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Calda passione per il milionario: Harmony Collezione
Calda passione per il milionario: Harmony Collezione
Calda passione per il milionario: Harmony Collezione
E-book148 pagine2 ore

Calda passione per il milionario: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Gillian Baron quasi non riesce a crederci. L'ex marito che le ha spezzato il cuore, il milionario Bryce McFadden, è improvvisamente ritornato nella sua vita. E ha ancora il potere di farle tremare le ginocchia. Per questo lei non si spiega come possa anche solo pensare di trascorrere in presenza di quell'uomo un altro minuto. Ma il maltempo non la pensa come lei e costringe Gillian a condividere uno spazio molto ristretto e molto intimo proprio col suo ex. La loro passione scalda l'ambiente e gli animi tanto da non lasciare scampo a nessuno dei due.

LinguaItaliano
Data di uscita9 mag 2014
ISBN9788858922040
Calda passione per il milionario: Harmony Collezione
Autore

Cathleen Galitz

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Calda passione per il milionario - Cathleen Galitz

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Millionaire’s Miracle

    Silhouette Desire

    © 2007 Cathleen Galitz

    Traduzione di Silvana Mancuso

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5892-204-0

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Gillian Baron strinse il pugno, lo sollevò in aria e poi lo lasciò cadere sul fianco due volte prima di decidersi a bussare alla porta dell’elegante appartamento.

    E perfino allora dovette combattere l’impulso di fuggire via come un bambino monello che ha appena fatto uno scherzo ai vicini.

    Dal momento che quella porta verso il passato non era mai stata chiusa per lei prima, bussarvi adesso non sarebbe dovuto sembrare così surreale.

    Forse non è in casa...

    Si protese in avanti e si mise pronta, in posa.

    Pronta per cosa? Per scappare ancora? Fuggire da tutto ciò che di buono e di vero c’era stato un tempo nella sua vita? Quando la vita era stata quanto più umanamente possibile vicina alla perfezione e lei aveva la chiave della casa di quest’uomo... e il suo cuore.

    Prima che tutto andasse a rotoli, irreparabilmente.

    Prima che lui avesse cominciato a odiarla.

    Sospirando, sollevata per la fortuna di aver evitato l’imbarazzante incontro che aveva temuto, Gillian si voltò per andare via.

    Ci ho provato, si disse, ripetendo ciò che avrebbe detto alle sorelle quando queste le avessero chiesto perché non era riuscita a parlargli. Ci ho provato veramente.

    Il suono tardivo di passi all’interno dell’appartamento la colse in movimento.

    «Arrivo» brontolò una voce profonda.

    Quanto odiava essere lì, rivangare vecchi ricordi e sguazzare nel mare di ciò che era stato. Odiava trascinare Bryce nel complicato groviglio che era la sua vita. Odiava sentirsi così terribilmente vulnerabile e debole dopo essere giunta finalmente a patti con la propria solitudine.

    Dubitava che Bryce avrebbe creduto che lei si trovava lì solo per conto del padre. Con la sua arroganza tipica, avrebbe probabilmente travisato quella presenza davanti alla porta di casa sua come una trama per procurarsi un modo di intrufolarsi di nuovo nella sua vita. Con l’orgoglio già duramente messo alla prova, Gillian si preparò a vedersi sbattere la porta in faccia.

    Quando infine questa si aprì, Bryce McFadden le apparve davanti con addosso solo un paio di jeans sbiaditi. Gli occhi pesantemente socchiusi si spalancarono non appena la vide. Un luccichio di qualcosa di tenero attraversò quegli occhi azzurri prima che ombre scure li incupissero e che il saluto meccanico gli si congelasse sulle labbra.

    «Buon... D...»

    «Dì?» concluse Gillian, augurandosi che si trattasse di un saluto e non di un’imprecazione. «Spero di non averti svegliato.»

