Sfida fra i ghiacci: Harmony Collezione
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Marie Ferrarella
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Anteprima del libro
Sfida fra i ghiacci - Marie Ferrarella
successivo.
1
«Odio gli uomini. Odio gli uomini alti, quelli bassi, quelli giovani e quelli no. Li odio tutti!»
Alison Quintano allontanò per un attimo la cornetta dall'orecchio. Ebbe quasi l'impressione che sua sorella fosse proprio lì a Hades in Alaska, invece che nell'elegante appartamento a Seattle dove abitava.
«D'accordo, odi gli uomini. Ho capito» ripeté con un sospiro rassegnato. «Ora, però, calmati e spiegami che cosa è successo.»
In verità non faticava a immaginarlo.
Dall'altra parte del filo, Lily ignorò la domanda. Non si era mai sentita tanto sconvolta e in collera come in quel momento. Come era potuta essere così cieca?
«E soprattutto odio i chirurghi plastici!»
Eccoci al punto, pensò Alison. Il fidanzato di Lily, Allen, era appunto un chirurgo plastico. Il sollievo si mescolò a un vago senso di colpa. A lei, come agli altri della famiglia, Allen non era mai piaciuto.
«Significa che il matrimonio è andato a monte?» domandò timidamente. Di sicuro, se ci fosse stato Kevin, si sarebbe messo a ballare.
Nessuno dei fratelli, naturalmente, aveva mai detto niente a Lily. Sarebbe servito solo a farla persistere ancora di più in quella follia. Ora sembrava proprio che le cose si fossero sistemate da sole.
A distanza di parecchie migliaia di chilometri, Lily misurò a grandi passi il pavimento della cucina, sentendosi come una tigre in gabbia. «Il matrimonio è andato a monte, certo» confermò, esasperata.
Di solito stare in cucina la rilassava. Ma quel giorno non c'era proprio niente che potesse rilassarla. A parte, forse, tagliare a fettine il suo fidanzato...
Ex fidanzato, si corresse mentalmente. Ma come aveva potuto, come?
La cornetta del telefono incastrata tra la spalla e il mento, Alison prese dalle mani di un corpulento minatore la ricetta scritta da suo fratello Jimmy, e incominciò a preparare la fattura. La calligrafia di Jimmy era ignobile, anche per un dottore.
«Vuoi darmi qualche dettaglio in più, oppure devo consultare i sottotitoli?» insistette sforzandosi di non sembrare troppo allegra.
Lily si guardò intorno, cercando una valvola di sfogo per l'irritazione che la stava soffocando. Si sentiva come una pentola a pressione sul punto di esplodere.
Non era mai stata tanto in collera in tutta la sua vita, pensò. Allen era uno sciocco, un individuo superficiale, narcisista e strapieno di sé.
Prese fiato e si sforzò di ricominciare dal principio. «Continuava a dire che io ero troppo prevedibile e che pensavo solo al lavoro» riferì stringendo i denti e dandosi mentalmente dell'idiota. Da quanto tempo quella storia andava avanti sotto il suo naso? «Così, ho deciso di fare qualcosa di veramente spontaneo: ho chiesto ad Arthur di sostituirmi al ristorante, ho messo nel cestino da picnic una bottiglia del migliore champagne che ho in cantina e alcuni dei nostri piatti più raffinati e mi sono presentata a casa sua, per fargli una sorpresa.»
Trovandosi in soggiorno, senza sapere come c'era arrivata, si lasciò cadere sul divano.
«La sorpresa, però, l'ho avuta io. Era a letto con una delle sue ultime pazienti, quella del seno rifatto!» Non le fu di alcun conforto ricordare che l'esito dell'intervento era risultato quantomeno grottesco.
Lily sbatté le ciglia. Maledizione, quel verme non meritava affatto le sue lacrime. «Immagino che volesse verificare di persona l'effetto del suo lavoro.»
Alison consegnò la fattura al minatore, prese le banconote e salutò con un cenno. «Ho colto perfettamente la situazione, Lyl.»
Lei buttò indietro la testa con un movimento fiero. «Allora immaginali anche con in testa l'aragosta in gelatina» continuò.
