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Catturati dal silenzio: Harmony Collezione
Catturati dal silenzio: Harmony Collezione
Catturati dal silenzio: Harmony Collezione
E-book156 pagine2 ore

Catturati dal silenzio: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Una serie di coincidenze. Ecco che cosa porta Miles Hunter sulla strada di Chessie Lloyd. Così lei si trova a fare da assistente personale a un introverso e, proprio per questo, incredibilmente affascinante scrittore inglese. Che è capace di emozionarla solo rimanendo accanto a lei, senza dire una parola. E che, senza dubbio, riesce a stupirla: dopo averla invitata a cena in un raffinato ristorante, le comunica che, come premio per il suo ottimo lavoro, lui ha deciso di...

LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2015
ISBN9788858940822
Catturati dal silenzio: Harmony Collezione
Autore

Sara Craven

E' nata nel Devon ed è cresciuta in mezzo ai libri, in una casa nei pressi del mare. Ora vive nel Somerset.

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    Anteprima del libro

    Catturati dal silenzio - Sara Craven

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    His Convenient Marriage

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2002 Sara Craven

    Traduzione di Leonora Sioli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-082-2

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

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    1

    «Chessie, oh Chess, non puoi neanche immaginare che cosa ho sentito dire all’ufficio postale!»

    Pur aggrottando la fronte, Francesca Lloyd non spostò lo sguardo dallo schermo del computer, quando sua sorella minore piombò nella stanza. «Jen, te lo avrò detto almeno un milione di volte che non devi venire qui mentre lavoro.»

    «Quante storie!» Appoggiandosi alla scrivania, Jenny spostò una pila di fogli per farsi spazio. «Avevo bisogno di vederti. E comunque non devi preoccuparti, l’Orco non è ancora tornato da Londra» aggiunse con noncuranza. «In cortile non c’è la sua auto.»

    «Per favore, non chiamarlo in quel modo» ribatté stizzita Chessie, «non lo trovo affatto divertente.»

    «Neanche lui lo è» replicò Jenny. «E poi, fortunatamente per te, non avrai bisogno di questo lavoro ancora per molto.» Emise un sospiro di sollievo. «Ho sentito dire dalla signora Cummings che presto verrà riaperta Wenmore Court. Ciò significa che Alastair ha intenzione di tornare!»

    Di colpo le dita di Chessie smisero di battere sulla tastiera, e il suo cuore si arrestò. «Bene» disse, sforzandosi di mantenere un tono tranquillo. «Questa è una buona notizia. Tuttavia non credo che il ritorno di Alastair potrà rivoluzionare le nostre vite.»

    «Oh Chess, non dire sciocchezze!» si spazientì Jenny, «voi due eravate praticamente fidanzati.»

    «No» replicò Chessie alzando lo sguardo su di lei, «non lo eravamo affatto, e gradirei che tu evitassi di dire simili stupidaggini.»

    «Sei tu quella che dice stupidaggini, mia cara. Se suo padre non lo avesse spedito a studiare negli Stati Uniti, a quest’ora tu e Alastair sareste fidanzati» protestò Jenny. «Lo sanno tutti che è così. Eravate pazzi l’uno dell’altro.»

    «Già, ed eravamo anche molto giovani.» Chessie ricominciò a battere nervosamente sulla tastiera del computer. «Troppe cose sono cambiate da allora.»

    «Pensi che questo importi ad Alastair?»

    «Sì. Credo proprio di sì.» Altrimenti non avrebbe smesso di farsi sentire, rifletté Chessie con amarezza. Negli ultimi due anni, infatti, lui le aveva scritto solo una volta, per farle le condoglianze per la morte di suo padre.

    «Certo che sei davvero noiosa» protestò Jenny. «Pensavo che saresti stata contenta. Ho fatto una corsa per venire a darti la notizia!»

