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La sposa rubata: Harmony Collezione
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E-book159 pagine3 ore

La sposa rubata: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Due spose da sogno 2/2

Per Diego Navarro, milionario senza scrupoli, rapire la timida fidanzata del fratello sembra la soluzione migliore per assicurarsi la propria eredità. Ma quando scopre che Liliana Hart è disposta a seguirlo volontariamente, ne resta stranamente intrigato. Dietro l'innocenza della ragazza si nascondono una forza e una caparbietà che non si era aspettato e che lo rendono vulnerabile al suo fascino. E la debolezza è l'unico sentimento che Diego non può permettersi di provare.

Se le notti insieme alla sua nuova moglie si rivelano sorprendentemente appassionate, è però l'intensità della loro relazione a mettere Diego all'angolo. Ma sarà sufficiente tutto ciò a redimere questo potente magnate dal cuore nero?
LinguaItaliano
Data di uscita20 feb 2020
ISBN9788830510449
La sposa rubata: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    La sposa rubata - Maisey Yates

    successivo.

    1

    Diego Navarro era solito rompere i propri giocattoli. Aveva cominciato con un piccolo camion di legno quando era solo un bambino. Non aveva inteso farlo di proposito, voleva solo verificarne la resistenza, mettendosi a cavalcioni su di esso mentre lo faceva correre sul pavimento. Era finito per cadergli sopra con la faccia, rompendosi il labbro e distruggendo le ruote del suo giocattolo preferito.

    Sua madre lo aveva preso in braccio, parlandogli dolcemente e raccogliendo i pezzi del piccolo camion mentre gli asciugava le lacrime dicendogli che andava tutto bene. Suo padre invece era scoppiato a ridere. Aveva preso i pezzi del giocattolo rotto dalle mani della moglie e li aveva gettati nel fuoco.

    «Quando qualcosa si è rotto» lo aveva ammonito, «devi imparare a buttarlo via.»

    Quelle parole erano riecheggiate nella mente di Diego in seguito. Quando sua madre era morta e suo padre fissava senza alcuna emozione il corpo pronto per essere sepolto.

    Diego odiava il padre.

    Ma era più simile a suo padre che alla sua dolce madre, che era stata distrutta dall'uomo che aveva giurato di amarla. Le mani della donna erano state gentili, quelle di Diego erano delle armi distruttive. Tutto nella sua vita l'aveva dimostrato.

    In un impeto di rabbia, dopo la morte di sua madre, aveva dato fuoco al garage di suo padre nel ranch di famiglia. Suo padre sapeva bene chi fosse il responsabile e Diego si era chiesto se per caso lo avrebbe ucciso, mandandolo all'inferno nello stesso modo in cui aveva mandato la moglie tra gli angeli.

    Invece era stato anche peggio: suo padre l'aveva guardato con un lampo di riconoscimento negli occhi. Era stato un po' come morire, essere riconosciuto per il mostro che era. Almeno allora.

    Diego aveva trascorso gli anni seguenti ad accettarlo e a sfidare in ogni modo l'oscurità che aveva dentro di sé.

    Per i suoi diciotto anni il padre gli aveva regalato un'auto sportiva e lui si era schiantato contro un muro di pietra di una strada costiera. Se avesse girato in un'altra direzione lui e l'auto sarebbero finiti dritti nell'oceano. Per lui morire così giovane sarebbe stato misericordioso, prima che potesse provocare tutti i danni cui sembrava essere destinato.

    Ma non era andata così. Era stato risparmiato.

    Sua madre, dolce e buona, gli era stata portata via, lasciandolo al suo fato di crudeltà e cattiveria. E mentre aveva creato una voragine di distruzione intorno a sé, lui si era invece rivelato indistruttibile.

    Quello che toccava si rompeva, veniva distrutto. Come Karina, il suo unico tentativo di connettersi con il resto dell'umanità.

    Al contrario di lui, suo fratello Matías era un uomo buono. Lo era sempre stato: proprio come Diego era nato con un aspetto oscuro dentro di sé, Matías sembrava possedere un'innata moralità che lui non poteva sperare di capire, meno che mai condividere. E quando se n'era reso conto si era allontanato dal fratello.

    Poi, Diego aveva incontrato Karina. Bella, vivace ed eccitante. Lei viveva una vita ancora più dissoluta e intensa di quanto non facesse lui. Sperimentava ogni sorta di sostanza che alterasse il suo stato mentale e si abbandonava al sesso sfrenato. Per un edonista come lui Karina aveva rappresentato la personificazione magica e sensuale di quello in cui aveva sempre sperato di perdersi.

