L'indiscreto sguardo del milionario: eLit
Di Maisey Yates
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Info su questo ebook
Quando si tratta di lavoro, Elaine Chapman è sempre padrona della situazione. Per quale motivo, dunque, quella presentazione dovrebbe fare eccezione? Forse perché Marco De Luca è in grado di far crollare le sue difese, fatte di abiti poco vistosi e acconciature dimesse, riuscendo a insinuarsi sotto la sua pelle. Ma questo, Elaine, ancora non lo sa.
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Anteprima del libro
L'indiscreto sguardo del milionario - Maisey Yates
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
His Virgin Acquisition
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2010 Maisey Yates
Traduzione di Sonia Indinimeo
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5893-357-2
www.harlequinmondadori.it
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1
«Credo che i numeri parlino da soli. Il matrimonio è senz’altro la migliore strategia.»
Sembrava che Elaine Chapman avesse finalmente terminato la sua lunga presentazione.
Marco De Luca si guardò intorno nell’ufficio, alla ricerca di una telecamera nascosta o altri segnali che indicassero la presenza della troupe di qualche reality show. Quella donna non poteva parlare sul serio.
Non vide nulla di strano e non avvertì una nota di insincerità nella sua voce. Si voltò di nuovo verso di lei e osservò la sua espressione determinata. Era seria.
Anche se poteva sembrare strano, la signorina Chapman era famosa per usare qualunque mezzo, pur di ottenere i suoi scopi. Incluso il suo corpo.
Marco la guardò dalla testa ai piedi. «Matrimonio? Con lei?»
Elaine arrossì al tono incredulo della sua voce. Sapeva di non essere Miss New York ed evidentemente l’aveva notato anche lui, che qualche tempo prima era apparso su una rivista accanto alla vera reginetta, ma in fondo non era così male.
«E quale beneficio ne avrei io, di grazia?» le domandò, allungando le gambe sotto la scrivania. Si appoggiò allo schienale della poltrona di pelle e incrociò le braccia dietro la testa, mettendo in evidenza i muscoli del petto, davvero notevoli.
Elaine spalancò gli occhi ma si riprese subito. E va bene, ha i muscoli! Chi non li ha?, pensò, rifiutando di farsi distrarre da una banalità simile. «Non ha visto il diagramma?» chiese, mettendogli di nuovo sotto il naso un grafico colorato.
«Ho ascoltato quello che ha detto. Lei mi ha chiesto un incontro per discutere un affare e scopro che mi ha fatto perdere venti minuti del mio prezioso tempo, per propormi un matrimonio! Si consideri fortunata che non abbia ancora chiamato la sicurezza.»
Studiò la donna dall’aria stanca, che gli stava di fronte. L’aveva vista solo in poche altre occasioni, a delle serate di beneficenza, ma anche lì si era presentata con orribili completi pantalone neri o al massimo blu scuro, dal taglio decisamente maschile. I lunghi capelli biondi sempre stretti in un austero chignon.
Era una di quelle donne convinte di dover sembrare un uomo per essere accettate nel mondo del lavoro.
Doveva riconoscere che Elaine Chapman aveva svolto un gran bel lavoro, tuttavia era certo che, se le fosse convenuto, avrebbe saputo rispolverare la sua femminilità.
Elaine era intenzionata a non demordere. «Le ho già spiegato i vantaggi.» Si strinse nella giacca sformata e continuò: «Lei è un uomo molto intelligente, signor De Luca. È un fatto assodato che gli uomini sposati guadagnano più dei single. E non mi dica che le statistiche non le interessano. La sua reputazione professionale non ha eguali e un matrimonio tra noi sarebbe una mossa vincente».
James Preston... Fu il primo nome che gli venne in mente. James stava tentennando sulla conclusione di un affare da milioni di dollari, perché non concepiva di cedere il suo prezioso resort a un uomo che non aveva famiglia. Allo stato attuale, Marco non aveva molte possibilità di fargli cambiare idea e il pensiero di non poter mettere le mani su quella proprietà gli stava togliendo il sonno.
