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Sette giorni, una notte: Harmony Destiny
Sette giorni, una notte: Harmony Destiny
Sette giorni, una notte: Harmony Destiny
E-book156 pagine3 ore

Sette giorni, una notte: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Ci sono uomini nati per la carriera, con il fiuto per gli affari, i soldi e le belle donne.
All'amore non pensano. Fino a quando non li travolge.
Jordan Lake non sa ancora spiegarsi cosa la spinga a varcare la porta di un'elegante e discreta suite d'hotel, ogni settimana. La passione, certo. Il fascino del proibito, forse. Sta di fatto che da mesi è l'amante di Nick Thorne, uomo d'affari brillante e scaltro, nonché suo acerrimo rivale. Le loro potenti famiglie, infatti, si fronteggiano da anni con aperta ostilità. Eppure, mentre cade tra le braccia di Nick, senza respiro per il desiderio, Jordan non riesce a trovare un solo buon motivo per smettere quella scandalosa relazione clandestina. Quando però lui si dimostra pronto a correre il rischio di rendere palese il loro segreto, un brivido l'attraversa: Jordan è disposta a giocarsi tutto per qualcosa di così effimero come l'amore?
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2018
ISBN9788858985700
Sette giorni, una notte: Harmony Destiny
Autore

Jan Colley

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Sette giorni, una notte - Jan Colley

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Friday Night Mistress

    Silhouette Desire

    © 2009 Jan Colley

    Traduzione di Sonja Liebhardt

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-570-0

    1

    «Tutti in piedi.»

    Pubblico, imputati e avvocati nella Wellington High Court si alzarono come un sol uomo. Era cominciato così il primo giorno della causa per diffamazione intentata da Randall Thorne, fondatore della Thorne Financial Enterprises, contro Syrius Lake.

    Seduto dietro al padre nelle prime file della galleria, Nick Thorne aggrottò la fronte quando suo fratello minore scivolò sul sedile vuoto accanto a lui. «Sei in ritardo» mormorò Nick senza calore. Adam era sempre in ritardo, anche quando era in vacanza.

    Il giudice fece il suo ingresso, invitando i presenti a sedersi.

    «Ma guarda guarda» bisbigliò Adam, dando una gomitata a Nick. «La piccola Jordan Lake, cresciuta e bella come il sole.»

    Nick piegò la testa, lanciando un’occhiata alla sua destra. L’aveva già notata prima, sorpreso dall’aria riservata che le davano i capelli raccolti, la camicetta bianca e la gonna nera lunga fino al ginocchio. Di solito la si vedeva ritratta sui giornali scandalistici a divertirsi con qualche rockstar o altri personaggi famosi, con i lunghi capelli biondo oro sciolti sulle spalle e una generosa dose delle gambe affusolate in bella mostra. Era in tutto e per tutto la degna erede e la figlia di uno degli uomini più ricchi e in vista della Nuova Zelanda.

    Adam gli venne più vicino. «Mi sorprende che tu non abbia mai pensato di metterti in contatto con lei. Un’alleanza con la principessa Lake sarebbe stato un modo per seppellire una volta per tutte questa stupida ascia di guerra che è stata l’eterna rovina delle nostre vite.»

    «È più il tuo tipo che il mio» borbottò Nick, raddrizzandosi sulla sedia mentre suo padre si girava e gli gettava un’occhiata di disapprovazione.

    Era vero, Jordan e Adam erano dei ribelli, mentre Nick era un tipo responsabile con un alto senso del dovere. I due fratelli potevano anche essere scambiati per gemelli per via della medesima carnagione olivastra, i capelli e le sopracciglia scuri e il fisico alto e robusto del loro padre. Ma Adam, con quel suo abbigliamento un po’ eccentrico anche se firmato e quel modo di comportarsi da cattivo ragazzo, era molto diverso da Nick, più tranquillo e più conformista del fratello minore.

    «Vero» bisbigliò Adam, sfregandosi il mento con aria pensierosa, «ma vivo a Londra.»

    L’ignobile faida tra Randall Thorne e Syrius Lake aveva rovinato le loro vite, in particolare quella della loro madre, un tempo amica intima di Elanor, la moglie di Syrius. Nick provò un moto di compassione per la donna seduta all’estremità della fila nel corridoio alla sua destra. Elanor aveva passato trent’anni su una sedia a rotelle per colpa del padre di Nick e la cosa era ancora più sgradevole perché lei e sua madre erano state un tempo delle ballerine conosciute a livello nazionale e socie di una loro scuola da ballo.

