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Scandalosa passione: Harmony Destiny
Scandalosa passione: Harmony Destiny
Scandalosa passione: Harmony Destiny
E-book150 pagine2 ore

Scandalosa passione: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

DINASTIA DEI FORTUNE

Il petrolio è la loro linfa e il privilegio un diritto di nascita. In un mondo in cui il potere e il denaro sono al centro di tutto, i Fortune scopriranno che l'amore è l'unica ricchezza in grado di salvarli.



Di tutti gli uomini di cui mi potevo innamorare nessuno è più sbagliato di Creed Fortune. Sono più di dieci anni ormai che ci inseguiamo, ci stuzzichiamo, ci desideriamo. E l'altra notte, finalmente, la passione ha fatto il suo corso. Ma Creed è il mio fratellastro e se la stampa scoprisse la nostra relazione sarebbe la fine dell'impero dei Fortune. È per questo che ho deciso di rinunciare a lui e di spegnere il fuoco che è divampato dentro di me. Ma so già che ne uscirò distrutta.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2016
ISBN9788858946879
Scandalosa passione: Harmony Destiny
Autore

Heidi Betts

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Scandalosa passione - Heidi Betts

    successivo.

    1

    «Grazie per la cena» disse Maya, mentre inseriva la chiave nella serratura della sua casa in città. Girò chiave e maniglia, quindi aprì la porta prima di voltarsi verso Brad McKenzie.

    Era calata l'oscurità, ma la luce del portico ne illuminava l'alta figura e il volto dai bei lineamenti.

    «Non c'è di che» rispose lui con un piccolo sorriso, accarezzandole il braccio lasciato nudo dal top senza maniche che indossava. «Non mi inviti a entrare?»

    Maya fu percorsa da un lieve brivido. Quella richiesta non avrebbe dovuto sorprenderla. Si frequentavano da quasi un anno, e Brad era uno dei tipi più simpatici che lei avesse mai incontrato. Era naturale che, a quel punto, avrebbero dovuto raggiungere una maggiore intimità fisica. Era da mesi che lui insisteva perché ciò accadesse.

    Non in modo aggressivo. Ma lei non era stupida. Sapeva che cosa significavano tutti quei tentativi di toccarla e accarezzarla. Sapeva anche che la maggior parte delle coppie nella loro stessa situazione sarebbe già andata a letto insieme da tempo.

    E non c'era nessun motivo perché lei non dovesse andare a letto con Brad. Era gentile, aveva un'ottima posizione e la trattava come una principessa. Ne era perfino attratta.

    Perciò, qual era il problema? Che cosa stava aspettando?

    Traendo un respiro profondo, si fece coraggio e prese una decisione.

    «Naturalmente.» Entrò e accese la luce del piccolo ingresso, quindi abbandonò la borsetta sulla panca contro la parete e si diresse alla cucina, lasciando che fosse Brad a chiudere la porta. Era stato in quell'appartamento abbastanza spesso da sapere come muoversi.

    «Vuoi qualcosa da bere?» gli chiese, andando al frigo. «Tè freddo o un bicchiere di vino.»

    Lui l'aveva raggiunta e le stava così vicino che Maya ne avvertiva il calore del corpo.

    «Vada per il vino» mormorò a voce bassa, cogliendo l'occasione di accarezzarle le spalle.

    Lottando contro l'impulso di sottrarsi a quel contatto, lei prese la bottiglia di chardonnay, quindi aprì la credenza, recuperò due bicchieri e precedette Brad in soggiorno.

    Si accomodarono sul soffice divano e Maya versò una dose generosa di vino per entrambi.

    Si voltò per dare uno dei bicchieri a Brad, respirando a fondo per trattenersi dallo scostarsi. Lui si era seduto così vicino che le loro gambe e le loro spalle si sfioravano.

    Era ridicolo, si criticò. Di che cosa aveva paura?

    Vuotò il bicchiere, lo posò sul tavolino e, sorridendo, si voltò e si sistemò contro il suo fianco.

    Brad inarcò le sopracciglia e, solo dopo qualche secondo, le mise un braccio sulle spalle.

    Maya capiva perché era sorpreso. Di solito, non era lei a fare la prima mossa.

    Di solito? Più esatto dire mai. E una parte di lei non riusciva a credere di aver preso l'iniziativa.

