Il cucciolo miliardario: eLit
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Quando David Sullivan, esperto contabile, riceve la telefonata di un avvocato, non immagina che sta per vivere l'avventura più strampalata che gli potesse capitare. Avvertito di essere il beneficiario di una favolosa eredità, viene messo al corrente di una clausola bizzarra: i milioni saranno suoi se si prenderà cura di un... cane! Da che parte cominciare a occuparsi di un botolo aggressivo e poco incline alle coccole? Niente paura, Emily Wright, veterinaria molto preparata, è pronta a dargli una mano e forse... anche il suo cuore!
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Anteprima del libro
Il cucciolo miliardario - Cheryl Anne Porter
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Puppy Love
Harlequin Love And Laughter
© 1999 Cheryl Anne Porter
Traduzione di Antonella Cuzzocrea
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2000 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-013-6
www.harlequinmondadori.it
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1
«Sta scherzando, signor Trenton? La signora ha lasciato a me tutto quello che possedeva?» David, scettico, scosse la testa. Indubbiamente, l’avvocato che era all’altro capo del telefono si stava sbagliando. «Non la conoscevo nemmeno questa Amelia Stanfield. Perché avrebbe dovuto lasciare milioni di dollari a uno sconosciuto? È sicuro che si tratti proprio di me, David Andrew Sullivan, consulente finanziario nel distretto di Columbia?»
Per tutta risposta l’avvocato gli lesse uno dopo l’altro tutti i suoi dati personali, costringendolo ad arrendersi all’evidenza.
«Sono io. Comunque non riesco a capire. Tutto ciò è... Senta, sono sicuro che anche lei vorrà chiarire questa faccenda al più presto, ma oggi non posso venire in Virginia... Cosa? No, davvero, non posso. Ho il pomeriggio pieno di appuntamenti e stasera devo prendere un aereo per il Colorado. Come dice? Vivo?» David strabuzzò gli occhi. «Signor Trenton, la prego di essere più specifico. Cosa intende con vivo?»
Ma Trenton cominciò a divagare senza chiarire alcunché, insistendo sul fatto che gli era impossibile aggiungere altro, almeno per telefono, dato che il testamento era molto preciso a riguardo. Mentre l’avvocato continuava il suo monologo senza fornire spiegazioni, David finse di stare ad ascoltare, aspettando solo il momento più opportuno per ripetergli che quel giorno lui non poteva andare da nessuna parte.
Guardò l’orologio. L’una e mezza. Poi diede una rapida occhiata all’agenda. Aveva tre appuntamenti quel pomeriggio. Clienti di lunga data. Niente di impegnativo. Per una volta almeno prevedeva di uscire dall’ufficio in orario.
Mormorando di tanto in tanto dei monosillabi per far capire all’avvocato che era ancora all’ascolto, cercò sulla scrivania il foglietto dove aveva segnato l’orario del volo per Denver. Alicia, la sorella, si sarebbe sposata quel giovedì. Ma non senza di te, lo aveva ammonito. David sorrise e scosse la testa. Alicia gli rimproverava sempre di lavorare troppo. O chiudeva baracca e burattini e la raggiungeva a Denver per il matrimonio, gli aveva detto, o il matrimonio l’avrebbe fatto a casa sua. A lui la scelta. Ovviamente David aveva deciso di partire. E adesso era arrivato il momento di mantenere la sua promessa: lasciare le scartoffie sul tavolo e andare.
Inoltre Alicia aveva proprio ragione. Non tornava dai suoi da oltre un anno, una sua visita era più che dovuta. Non sarebbe cascato il mondo se si fosse preso qualche giorno di vacanza. Era una grossa novità per lui ma, in fondo, poteva anche permetterselo. Perché no? Accidenti, aveva già le valigie pronte nel bagagliaio! Tutto ciò che doveva fare era liberarsi di quei tre clienti, controllare di aver chiuso tutto in ufficio e andare dritto all’aeroporto. Altrimenti si sarebbe ritrovato la casa invasa dalla famiglia. E questa era la cosa peggiore che gli potesse capitare. Dunque, niente di quanto stava dicendo quel Trenton poteva in qualche modo fargli cambiare programma.
Tanto valeva dirglielo subito. «Signor Tren... Pronto? Sì. Mi dispiace interromperla. Ma, vede, il problema è che devo partire e starò via qualche giorno. Perché non fissiamo un appuntamento per lunedì dell’altra settimana? Potrei... Come? Se posso attendere in linea?» David non fece in tempo a rispondere che già era stato messo in attesa.
Si irrigidì. E va bene, amico, ancora due minuti e poi attacco. Calcolò il passare dei secondi sul suo orologio da polso, poi guardò fuori dalla finestra. Tempo da lupi. Vento forte e pioggia a raffiche. E non accennava minimamente a smettere. Mettermi in macchina con questo tempo per andare in Virginia? Non se ne parla proprio, neanche se mi danno un milione di dollari.
Ben presto, tuttavia, David cominciò a prender coscienza del fatto che effettivamente quel viaggio poteva valere non uno, ma molti milioni. Fece una smorfia. Che gli era preso? Era ancora sotto shock o cosa? Un altro al posto suo si sarebbe già trovato sull’autostrada a duecento all’ora con una penna nuova di zecca in mano pronta per la firma da apporre al testamento. Allora, perché faceva tante storie? D’accordo, non ricordava la signora che gli aveva lasciato tutti quei soldi. E qualcosa di vivo, Dave. Non te lo dimenticare. Qualcosa di vivo. Ma se solo per quel pomeriggio avesse messo da parte il lavoro e si fosse deciso ad andare in Virginia, avrebbe ereditato milioni di dollari. Non avrebbe più avuto bisogno di lavorare in vita sua, se non per amministrare la sua nuova ricchezza.
