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Kyle (eLit): eLit
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E-book188 pagine2 ore

Kyle (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Fortune's children 2

Vivere e lavorare per sei mesi nel ranch di famiglia: solo a questa condizione il ribelle Kyle Fortune potrà ereditare la proprietà di Clear Springs, lasciatagli dalla defunta zia Kate che, anche dall'aldilà, sembra in grado di interferire nella vita del nipote, rendendola un inferno. Una sua vecchia fiamma, che in realtà non si è mai spenta, fa di nuovo la comparsa nella sua vita e...
LinguaItaliano
Data di uscita3 giu 2019
ISBN9788830500280
Kyle (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Kyle (eLit) - Lisa Jackson

    successivo.

    Prologo

    Clear Springs, Wyoming

    Giugno

    Il suono squillante della campanella annunciò festoso la fine delle lezioni per gli studenti della Whitecomb Elementary. Pochi istanti più tardi, una marea di bambini uscì dall'edificio di mattoni rossi e si riversò per la strada. Bambini allegri, ridenti, che correvano verso i pulmini gialli in attesa nel parcheggio annesso, coi motori già accesi.

    Dall'interno di un'auto ferma dall'altra parte della carreggiata, un uomo guardava attraverso il finestrino, con aria ansiosa.

    Si mordeva il labbro nervosamente, mentre osservava la fila di macchine, station-wagon e furgoncini di alcuni dei genitori, venuti personalmente a prendere i loro piccoli.

    «Forza, sbrigatevi» borbottò. E intanto cercava con lo sguardo la ragazzina. Doveva avere all'incirca nove anni.

    E se avesse cambiato scuola? Se lei e sua madre si fossero trasferite altrove? Serrò le dita sul volante mentre un rivoletto di sudore gli scivolava lungo la schiena. Faceva un caldo boia, sebbene avesse parcheggiato all'ombra di una grande quercia.

    Aprì appena il finestrino, ma quello che entrò fu un fiotto di aria calda e polverosa.

    Un cane abbaiò da qualche parte, in lontananza, facendolo sobbalzare. Ma continuò ad aspettare.

    Doveva vedere la bambina. E riferire al suo socio che era viva, e godeva di ottima salute.

    Eccola, finalmente.

    Una biondina dai capelli arruffati e il sorriso aperto; una ragazzina tutta gambe, dal viso ancora infantile che tuttavia prometteva di fiorire, trasformandosi in un volto di rara bellezza nell'età adulta.

    Caitlyn Bethany Rawlings, così si chiamava. Figlia di Samantha Rawlings.

    In quel momento Caitlyn stava parlando con un'amichetta. Indossava un paio di jeans e una maglietta di cotone, e i lunghi capelli biondi, così simili a quelli di sua madre, le incorniciavano il visetto spruzzato di lentiggini. Due vispi occhi azzurri scrutarono socchiusi il circondario finché non misero a fuoco un fuoristrada impolverato.

    A quel punto, Caitlyn salutò l'amica e corse a raggiungere il veicolo.

    Salì con un balzo e prese a parlare concitatamente con sua madre. Era l'ultimo giorno di scuola. C'erano tante cose da dire, progetti da fare per le vacanze, pensò l'uomo. Ma quale che fosse il loro programma, a detta del suo socio, avrebbero dovuto apportarvi qualche cambiamento.

    Si asciugò la fronte sudata con un fazzoletto, continuando a fissare il finestrino posteriore del fuoristrada dei Rawlings. Samantha aveva messo la freccia e si apprestava a uscire dal parcheggio.

    Gli sfrecciò davanti, e l'uomo guardò altrove sperando di non essere visto.

    Venire alla scuola in pieno giorno era stato un rischio. C'era sempre la possibilità che qualcuno notasse una persona che non apparteneva a quella piccola comunità ai piedi delle Teton Mountains.

    Ma a volte è necessario correre qualche rischio. E questa era una di quelle volte, perché il piano doveva assolutamente funzionare.

    Molte vite dipendevano dalla riuscita di quella sua missione. Vite importanti. Perché c'erano di mezzo i Fortune.

