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Baci tra le lenzuola (eLit): eLit
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E-book159 pagine2 ore

Baci tra le lenzuola (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Una notte di passione. Poi il silenzio, per sette lunghi anni.
Adesso Beth e Connor si rivedono e capiscono che l'attrazione non è sfumata, anzi, è riemersa con prepotenza. Nessuno dei due vuole ammetterlo, però, troppo geloso dei propri sentimenti e pauroso di un rifiuto, così fingono indifferenza, soprattutto Beth, il cui passato nasconde un segreto inconfessabile. Ma una notte divampa la passione, rovente e inarrestabile come la furia di una tempesta, e la mattina seguente è davvero impossibile ignorare ciò che successo. Il momento della resa dei conti è arrivato.
LinguaItaliano
Data di uscita1 feb 2019
ISBN9788858997680
Baci tra le lenzuola (eLit): eLit
Autore

Heidi Betts

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Baci tra le lenzuola (eLit) - Heidi Betts

    Immagine di copertina:

    GeorgeRudy / iStock / Getty Images Plus

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Seven-Year Seduction

    Silhouette Desire

    © 2006 Heidi Betts

    Traduzione di Liliana Volpe

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-768-0

    1

    «Sì, vai così! Vai, vai!»

    Una parte del pubblico incitò a gran voce il giocatore che correva, attraversando il campo di rugby veloce come il vento. Il ragazzo toccò la meta un attimo prima del segnale di fine partita, giusto in tempo per guadagnare altri punti e assicurare la vittoria alle Pantere di Crystal Springs. Tutti i tifosi della squadra balzarono in piedi dietro le transenne applaudendo e gridando, esultanti di gioia.

    Anche Beth Curtis gridò, saltellando, felice per la vittoria del suo ex liceo contro i rivali di sempre. Con un sorriso beato, gettò di slancio le braccia al collo della persona più vicina in quel momento.

    Connor Riordan, che le era accanto forse non proprio per caso.

    Connor aveva la stessa età di Nicholas, il fratello di Beth. Cinque anni più di lei. E da quando Beth ne aveva compiuti tredici, era innamorata di lui. Da quel momento, aveva sempre cercato ogni pretesto per restargli vicina, farsi notare e attirare l’attenzione di quel suo incredibile sguardo nocciola, profondo e vellutato. Le faceva tremare le ginocchia ogni volta che lei lo incrociava.

    Schiacciò il viso contro quello di Connor, ruvido di barba. Nonostante il pesante giaccone, la sciarpa e i guanti contro il freddo pungente, Beth percepì ugualmente il sentore aspro e muschiato della sua colonia.

    Quel profumo le piaceva da impazzire. Talvolta, tralasciando per qualche ora la preparazione per uno degli esami di giurisprudenza all’università di Cincinnati, Beth usciva con un’amica. Regolarmente, si ritrovava nel reparto profumi del centro commerciale alla ricerca della colonia usata da Connor.

    Dopo l’accurata selezione di una serie infinita di flaconi colorati di ogni forma e dimensione, si era quasi convinta di averla individuata. Ma non poteva esserne sicura, naturalmente. Doveva verificare di persona, con i propri occhi. Oltre al superamento del prossimo esame, era questo l’altro importante obiettivo al quale puntava. Sedurre Connor, andare a casa sua, poi nella sua stanza, controllare il profumo e quindi... Perché no? Fare finalmente l’amore con lui, come sognava ormai da troppo tempo.

    Beth pensava a quella possibilità almeno da un paio di anni, e a furia di pensarci aveva preso una solenne decisione. Non c’era nulla che impedisse a lei e a Connor di diventare una coppia. Del resto, fino a quel momento non si era mai fidanzata o aveva avuto dei flirt. Si poteva dire che stava aspettando solo lui, dal suo tredicesimo compleanno.

    Sorridendo, Connor le ravviò una ciocca di capelli dal viso. Intanto la folla dei tifosi cominciò a muoversi, ansiosa di lasciare il campo sportivo dopo aver assistito, immobile per due ore, all’importante partita in quella serata particolarmente fredda.

    Molti ripiegavano le pesanti coperte portate da casa, raccogliendo i bicchieri di carta usati per la cioccolata calda e gettandoli negli appositi bidoni.

    «Ehi, Curtis» disse Connor rivolto a Nicholas, in realtà chiamato Nick da tutti. Lui e il fratello di Beth erano davvero grandi amici. «Andiamo da Yancy? Qualche hamburger è proprio quello che ci vuole stasera, no?»