Ma il matrimonio gli sembrava una soluzione estrema. Aveva passato trentatré anni a evitarlo e non aveva nessuna voglia di arrendersi proprio ora.
«Onestamente, lei pensa che io mi abbasserei a sposarla per aumentare i miei margini di profitto?»
Elaine serrò le labbra, ferita da quella scelta di parole. «Io credo di sì. Lei è una leggenda nel mondo degli affari. Non solo per ciò che ha costruito... cosa già abbastanza impressionante... ma per la sua mancanza di scrupoli. E questa è una cosa che ci accomuna, anche se le mie mire sono molto più modeste.»
«E quale sarebbe il suo tornaconto, signorina Chapman?» Si alzò dalla poltrona, fece il giro della scrivania, si fermò in piedi proprio davanti a lei e incrociò le braccia sul petto. «Perché una donna d’affari così abile, fa una proposta simile?»
Elaine respirò a fondo nel tentativo di riordinare le idee. Si era preparata a rispondere con cura a tutte le sue obiezioni, ma lo sguardo di quegli straordinari occhi neri fissi su di lei sembrava aver cancellato ogni pensiero razionale dalla sua mente.
Non aveva mai incontrato un uomo simile. Alto, bruno, bellissimo. Tanto bello da minacciare la sua dura scorza di femminista convinta, trasformandola in una svenevole pulzella d’altri tempi.
Non si abbasserebbe? Ma nemmeno lei si sarebbe abbassata! Non l’aveva mai fatto in vita sua.
Elaine cercò di mettere insieme una risposta sensata, ma era difficile concentrarsi a pochi centimetri da un uomo così affascinante e con una mascolinità così prorompente. Lei non aveva mai indugiato in fantasie erotico-sentimentali e cominciare in quel momento, nel bel mezzo di una discussione d’affari, pareva la cosa meno appropriata da fare. Marco De Luca sembrava avere la capacità di farle perdere la bussola.
Cominciò a pensare che ci fosse un errore nei suoi calcoli. Un errore alto, bruno e dannatamente sexy.
In qualche modo ritrovò il filo del discorso. «Mio padre, come molti uomini della sua età, pensa che il posto di una donna sia la cucina. Io sono senz’altro d’accordo... se la donna vuole stare in cucina. Però si dà il caso che io voglia altro. Io voglio la società, ma a quanto pare mio padre è convinto che non sia in grado di dirigerla.»
«E lei è in grado di dirigerla?» Si appoggiò alla scrivania stringendo le mani sul piano per sostenersi. Aveva mani grandi e forti. A lei piacevano le mani così mascoline... Ecco, si stava distraendo di nuovo. Non era il momento di dare libera uscita agli ormoni! Voleva ottenere la società. Doveva ottenerla! E non intendeva permettere che quell’uomo le mettesse i bastoni tra le ruote. O i grilli per la testa.
Con un moto di orgoglio si sollevò in tutta la sua altezza, ma nonostante i tacchi, gli arrivava a malapena al mento. «Sono più che in grado e più che qualificata. Ho una laurea, un master e oggi sono responsabile amministrativa di una piccola azienda di marketing. E stia sicuro, se fossi il figlio di mio padre, a quest’ora avrei in mano le redini dell’azienda di famiglia!»
«Se è così competente, perché non ha sviluppato una sua attività, da sola?»
Elaine strinse le labbra e socchiuse le palpebre.
«Avrei potuto, ma mio padre mi ha fatto firmare una clausola, quando lavoravo per lui durante il liceo, che mi impedisce di iniziare qualunque tipo di attività in concorrenza con la Chapman Electronics.»
«E lei è stata così sciocca da firmare?» Gli procurò un piacere perverso notare che arrossiva a vista d’occhio. Chissà se arrossiva così anche quando era eccitata. Questo lo portò a chiedersi cosa poteva eccitare una donna come Elaine Chapman. Forse un paio di tabulati e un diagramma, ipotizzò.
