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Un amore senza età: Harmony Collezione
Un amore senza età: Harmony Collezione
Un amore senza età: Harmony Collezione
E-book164 pagine1 ora

Un amore senza età: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Uomini come David Matthews non si incontrano tutti i giorni, ma Beth Anderson non si è innamorata di lui solo per l'incredibile generosità dimostratele. Vittima di un fidanzato che l'ha lasciata sola e senza un soldo, le ha offerto la sua casa e un lavoro. Beth è sicura che ricambia la stessa voglia di amarsi, ma nella realtà si mostra freddo e sfuggente perché condizionato da un pensiero: la loro differenza d'età. L'unico modo per rompere il muro è...baciarlo! Lo fa e...

LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2015
ISBN9788858941270
Un amore senza età: Harmony Collezione
Autore

Debbi Rawlins

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un amore senza età - Debbi Rawlins

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    To Love An Older Man

    Harlequin American Romance

    © 2002 Debbi Quattrone

    Traduzione di Maria Elena Giusti

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-127-0

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Non pensa di andare a casa stasera?»

    David Elliot Matthews alzò gli occhi dall’agenda per incontrare lo sguardo incuriosito di uno dei giovani avvocati che lavoravano nel suo studio. «Tu, piuttosto, cosa fai ancora qui?» gli chiese.

    Todd si strinse nelle spalle. «Jason e io ci stiamo affilando i denti per la prossima settimana.»

    «Ci sono problemi?»

    «No, è tutto sotto controllo.» Todd si passò una mano fra i capelli biondi prima di allentarsi la cravatta. «Vogliamo solo essere preparati.»

    David soffocò un sorriso.

    Erano giovani, ancora freschi di studi, e ci tenevano a fare una buona impressione. Naturalmente, appena lui avesse messo piede nel suo ascensore privato, si sarebbero precipitati all’Houlihan’s bar per concludere in bellezza la giornata di lavoro.

    Erano passati quattordici anni da quando David aveva terminato l’università e a quell’epoca l’Houlihan’s bar aveva appena aperto.

    Allora c’era suo padre a capo dello studio e non era molto contento che il figlio preferisse frequentare feste, piuttosto che occuparsi della sua professione.

    Il primo attacco di cuore di David Senior era stato una doccia fredda per lui, e il secondo gli aveva cambiato la vita per sempre.

    «Perché non andate a casa?» suggerì con un sorriso cordiale. «Io me ne andrò fra un minuto.»

    Guardò di nuovo l’agenda. Le pagine erano piene di appuntamenti. Ormai non riusciva neppure a ricordare l’ultimo pranzo consumato tranquillamente in ufficio, magari con un delizioso hamburger. Anche la pausa pranzo era dedicata agli incontri di lavoro. Una volta il sindaco, l’altra il presidente di questa o di quella opera pia, senza contare poi i clienti dello studio.

    «Credo che accetteremo il consiglio.» Todd guardò l’orologio. «Buona serata.»

    «Ci vediamo domani.» David non alzò neppure gli occhi dall’agenda. Il giorno successivo aveva solo cinque appuntamenti. Forse avrebbe potuto concedersi un po’ di allenamento sul tapis roulant.

    Si alzò stirandosi e, mentre prendeva la giacca dall’attaccapanni, guardò le luci del Fisherman’s Wharf. San Francisco era la sua città preferita.

    Parigi era bella e particolarmente romantica in primavera. Atene era speciale per la sua magia notturna. Ma non c’era niente come la sua San Francisco.

    Non solo perché vi era nato e cresciuto, anzi... C’erano stati momenti in cui il nome Matthews non gli aveva reso la vita facile, soprattutto durante la sua adolescenza ribelle.

    Si infilò la giacca e guardò la nebbia che stava avvolgendo la città. In pochi minuti le luci scintillanti e il riflesso della luna sull’acqua sarebbero stati smorzati da un fitto manto di umidità. Ma non importava. C’era qualcosa di magico e confortante anche nella nebbia.

