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Fuga reale: Harmony Collezione
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E-book165 pagine4 ore

Fuga reale: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Le spose di Monteverre 1/2

Due coraggiose e anticonformiste principesse sfidano ogni regola in nome del vero amore.
Reclutato come guardia del corpo grazie alla sua conoscenza dei sistemi di sicurezza, il milionario Roman Lazarov non si aspettava certo di dover assistere alla fuga di una principessa dal Palazzo Reale...
Nel tentativo di sottrarsi a un matrimonio combinato, Olivia Sandoval scongiura Roman di concederle un'ultima settimana di libertà. Lui accetta, ma a una sola condizione: che lei acconsenta a passare questi sette giorni nella sua esclusiva isola privata al largo della Spagna. Una decisione che si rivela subito un madornale errore. L'attrazione che Roman prova per Olivia, infatti, è tanto proibita quanto irresistibile.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2020
ISBN9788830512023
Fuga reale: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Fuga reale - Amanda Cinelli

    successivo.

    1

    Riceverai la proposta di matrimonio in settimana.

    Olivia aveva continuato coscienziosamente ad accogliere con un sorriso gli invitati al pranzo ufficiale, ma nelle orecchie risentiva ancora l'eco delle parole di suo padre. Non capitava tutti i giorni di ricevere l'ordine di sposare uno sconosciuto.

    Ma già, suo padre era il re.

    E il re, com'era evidente, pensava che il momento migliore per sganciare una bomba del genere fosse proprio trenta secondi prima di presentarle il fidanzato in questione, un estraneo appunto. C'era solo da meravigliarsi che lei fosse riuscita a dare il benvenuto in maniera impeccabile al loro ospite d'onore, prima di allontanarsi con una scusa.

    Alle principesse in genere non era permesso sparire durante le cerimonie ufficiali. Specialmente quando si trattava di rendere omaggio a un invitato regale, proveniente da un paese lontano.

    In ogni caso Olivia continuò a farsi lentamente strada verso il fondo della sala, in cerca di una boccata d'aria fresca.

    «Un altro calice di champagne, Altezza?»

    Lei rallentò e prese la coppa di cristallo che le stava offrendo un cameriere. Notò che gli tremavano le mani mentre teneva in equilibrio precario il vassoio. Sembrava molto giovane, di sicuro era appena uscito dalla scuola alberghiera.

    «È il tuo primo ricevimento?» gli chiese, felice del diversivo, mentre setacciava con gli occhi la stanza per studiare il piano di fuga.

    «È il mio primo giorno... in assoluto» replicò lui.

    «Bravo. Stai facendo un ottimo lavoro.»

    Gli sorrise e sperò di averlo in qualche modo aiutato a calmarsi. Non doveva essere facile iniziare il primo incarico con un vassoio di preziosissimi calici di cristallo da gestire, in una sala zeppa di celebrità provenienti da tutta Europa.

    «G... grazie, principessa Olivia... volevo dire, Altezza. Grazie...» Inciampò sulle parole poi azzardò un sorriso, scoprendo i gancetti metallici dell'apparecchio per i denti.

    Olivia ricambiò il sorriso mentre lui abbozzava un inchino poi scivolava via. Con un sospiro bevve un sorso di champagne. Avrebbe passato volentieri il pomeriggio a chiacchierare con quel ragazzo, solo per evitare di pensare alla bomba che le era piombata addosso senza alcun preavviso. Come se l'insieme dei doveri regali non fosse già abbastanza gravoso.

    La consueta schiera di ospiti aveva già monopolizzato tutto il suo pomeriggio, con una sfilza di chiacchiere insulse. I suoi genitori, il re Fabian e la regina Aurelia di Monteverre, ora se ne stavano ai lati opposti della grande terrazza esterna, ciascuno circondato dalle proprie guardie del corpo e dai propri cortigiani. Anche lei aveva le sue guardie del corpo disposte nei punti strategici lì intorno, che mal si confondevano con gli invitati per via delle camicie candide e dei vestiti rigorosamente scuri.

    Il Gran Premio di Monteverre era famoso in tutto il mondo per la parata di personaggi famosi e milionari. La competizione storica si svolgeva proprio davanti a loro e gli ospiti si erano radunati tutti lì, avidi di sfarzo e mondanità.

    Nessuno avrebbe subito uno scrutinio severo quanto lei, infatti l'intera mattina era stata dedicata alla cura del suo aspetto. I lunghi capelli rossi erano stati stirati poi raccolti in un'elaborata acconciatura, e un trucco sapiente le aveva levigato il viso dalla pelle chiarissima.

    Tutti la consideravano incantevole, di una rara bellezza acqua e sapone, ma solo lei sapeva quanto poco ci fosse di naturale nel suo aspetto. Olivia rappresentava un marchio, un simbolo per il paese, e ogni suo passo finiva sotto la lente d'ingrandimento del mondo intero.