    «Jen, non ha senso illudersi» le disse con voce pacata. «Sono passati tre anni da quando lui se ne è andato. Alastair e io non siamo più le stesse persone di allora.» Pronunciando queste ultime parole, Chessie si sentì invadere dalla nostalgia. C’era stato un tempo in cui si era illusa di poter avere un futuro con lui, invece... Si schiarì la voce. «Ora devo continuare a lavorare. Per favore, va’ via prima che torni il signor Hunter. Non voglio che ti trovi qui un’altra volta.»

    «D’accordo.» Jenny si alzò. «Ma pensa che bello sarebbe se Alastair ti chiedesse di sposarlo. Potresti finalmente mandare al diavolo l’Orco e questo stupidissimo lavoro!»

    «Non è un lavoro stupidissimo» la rimbeccò Chessie. «Non è male. Ed è pagato bene. Ci permette di vivere in maniera dignitosa e ci consente anche di continuare ad abitare nella nostra vecchia casa.»

    «Come inservienti» reagì con sdegno Jenny. «Bell’affare!» Voltò i tacchi e se ne andò, facendo sbattere la porta dietro di sé.

    Chessie rimase immobile, disorientata dalla reazione della sorella. Non sapeva più che cosa fare per aiutare Jenny ad accettare quello che era successo. Ossia che Silvertrees House non apparteneva più a loro, e che l’unica parte della casa che potevano occupare era l’appartamento riservato alla governante.

    «Come è giusto che sia» si disse a voce alta. «In fondo proprio questo sono, la governante.»

    «Non ho bisogno di molto personale» le aveva detto Miles Hunter, durante il loro primo e tutt’altro che piacevole colloquio. «Mi basta che qualcuno tenga in ordine la casa e che mi dia una mano con il lavoro.»

    «Potrebbe essere un po’ più preciso, signor Hunter?» gli aveva chiesto lei, cercando di capire che tipo di persona fosse il suo potenziale datore di lavoro. Gelido. Ecco il primo aggettivo che le era venuto in mente osservando i tratti severi del suo viso, induriti ancor di più dalla cicatrice che gli attraversava una guancia.

    «Per lavorare ho sempre usato la mia vecchia macchina da scrivere, e non intendo cambiare le mie abitudini. Gli editori, però, vogliono che consegni loro i miei testi salvati su dischetti. Crede di essere in grado di occuparsene?»

    Lei aveva annuito.

    «Perfetto. Per quanto riguarda la gestione della casa, immagino sia necessaria almeno una persona che l’aiuti, giusto? Ci tengo a mettere subito in chiaro che esigo il massimo silenzio, mentre scrivo. E che sono molto geloso della mia privacy.» Era rimasto un attimo in silenzio, prima di proseguire. «Mi rendo conto che per lei questa sia una situazione difficile. In fondo ha sempre vissuto qui e fino a poco tempo fa era lei a dettare le regole. Adesso, però, mi duole doverglielo dire, non sarà più così.»

    «No... io... io lo so.»

    Il signor Hunter era rimasto in silenzio qualche secondo, prima di risponderle. «Ovviamente nessuno la obbliga ad accettare il lavoro. Però mi sembra di aver capito che secondo il suo avvocato questa soluzione sarebbe vantaggiosa, oltre che per me, anche per lei» le aveva detto, fissandola con i suoi penetranti occhi blu. «Dunque? Che cosa ne pensa, signorina Lloyd? È disposta a mettere da parte l’orgoglio e ad accettare la mia proposta?»

    Non dando peso alla punta di ironia presente nel suo tono, lei gli aveva dato la risposta più sensata. «In questo momento non posso permettermi di assecondare il mio orgoglio. Devo pensare al futuro di mia sorella, quindi sarò onorata di lavorare per lei.» Era rimasta zitta per un secondo. «Le prometto che cercheremo di non disturbarla.»

    «Non dovrete soltanto cercare di non disturbarmi. Dovrete riuscire a non disturbarmi.» Così dicendo, aveva attirato a sé il raccoglitore appoggiato alla scrivania, per farle capire che la conversazione era finita. «Chiederò ai miei avvocati di preparare il contratto d’affitto e d’assunzione.»