    «Non puoi farci nulla per il tuo aspetto, fratellone» continuò Adam, «ma non sei poi un partito così malvagio. CEO della società finanziaria privata più importante in Nuova Zelanda...»

    «Non ancora» precisò Nick.

    «Tra poco.» Suo fratello fece un gesto d’indifferenza nella direzione di Jordan Lake. «Tientela buona. È un lavoro un po’ sporco, ma qualcuno deve pur farlo.»

    Il loro padre si girò di nuovo, stavolta lanciando uno sguardo di disapprovazione ad Adam.

    Risuonarono le voci monotone degli avvocati che ricostruivano con dovizia di particolari gli avvenimenti. Nick si mosse con impazienza sulla panca. Si era sentito in dovere di stare accanto al padre nel primo giorno del processo, ma mai e poi mai si sarebbe potuto permettere di rimanerci tutto il giorno e men che meno per tutta la durata del dibattimento. Sarebbe toccato ad Adam farlo. D’altronde, suo fratello era tornato a casa in ferie per alcune settimane per stare a fianco del padre durante il processo.

    Alla sua destra Nick intravide con la coda dell’occhio una delle lunghe gambe abbronzate di Jordan, quando quest’ultima cambiò posizione. Gli occhi indugiarono sulla sua scarpa scollata nera e sul piede che si muoveva nervosamente avanti e indietro. Jordan era infastidita e impaziente tanto quanto lui? Maledizione, lei non doveva essere da nessun’altra parte. Non lavorava, almeno non nel senso che si dava abitualmente a quel termine.

    Avvertendo uno strano formicolio alla nuca, Nick alzò gli occhi.

    La bella ereditiera lo stava fissando con un sorrisino compiaciuto sulle labbra. Poi distolse lo sguardo e si girò a bisbigliare qualcosa nell’orecchio di sua madre.

    Adam gli gettò un’occhiata divertita, notando dove stava guardando. «Sai che dovresti farlo» gli mormorò.

    Nick rivolse un sorriso un po’ ironico a suo fratello. Gli faceva molto piacere averlo di nuovo intorno. Gli mancava, anche se suo padre faceva costantemente in modo di metterli l’uno contro l’altro, incurante del fatto che Adam desiderasse non avere niente a che fare con l’attività familiare.

    Randall li aveva cresciuti con una venerazione costante per il denaro, ma Adam preferiva essere all’avanguardia, mentre Nick amava avere il polso della situazione con l’obiettivo di mantenerlo e semmai potenziarlo. Adam se n’era andato quattro anni prima per vivere il suo sogno di diventare un operatore alla Borsa di Londra.

    Durante la pausa Randall Thorne e l’avvocato sembrarono sorprendentemente sicuri del fatto loro, Randall dichiarando senza mezzi termini che aveva intenzione di annientare Syrius Lake, qualsiasi cosa gli ci volesse. Con una stretta al cuore Nick si rese conto che se suo padre non ci fosse riuscito stavolta, avrebbe trovato un altro modo per farlo. Senza l’influenza moderatrice di sua madre, Randall non si sarebbe fermato di fronte a niente per ottenere la propria vendetta. E ciò incideva direttamente sul futuro di Nick. Sarebbe infatti stato nominato presidente della Thorne Financial Enterprises quando suo padre fosse andato in pensione. Sempre che ci fosse andato davvero...

    Gli tornarono in mente le parole di Adam. Poteva davvero prendere in considerazione di combinare qualcosa con Jordan Lake? Mettendo così fine una volta per tutte al rancore che i loro padri avevano covato per trent’anni? Più ci pensava, più si trovava d’accordo con Adam. I suoi occhi seguirono il movimento della coda di cavallo di Jordan, mentre lei lo precedeva dentro l’aula, e un sorriso gli comparve sulle labbra. Jordan Lake sarebbe stata la carta vincente.

    Giorni dopo, Nick si svegliò quando sentì muoversi accanto a lui la donna che si alzò e si diresse in bagno. Soddisfatto e un po’ assonnato dalle ultime serate che aveva trascorso a divertirsi da quando suo fratello era in città, si chiese pigramente se non si fosse distratto troppo.

    Ancora poco e Adam se ne sarebbe andato, tornando al mondo frenetico della Borsa. Tra sé e sé Nick si chiese per quanto tempo suo fratello avrebbe potuto reggerne la pressione. Per ora sembrava averci preso gusto e stava facendo fortuna. Ma era proprio tipico del mercato borsistico. C’era un’infinità di giovani pescecani affamati in circolazione che aspettavano solo che qualcuno facesse un passo falso. Adam era stato uno di loro non molto tempo prima.