    «Noi invece dobbiamo andare subito a casa, purtroppo» rispose Nick, passando un braccio intorno alle spalle di Karen Morelli, la sua ragazza bruna, vivace e molto bella. «La donna del mio destino ha deciso che questo è il momento giusto per un po’ di shopping e io, da vero gentiluomo, le ho promesso di accompagnarla a Cincinnati domani mattina presto» aggiunse, con aria rassegnata.

    «Non brontolare» ribatté Karen, scoccandogli un sorriso luminoso. «Sai benissimo che dopo ti diverti anche tu.»

    «Io andrei volentieri da Yancy» disse subito Beth, cogliendo al volo la possibilità di restare sola con Connor.

    «D’accordo» acconsentì lui, dopo qualche secondo di riflessione che a Beth sembrò eterno. «La riaccompagnerò a casa più tardi» aggiunse, lanciando un’occhiata all’amico.

    «Molto bene» replicò Nick.

    In fila indiana, i quattro ragazzi avanzarono lentamente dietro gli altri spettatori lungo lo stretto passaggio tra i sedili.

    Nel parcheggio stracolmo si separarono. Nicholas e Karen corsero verso la loro auto, Beth seguì Connor diretto al suo furgone. Aveva le dita intirizzite nonostante i guanti, e il freddo intenso le pungeva il viso.

    «Questa sera si gela sul serio...» mormorò lei mentre era percorsa da un brivido.

    «Già» convenne Connor. Aprì la portiera, sporgendosi lungo l’ampio sedile di guida per aprire quella dalla parte del passeggero. «Entra pure, io intanto avvio il riscaldamento.»

    Beth salì rapidamente sul mezzo, allacciando la cintura di sicurezza. Con sollievo, protese subito le mani verso il getto di aria calda diffuso dalle fessure sul cruscotto. Non disse più nulla.

    Le macchine fluirono con lentezza esasperante verso l’uscita del campo, rischiando a ogni momento di urtarsi tra loro, mentre cercavano di guadagnare, strappandoseli a vicenda, anche pochi centimetri di spazio per avanzare il più possibile. Connor accese la radio, e una canzone di successo riempì l’improvviso silenzio tra loro, coprendo il clamore delle voci entusiaste e il suono dei clacson provenienti dalle auto dei tifosi della squadra vincente.

    «Stasera sarà difficile trovare un tavolo libero da Yancy» commentò Beth, con un sospiro.

    Quel locale era il preferito dai tifosi delle due squadre rivali, che vi andavano, per consuetudine, a festeggiare ogni vittoria o a rammaricarsi per qualche sconfitta.

    Connor la guardò sorpreso. «Rinunci agli hamburger? Credevo che stessi morendo di fame!»

    In silenzio, Beth si strinse nelle spalle. In quel momento, il cibo era l’ultimo dei suoi pensieri. Si rilassò sullo schienale, allentando la sciarpa di lana e aprendo la giacca. Non aveva più così freddo.

    «Possiamo sempre andare altrove, no?» propose lui.

    Beth respirò a fondo, vincendo l’emozione che le serrava lo stomaco. «Che ne dici del Makeout Point

    Connor scoppiò a ridere. «Cosa? Stai scherzando» aggiunse, fissandola sconcertato.

    «Perché no? So benissimo perché la gente va lì di solito, per questo lo chiamano il Parco dell’Amore, no? Ma è un posto bellissimo, e scommetto che stasera non ci sarà nessuno.»

    «Che direbbe tuo fratello, sapendo che vi ho portato la sua sorellina?»

    La sorellina di Nick. Beth si era davvero stancata di sentirsi definire in quel modo. Avrebbe tanto voluto dire a Connor che non le importava niente di ciò che avrebbe detto suo fratello, che lei ormai era grande e poteva benissimo decidere cosa fare. Però conosceva i suoi sentimenti di lealtà verso Nick e i loro genitori. Connor non si sarebbe mai comportato in modo scorretto, soprattutto per quanto riguardava lei.

    «Ma cosa hai capito? Pensavo che avrebbe potuto essere piacevole ammirare quel luogo, per una volta senza tutte quelle macchine ferme, a luci spente.»

    «Hai ragione. Allora d’accordo» sorrise lui. «Passiamo a prendere gli hamburger e il resto da portare via?»

    «Buona idea.»