    Nemmeno la maggiore delle sue sorelle, la principessa ereditaria Eleanor, godeva di altrettante attenzioni. Forse perché era già sposata. I media sembravano molto più interessati alle Altezze Reali che non avevano ancora preso marito. E la terza sorella, la più giovane, era fuggita a Londra con la scusa degli studi per sottrarsi a tutto quel clamore.

    Negli ultimi cinque anni, da quando era diventata maggiorenne e aveva assunto un ruolo ufficiale nelle questioni di palazzo, Olivia si era trovata al centro delle attenzioni di tutti. Non era tanto la pressione costante a intimidirla, dopotutto era stata istruita per sostenerla e accettava l'idea che tutti le tenessero gli occhi puntati addosso. Eppure non c'era niente in grado di farla sentire più sola che sapere di essere circondata da migliaia di persone che la consideravano solo un bel soprammobile da ammirare da lontano.

    Un fragore improvviso la distolse dai suoi pensieri. Girò lo sguardo e riconobbe, con un sussulto di simpatia, il giovane cameriere di poco prima, che aveva perso l'equilibrio urtando una coppia di invitati.

    «Ma cosa fai? Imbecille!»

    La voce era quella di un anziano duca, amico di suo padre, che apparentemente si era visto rovesciare addosso il contenuto dei bicchieri. I preziosi calici di cristallo giacevano in frantumi ai suoi piedi in un lago di champagne e il giovanissimo cameriere sembrava impietrito per l'imbarazzo e la paura.

    «Chi ha assunto questo idiota? Sparisci subito dalla mia vista!» ringhiò il duca con gli occhi fuori dalle orbite mentre la moglie, altrettanto furiosa, cercava di asciugargli il colletto della camicia con un tovagliolo.

    Olivia guardò inorridita una guardia del corpo sbucare dalla folla e prendere il ragazzo per le spalle.

    «Fermo!» esclamò. Le sembrò quasi che il suo corpo si proiettasse in avanti come mosso da una forza propria.

    Una principessa non dovrebbe mai intervenire nelle dispute...

    Le sembrò quasi di sentirla, la voce della nonna, che cercava di metterla in guardia. Ma lei la ignorò, arrivò di fianco al ragazzo e fronteggiò la guardia con tutta l'autorevolezza che riuscì a recuperare. Nella folla tutt'intorno era sceso il silenzio.

    «Credo che ci siano modi migliori per risolvere la questione, non vi pare?» Guardò prima la guardia, poi il duca e sua moglie. «Mio caro duca, questo giovane è un mio protetto. So che apprezzerebbe la vostra comprensione, al suo primo giorno di lavoro.»

    Gli occhi del duca si dilatarono e la faccia divenne paonazza. La moglie, parecchio più giovane di lui, gli si appese al braccio con una smorfia irritata. Olivia tenne duro e rivolse alla guardia il più regale dei suoi sorrisi. Quello mollò la presa e il giovane cameriere recuperò il vassoio e fuggì via in direzione delle cucine.

    A Olivia il silenzio che seguì sembrò quasi irreale. I membri della nobiltà di Monteverre presenti distolsero lo sguardo, perché non si poteva certo criticare un membro della famiglia reale in sua presenza.

    Lei avvertì una strana sensazione di freddo alle spalle, che il vestito lasciava scoperte. Girò d'istinto la testa e incrociò lo sguardo di un uomo che la fissava con grande attenzione, da qualche passo di distanza. Era molto alto, decisamente più di tutti gli altri presenti nella sala. Forse fu questo a colpirla.

    Cercò di distogliere gli occhi, un po' a disagio per quell'esame così intenso, ma nell'uomo c'era qualcosa... Olivia era abituata a trovarsi sotto esame, dopotutto era una figura pubblica. Ma quegli occhi scuri sembravano pretendere un'attenzione totale. Una pretesa del tutto fuori luogo, peraltro. Avrebbe dovuto sentirsi offesa. E invece, seppure a distanza, quello sguardo le faceva battere forte il cuore.

    Provò lo strano desiderio di avvicinarsi a lui, per sentire com'era la sua voce... Aggrottò un sopracciglio in segno di sfida e sussultò. Sulle labbra dell'affascinante sconosciuto vide comparire un sorrisetto che lo fece sembrare ancora più pericoloso.

    Nessuno l'aveva mai guardata in quel modo... come se la considerasse uno spuntino appetitoso da gustare. Che pensiero ridicolo. Olivia scrollò la testa per scacciarlo dalla mente e si impose di distogliere lo sguardo.

    Quando spiò di nuovo da quella parte lui era scomparso.