Alison, che conosceva il carattere impulsivo della sorella, rise. «Brava. Se devo dirti la verità, Allen non mi è mai piaciuto.»
Imbronciata, Lily si alzò e ricominciò a camminare. Non voleva pensare a tutto il tempo che aveva sprecato per colpa di quel disgraziato... «Meglio così. Il matrimonio è annullato.» Tirò un lungo respiro, sentendosi svuotata. E immensamente triste. «Anche la mia vita è annullata...»
Alison capì che era in arrivo la scena madre numero uno.
«Lily, dai...»
In piedi vicino allo stereo, Lily schiacciò un tasto, e una musica romantica si diffuse nell'aria. Una musica densa di ricordi... Lei spense tutto. «È stato uno sbaglio credere nell'amore.»
«Lily...» riprovò a dire sua sorella.
«Gli uomini sono dei grandissimi mascalzoni» decretò lei con convinzione. «A parte tuo marito e i nostri fratelli, si capisce.»
«Ascolta, Lyl...»
«Nell'insieme, sto meglio senza. E se qualche volta ho bisogno di un po' di pepe, posso sempre allungare la mano e prendere quello che trovo...»
«Lily!»
Finalmente, la voce di Alison richiamò la sua attenzione. «Sì?»
Era ora. Alison indicò una sedia al paziente che era appena entrato.
«Perché non vieni qui per una vacanza?»
«Una vacanza?» Dire a Lily di fare una vacanza era come dire al gatto di fare un bagno. «Dove?»
«Qui» insistette Alison. «Dove abitiamo io e Jimmy. Non ti vediamo da un secolo!» Per essere precisi, dal giorno del suo matrimonio con Luc. Lily non era potuta essere presente quando Jimmy aveva sposato April Yearling, l'anno prima. Inoltre, considerato che il matrimonio con Allen era annullato, chissà quando l'avrebbero rivista. «Magari ti farebbe bene cambiare aria per un po'.»
L'idea di cambiare aria non era male, pensò lei. Ma di solito quando la gente pensava a una vacanza sognava il sole dei tropici, non i ghiacci eterni.
«Lì in Alaska?»
«Qui dove hai la famiglia» precisò Alison, con fermezza.
Lei si morse il labbro inferiore. Uno dei tratti caratteristici che aveva in comune con la sorella.
«E Kevin?» Kevin era l'unico della famiglia a vivere ancora a Seattle. Sembrava che i Quintano, all'improvviso, avessero deciso di ripopolare l'Alaska.
«Porta qui anche lui» ribatté Alison in tono sbrigativo. Rivedere Kevin era sempre un piacere.
Lily sorrise. Il maggiore dei fratelli era attaccato al lavoro anche più di lei, se possibile. «Come se fosse facile convincerlo a fare una vacanza!» esclamò. «Certe volte, gli uomini proprio non...»
Alison non aveva altro tempo. In ambulatorio era appena entrata la signora Newhaven, con la sua pancia di otto mesi. «Lily, ora devo andare» si scusò. «Te lo ripeto: vieni qui per un paio di settimane. Dopotutto, avevi in programma le ferie per la luna di miele, no?»
Lily chiuse gli occhi e cercò di aggrapparsi alla collera. Finché era in collera sarebbe riuscita a trattenere le lacrime. «Non è esattamente così che avevo programmato di passare la mia luna di miele.»
«Siamo meglio noi di un mascalzone senza cuore, no?» fu pronta a ribattere Alison.
Lily sospirò. «Già...»
«Allora è deciso!» Per una volta, sarebbe stata lei a dare ordini a sua sorella, e non viceversa. Il problema di Lily era il carattere: Allen era stato il primo uomo in grado di tenerle testa, forse soltanto perché era molto impegnato e faceva comunque quello che voleva. «Devi soltanto prenotare il volo e farmi sapere l'orario di arrivo. Io o Jimmy verremo a prenderti all'aeroporto di Hades.»
«Un paradiso di città, considerata la concentrazione dei Quintano residenti...» commentò Lily, amara.
Alison sorrise. «Appunto, sorellina. Ci manca il tuo spirito allegro.»