    Vedendolo sulla porta mezzo svestito con i capelli arruffati e uno sguardo confuso, sperò di avere interrotto solo il suo sonno e niente di più intimo.

    Non che la cosa le importasse, in un modo o nell’altro.

    Eppure, lo stomaco le si capovolse mentre ogni logica l’abbandonava. Spostando lo sguardo da quegli occhi azzurro argento che la stavano fissando, lo puntò sul petto nudo, dove un groviglio di peli ricopriva la superficie liscia, trasformandosi in un’ombra più scura al di sotto dello sterno, prima di sparire oltre la cintola dei jeans sbottonati. Arrossì quando si rese conto di essere stata colta a guardare inebetita.

    Agganciando un pollice a un passante con indolenza, Bryce si appoggiò allo stipite della porta e cominciò a scrutarla dalla testa ai piedi con uno sguardo mascolino che lei conosceva fin troppo bene. Gillian ricordò a se stessa che il puro magnetismo animale non poteva sminuire il fatto che quella era la creatura più irritante che Dio avesse messo sulla terra. E che lei non avrebbe mai potuto perdonarlo per averla delusa quando aveva avuto più bisogno di lui.

    «Posso entrare?» chiese, sentendosi più la venditrice della Avon che non la donna con la quale un tempo lui aveva avuto una relazione sconvolgente.

    «Certo.»

    Quando si fece da parte per lasciarla passare, Gillian osservò la casa con uno sguardo meticoloso. Notò subito un grande schermo televisivo, un divano comodo e una poltrona reclinabile di pelle, oltre ad alcuni attrezzi ginnici. La mancanza di decori conferiva all’appartamento un aspetto spartano. Sulle pareti non c’era un solo quadro né una foto.

    Idiota! Pensavi che avesse tenuto una tua foto nella casa da scapolo solo perché tu non sei stata capace di distruggere le sue?

    «Carino» disse Gillian, fingendo la stessa nonchalance di Bryce.

    Notò che non si era curato di addobbare un albero di Natale: un bouquet natalizio sul tavolino del soggiorno era l’unico segno che indicava che mancava solo una settimana al grande giorno. La composizione sembrava fuori luogo in quell’ambiente maschile, ma Gillian dovette ammirare il tentativo di aggiungere colore alle tonalità bianche e nere che predominavano nella stanza. Quell’appartamento lussuoso non aveva nulla della casa vittoriana piccola e pittoresca che avevano condiviso un tempo. Chiudendo forte gli occhi, cercò di dimenticare le immagini di copriletti fiorati, stencil fatti a mano, mobili antichi, una cameretta decorata con carta da parati con orsetti e...

    Basta!

    Non poteva permettere che i ricordi la sviassero dal proprio compito. Già respirare si stava rivelando difficile senza cercare di combattere nello stesso tempo i fantasmi del passato.

    «Gradisci una tazza di caffè?» le chiese lui.

    «Non mi dispiacerebbe, grazie.»

    Bryce l’aiutò a togliersi il cappotto pesante, che negli inverni di Cheyenne si rivelava molto utile per combattere il freddo. Il piccolo gesto di cortesia sembrò familiare e ingenuo. Nonostante la neve scendesse copiosa, Gillian avvertì un aumento della temperatura all’interno della stanza. Stare in quel soggiorno estraneo e sentire l’odore familiare e muschiato di Bryce le ricordò perché un tempo lo aveva amato. Quando lui lasciò la stanza per andare a prepararle il caffè, Gillian guardò di nuovo il bouquet, ammirandolo, e notò che c’era un biglietto attaccato alla confezione. Anche se Bryce sarebbe tornato nel giro di un minuto, Gillian non poté resistere e diede un’occhiata.

    Sì, sì! Mille volte sì!

    Ti amo

    Vi

    Chi diavolo era Vi?

    I pensieri di Gillian si fecero maligni. Aveva letto male il nome? Forse era il numero romano sei e adesso Bryce aveva cominciato a numerare le sue donne. O quell’espressione banale, scritta con una grafia femminile, era intesa ad accettare un fine settimana o qualcosa di più impegnativo?