    Ma un anno era un tempo abbastanza lungo. Voleva essere normale e avere una relazione normale con Brad. E se il loro legame doveva diventare qualcosa di più serio, era indispensabile che lei si decidesse a superare quell'assurda riluttanza ad avere rapporti più intimi.

    Inclinò la testa all'indietro, in un invito silenzioso a baciarla. Un invito che lui si affrettò ad accettare.

    Malgrado le sue riserve, Maya dovette ammettere che Brad baciava bene. Le sue labbra erano calde e persuasive, mentre con le mani le accarezzava le spalle e le braccia.

    Era una sensazione piacevole, e Maya pensò che quella poteva essere la volta buona.

    Con un gemito, Brad l'attirò più vicino e approfondì il bacio, premendosi con il corpo contro il suo, così che lei non poté non accorgersi che era eccitato.

    Le si contrassero i muscoli per il nervosismo e il suo respiro divenne laborioso mentre cresceva il panico.

    Dannazione. Si irrigidì e un lamento, dovuto in parte a paura e in parte a irritazione, le sfuggì dalle labbra mentre lo respingeva.

    Respirando con affanno, Brad sbatté gli occhi, stupito da quell'improvviso voltafaccia.

    «Mi dispiace» disse Maya, ritraendosi verso l'estremità del divano.

    Perché, perché continuava a comportarsi così? Perché non poteva comportarsi come una normale donna di venticinque anni e andare a letto con il suo compagno senza essere afflitta da così tanti dubbi? Senza vedere il suo volto quando chiudeva gli occhi, senza udire la sua voce che le rimbombava nelle orecchie.

    Dannazione. Dannazione. Dannazione.

    Brad si passò le dita nei capelli, in un gesto di palese frustrazione. «Lo so. Ti dispiace ma non puoi.»

    Non c'era né biasimo né collera nella sua voce, e la cosa la faceva sentire ancor peggio.

    Quando lui si alzò dal divano, lei balzò in piedi e lo seguì verso la porta d'ingresso.

    «Mi dispiace davvero» dichiarò, sentendosi in colpa, ma non sapendo cos'altro dire.

    Che cosa avrebbe potuto dire? Era dispiaciuta, anche se quella era l'unica spiegazione che era in grado di dargli.

    Arrivato alla porta, Brad si fermò e, con la mano sulla maniglia, si voltò a guardarla. Maya pensò che, in quel momento, doveva essere tentato di strangolarla, invece, il suo sguardo conservava la consueta espressione dolce.

    «Lo so. E dispiace anche a me» disse, scostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Ti avevo promesso che non ti avrei fatto pressione, Maya, ed ero sincero. Una doccia fredda in più non mi farà male» aggiunse, con un sorriso ironico.

    La baciò sulla guancia prima di uscire e dirigersi alla sua auto.

    Maya rimase a guardarlo mentre si allontanava, quindi chiuse la porta e vi picchiò contro la testa diverse volte. Anche lei cominciava a stancarsi di quella situazione, perciò era in grado di immaginare come doveva sentirsi il povero Brad. Avrebbe voluto poter fare qualcosa per l'angoscia che trasformava i ricordi del passato in una vera e propria fobia.

    Non era tutta colpa di lui. Erano mesi che non vedeva il fratellastro, ciononostante Creed Fortune riusciva a rovinarle l'esistenza.

    Fin da quando era ragazzina e si era trasferita alla tenuta dei Fortune con la madre Patricia, assunta per fare da tata ai quattro giovani figli di Nash Fortune, Creed le aveva dimostrato soltanto freddezza. Anche dopo che Nash e sua madre si erano innamorati e sposati, e dopo che i figli di Nash erano diventati i suoi fratellastri, era sempre andata più d'accordo con gli altri che con Creed.

    Era facile essere amica di Skylar, che aveva soltanto un anno più di lei. Avevano molto in comune e, fin da piccole, avevano sempre giocato insieme.

    Eliza, che aveva sei anni di più di lei, pur non essendo interessata a fare da modello a un'altra ragazza che non fosse la sua sorellastra, era stata comunque sempre gentile con lei. Come lo era stato anche Blake, il fratello di Skylar, nato dal secondo matrimonio di Nash con Trina Watters.

    Ma Case e Creed Fortune - figli del primo matrimonio di Nash con quella che era stata la sua ragazza ai tempi del college, Elizabeth, ora defunta - avevano parecchi anni più di lei e l'avevano sempre trattata come un'estranea. L'avevano ignorata e le avevano fatto capire che la sua presenza non era gradita.