Il barlume di un sorriso fece capolino anche sul bel viso di Lily. «Per non parlare della mia cucina, immagino» insinuò.
Alison rise. A che serviva negare? Nessuno al mondo sapeva cucinare come Lily.
«Per non parlare della tua cucina» concordò. Non per niente il ristorante di sua sorella, a Seattle, in poco tempo era diventato il locale più rinomato della città.
La porta si aprì ed entrarono altri due pazienti. Sembrava proprio che anche quella sera Jimmy sarebbe rimasto ben oltre l'orario di chiusura. «Ora devo proprio lasciarti, Lily» sospirò Alison. «Allora, mi prometti che verrai?»
Lei tirò un profondo respiro. Forse aveva davvero bisogno di cambiare aria. A parte la faccenda del matrimonio, non faceva una vacanza da quando aveva aperto il ristorante, cinque anni prima. «D'accordo, vengo» decise d'impulso.
Alison sospirò di sollievo. «Fantastico! Ti chiamerò più tardi per i dettagli.»
La linea si interruppe e Lily schiacciò il tasto per spegnere il cellulare. Una nuova ondata di tristezza la travolse, minacciando di sopraffarla.
Non che amasse Allen con tutta se stessa, certamente no. Aveva solo pensato che, sulla carta, lui rappresentava tutto quello che aveva sempre cercato in un uomo. Era bello, intelligente e baciato dal successo. Peccato che, tra le altre cose, le fosse sfuggita la sua congenita propensione al tradimento.
Così, eccola di nuovo sola. E stare sola faceva male...
Basta con l'autocommiserazione, si disse, irritata. Aveva il ristorante, il lavoro. E anche una famiglia che l'amava. Non tutti potevano dirsi altrettanto fortunati.
Lily raddrizzò le spalle e marciò verso il pianoforte, sul quale campeggiava una cornice con la fotografia di Allen. Lui gliel'aveva regalata per il suo ultimo compleanno, con la scritta Il meglio, per la migliore.
Il che avrebbe dovuto metterla in guardia, accidenti!
Lily prese la fotografia e percorse tutto il soggiorno per raggiungere la cucina, dove buttò foto e cornice direttamente nel secchio della spazzatura. Il vetro si ruppe e i frammenti tintinnarono sul fondo. Magra soddisfazione, pensò. E andò a fare i bagagli.
Max Yearling passò la mano sul bordo del cappello che teneva in mano e si guardò intorno, nell'aeroporto, sforzandosi di individuare una donna che ricordava vagamente di avere visto solo una volta, parecchi anni prima.
Non capiva bene come avesse finito per farsi coinvolgere. In generale, lui detestava gli aerei e li usava solo se non poteva proprio farne a meno. Se Dio avesse voluto permettere agli uomini di volare, li avrebbe dotati di piume invece che di capelli.
Ma April gli aveva chiesto un favore, ed era così raro che lei lo facesse.
Non che lui avesse tempo da perdere, in generale. Come sceriffo di Hades e del territorio circostante, di solito aveva un gran daffare.
Certo, erano spesso piccole incombenze, compiti che la maggior parte della gente avrebbe trovato noiosi, ma che lui svolgeva con grande sollecitudine. Come controllare sotto il letto della vedova Andersen, ottanta anni compiuti, per assicurarle che non ci fossero ladri.
La vedova Andersen aveva una fervida immaginazione, pensò Max con un sorriso. Un po' come sua nonna Ursula, che era stata per anni la postina di Hades. A settantadue anni, dopo essere rimasta vedova tre volte, sua nonna si stava preparando a un nuovo matrimonio, ed era ancora la donna più vitale che conoscesse.
Non che avesse grandi opportunità di conoscere donne, lì a Hades, dove era nato. Gli uomini erano sette volte più numerosi delle donne, e Max sapeva bene che, se avesse deciso di formarsi una famiglia, cosa a cui ogni tanto pensava, sarebbe dovuto andare a cercare moglie in una città dell'Alaska un po' più popolosa di quella. Era altamente improbabile, infatti, che una ragazza di città accettasse di trasferirsi lì a Hades, dove tutto sembrava muoversi