    La possibilità che di fatto Bryce chiedesse a una donna di sposarlo le fece ondeggiare il pavimento sotto i piedi. Dicendosi severa che in quell’incontro c’era già fin troppo da ballare per lasciare che l’immaginazione avesse la meglio su di lei, rimise al suo posto il biglietto prima che Bryce tornasse con due tazze fumanti di caffè. Le mani di Gillian tremarono mentre prendeva la sua.

    «È istantaneo» si scusò. «Niente a che vedere con il tuo.»

    Gillian avvertì una fitta di rimpianto per una vita un tempo così ricca, e che adesso, con una sola parola, si riduceva allo stato di una tazza scadente di caffeina.

    Caffè istantaneo.

    Messaggio istantaneo.

    Gratificazione istantanea.

    Crepacuore istantaneo.

    «Grazie» disse, prendendo la tazza e sedendosi sul divano.

    Fu sollevata quando Bryce scelse di sedersi su una poltrona anziché accanto a lei. Così avrebbe potuto parlargli senza il rischio di un contatto fisico.

    A dire il vero, non era l’elettricità tra loro che la preoccupava, ma la profonda reazione emotiva che quell’uomo le causava. E che il messaggio di Vi avesse la capacità di farla rodere di gelosia fu come minimo sconcertante.

    Bevendo un sorso di caffè, Gillian si rese conto che Bryce diceva sul serio: era davvero scadente. Di colpo, si sentì inesorabilmente triste al pensiero che ogni mattina bevesse quella roba tiepida in quella tazza sbeccata e in quel luogo sterile. Soprattutto sapendo quanto gli piacesse cominciare la giornata con la sua miscela speciale.

    A letto con lei.

    Posando la tazza sul tavolino, lo guardò strofinarsi la barba incolta. Non poté fare a meno di ricordarne la sensazione ruvida sotto i palmi delle mani. Non essendo il tipo da intavolare una conversazione banale e ignorando il pachiderma nella stanza, Bryce la guardò, in attesa.

    «Perché non risparmio a entrambi l’agonia di tentare di conversare?» si offrì lei, cercando freneticamente le parole giuste per farlo.

    «Non sarebbe male» replicò Bryce.

    Rabbrividendo per il sarcasmo nella sua voce e incapace di pensare a un modo per introdurre con tatto l’argomento per il quale era venuta, Gillian semplicemente sputò fuori la ragione della sua visita inaspettata.

    «Stella e Rose vogliono fare interdire papà.»

    Se avesse lanciato una granata nella stanza, avrebbe causato una reazione meno inorridita. Bryce cambiò immediatamente espressione. Un muscolo scattò nella mascella e gli occhi divennero grigi, del colore del piombo.

    «E io che c’entro?»

    Non era esattamente la prima domanda che Gillian si sarebbe aspettata da lui, tuttavia era corretta. Chi poteva biasimarlo se non voleva essere risucchiato di nuovo nel dramma che era la sua famiglia?

    «Effettivamente non è un tuo problema» riconobbe lei, «ma non è stata una mia scelta venire qua.»

    «È successo qualcosa che forse dovrei sapere?»

    Bryce era sempre stato vicino a suo padre, e Gillian sapeva che la preoccupazione era sincera. Cercò di spiegare la situazione senza suonare colpevole come invece si sentiva. Non era stato facile rimettere insieme la sua vita negli ultimi due anni, ma il semplice fatto che il padre vivesse dall’altra parte dello stato e che lei fosse molto impegnata con il lavoro, inevitabilmente la portava a trascurare l’uomo che l’aveva cresciuta da solo dopo la morte della madre.

    «Stella dice che è caduto un paio di volte e che ha speso del denaro in modo così frivolo e stravagante che entrambe pensano che possa soffrire di un primo stadio

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