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Semplicemente delizioso (eLit): eLit
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Semplicemente delizioso (eLit): eLit
E-book205 pagine2 ore

Semplicemente delizioso (eLit): eLit

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Info su questo ebook

HOT CHEF - Che cosa ci fa Angus MacAllister nella sua scuola? Lui è troppo bello, famoso e arrogante. L’insegnante Elisabeth Read non è pronta a stare accanto al famoso chef durante le sue ore di lezione e tanto meno è pronta per la deliziosa attrazione che istantaneamente scoppia tra loro. Lei di solito sa mantenersi fredda e distaccata, ma Angus può essere davvero persuasivo e poi, dietro la facciata da dongiovanni, sembra nascondere un animo nobile e altruista.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mag 2017
ISBN9788858970669
Semplicemente delizioso (eLit): eLit
Autore

Julie Cohen

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Semplicemente delizioso (eLit) - Julie Cohen

    successivo.

    1

    Elisabeth indugiò davanti alla porta del laboratorio di cucina mettendosi in ascolto.

    Dall'interno non giungeva alcun rumore.

    Controllò l'orologio: le dieci e trenta. Era passata di lì la settimana prima durante la sua ora libera e c'era un chiasso incredibile.

    Il silenzio inquietava Elisabeth più del vociare. In teoria una classe silenziosa era una buona cosa. Nella pratica però significava che gli studenti erano assorbiti da qualcos'altro che poco aveva a che fare con la cucina.

    Ed era una cosa tutt'altro che positiva.

    «Mio dio, speriamo che non sia successo niente di grave» borbottò Elisabeth. Stringendo sotto il braccio il pacco di relazioni che stava portando a Tasha Cutter per fargliele firmare, si avvicinò alla porta e allungò l'orecchio.

    Sentì mormorii e colpi di tosse. Il rumore di una sedia che veniva spostata. E, appena udibile, un chiocciare di gallina.

    Un chiocciare?

    Okay, era un po' strano. Elisabeth aprì lentamente la porta.

    All'interno dominava il silenzio. Una trentina di ragazzi era seduta in circolo con gli occhi fissi al centro della stanza. Alcuni avevano la bocca spalancata. Elisabeth udì chiocciare di nuovo.

    Notò un uomo in piedi in mezzo agli studenti che le dava le spalle. Alto e con i capelli scuri, indossava un paio di calzoni che mettevano in risalto le lunghe gambe e una camicia blu sotto cui si profilavano delle ampie spalle. Lei non lo riconobbe. Comunque, di sicuro, non era Tasha.

    Che ci faceva quello sconosciuto in una classe priva d'insegnante e che cos'era quel chiocciare?

    Forse avrebbe dovuto indagare, ma per quanto strano potesse essere, quell'uomo sembrava avere in pugno la situazione. In quel momento era immobile con le braccia allargate come se fosse in procinto di dirigere un'orchestra. Ferma sulla soglia Elisabeth notò che aveva delle mani forti e ben curate con dita particolarmente affusolate. Erano mani di uno abituato a lavorare anche se in quel momento erano sospese nell'aria.

    Lei desiderò toccarle.

    Quel pensiero la sorprese a tal punto che si trovò a stringere più forte la maniglia della porta. Il battente si aprì un po' di più. I cardini cigolarono. E nello stesso istante la stanza esplose.

    Si udì qualcosa starnazzare e una nuvola di penne bianche si alzò, ricadendo a terra tra le gambe dei ragazzi che balzarono in piedi gridando e rovesciando numerose sedie.

    «Eccola qui!»

    «Guarda come se la dà a gambe!»

    «Per di qua, acchiappala!»

    Un ragazzino che Elisabeth riconobbe per essere Jimmy Peto si buttò letteralmente su un tavolo allargando le braccia per catturare la preda pennuta. Sbattendo le ali questa riuscì a sfuggirgli e a scappare starnazzando in direzione di Elisabeth.

    Si trattava di una gallina.

    La poveretta si diresse verso di lei e si nascose sotto uno dei fornelli. Immediatamente sei ragazzi vi si precipitarono cercando di stanarla aiutandosi con le mani e con i cucchiai di legno recuperati dall'apposito scaffale. Spaventata da tutto quel trambusto la gallina si difese cercando di beccare i suoi inseguitori.