    Prese la cartella accanto alla scrivania e una bottiglietta d’acqua dal frigobar prima di entrare nell’ascensore privato che lo portò direttamente in garage. In attesa che si aprisse la porta automatica, ripassò mentalmente ciò che doveva fare una volta a casa. Entro la mattina seguente doveva...

    L’agenda! L’aveva dimenticata sulla scrivania.

    La sua auto era appena fuori della porta dell’ascensore. Aprì la portiera e gettò la cartella sul sedile del passeggero. Esitò cercando di capire se l’agenda fosse davvero indispensabile poi scosse la testa e richiuse la portiera per riprendere l’ascensore.

    Aveva lasciato la porta dell’ufficio aperta per l’impresa di pulizie e la luce del corridoio era sufficiente per arrivare alla scrivania senza rompersi il collo. L’agenda era dove l’aveva lasciata. Mentre la prendeva udì una voce dal tono irritato.

    Si fermò ad ascoltare. Non poteva trattarsi né di Todd né di Jason, che dovevano aver spiccato il volo appena lui era entrato in ascensore, ma per quanto ne sapeva non doveva esserci nessun altro in ufficio.

    Tese l’orecchio e solo allora riconobbe la voce di Tom Snyder, un giovane avvocato, l’ultimo entrato a far parte dello studio.

    Con chi poteva parlare in modo così duro? Eppure era una persona apparentemente calma e pacata.

    Si spostò in modo da avere una visione più ampia del corridoio e individuò Tom davanti alla porta del suo ufficio con una ragazza.

    Sembrava molto giovane, con i capelli biondi raccolti in una coda di cavallo e il cappotto di qualche taglia più grande della sua. Quando si spostò una ciocca di capelli dalla fronte la mano le tremò.

    «Non voglio che tu mi stia attorno, Beth» l’aggredì Tom con tono minaccioso. «Tornatene a Rock Falls.»

    «Sai che non posso» rispose lei con un filo di voce.

    «Ti pago l’autobus, ma non chiedermi altro.»

    Lei si strinse nel cappotto incrociando le braccia sul petto. «Ti comporti come se ti stessi chiedendo la carità. Si tratta dei miei soldi, Tommy. Dicevi che ne avevi bisogno per il nostro futuro e che una volta che la tua carriera fosse decollata ci saremmo sposati e io avrei potuto riprendere gli studi.»

    «Ma tu hai rovinato tutto, giusto? Ti avevo detto che non volevo bambini perché dovevo essere libero. E tu non mi hai ascoltato.»

    «Sai benissimo che è stato un incidente.» La ragazza alzò il mento trattenendo le lacrime. «Inoltre mi sembra che ci fossi anche tu.»

    Tom sbuffò con sdegno. «Tornatene nell’Idaho, fammi il piacere.»

    «Credimi, non voglio stare qui, tantomeno con te» insistette lei. «Sei cambiato, Tommy. Non ti riconosco più.»

    «Invece tu non sei cambiata per niente. Sei ancora una ragazzina idealista che pensa che la vita sia una passeggiata romantica.»

    Lei si ritrasse. «Per favore, Tommy, dammi almeno una parte dei soldi. Mi basta solo lo stretto necessario per sistemarmi da qualche parte. Il resto non mi interessa. Ti assicuro che non vedrai più né me né il bambino» dichiarò.

    David represse un moto di rabbia. Non erano affari suoi ed era assurdo origliare. Non aveva mai interferito nella vita privata dei suoi impiegati e non avrebbe certo iniziato adesso, ma non era facile resistere alla tentazione di assestare un pugno sulla faccia di quel ragazzotto arrogante.

    Doveva assolutamente andarsene, anche perché la sua mente era già tornata al grave errore che aveva commesso vent’anni prima.