    1

    Non è cambiata affatto.

    Il pensiero colpì Kyle Fortune come un pugno in pieno stomaco mentre tirava il freno a mano del vecchio Chevy. Decine di moscerini erano venuti a spiaccicarsi sul parabrezza e l'interno del veicolo era un forno, a causa dell'implacabile sole del Wyoming.

    Samantha Rawlings. La ragazza che aveva piantato anni prima. Una donna, adesso. E neanche a farlo apposta, era la prima persona in cui si imbatteva. Che sfortuna! «Accidenti a te, Kate!» farfugliò, come se sua nonna potesse sentirlo dall'oltretomba. Era colpa sua se era venuto a seppellirsi in quel postaccio dimenticato da Dio e dagli uomini.

    «Che Dio mi aiuti» sospirò. In quell'istante, un ricordo lontano gli attraversò la mente facendogli apparire davanti la visione di quella ragazza di tanto tempo prima, distesa in un campo di fiori selvatici, coi capelli dorati sparsi intorno al viso, il corpo abbronzato fremente e i seni protesi verso di lui, nell'incosciente abbandono della giovinezza... «Cristo!»

    Erano dieci anni che non la vedeva, eppure si sentì tutto un fuoco a quel ricordo. Come se già non facesse abbastanza caldo, in quell'inferno.

    Sam non guardava nella sua direzione. Era tutta intenta a dare ordini al puledro dall'aria irrequieta che teneva legato all'estremità di una corda, e non lo aveva visto arrivare.

    I due si guardavano negli occhi: l'agguerrita ragazza dai capelli biondi e lo stallone appaloosa tutto muscoli, dal manto baluginante di sudore.

    Sam non cedeva di un millimetro. Sempre cocciuta come un mulo, pensò Kyle. Il mento sembrava più appuntito di come lo ricordava; le labbra, ora atteggiate a una posa determinata, erano più piene, e così pure i seni nascosti sotto l'enorme camicia a quadri da cowboy. Ma i capelli di quel fiero biondo ramato erano gli stessi, sempre lunghissimi, sempre raccolti a coda di cavallo, con un paio di ciocche ribelli che scivolavano sul viso.

    «Fa' come ti dico, brutta bestiaccia» sibilò Sam, muovendo appena le labbra. «Altrimenti ti faccio vedere...» Si arrestò nel notare l'ombra di Kyle che si allungava sull'arido terreno, superando lo steccato e venendo a posarsi sui suoi stivali.

    Gli occhi si socchiusero, girandosi verso di lui, e poi si sgranarono per la sorpresa. «Kyle!?»

    Allentò involontariamente la presa, e il cavallo si strattonò, tirandole la corda dalle mani. Con un nitrito trionfante, indietreggiò e corse via. «Torna subito qui, dannata bestiaccia...» Ma l'appaloosa aveva già raggiunto l'altra estremità del recinto. «Guarda che hai combinato! Sei soddisfatto adesso?» Avanzò a grandi passi verso Kyle, si strappò via l'elastico dai capelli e se lo ficcò in tasca. «Grazie tante!»

    La solita lingua affilata. Non era cambiata nemmeno quella. «Non è colpa mia se te lo sei fatto scappare...»

    «Sì, invece.» Lo squadrò da capo a piedi. «Il ritorno del figliol prodigo... Come mai da queste parti, Kyle? Hai perso la Ferrari in una partita a poker? Oppure andavi a Montecarlo e hai sbagliato strada?»

    «Qualcosa del genere.»

    Sam si scostò le ciocche dal viso. «Be', eri davvero l'ultima persona al mondo che mi aspettavo di rivedere.»

    «Quindi non hai saputo...»

    «Cosa?»

    «Che sono il nuovo proprietario del ranch.»

    «Che cosa!?» Lo guardò dritto negli occhi, sperando di scorgervi qualcosa che la inducesse a capire che mentiva. O scherzava. «Vuoi dire che ora il ranch dei Fortune è tuo?»

    «Tutto mio, sì. Davvero non lo sapevi?»