    Era solo una questione di tempo prima che qualcuno ci rimettesse un occhio. O scoprisse il cassetto dei coltelli.

    Elisabeth si precipitò nella stanza prima che fosse troppo tardi.

    «Tiratevi indietro. E subito.»

    Non era stata lei a dirlo. Era stata una voce maschile profonda, dal tono deciso e secco. I ragazzi che si accalcavano intorno alla gallina risposero immediatamente all'appello allontanandosi. E l'animale riprese a starnazzare.

    «Tornate ai vostri posti» ordinò Elisabeth.

    «Chi è lei?»

    L'uomo si era nel frattempo girato e le stava di fronte. Era alto, ma anche Elisabeth lo era e raramente le capitava di dovere alzare lo sguardo per guardare in faccia le persone. Lo sconosciuto aveva occhi grigi, una fossetta nel mento ed emanava un buon profumo di dopobarba.

    Lei se ne sentì immediatamente attratta. Con il cuore che le batteva all'impazzata cercò di non darlo a vedere deglutendo a fatica, avendo la bocca improvvisamente asciutta. Le sembrava che il mondo si fosse improvvisamente fermato senza una ragione.

    «È Miss Read» disse il piccolo Jimmy Peto che aveva rinunciato a inseguire la gallina e si era avvicinato a Elisabeth. «Insegna inglese.»

    «Piacere di conoscerla, Miss Read che insegna inglese.» Lo sconosciuto si produsse in un ampio sorriso scrutandola con i begli occhi grigi. «Ho la situazione sotto controllo, se lei desidera tornare al suo Shakespeare.»

    Lei deglutì di nuovo. No. Non era proprio il caso che si sentisse così agitata come se avesse appena fatto una corsa, con il cuore che le batteva all'impazzata e il respiro affannato. Le tremavano persino le gambe. Non doveva più permettere che le succedesse e tanto meno per colpa di un uomo.

    Scosse la testa. Non dimenticarti dove ti trovi, si disse. A scuola. Nel tuo mondo. Tutto qui ha un senso.

    «Lei ha una trentina di ragazzi, un laboratorio pieno di attrezzi pericolosi e una gallina che scorrazza libera per la stanza» osservò Elisabeth. «Non mi sembra che abbia tutto sotto controllo, Mr...»

    «MacAllister, prof.» le suggerì Jimmy.

    «Mr. MacAllister.» Il nome non le era familiare. Lo sconosciuto non faceva parte dell'organico regolare di quella scuola né era un supplente abituale.

    Riflettere su ciò, rimettere le cose al proprio posto, riaffermare il suo mondo la fece sentire meglio. «Forse dovrebbe riacciuffare la sua gallina» osservò.

    Incrociando i suoi occhi grigi gli lanciò una sfida muta. Lo vide sollevare le sopracciglia senza distogliere lo sguardo.

    «Okay» affermò lui. E poi le sorrise, un sorriso ampio e aperto.

    Elisabeth avvertì una fitta alla bocca dello stomaco. Quel sorriso gli trasformava il volto facendo scomparire tutto il resto della stanza. Era così bello da farle dimenticare i ragazzi, la gallina, la classe, il suo stesso nome.

    Lo riconobbe.

    Con passo deciso lui coprì la distanza da dove si trovava fino alla cucina sotto cui si era nascosta la gallina. «Vieni fuori, bella» mormorò recuperando il volatile da sotto la struttura e stringendolo tra le braccia. In un attimo l'aveva sistemato in una gabbia di plastica posta su un ripiano lì vicino. Strizzò l'occhio a Elisabeth una volta che l'ebbe chiusa.

    «Angus MacAllister?» ansimò lei.

    Non era un supplente.

    «È quel famoso cuoco che compare in tv, prof.» le spiegò Jimmy. «Mia madre lo guarda tutti i martedì sera. Anche mia nonna.»

    Angus MacAllister. Cuoco in tv, famoso autore di libri di cucina, proprietario di uno dei ristoranti più costosi e quotati di Londra. Elisabeth aveva guardato il suo programma qualche volta e le era sembrato un tipo davvero attraente, come chiunque quando appare in tv.

    Aveva un aspetto diverso visto in carne e ossa. Molto più... vero.

    E molto più sexy. Elisabeth cercò di fare un profondo respiro per calmarsi, ma ciò le permise solo di avvertire meglio il suo profumo. E non le fu di grande aiuto.