    A quel punto salutò con un cenno il duca e la duchessa, prima di dirigersi con grazia alla porta d'ingresso. Le sue cinque guardie del corpo la seguirono in formazione compatta, e lei pensò che non aveva mai provato un senso di frustrazione più forte. Non si segnalavano minacce imminenti, dunque tutte le misure adottate da suo padre nell'ultima settimana le sembravano assolutamente ridicole.

    «Non mi sento bene» annunciò agli uomini della scorta, una volta in corridoio. Si fermò davanti alla porta dei servizi delle signore. «Non avrete intenzione di seguirmi anche qui dentro!» esclamò.

    Gli uomini reagirono com'era prevedibile, tossicchiarono imbarazzati poi le cedettero il passo. Lei entrò e si richiuse la porta alle spalle, subito dopo cercò con gli occhi una via di fuga. In fondo alla stanza c'era un'altra porta.

    Sorrise soddisfatta. A volte era giustificato un pizzico di sana ribellione.

    Roman Lazarov non si era mai sentito particolarmente a proprio agio nelle occasioni mondane. Aveva accettato l'invito dello sceicco di Zayyar al Gran Premio di Monteverre solo per pura curiosità. E poi, si trovava già sul posto. Certi piccoli staterelli europei rappresentavano una delle poche nicchie di mercato in cui la sua compagnia di sicurezza privata non aveva ancora sfondato, in parte perché le antiche monarchie tendevano a mantenere i loro tradizionali modelli di protezione. E poi perché la vecchia aristocrazia si mostrava sempre molto diffidente nei confronti dei russi che si erano arricchiti da poco.

    Strinse le mani a pugno al ricordo della scena cui aveva assistito solo pochi minuti prima nel salone, dove comunque era rimasto pochissimo. Niente lo faceva sentire maggiormente consapevole delle proprie umili origini che vedere un ricco che maltrattava un servitore. Chi era nato con un'immensa fortuna alle spalle tendeva spesso a comportarsi in maniera sgradevole. Come se tutto il mondo fosse tenuto a piegarsi alla sua volontà. Come se chi aveva di meno automaticamente valesse anche di meno. Una generalizzazione, certo. Ma costante, secondo la sua esperienza.

    La rossa lo aveva colpito. Di certo appartenente a una famiglia nobile, a giudicare dal vestito. E dalla collana di diamanti sull'abito di seta. Lui l'aveva notata subito, appena entrato. Era da sola al centro del salone, altera e inavvicinabile, con le dita sottili strette attorno a un calice di champagne come se da quello dipendesse la sua vita. E poi si era fatta avanti senza esitazioni in difesa del cameriere, scandalizzando tutti.

    Avrebbe dovuto ringraziarla, per la verità. Gli aveva fornito il momento di confusione perfetto per occuparsi di ciò che doveva.

    Niente gli sarebbe piaciuto di più che restare nei paraggi per vedere se la Dama Rossa fosse davvero all'altezza delle sue prime impressioni. Ma quella breve puntata nel cuore del Gran Premio era già stata un errore. Non si poteva perdere tempo, quando c'era un Palazzo Reale in cui infiltrarsi...

    Roman seguì l'ultima curva del viottolo, sotto la carezza del sole del primo pomeriggio, e finalmente si trovò davanti le mura alte del palazzo. Il sentiero di caccia, in disuso e pieno di erbacce, non rappresentava certo il percorso più agevole, ma per introdursi in segreto nella residenza della famiglia reale di Monteverre non si poteva certo usare il cancello d'ingresso principale!

    Il silenzio del bosco era rotto solo da piccoli fruscii e ogni tanto dallo scricchiolio dei rami che lui stesso spostava per farsi strada. Roman raggiunse le mura di pietra e alzò lo sguardo. Almeno cinque metri di altezza per tre di spessore, erano mura imponenti, impossibili da scalare, specialmente ora, vestito per stare in società. Controllò lo smartwatch poi ingrandì la mappa che avrebbe dovuto portarlo al punto di accesso.

    In un'altra vita, Roman Lazarov aveva provato una gran soddisfazione nell'infrangere la legge. Aggirare anche i sistemi di sicurezza più complessi era stato un gioco per un orfano indurito dalla vita, sempre affamato e pronto a cacciarsi nei guai.

    Ma in tutto il tempo passato nello squallido sottobosco criminale di San Pietroburgo non gli era mai capitato di doversi insinuare in un vero e proprio Palazzo Reale.

    Ora quel capitolo della sua vita era chiuso, sostituito da una ricchezza monumentale che lui aveva creato da solo e dal nulla, e che all'epoca della miseria aveva potuto soltanto sognare. Eppure eccolo lì, con l'adrenalina in circolo solo all'idea. Il fatto che si svolgesse tutto alla luce del sole non rendeva meno stimolante la sfida. Gli uomini a guardia dell'edificio erano almeno un centinaio e lui non aveva altro che le sue mani e

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