    Samantha era impallidita. «Be', ecco, pensavo che prima o poi uno dei figli di Kate si sarebbe fatto vivo; cioè, qualcuno doveva pur ereditarlo. Ma non ho mai pensato... Sant'Iddio, perché proprio tu?»

    «Non chiederlo a me.»

    «Tu sei nato e cresciuto in città, giusto? E sono anni che non metti piedi a Clear Springs...»

    «Dieci, per l'esattezza» confermò Kyle.

    «E... come mai sei tornato?» Sam era ancora incredula. «Voglio dire, non avrai intenzione di trasferirti qui.»

    «Per il momento, sì. C'è una postilla del testamento che me lo impone. Kate ha lasciato a me il ranch, ma non posso venderlo fino a che non ci avrò vissuto per almeno sei mesi.»

    Sei mesi!? Santo cielo! Tutto quel tempo! «E non avrai intenzione di restare davvero...»

    «Temo di non avere scelta.»

    C'era stato un tempo in cui Samantha aveva sperato di rivederlo, per sputargli in faccia il suo disprezzo. Ma ritrovarselo davanti così, all'improvviso... Non si sentiva pronta. «Quindi ti fermi fino a Natale» concluse, facendo un rapido calcolo.

    «Più o meno.»

    Appariva così lindo e pulito, così azzimato con quei jeans nuovi, il cappello teso, la polo stirata e gli stivali ancora lucidi... Il classico pesce fuor d'acqua. Quasi ridicolo. «E Grant?» gli chiese, nominando l'unico nipote di Kate a cui fosse mai importato qualcosa del ranch.

    Essendo solo un fratellastro di Kyle, Grant McClure non aveva un vero e proprio legame di sangue con i Fortune, ma Kate lo aveva sempre trattato come fosse stato davvero suo nipote.

    «Lui ha ereditato un cavallo.»

    Lo sguardo di Kyle si spostò sullo stallone pezzato che lo stava fissando con interesse. «Fortune's Flame

    «Vuoi dire Joker?»

    «Come?»

    Sam indicò la bestia. «Grant lo ha sempre chiamato così, sin da quando era un puledrino.»

    «E tu invece, come lo chiami?»

    «Dipende. Oggi Diavolo, direi» sbuffò, con un sorriso di sbieco. «Avrei tutta una sfilza di epiteti, che però non è il caso di pronunciare in pubblico.»

    Kyle rise di quella battuta, una risata piena e fragorosa.

    Perché non era invecchiato in quei dieci anni? Era sempre alto e slanciato, e il viso sembrava solo più scolpito ora che aveva perso ogni traccia dell'adolescenza. Non aveva il minimo accenno di pancia, né un filo argentato nei capelli. Non c'era in lui la mollezza del tipico bamboccio cresciuto e pasciuto senza mai dover muovere un dito per guadagnarsi da vivere. Aveva ancora un fisico da far invidia a un atleta, fianchi snelli e spalle larghe. Il tempo era stato fin troppo clemente, con lui. «Non è ancora nato un cavallo capace di tenerti testa, Sam.»

    «Dici così perché non conosci Joker» replicò Sam, cercando di tenere a bada le mille emozioni che le si scatenavano dentro. «Questa bestiaccia mi porterà alla tomba.»

    «Non credo, Sam. Per quel che ricordo, non c'era niente al mondo che ti eccitasse più di una sfida.»

    «Buffo. Non è quel che ricordo io.»

    La risata gli si spense sulle labbra. «Ah, no? E cosa ricordi, allora?»

    «Andiamo, non ti interessa davvero...»

    «Mettimi alla prova.»

    «L'ho già fatto. E non ha funzionato.»

    Kyle serrò le mascelle. «Cominciamo bene..»

    «Perché, che ti aspettavi?» Avrebbe dovuto disprezzarlo. Anzi no, odiarlo con tutta se stessa. Ma era ancora così affascinante, e così dannatamente sexy, anche con quei pantaloni stirati e la polo di Ralph Lauren che gli si tendeva sul torace, sulle braccia muscolose...

    Inutile negarlo: Kyle aveva sempre avuto un certo ascendente sulle donne. Tutte quante. Compresa lei.

