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Segreto senza prezzo: Harmony Destiny
Segreto senza prezzo: Harmony Destiny
Segreto senza prezzo: Harmony Destiny
E-book169 pagine3 ore

Segreto senza prezzo: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Chase Larson è tornato. E non ha intenzioni pacifiche. Con un successo che ha costruito pezzo a pezzo con le proprie mani e un patrimonio invidiabile, si trova a Vista del Mar, California, per concludere l'affare della vita ai danni dell'odiata famiglia rivale dei Worth. A quanto pare, però, la fredda vendetta dovrà attendere. Emma Worth infatti, ereditiera mozzafiato ed ex amante, ha qualcosa da dirgli. Una notizia che cambierà per sempre la vita di Chase e getterà nuova luce sull'annosa faida che li coinvolge. Ma un legame imposto dall'onore sarà in grado di trasformarsi in qualcosa di più spontaneo e profondo?
LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2017
ISBN9788858975039
Segreto senza prezzo: Harmony Destiny
Autore

Day Leclaire

Autrice americana creativa e versatile, ha scoperto in tenera età la sua passione per la scrittura.

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    Anteprima del libro

    Segreto senza prezzo - Day Leclaire

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Claimed: The Pregnant Heiress

    Silhouette Desire

    © 2011 Harlequin Books, S.A.

    Traduzione di Rita Pierangeli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-503-9

    1

    Lei era lì.

    Chase la osservò tenendosi nelle ombre del portico, fuori dalla sala dei banchetti al Beach & Tennis Club di Vista del Mar. La sala era tutta uno scintillio di persone e gioielli in pieno cocktail party. E al centro di tutto quello scintillio c’era Emma, la donna con cui lui aveva trascorso un’unica e incredibile notte a farle la corte, a sedurla... per poi perderla.

    La musica suonava in sottofondo, le voci si alzavano e si abbassavano e scoppi di risa smussavano l’acrimonia delle aspre correnti sotterranee che circolavano per la sala. In apparenza, il cocktail party festeggiava l’imminente vendita delle Worth Industries a Rafe Cameron, fratellastro e miglior amico di Chase. Ma vecchi rancori e segreti si agitavano sotto la superficie. In veste di consulente finanziario del fratello e come manager coinvolto nelle trattative per l’acquisto della Worth, sapeva che quella serata segnava l’inizio di un passaggio burrascoso e infido.

    Chase studiava Emma sorseggiando un Laphroaig di trent’anni che suo fratello teneva da parte per coloro che non amavano lo champagne. Il whisky di malto scozzese andava giù liscio come acqua. Liscio quasi quanto la pelle di Emma, quella sera generosamente scoperta.

    L’abito di seta che indossava le fasciava curve che lui avrebbe fatto quasi di tutto per mettere di nuovo a nudo. Era un vestito di stile vagamente greco, che lasciava una spalla nuda, con un drappeggio che partiva dalla clavicola e attraversava il seno, per terminare con un nodo sul fianco. In sintonia con il tema della grecità, calzava sandali con tacchi a stiletto e strisce di pelle che si intrecciavano intorno alle caviglie sottili e ai polpacci. Con i capelli biondo cenere raccolti in un elegante chignon, sembrava una divinità. Un’attrice.

    Chase socchiuse gli occhi. La domanda era... che cosa ci faceva lei lì? Dal momento che gli invitati erano tutti legati in un modo o nell’altro o alle Cameron Enterprises oppure alle Worth Industries, doveva esserlo anche lei. O era così o piuttosto era arrivata in compagnia di uno degli invitati.

    Forse l’avrebbe avvicinata per scoprirlo. E, forse, ne avrebbe approfittato per chiederle perché diavolo fosse scomparsa in quel modo, lasciandolo a setacciare tutta New York nell’inutile tentativo di rintracciare Emma Senza Cognome. Fu anticipato da Ronald Worth, futuro ex proprietario delle Worth Industries, che raggiunse Emma e, con gesto possessivo, le mise una mano sulla spalla nuda.

    Chase serrò le labbra in una linea dura. La nemesi di Rafe. Oh, accidenti, no! Non era possibile che andasse a letto con quel vecchio bastardo di sessant’anni e passa. Ma, a giudicare dal modo in cui il buon vecchio Ron si abbassò a bisbigliarle qualche parola all’orecchio e dal palese affetto con cui lei lo baciò sulla guancia, era esattamente ciò che accadeva. Figlio di...

    «Non ci pensare nemmeno.»

    Chase si guardò al di sopra della spalla udendo la voce di Rafe, facile da individuare nell’oscurità grazie alla testa di capelli biondi. «Come?»