    L'aveva sposata. E, tristemente, aveva distrutto anche lei. Era stata così bella, e lui l'aveva rimpianta. Più ancora di questo, aveva rimpianto la vita con lei che aveva perso, quell'unica parte di innocenza nel loro tormentato matrimonio. Tuttavia non ne era uscito con il cuore infranto, non aveva la capacità di sentirsi ferito. Non più. Il suo cuore si era infranto tanto tempo prima, quel giorno in cui sua madre era morta cadendo da cavallo dopo che suo padre le aveva sparato. L'unica cosa buona in tutta quella storia era che, una volta accaduto, non poteva accadere di nuovo.

    Adesso la sola cosa di cui doveva preoccuparsi era la distruzione che lui causava a ciò che gli stava intorno. E a dire la verità non è che se ne curasse poi troppo. Portava quelle perdite sulle spalle avvertendone il peso come uno scuro e spesso mantello.

    Era la sua natura, ed era cresciuto accettando tutto questo.

    Bevve un sorso di whisky dal bicchiere che teneva in mano e si guardò intorno nella stanza, la biblioteca della casa di Michael Hart nel New England, dove il padrone di casa l'aveva invitato per parlare di affari insieme ad alcuni altri ospiti.

    Sebbene Diego avesse la reputazione più da giocatore d'azzardo che da uomo d'affari, la verità era che i suoi milioni non li aveva vinti a Monte Carlo. Era un brillante investitore, anche se faceva in modo di tenere un basso profilo. Preferiva che i giornali sbandierassero la sua dissolutezza piuttosto che gli obiettivi che riusciva a raggiungere. E in quel momento il suo obiettivo era un pezzo della compagnia di Michael Hart.

    E, più di questo, la sua affascinante figlia.

    Era rimasto colpito da Liliana Hart fin dalla prima volta che l'aveva vista, due anni addietro. Pallida e delicata, con lunghi capelli biondi che sembravano fluttuarle attorno al viso come un'aureola dorata.

    Era amabile, e non incarnava affatto lo stereotipo dell'ereditiera americana. Niente tacchi a spillo e abiti che la facessero apparire come una ballerina di lap dance. Era piuttosto riservata, graziosa, fragile come una rosa, e gli faceva desiderare di sporgersi verso di lei per toccarla anche se sapeva che, se lo avesse fatto, avrebbe bruciato i suoi petali come succedeva con qualsiasi altra cosa.

    Lui però non era un uomo altruista: era egoista e vanesio. Ma anche competitivo, e al momento lui e suo fratello erano stati messi l'uno contro l'altro dal nonno, ancora in vita, che si era divertito a indire una sorta di gioco cui avrebbero dovuto partecipare per guadagnarsi l'eredità: il ranch di famiglia e il patrimonio finanziario. Per ottenere la loro parte avrebbero dovuto sposarsi entrambi entro un termine stabilito. Se uno solo di loro avesse raggiunto quel traguardo, avrebbe avuto l'intera eredità, lasciando l'altro senza nulla.

    Matías era troppo onesto per procurarsi una moglie fittizia solo per vincere la gara. Diego non era troppo onesto per nessuna cosa. Lui era più che disposto a sposare una donna solo per raggiungere il suo obiettivo. Inoltre Liliana gli faceva incendiare il sangue più di qualunque altra donna. Il ranch era solo un di più. Il vero obiettivo era battere suo fratello e avere Liliana.

    Il suo piano era far sì che Michael Hart gli concedesse la figlia in cambio del suo investimento nella compagnia, permettendogli al contempo di battere il fratello...

    Per quanto avesse maledetto il vecchio per quella imposizione, sarebbe stato ancor più arrabbiato se il testamento non gli avesse fornito la scusa di cui aveva bisogno per catturare quel bellissimo gioiello che lo aveva stregato al primo sguardo.

    In quel momento vide un bagliore rosato sulla soglia della biblioteca e si rese conto che si trattava di Liliana, che si era affacciata per un attimo per poi ritrarsi in fretta. Un sorriso gli incurvò le labbra, buttò giù il resto del liquore poi si scusò con i presenti, avviandosi fuori dalla stanza con tale aria di sicurezza che nessuno gli domandò dove stesse andando.

    Pochi osavano porgli domande.