    Nick si stirò, ricadendo poi sui cuscini con un braccio dietro alla testa. La porta del bagno si aprì e una giovane donna alta e snella rientrò nella stanza. Con passo lento si diresse verso lo specchio del cassettone, passandosi una mano tra i lunghi capelli biondi. Gli occhi di Nick indugiarono sulla sua schiena per poi passare ad ammirare le morbide curve dei fianchi e la lucentezza della pelle che brillava malgrado la semi-oscurità della stanza. Gli piaceva come lei sembrasse sentirsi a suo agio con la propria nudità.

    «Hai tempo per un drink o sei di fretta?» le chiese Nick, conscio che la domanda l’avrebbe sorpresa. Non erano abituati a chiacchierare molto quando s’incontravano per fare l’amore.

    Lei gli lanciò un’occhiata incuriosita nello specchio e continuò a sistemarsi i capelli con mano esperta in una crocchia che le conferiva un’aria sofisticata.

    «Fammi indovinare.» Nick schioccò la lingua. «Cocktail. Il bar Zeus

    Di nuovo notò il blu freddo del suo sguardo quando lei si girò. «Un po’ presto per me.» Lei si chinò e raccolse qualcosa da terra.

    Dovevano esserci vestiti sparpagliati un po’ dappertutto, pensò Nick. Era sempre così. Nel momento in cui si trovavano nella stanza, abbandonavano qualsiasi remora, spogliandosi in gran fretta senza badare ad appendere o piegare alcunché. Talvolta avevano la fortuna di andarsene da lì senza che i vestiti fossero tutti stropicciati.

    Quel giorno lei indossava un abitino color fucsia con una spallina sola che finiva in un grande fiocco un po’ stravagante. Facile da indossare e da sfilare e assolutamente adatto per un cocktail in uno dei bar in cui veniva ritratta di solito, anche se mai con lui.

    Nonostante il comodo abbigliamento, quel giorno aveva impiegato un bel po’ per riuscire ad avere dell’intimità con lei. Il tempo scorreva sempre molto lentamente quando ogni venerdì entrava in quella suite dell’albergo a cinque stelle. Aveva tutte le immagini impresse nella mente: la delicatezza e il profumo della sua pelle chiara, la scompostezza dei suoi capelli quando lui si divertiva ad arruffarglieli tutti, i suoi sospiri quando lui la svestiva rapidamente per renderla disponibile ad accogliere la propria bocca e le proprie mani desiderose. Come se anche lei avesse immaginato quel momento, i suoi baci e le sue carezze e il modo in cui la liberava dai vestiti. Come se anche lei fosse stata impaziente di rivederlo e avesse pensato a lui in continuazione. Tutte quelle immagini non lo abbandonavano mai, ritornandogli in mente in continuazione durante la settimana finché non poteva farla di nuovo sua.

    Una volta alla settimana da quattro settimane, e Nick non sapeva quasi niente di lei, eccetto quello che gli mostrava a letto.

    «Ti ho visto in televisione ieri sera» commentò mentre lei districava le mutandine dall’abito. «Con addosso un grazioso vestito corto e nero.» Fece una pausa. «E in compagnia di un uomo grasso e pallido.»

    La donna s’infilò con grazia le mutandine. «Non ero io. Ero a casa ieri sera.»

    A Nick si seccò la bocca al piccolo movimento di anca che lei fece per sistemarsi meglio l’indumento intimo. «Riconoscerei ovunque queste gambe» replicò dolcemente. «Potrei scolpirle a occhi chiusi.»

    Lei sbatté le palpebre, dando una scrollata al vestito. Probabilmente chiedendosi che cosa diavolo avesse a che fare con lui tutto ciò, pensò Nick.

    «Devo avere un vestito simile e...» un sorriso divertito comparve sulla bocca di lei, «... conosco uno o due uomini grandi e grossi, ma non ero io quella che hai visto in televisione ieri sera.»

    Sollevò armoniosamente le braccia, facendo scivolare l’abito a ricoprire il suo bel corpo.

    Nick la fissò, preso di nuovo da un forte desiderio di abbracciarla. Persino dopo due orgasmi focosi in meno di due ore la desiderava di nuovo e tanto. «Dove vai, Jordan Lake, quando ti allontani dal mio letto?»

    Jordan aveva

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