    «La Principessa. Ti ho notato che la fissavi, e te lo ripeto: non pensarci nemmeno. Quella ti divorerà e ti sputerà per il puro piacere di farlo.»

    Chase rimase in silenzio, una tattica che aveva imparato durante i primi e difficili anni, quando era andato a vivere con il padre. Si voltò verso il fratellastro, badando a nascondere la collera che lo stava assalendo. «La conosci?» chiese, in tono abbastanza neutro.

    «Emma Worth, nota come Progenie di Satana.»

    Chase inarcò un sopracciglio, mentre il sollievo subentrava alla collera. Dunque, non era l’amante di Ronald Worth bensì sua figlia. «Immagino che Worth interpreti il ruolo di Satana.»

    Il sorriso di Rafe era privo di allegria. «Che cosa posso dire? È tagliato per la parte.»

    «E la figlia? Che cosa sai di lei?» Non volendo che il fratello lo sospettasse di avere un interesse personale, Chase aggiunse: «È un fattore nella vendita?».

    «Meglio che non lo sia, altrimenti si ritroverà eliminata con qualunque mezzo» rispose Rafe con caratteristica crudeltà. «Ma non credo che abbia una parte nella questione. È superficiale. Straviziata. Una nullità.»

    «Passa da una festa all’altra?»

    Rafe esitò. «Di profilo un po’ più basso di così. Non è un’habituée delle pagine scandalistiche. Seleziona le feste alle quali partecipa.»

    Chase si voltò a studiare di nuovo Emma mentre rifletteva su quell’ultima informazione. Una che selezionava le feste alle quali partecipava. Quadrava con la sua esperienza, anche se non ne aveva colto i segnali quando erano stati insieme. Non che gli fosse sembrata superficiale ma, avendoci passato insieme una sola notte, che cosa diamine ne sapeva lui?

    Voleva più che mai affrontarla, chiederle di spiegargli perché era scomparsa. Ma forse aveva già ricevuto la sua risposta, grazie a Rafe. Era una ragazza che amava divertirsi. Per lei, le avventure di una notte erano come andare a fare la spesa per la donna media. Anche se era così, non gli andava di essere preso in giro, un altro retaggio degli anni della formazione scolastica.

    Alla matura età di dieci anni, quando era arrivato a New York per vivere con suo padre, Chase era stato soprannominato il Bastardo di Barron. Forse aveva a che vedere con il fatto che suo padre, uomo d’affari, arrivista conosciuto in tutto il mondo, e sua madre, californiana mite e tollerante, non avevano mai formalizzato la loro relazione con il tradizionale . Lui era stato ben presto depurato del retaggio californiano dai compagni della scuola privata dove era stato scaricato, e aveva imparato a tenere sotto stretto controllo emozioni e opinioni personali. Era una lezione che non aveva mai dimenticato, e che l’aveva aiutato a spingersi fino in cima nel suo campo come manager finanziario.

    Con lo sguardo puntato su Emma, ne fece un’accurata valutazione. Come aveva suggerito Rafe, trasudava ricchezza, privilegio e glamour. Dall’elegante acconciatura dei chiari capelli biondi al bagliore discreto dei brillanti ai lobi delle orecchie e al polso, inviava segnali che mescolavano un torrido e ammiccante appeal sessuale con una facciata da Principessa del tipo guardare e non toccare. Tutto si riduceva a un obiettivo irresistibile. Chase la voleva con una passione sfrenata. E, in un modo o nell’altro, l’avrebbe avuta di nuovo.

    Quella sera.

    «Come ti senti, papà?» chiese Emma, infilando il braccio in quello del padre. «Questo party è troppo per te, vero?»

    «Non insistere, tesoro. Sto bene.» Ronald Worth ammorbidì con un sorriso il tono irritato della voce. «È un leggero disturbo cardiaco, come sai benissimo.»

    «Oh, davvero?» lo provocò lei. «A quanto pare, è abbastanza serio da convincerti a vendere le Worth Industries a Rafe Cameron.»

    Lui fece una smorfia. «È soltanto uno dei fattori nella mia decisione. Continuo a ripetertelo, se volessi essere coinvolta...»

    «... cosa che non desidero, come ti ho più volte precisato.»

    «E io ne ho preso atto. In quel caso, potrei continuare a tirare la carretta per altri dieci o venti anni.» Ronald guardò la figlia con aria truce. «Non fissarmi in quel modo, signorina. Ho soltanto sessantacinque anni. Sono nel fiore della mia vita.»

    Emma trattenne un sorriso. «Non ho detto una sola parola.»

    «Non era necessario.»

    Lei sorrise, dandogli una stretta al braccio. «Sei sicuro di stare facendo la cosa giusta? Anche se non muoio dalla voglia di dirigere la Worth, non sei costretto a vendere se preferiresti non farlo. Potresti assumere qualcuno per affidargli una parte delle tue responsabilità quotidiane.»