    Vide Liliana sparire dietro l'angolo e la seguì, i passi che non facevano rumore sul folto tappeto persiano che copriva il grande ingresso. C'era una porta scorrevole che dava accesso a un'altra biblioteca e quando entrò vide Liliana in piedi, con le mani posate sullo schienale di una poltrona.

    «Liliana, non abbiamo avuto l'occasione di salutarci questa sera.»

    Il viso di lei divenne scarlatto, e lui trovò la cosa estremamente affascinante. Arrossiva sempre quando le parlava, di certo perché lo trovava attraente. Non era il tipo da false modestie. Dio lo aveva fatto bello, e lui lo sapeva. Ma aveva fatto belle anche le vipere, per fare in modo che attraessero le loro prede. Conoscere le proprie armi era una necessità più che una vanità. Il fatto che Liliana lo trovasse attraente avrebbe reso le cose più facili.

    «Diego, non mi ero resa conto... io... solitamente non partecipo agli incontri di affari di mio padre» mormorò la donna, imbarazzata.

    «Hai partecipato a una cena di lavoro solo poche settimane fa.»

    Lei fissò il pavimento. «Oh, sì, ma quello era diverso.»

    «Davvero? Sono più propenso a credere che tu stia cercando di evitarmi, tesoro

    «Che cosa significa tesoro

    «In spagnolo? Qualcosa di prezioso» rispose avvicinandosi.

    «E perché dovresti chiamarmi in questo modo?»

    Lui si fermò, sorpreso. Lei non era proprio come appariva. Aveva una franchezza che lo sorprendeva, sempre. Una mancanza di paura che forse derivava dall'inesperienza. Almeno nel trattare con uomini come lui.

    Ci sono uomini come te? O solo mostri come te?

    «È questo che sei, no? Di certo sei un tesoro per tuo padre.»

    «Se con questo intendi una merce di valore, immagino di sì.»

    Un sorriso gli curvò le labbra. «Be', il denaro ha la sua importanza nel mondo.»

    «Preferirei che non fosse così.»

    «Detto da una donna che ne ha sempre avuto a disposizione...» Non era la prima volta che le parlava. Si sentiva attratto da lei come un magnete.

    «Preferisco i libri» rispose Liliana, stringendo lo schienale con le sue dita delicate come per sostenersi.

    «Io preferisco sperimentare la vita, invece di seppellirmi in una polverosa biblioteca, avendo solo la fantasia a intrattenermi.»

    Lo sorprese di nuovo alzando gli occhi al soffitto.

    «Ah sì, un uomo d'azione. A me piace fare delle pause per apprendere qualcosa del mondo, invece di limitarmi a gettarmi nelle esperienze.»

    «Non avevo capito che fossi interessata ai temi sociali» sottolineò lui.

    «A grande discapito del mio fascino. O almeno così mi dicono.»

    «E chi lo dice?»

    «Mio padre.»

    «Si sbaglia» affermò Diego. «Io lo trovo intrigante.»

    «Bene. In questo caso tutti i problemi riguardo al mio valore sono risolti.»

    «Sono lieto di esserti stato di aiuto.»

    Si fissarono e lui avvertì qualcosa. Calore. Ma in profondità. Era esperto nel campo dell'attrazione sessuale, e per la verità Liliana aveva un'innocenza che non avrebbe dovuto attrarlo. Invece lo faceva. In qualche modo gli piaceva che il suo appetito fosse risvegliato da qualcosa di diverso. Qualcosa di morbido, dolce. Lei era come una fragola matura, e lui desiderava molto averne un assaggio. Però c'era qualcos'altro, una corrente che lo attirava verso di lei contro la sua stessa volontà, e questo non riusciva a capirlo bene.

    Diego colmò la distanza tra loro poi le scostò i riccioli biondi di lato, sfiorando con le dita la pelle del collo.

    «Sei davvero bella, Liliana, lo sai questo?»

    Lei lo fissò, gli occhi azzurri cauti. «Gli uomini me lo dicono... di solito quando vogliono qualcosa da mio padre.»

    «Davvero?» Stava per confessarle che anche lui voleva qualcosa da suo padre, cioè lei, ma si trattenne.

    «È un uomo potente.»

    «Anche io lo sono, tesoro.» Le posò una mano sul fianco e la sentì sussultare. «Puoi credermi quando ti dico che non ho bisogno dell'aiuto di nessuno. Il denaro che ho in banca è solo mio, così il mio potere. Che ne pensi?»

    Lei si sporse

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