    «Ti avevo forse detto che te li avrei restituiti?» le chiese Tom riportando l’attenzione di David su quella vicenda. «Scusami, ma credevo che fossero un regalo.»

    «Tommy, per favore, non so dove andare stanotte. Anche se non ti interessa niente di me, pensa almeno al bambino.»

    «Usa la carta di credito» fu la risposta sprezzante.

    «Hai esaurito il credito.»

    «Così è ancora colpa mia.» Tom imprecò camminando avanti e indietro nel corridoio. «Non ho soldi, lo vuoi capire? Mi pagheranno fra una settimana. Non puoi farti dare un anticipo dove lavori?»

    «Mi hai fatto licenziare, lo hai dimenticato?»

    Lui si fermò e la guardò con rancore. «Maledizione, Beth, non puoi proprio assumerti nessuna responsabilità?» le rinfacciò.

    Lei lo fissò con gli occhi sgranati e stava per dire qualcosa ma si trattenne.

    «Tornatene nell’Idaho dove il tuo fratellone sistemerà tutto» ironizzò Tom.

    «Non è giusto» ripeté lei stringendo i pugni lungo i fianchi. «Ti sto solo chiedendo ciò che mi appartiene.»

    «È la vita a non essere giusta. Non te ne sei ancora accorta?» Tom guardò l’orologio. «Adesso ti suggerisco di andare, che è quello che sto per fare anch’io. Non vorrei essere costretto a chiamare la guardia.»

    David fece un passo indietro. La donna non sembrava in pericolo, il che significava che non c’era bisogno del suo intervento. Stringendo in mano l’agenda entrò nell’ascensore e premette il pulsante del garage.

    Non aveva ancora avuto l’occasione di conoscere bene Tom Snyder, ma non gli era piaciuto il suo comportamento. Legalmente poteva solo tenerlo d’occhio per licenziarlo al primo sgarro.

    In quel momento, però, non era tanto Snyder al centro dei suoi pensieri, quanto piuttosto quella ragazza dall’espressione spaurita.

    Si chiese se fosse davvero senza soldi e dove avrebbe passato la notte. Come avrebbe fatto a mangiare?

    Scosse la testa. Non era il caso di preoccuparsi. In città c’erano decine di centri di accoglienza e... forse Tom avrebbe ceduto e l’avrebbe ospitata almeno per la notte.

    Sì, era tutto sotto controllo.

    Quando la porta dell’ascensore si aprì sul garage, David sbuffò, guardò la Jaguar che lo avrebbe portato nella pace della sua casa e premette di nuovo il pulsante per tornare in ufficio.

    Era certo che avrebbe rimpianto quella decisione, ma se non avesse controllato le sorti di quella ragazza avrebbe avuto di che preoccuparsi.

    C’era solo da sperare che avessero trovato un accordo e se ne fossero andati.

    Quando uscì dall’ascensore fu accolto dal silenzio. Si avvicinò alla porta dell’ufficio e restò ad ascoltare. Niente. Uscì nel corridoio e vide la ragazza seduta su una panca accanto all’ascensore pubblico, avvolta nell’ampio cappotto e con la testa piegata in avanti.

    Di Tom neppure l’ombra.

    «Mi scusi» disse David avvicinandosi. «Posso esserle utile?»

    Lei si alzò di scatto. «No, grazie, stavo... Stavo solo aspettando l’ascensore.»

    Era giovane, molto giovane, proprio come gli era parso da lontano. Le sorrise per rassicurarla. «È venuta per incontrare qualcuno?»

    Lei si mordicchiò il labbro poi premette il pulsante dell’ascensore. «So che è tardi» si scusò. «Ma prometto che me ne andrò appena sarà arrivato l’ascensore.»

    Un moto di rabbia nei confronti di Tom Snyder gli fece guizzare un muscolo su una guancia. Come poteva essere così insensibile con una creatura così dolce? Quella

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