    Maya non si era mai sentita a proprio agio a convivere in quella grande villa con tutte quelle persone che, in teoria, erano la sua famiglia, ma con le quali non aveva mai veramente legato.

    Inoltre, Maya era stata sempre la sorellastra bruttina. Era insignificante e tranquilla, e non era un'autentica Fortune. Era semplicemente l'anonima ragazza, apparsa un giorno con la nuova tata, e che aveva finito per diventare una sorella quando i loro genitori si erano innamorati. Ma questo non significava che dovesse piacere per forza agli autentici rampolli Fortune.

    Scostandosi dalla porta, si trascinò in soggiorno per prendere i bicchieri e la bottiglia. In cucina, infilò il bicchiere di Brad capovolto nella lavastoviglie, quindi versò quel poco che restava del vino nel proprio, mentre la testa cominciava a pulsarle.

    E dopo tutte le insicurezze e la solitudine, lei era stata abbastanza pazza da prendersi una cotta puerile per Creed quasi dal momento in cui lo aveva conosciuto. All'epoca, lui era bello, più grande... e così sofisticato.

    Era ancora bello, più maturo e sofisticato... ma Maya aveva rinunciato da tempo a conquistarne il cuore.

    A essere sinceri, avrebbe avuto più probabilità di attirare l'attenzione di un palo. Per quanto lei lo seguisse dappertutto o lo bersagliasse di occhiate adoranti, Creed non l'aveva mai degnata di uno sguardo. Anzi, semmai era diventato più freddo e scostante.

    Era estremamente umiliante. E il peggio era che lei, a quanto pareva, non aveva ancora superato la sua cotta.

    Ne era innamorata?

    Non lo credeva, e di sicuro non voleva esserlo.

    Tuttavia, era anche vero che non riusciva a toglierselo dalla testa. Lui occupava i suoi pensieri in pianta stabile, rendendola nevrotica e irritabile.

    Era maturata abbastanza da rendersi conto che la sua puerile cotta non era stata altro che un caso di ammirazione smodata per chi, ai suoi occhi, era come un eroe. Purtroppo, nel tempo, l'ammirazione si era trasformata in una frustrante e malsana ossessione per Creed Fortune.

    Senza speranza e vana, dal momento che lui non aveva mai mostrato il minimo interesse per lei in quanto donna.

    Ciononostante, Creed riusciva a scalfire la sua sicurezza di sé e a interferire con la sua sessualità e il suo rapporto con Brad.

    Con un gemito, Maya trangugiò il vino, sistemò il bicchiere nel cestello della lavastoviglie e ne chiuse lo sportello con un colpo secco. Se in quel momento avesse avuto di fronte Creed, sarebbe stata tentata di schiaffeggiarlo.

    Traendo un respiro profondo, girò sui tacchi e si diresse alle scale. Quello di cui aveva bisogno era una doccia calda e otto ore consecutive di sonno.

    Quello di cui non aveva bisogno era quella valanga di dubbi e frustrazioni. Per amor del cielo, la sua vita era già abbastanza complicata senza aggiungervi un idillio romantico e ricordi dolorosi.

    Invece di preoccuparsi della propria vita sentimentale, avrebbe dovuto preoccuparsi per sua madre.

    Patricia era scomparsa da sei settimane, ormai. Nessuno aveva idea di dove fosse o che cosa l'avesse indotta ad andarsene. Sapevano soltanto che era sparita da un giorno all'altro.

    Il povero Nash era fuori di sé, agitato e confuso, non sapendo che cosa avesse spinto Patricia a fuggire, ma roso dall'ansia di ritrovarla.

    Maya era altrettanto sconvolta, e non riusciva a immaginare perché la madre se ne fosse andata in quel modo. Era pur vero che, negli ultimi mesi, Patricia aveva dato l'impressione di essere turbata, ma Maya non aveva mai previsto che arrivasse a tanto.

    La scomparsa di sua madre era il motivo principale per cui quella sera era uscita con Brad. Nash aveva subito ingaggiato dei detective privati per tentare di rintracciare Patricia, così c'era poco che Maya potesse fare, tranne aspettare e preoccuparsi. Il pensiero della madre l'assillava anche sul lavoro, quando avrebbe dovuto concentrarsi a educare le giovani menti dei suoi allievi delle elementari.

    Ed essendo gentile

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