    Seguirono la coda di auto attraverso il centro fino al locale, già molto affollato, senza entrarvi, ma aspettando all’esterno la consegna dei sacchetti con il cibo ordinato. Frattanto, l’entusiasmo dei tifosi continuava, tra richiami, slogan scanditi in coro e sventolio di vessilli neri e dorati, i colori delle Pantere di Crystal Springs.

    Il profumo delle patatine fritte e della carne grigliata era irresistibile. Connor invertì la marcia, diretto dalla parte opposta del maggiore flusso di traffico. Beth non poteva aspettare. Aprì un involucro e ne estrasse una patatina.

    Connor si girò a guardarla.

    «Non vale» protestò. «Anch’io ho fame, sai!»

    Ridendo, Beth ne prese un’altra e gliela avvicinò alle labbra. Lui aprì la bocca, e nell’afferrarla le sfiorò con la lingua la punta delle dita.

    Un sussulto improvviso, breve ma intenso percorse Beth in tutto il corpo, sorgendo dal profondo.

    Per un attimo si chiese se anche Connor avesse provato almeno un poco di quella sua straordinaria sensazione.

    Non lo sapeva, ma voleva scoprirlo. E se il destino si fosse dimostrato benevolo, forse lo avrebbe saputo quella sera stessa.

    Sobbalzando, il furgone percorse la strada non asfaltata che saliva al parco. Connor si fermò ai margini dello spiazzo sulla cima. Da lassù, il profilo delle montagne ricoperte di abeti appariva nitido sotto il chiarore della luna, a tratti offuscata da nuvole erranti mosse dal vento gelido.

    In silenzio, divisero il contenuto dei sacchetti e le bevande. Poi Connor raccolse carta e lattine vuote mettendo via tutto.

    Beth accavallò le gambe nei jeans aderenti, avvicinandosi di più a Connor. Lui sedeva rilassato, un braccio sul volante.

    «Allora, come vanno i tuoi studi all’università?» chiese, dopo qualche secondo di silenzio.

    «Bene, mi sembra. Alcune materie sono un po’ difficili, ma credo di cavarmela.»

    «Ti conosco, sono sicuro che andrai avanti alla grande. Diventerai un avvocato di successo, pronta a sporgere denunce contro chiunque ti capiti a tiro.»

    «Non ne ho alcuna intenzione. Difenderò la gente finita nei guai, invece.»

    «Ma così non guadagnerai abbastanza... A meno che tu non sia dalla parte di quella ricca e famosa, che spesso è la più colpevole.»

    «Il denaro non mi interessa. Voglio aiutare le persone in difficoltà.»

    Connor le sorrise con tenera condiscendenza. Ovviamente, per lui Beth era ancora una bambina, la sorellina del suo migliore amico, non una donna ormai adulta da guardare con un certo interesse.

    Beth rialzò decisamente le spalle, aprendo di più il giaccone. «Guarda che sono cresciuta, sai» affermò con sicurezza. Sapeva di non avere le forme entusiasmanti della sua compagna di stanza, ma tutto sommato le sue non erano poi così male.

    «Lo vedo» replicò Connor, lanciando una breve occhiata nella direzione giusta. «Sei diventata davvero carina, Beth Ann.»

    Parole che potevano suonare quasi canzonatorie, o come il solito complimento cortese e indifferente verso la sorella di Nick. Ma Connor le aveva sussurrate appena, fissandola con uno sguardo acceso, intenso, che andò dritto al cuore di Beth. Lei intuì subito la verità. In quel momento Connor era vulnerabile, fragile, forse sul punto di cedere, di guardarla finalmente con occhi diversi, di vedere in lei la ragazza da amare.

    D’istinto, Beth si protese verso di lui, posandogli le labbra sulle sue. Connor rimase immobile, senza rispondere al bacio, ma senza ritrarsi.

    Guardò Beth profondamente sorpreso, colpito dallo stupore e punzecchiato dalla curiosità.

    «Beth...» mormorò, incredulo.

    «Non dire niente» sussurrò lei, restandogli vicina sul largo sedile di guida. Percepiva il sentore della colonia di Connor, il tepore della sua pelle oltre il giaccone aperto sul collo, un calore che rapidamente sembrò contagiarla, propagandosi in ogni sua fibra. «So benissimo cosa sono per te» continuò in fretta. «La sorella minore di Nick, la piccola di casa da accompagnare, da proteggere. Ma adesso non sono più una bambina, Connor. E vorrei tanto...

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