«In quel momento pensavo che l’attività sarebbe passata a me quando si fosse ritirato, quindi non avrebbe avuto senso rifiutarmi» spiegò seccata.
«E crede che un matrimonio di convenienza possa tirarla fuori da una situazione nella quale si è cacciata da sola?»
«Gliel’ho detto, ho fatto le mie ricerche.» Fece un passo verso di lui e si mise le mani sui fianchi, tirando i lembi della corta giacca. Quel gesto rivelò la vita sottile e la rotondità del seno. «Lei ha rilevato parte dell’azienda di mio padre e resterà in mano sua, dopo che mio padre si sarà ritirato.»
«E cosa c’entra il matrimonio?»
«I contratti sono già stati firmati, vero?» Marco annuì. «Quindi lui non può più rimangiarseli.»
«Be’, potrebbe provarci, ma sarebbe molto spiacevole... per lui.» Un’involontaria nota di durezza nella voce confermò che parlava sul serio. Era un uomo senza scrupoli. Le piaceva proprio per questo.
«Quindi, se io la sposassi, come moglie avrei diritto alla metà dei suoi beni, inclusa l’azienda di mio padre. Avrei preferito negoziare con lei l’acquisto, ma so che nel contratto c’è una clausola che le impedisce di vendere a me.»
«Sì, so di quale clausola parla. In effetti mi sono chiesto il perché. Se fosse per il suo sesso o per la sua incompetenza.» Quell’insinuazione la fece fremere dalla testa ai piedi.
«Mio padre è un maschio sciovinista. Forse se lo mandassi da un bravo analista, alla fine riusciremmo a trovare una soluzione, ma non è possibile. Quindi, eccomi qui. È un grande imprenditore, un degno avversario... ma io sono meglio di lui. Ho trovato una falla nelle clausole. Il contratto dice che non posso acquistare la società, ma niente impedisce che io la possa ottenere con il divorzio.» La bomba era stata lanciata, pensò con malcelato autocompiacimento.
Studiò il viso dell’uomo in cerca di una traccia di ciò che stava pensando, ma non ne trovò.
Era di granito!
Marco sfogliò alcune tabelle fitte di dati. «Signorina Chapman, mi sembra che lei abbia presentato un accordo a senso unico. Lei otterrebbe l’azienda di famiglia e io? Un aumento dei profitti basato su ipotetiche statistiche? Non credo proprio. Non è così che girano gli affari.»
Aver scalfito per un attimo la sua scorza diede a Marco una grande soddisfazione, ma lei reagì subito.
«So come girano gli affari» ribatté. «Sono più che qualificata. Mi sono laureata ad Harvard.»
«La scuola non prepara al lavoro. Lei conosce dei numeri e molti libri di testo, ma non sa come vanno realmente le cose. Lo dimostra il fatto che ha ingenuamente firmato la clausola capestro imposta da suo padre.»
Elaine sollevò il mento in un gesto di sfida. «So come vanno le cose. Sono i soldi a far girare il mondo. E questo accordo significa più soldi per lei. Ne avrà molti di più così, che con l’insignificante aziendina di mio padre. La Chapman Electronics fattura a malapena la metà della più piccola azienda della De Luca Corporation. Sposarmi può voler dire un incremento del dieci percento sul fatturato di ogni azienda, di ogni filiale, di ogni controllata del suo impero.»
Si passò la lingua sulle labbra. Erano labbra belle e carnose, quando non le teneva rigide e serrate, notò Marco. Si chiese come sarebbe stato posare la bocca su quelle labbra, fino a dischiuderle, fino a sentirla ammorbidirsi contro di lui.
Era stata brava a seppellire la sua femminilità, ma aveva una bellezza naturale difficile da nascondere del tutto. Grandi occhi di un azzurro intenso sotto il perfetto arco naturale delle sopracciglia e la pelle chiara, luminosa