    Ecco, pensò Chessie, com’era diventata la governante di quella che un tempo era stata casa sua. Si era dunque trasferita con Jenny nell’appartamento della governante dove sarebbe rimasta, pagando una somma irrisoria, finché avrebbe lavorato per Miles Hunter.

    In quel momento accettare la proposta del signor Hunter le era parsa la soluzione migliore. Adesso però, con il senno di poi, non poté evitare di pensare che forse sarebbe stato più facile rifarsi una vita, sia per lei sia per Jenny, lontano da quel posto così pieno di ricordi.

    Ormai, comunque, non serviva a nulla rimuginare sul passato, si disse. Aveva preferito restare perché lasciare Silvertrees avrebbe significato far cambiare scuola a Jenny, proprio all’ultimo anno delle superiori. E non se l’era sentita di stravolgere l’esistenza di sua sorella ancora di più di quanto non lo fosse già stata. Ora quindi doveva mettersi il cuore in pace. Jenny stava ottenendo ottimi risultati a scuola e probabilmente sarebbe stata ammessa all’università. E lei, per permetterle di continuare a studiare, avrebbe dovuto battere al computer i thriller del signor Hunter per chissà quanti altri anni ancora!

    Non era stato per niente facile abituarsi a lavorare con lui. Esigente e severo, a volte Hunter era proprio insopportabile. Ciononostante lei aveva sempre fatto del proprio meglio per non farlo innervosire.

    Lo stesso, invece, non si poteva dire di Jenny...

    Non riuscendo più a stare seduta, Chessie si alzò nervosamente e si affacciò alla finestra.

    Jenny stava sbagliando. È vero, perdere il padre era stato un trauma. Ma non poteva essere una buona scusa per continuare a rifiutarsi di accettare la realtà. Anche lei avrebbe voluto che fosse ancora tutto come un tempo. Ma le cose, purtroppo, erano cambiate.

    Io l’ho accettato, si disse Chessie. Perché non riesce a farlo anche lei?

    Ora si era persino messa in testa che Alastair avrebbe risolto tutti i loro problemi! Solo una ragazza ingenua e sognatrice come Jenny poteva coltivare una simile illusione. Chessie sospirò. A volte avrebbe voluto essere anche lei così giovane e ottimista.

    Un po’ come lo era quando stava con Alastair e credeva che avrebbe trascorso una vita da sogno accanto a lui.

    Alastair era stato il suo primo amore. Con lui aveva passato un’estate indimenticabile, fatta di romantiche passeggiate, corse in macchina, promesse e teneri baci. Era stata una bella favola. Una favola dolce e innocente.

    Non che Alastair non avesse mai tentato di rendere la loro storia un po’ meno... innocente. Lei, però, si era sempre tirata indietro. Forse perché aveva avuto paura che il ragazzo di cui era innamorata l’avrebbe lasciata, una volta raggiunto il proprio scopo.

    «Stai attenta, cara» le aveva detto un giorno Linnet, «quando un uomo vuole portarti a letto è capace di inventarsi qualsiasi cosa pur di convincerti. Non farti abbindolare dalle smancerie.»

    Lei aveva reagito con una smorfia seccata. Ma, evidentemente, l’avvertimento di Linnet l’aveva colpita più di quanto non avesse voluto ammettere, così come tante altre delle sue odiose frecciatine.

    A proposito, se Wenmore Court stava davvero per essere riaperta, voleva dire che sarebbe tornata anche Linnet. Ci mancava solo questa!

    E pensare che, in un certo senso, era stata proprio lei ad avvicinarla ad Alastair.

    Sir Robert Markham, dopo aver perso la prima moglie e avere vissuto da solo per diversi anni, una malaugurata sera aveva incontrato a un ballo di beneficenza Linnet Arthur, ex fotomodella, attrice di soap opera e valletta in diversi programmi televisivi. Alta, bionda, con gambe chilometriche e un fisico mozzafiato, non aveva fatto alcuna fatica a conquistare il padre di

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