    «È un’opzione. Invece, ho scelto di vendere.»

    «Ma vendere proprio a Rafe Cameron! Dal poco che ho visto di lui, è l’arroganza fatta persona.»

    Suo padre, la cui capigliatura argentea brillava sotto la luce dei lampadari, si voltò per lanciare un’occhiata in direzione di Rafe. «Non c’è niente di male nell’arroganza quando è sorretta da una buona dose di sfrontatezza.» Nelle sue parole c’era una nota di rimpianto. «Alla sua età, ero proprio come lui.»

    «Papà...»

    «Basta così, Emma. È un affare praticamente concluso.» Gli occhi blu oceano di Ronald la fissarono, e la sua espressione si addolcì. «Ti ho già detto che stasera sei incantevole?»

    Lei gli posò la testa sulla spalla per un momento. «Tale e quale il padre.»

    Ronald le sollevò il mento, costringendola a guardarlo. «Hai tutte le mie migliori qualità e nessuna delle peggiori. Si potrebbe dire lo stesso con riferimento a tua madre. Hai la sua incredibile bellezza, ma nessuna delle sue debolezze.»

    Gli occhi di Emma si velarono. Era abbastanza sorprendente che avesse alluso a sua madre. Ma era decisamente scioccante che avesse detto qualcosa di positivo riguardo alla defunta moglie, anche se era risultato un complimento a doppio taglio. Se soltanto fosse riuscita a convincere il padre a riconciliarsi con suo fratello. Non si erano allontanati del tutto. Dopotutto, suo fratello dirigeva il ranch di famiglia, il Cupper Run Ranch. Ma erano passati più di dieci anni dall’ultima volta che si erano ritrovati insieme a parlare come una famiglia. Avvenimenti dolorosi e irrevocabili del passato impedivano che succedesse di nuovo.

    «Papà...»

    Lui doveva aver intuito la direzione presa dai suoi pensieri perché scrollò la testa. «Scordatelo, Principessa. Non accadrà.» Le posò un bacio sulla punta del naso. «Gli affari mi chiamano. Sarà una lunga notte per me. Devo stringere mani, baciare bambini e rubare leccalecca. Se vuoi andartene prima, puoi prendere l’auto. Devi soltanto rimandarmela.»

    «Non preoccuparti per me, papà. Andrò a casa per conto mio.» Emma indicò la sua assistente personale. «Ecco Kathleen. Le chiederò un passaggio.»

    Si rendeva conto che il padre era già altrove con la testa. «Bene, bene. Fa’ come dici. Io ho alcune domande da rivolgere a William.»

    Così dicendo, Ronald puntò dritto sul direttore finanziario di Rafe Cameron, un neozelandese alto e prestante, arrivato in volo appositamente per il party. Rimasta da sola, Emma scosse la testa. Non che sarebbe rimasta sola a lungo. Kathleen Richards calò su di lei, avvolgendola in un abbraccio caloroso.

    «Ehi, ciao, Emma. Sei una favola!» Lo era anche Kathleen. Con i fiammeggianti capelli rossi, i luminosi occhi verdi e una personalità vivace non mancava mai di illuminare una stanza. «Giuro che l’unica ragazza più bella di te è mia nipote Sarah.»

    Sorridendo, Emma stette al gioco. «Considerando che lei è il tuo ritratto, se ne deduce che io sono la terza in ordine di bellezza.»

    Kathleen scoppiò in una risata contagiosa e, come al solito, fece girare numerose teste. «Ecco che cosa ho sempre amato di te. Hai l’aria di una dell’alta società, ma sei sempre stata una persona vera, come quel tuo adorabile fratello.» Lanciò una rapida occhiata verso Ronald e abbassò la voce. «Come se la cava, a proposito? Non lo vedo da almeno quindici anni.»

    «Nemmeno io. Da quando ha deciso di abbandonarci, noi...»

    Emma s’interruppe e inspirò bruscamente. No! Non era possibile. Di tutti gli uomini al mondo che potevano materializzarsi all’improvviso, Chase era l’ultimo che si sarebbe aspettata di vedere. Aveva trascorso gli ultimi due mesi a tentare di scacciarlo dalla testa, senza successo. E adesso, eccolo lì, che le si stava avvicinando con l’andatura furtiva di un coguaro a caccia di prede, i biondi capelli della stessa sfumatura castano dorata della pelliccia di quel felino.

    «Qualcosa non va?» chiese Kathleen, quindi si guardò al di sopra della spalla e rise. «Oh, capisco. Lascia che te lo dica, Emma, ho avuto la stessa identica reazione quando Chase Larson è entrato nell’ufficio

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