    Si strofinò le mani, per liberarle dalla polvere, e si mise a cavalcioni sullo steccato. «Be', visto che ora ci sei tu, posso anche andarmene. Kate mi aveva chiesto di dare una mano qui fino a che non avesse assunto un nuovo mandriano, ma poi lei...» Lasciò la frase in sospeso. Stentava ancora a credere che Kate Fortune fosse davvero morta.

    A settant'anni suonati, era ancora scattante e grintosa come una ventenne. Niente l'avrebbe strappata alla vita, se il suo aereo non fosse andato a schiantarsi sulla foresta amazzonica, per un malaugurato guasto ai motori.

    «Come sta tuo padre?» chiese Kyle.

    Il cuore di Sam ebbe un sussulto. «È morto cinque anni fa.»

    «Oh, scusa. Io... non lo sapevo.»

    «Non mi sorprende. Non ti sei mai interessato di quel che succede a Clear Springs, giusto?» Vide gli occhi di lui, azzurri come un fulgido cielo di estate, che si rannuvolavano. Ma continuò a essere volutamente crudele. «Mi chiedo come mai Kate abbia lasciato il ranch proprio a te quando hai fatto di tutto per starci il più lontano possibile.»

    «Ti ho già detto che non me lo spiego nemmeno io.»

    «Era una gran donna, tua nonna. Mi stava simpatica» continuò Sam, pensando con affetto all'anziana signora dalla volontà di ferro che dirigeva una importante casa di cosmetici a Minneapolis.

    Sam la sapeva una donna indipendente, capace, esuberante; una donna decisa a lasciare il segno, non solo nella sua azienda ma nella vita dei suoi figli e dei suoi nipoti. «Non posso credere che non la rivedrò mai più. Mi spiace che... se ne sia andata.»

    «Anche a me.» Kyle scosse il capo, come se non avesse voglia di affrontare quell'argomento doloroso. Fece un cenno in direzione di Joker. «Che stavi facendo?»

    «Cercavo di farlo abituare alle redini, ma senza troppo successo. È uno stallone molto apprezzato nella zona, e parecchi allevatori si sono fatti avanti a richiederlo per la monta. Il fatto è che a lui piace decidere da solo e non sopporta che gli si dica quel che deve fare... come molti uomini che conosco» aggiunse, pungente. «Odia le redini, rifiuta di farsi caricare su un rimorchio... e il più delle volte è un gran rompiscatole» concluse. Ma in realtà ammirava Joker, e la sua fiera indipendenza. Lo vide ora, mentre puntava una giumenta che brucava l'erba a pochi metri da lui. «Pare che abbia un debole per le femmine...»

    «Ah, questo è senz'altro un grosso errore.»

    Una battuta che gli valse un'occhiataccia, da parte di Sam. «Parli per esperienza, immagino.»

    «Senti, Sam, io lo so che...»

    «Lascia perdere» tagliò corto lei. «È acqua passata. Non parliamone più.» Eppure prima o poi dovrai farlo, Sam. Non puoi ignorare il passato. E Kyle ha il diritto di sapere. «Riporto dentro il cavallo.» Balzò giù dallo steccato e si incamminò verso Joker che, per una volta, si lasciò avvicinare e accompagnare docilmente nella stalla.

    Kyle la seguì da presso.

    Una volta dentro, prese a osservare con vago interesse l'edificio che ora apparteneva a lui. «Vivi ancora nel ranch dei tuoi?» chiese, fissando i vetri delle finestre offuscati dal sudiciume e dalle ragnatele.

    «Sì.»

    «Sola?»

    «Con mia figlia.» Le parole di Sam echeggiarono nel silenzio della stalla interrotto solo dal ronzio di una mosca. E dai battiti furiosi del suo cuore.

    «Non sapevo che fossi sposata.»

    «Infatti non lo sono.»

    «Ah.»

    Ora Kyle avrebbe pensato che era divorziata, e Sam glielo lasciò credere.

    Era abituata alle insinuazioni e alle battutine della gente. Mettere al mondo un figlio e crescerlo da sola... Una situazione che si prestava

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