Preso tardivamente dall’entusiasmo, e fremendo per il ritorno di Trenton, David mandò un silenzioso e sentito ringraziamento alla signora Amelia Stanfield. Doveva ammetterlo, quella vicenda cominciava a incuriosirlo. Forse era stata una sua cliente, o forse solo una vecchietta eccentrica che aveva scelto un nome a caso, il suo, dall’elenco telefonico...
E così, David cominciò a fare ipotesi sulla sua benefattrice... l’adorabile, meravigliosa e generosa signora Stanfield. Era quasi certo che tra loro non ci fosse alcun legame di parentela. La nonna amava raccontare le storie di famiglia e nei suoi racconti non dimenticava mai nessuno. Non aveva importanza se eri un Sullivan o se semplicemente ti era capitato di sposarne uno. Tutti almeno una volta erano stati oggetto dei suoi interminabili racconti.
Ne sapevano qualcosa sua madre e suo padre, pensò David ridendo. Che razza di famiglia! A parte lui e sua sorella Alicia, erano tutti fuori di testa. Una prova? Solo poco tempo prima, i genitori, esemplari superstiti dell’era hippy, erano andati in Inghilterra a respirare... come dire... l’energia cosmica di Stonehenge. David ricordava di avergli fatto anche la predica. Splendido, ragazzi, ma non sarebbe meglio scegliere un itinerario un po’ più classico? E questo aveva sollevato l’usuale lamento: Come mai ci è capitato un figlio così? Dove abbiamo sbagliato?
David tirò un sospiro, convinto che fosse stato solo grazie alla ferma opposizione di tutti e quattro i nonni se lui e Alicia erano scampati a nomi come Joy e Freedom. Ma a proposito di cose strane, rifletté David, che dire dell’arrivo provvidenziale di questa telefonata proprio in coincidenza con il matrimonio di Alicia? Tutta la famiglia si sarebbe incontrata a Denver, nonni e nonne comprese. David immaginava già le loro espressioni quando avrebbe detto loro del radicale, quanto inaspettato cambiamento occorso nella sua vita.
Di sicuro, però, nessuno avrebbe reagito positivamente se quella strana eredità gli avesse impedito di arrivare in Colorado in tempo per il matrimonio. No, era impossibile. Quale legge poteva imporgli di ritirarla il giorno stesso? Dopotutto ora era un uomo ricco, o almeno lo sarebbe diventato non appena avesse detto al signor Trenton che stava per arrivare. L’idea di qualcosa di vivo, però, lo turbava.
Cosa diavolo poteva essere? Un bambino? No, ti prego. Una lucertola esotica? Un uccello raro? Un fungo? O magari un virus in grado di distruggere ogni forma di vita sulla terra? David lo escluse. Non credo che la mia adorabile, generosa vecchietta dal cuore d’oro sia una specie di Dottor Morte in gonnella. Va bene, aveva esagerato. Ma la cosa lo intrigava terribilmente. Niente a che vedere con la sua vita piatta e monotona da consulente.
Ora, da quando aveva cominciato a considerare la sua vita piatta e monotona? Colpa dei geni strampalati di mamma e papà? Non censurarti, lo ammonì la sua voce interiore. Guardati, Dave. Un ufficio sulla Massachussetts Avenue. Una bella casa. Una vita tranquilla... Noiosa? Coraggio, non perdere altro tempo, va’ a prendere quei soldi. E scopri che cos’è quella cosa viva. In fondo, che male può farti?
Per un istante, cautela e prudenza ebbero il sopravvento e David ritornò col pensiero all’estate precedente, quando un accesso di follia momentanea l’aveva portato a scendere le rapide in canoa.
Davanti ai suoi occhi si materializzò l’immagine della sua ex ragazza... Si era tolta il gesso da poco come conseguenza di quell’impresa sconsiderata. Del resto, nemmeno lui poteva immaginare che Philippa non sapesse neanche nuotare. Per poco non affogava. Philippa, che nome stupido! Meglio scordarsi di lei e delle rapide. Forse stava davvero cominciando a invecchiare...
Finalmente Trenton tornò al telefono scusandosi con David per averlo fatto aspettare. «Non importa» tagliò corto lui. Ora ti faccio vedere io se sto invecchiando, si disse raccogliendo la sfida. «Ho cambiato idea. Vengo subito da lei. Giusto il tempo di spostare gli appuntamenti di questo pomeriggio e... Certo che dico sul serio. Verrò. L’unico problema è che non posso prendere quella cosa viva oggi. Come? Non devo preoccuparmi perché tanto è stata chiusa al sicuro?»
Chiusa al sicuro? Ma che diavolo è, materiale radioattivo? David si passò una mano sulla fronte. Sono un uomo morto.
Poi, sotto pressante richiesta del signor Trenton, promise: «Giuro che verrò da lei. Sì, a Tyson Corner. Sto scrivendo l’indirizzo. Cosa? Oh, certo, che Dio benedica anche lei. Sì, ci vediamo più tardi. Arrivederci».
David riagganciò, restando con lo sguardo fisso sulla cornetta. Poi alzò gli occhi verso la porta chiusa e gli si contrasse lo stomaco. La signora Hopemore, la sua efficiente segretaria, non avrebbe mai approvato la sua decisione. Era un’amica della nonna Sullivan, una donna che si divertiva a raccontare a tutti i clienti di come