronta a soddisfare un’altra delle sue passioni ed esibire tutti i suoi oggetti preziosi collezionati negli anni in un negozio di antiquariato e modernariato.

    Non appena vide la loro casa, Jem tirò la mano della mamma per attirare la sua attenzione. «Guarda, mammina!» esclamò.

    Lauren seguì lo sguardo del bambino e, automaticamente, rallentò il passo. Sotto il portico dell’imponente villa vittoriana, splendida ma cadente, vi era un uomo appoggiato contro il pilastro principale che sorreggeva la tettoia decorata. Stava osservando il cornicione e rivolgeva loro le spalle.

    Lei lo squadrò da capo a piedi, le spalle larghe rivestite dalla T-shirt aderente, i muscoli levigati della schiena, i glutei scolpiti, le gambe fasciate nei jeans... e deglutì.

    Cavolo! Se invece di un uomo tuttofare fosse stata in cerca, semplicemente, di un uomo, allora la sua ricerca poteva considerarsi conclusa lì.

    Solo che non era così.

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