    «Che diavolo ci fa qui alla Slater School?» gli chiese. «E perché ha con sé una gallina?»

    Gli studenti li fissavano incuriositi. La gallina ormai era chiusa nella gabbia e i due adulti che si fronteggiavano erano decisamente più interessanti.

    «Fin quando lei non l'ha terrorizzata la stavo usando per chiarire a questi ragazzi da dove viene la loro colazione.»

    Elisabeth dubitava che molti di loro avessero mai mangiato un uovo a colazione. C'erano anzi buone probabilità che la maggioranza di loro raramente facesse colazione.

    Molti degli studenti della Slater School provenivano da famiglie a bassissimo reddito in cui entrambi i genitori lavoravano. Sempre che ci fossero ancora entrambi. Elisabeth sapeva che per molti di questi ragazzi la mensa scolastica rappresentava il pasto principale del giorno.

    Il cuoco stava sorridendole mettendo in mostra una dentatura impeccabile, degli splendidi occhi grigi e un viso appena rasato. Elisabeth strinse i pugni. Era davvero affascinante e sembrava che lei non potesse che ricambiargli il sorriso.

    «Per favore, tornate ai vostri posti» ordinò con voce decisa ai ragazzi che li stavano osservando con evidente curiosità.

    Con un po' di riluttanza gli studenti ubbidirono e una volta seduti si misero a chiacchierare tra di loro. Angus MacAllister non si mosse e continuò a sorriderle fissandola con i lucenti occhi grigi. Una celebrità televisiva che si aspettava che tutto il mondo cadesse ai suoi piedi.

    E ovviamente Elisabeth non era da meno. Perché aveva un debole per gli uomini alti e di classe, un po' sfrontati e pieni di sé. Uomini così le erano sempre piaciuti. Era più forte di lei.

    Ma sapeva anche che in genere erano un'enorme fonte di guai. Imprevedibilità, rischi e pericolo. Le sue esperienze di vita le avevano insegnato in più di un'occasione a resistere all'impulso di seguire i propri istinti.

    E il desiderio di toccare quell'uomo era il più forte che avesse mai provato.

    Incrociò le braccia per assicurarsi di tenere sotto controllo le mani.

    «Non ho terrorizzato la sua gallina» affermò lanciando ad Angus MacAllister uno sguardo di sfida. «E comunque non dovrebbe avere un animale a scuola che si spaventa così facilmente.»

    «Ma è quello che capita a tutte le galline» ribatté lui. «E deve ammettere che i ragazzi si stavano divertendo» aggiunse. «Non le pare?»

    Lei lo fissò seria. «Devo presumere che questo esercizio abbia una qualche valenza didattica?»

    «Non basta divertirsi, vero, Miss Read? C'è bisogno sempre di uno scopo didattico per qualsiasi iniziativa? Qualcosa che possa essere verificato e misurato?»

    Il tono della sua voce era scherzoso. D'altronde chi si aspettava che un cuoco potesse essere un esperto di educazione?

    «Magari dovremmo inserire Caccia alla gallina nei programmi didattici nazionali.»

    Lui si produsse in un sorriso sempre più ampio obbligandola a distogliere lo sguardo per non rimanerne ammaliata. Si ritrovò a fissare di nuovo le mani di Angus MacAllister.

    Non voleva proprio toccarlo. Desiderava che fosse lui a farlo. Le sarebbe piaciuto che le accarezzasse i fianchi, che le sue mani le sfiorassero la schiena. E che con una mano scivolasse sotto la sua camicetta alla ricerca dei seni.

    Okay. O i geni bizzarri dei suoi genitori stavano avendo improvvisamente il sopravvento o era impazzita. Non conosceva neppure quell'uomo. Non aveva mai neppure sperimentato una sua ricetta. E si trovava davanti a un'intera classe di studenti.

    Doveva controllarsi e subito.

    «È stata Tasha Cutter a incaricarla di intervenire in una lezione?» gli chiese con tono neutro e professionale. «È una splendida occasione per questi ragazzi d'incontrare qualcuno di successo.» Gli rivolse un sorriso tirato. «A proposito dov'è la loro insegnante?»

    «Sono stato io a proporre questo incontro. E Tasha si è allontanata per un momento. Le ho assicurato che sarei stato in grado di tenere a bada la classe finché lei non fosse tornata.» I suoi occhi brillarono. «Ovviamente non avevo previsto la sua incursione e il trambusto che n'è seguito.»

    Elisabeth gli sorrise. «Be'... Allora è meglio che me ne vada. Andrò a cercare Tasha lasciandole continuare l'incontro. Mi ha fatto molto piacere conoscerla, Mr. MacAllister.»

    «Anche a me, Miss Read. Non mancherò di contattarla nel caso avessi bisogno di lezioni d'inglese.» Le porse la mano.

    Il suo mezzo sorriso, gli occhi fissi nei suoi le fecero capire che la stava prendendo in giro. Perché lei si stava comportando come una vera e propria professoressa inacidita. Forse perché Angus stava flirtando con lei.

    E lei desiderava troppo toccargli la mano per altri fini che non il salutarlo.

    Si tratta solo di una stretta di mano, Elisabeth, pensò. Non di sesso.

    Deglutendo a fatica allungò una mano. Contatto avvenuto.

    La sua mano era calda, grande e forte e anche se Elisabeth cercò di mantenere un'espressione fredda dentro si sentiva completamente sottosopra. Sarebbe stata pronta a fare qualsiasi cosa pur di compiacerlo.

    Notò che gli occhi di Angus indugiavano brevemente sul suo corpo e le fu chiaro che lui ci stava provando con delicatezza.

    Oh, sembrava proprio sicuro di sé. Si trovavano in una classe piena di ragazzi e tuttavia lui continuava a pensare di potere avere tutto ciò che voleva. Elisabeth si affrettò a ritirare la mano e dopo avere fatto un cenno di saluto se ne andò.

    In fretta e furia prima che potesse dimenticare dov'era e chi era e si concedesse completamente a lui.

    Una decappottabile metallizzata frenò bruscamente di fronte a Elisabeth mentre stava uscendo dalla scuola.

    «Ti do un passaggio!» esclamò Joanna attraverso il finestrino aperto. «Dobbiamo parlare.» Si affrettò a liberare il sedile accanto al suo da un pacco di libri gettandoli sul sedile posteriore.

    Elisabeth salì e, allacciata la cintura, s'impegnò a lottare contro il panico che prendeva chiunque salisse sull'automobile di Joanna.

    Quando Elisabeth si era trasferita a Londra aveva scoperto che la maggioranza della gente evitava di usare l'auto in città. Era costoso e pericoloso oltre che stressante. Invece la sua amica Joanna Graham, che era da poco direttrice di una parte della scuola dove anche lei lavorava, sembrava considerarlo un tipo di sport estremo.

    «Di che cosa dovremmo parlare?» le chiese Elisabeth.

    «Tra l'altro di questo.» Joanna le allungò un pieghevole e, ingranata la marcia, s'immise nel traffico senza neppure controllare lo specchietto retrovisore.

    Elisabeth gettò un'occhiata al depliant che teneva in mano e si mise a leggere ad alta voce. «Appuntamenti via Internet. Come in tv. Non riesci a incontrare l'anima gemella? Il nostro computer ad alta tecnologia è in grado di trovare il partner che fa per te! Successo garantito. Una cliente soddisfatta ci scrive: Ho incontrato l'uomo dei miei sogni. Ci siamo sposati in due settimane!.»

    «Non ti sembra meraviglioso? Alta tecnologia e tutto il resto.» Joanna si girò verso di lei e si produsse in un ampio sorriso. «Potresti essere sposata nel giro di due settimane!»

    «Dove diavolo l'hai trovato?»

    L'amica le porse un pezzo di cioccolato. «Ne vuoi un po'?» Elisabeth scosse la testa. «L'ho trovato nella cassetta della posta ieri sera. Gli ho dato un'occhiata e ho capito che faceva al caso tuo.»

    Elisabeth non credeva a simili servizi. Né all'anima gemella. Quel che diceva ai suoi studenti era esattamente ciò in cui credeva: ciascuno è responsabile nel bene e nel male della propria vita.

    Non era questione di computer, fortuna o destino. I suoi genitori credevano nel destino e guarda che genere di vita conducevano: vivevano nelle foreste canadesi, si vestivano di canapa, mangiavano legumi e danzavano nudi al chiaro di luna senza badare alla sicurezza o al futuro.

    «Non fa per me» disse Elisabeth.

    Joanna le posò una mano

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