Una deliziosa scelta: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Lorrayne Hardwicke ha un conto in sospeso con Kingsley Clayborne. L'arrogante playboy ha costruito il suo impero milionario alle spese di suo padre, e Rayne ora è in cerca di vendetta.
... anche se una parte del suo corpo sembra desiderare ben altro.
Da ragazza Rayne era segretamente innamorata di King. Ora che è una donna, scopre che stare così vicino al protagonista delle sue fantasie giovanili è un vero tormento. Cedere all'istinto significherebbe rinunciare alla propria rivincita, ma non lasciarsi andare fra le braccia di King potrebbe essere una scelta ancora peggiore.
Elizabeth Power
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Anteprima del libro
Una deliziosa scelta - Elizabeth Power
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
A Delicious Deception
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2012 Elizabeth Power
Traduzione di Maria Elena Vaccarini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-583-9
1
I passi baldanzosi risuonarono sulle piastrelle della terrazza riscaldate dal sole... i passi di un uomo la cui presenza significava pericolo.
Anche senza voltarsi, Rayne indovinò chi era, e avvertì in lui il desiderio d’intimorirla.
No, era più una determinazione, decise, subito in allerta, irrigidendosi per la paura di essere riconosciuta. Era la certezza di poter avere tutto ciò che voleva.
«E così sarebbe lei la piccola monella che mio padre ha raccolto dalla strada, e che dimostra la propria gratitudine accompagnandolo in giro in auto.»
Lei stava osservando, dalla sua posizione elevata fra i balconi del passaggio ad arco, gli alti edifici color corallo, alcuni con giardini sul tetto, altri con piscine che riflettevano il sole infuocato del tramonto. In quel momento, tuttavia, ignorò il mare scintillante, il palazzo su Le Rocher e le scogliere striate dal sole che erano una caratteristica di quella costa, e in particolare di Monte Carlo, il luogo di villeggiatura di quell’uomo ricchissimo. Invece si girò, con i capelli fiammeggianti che le ricadevano sensualmente su una spalla e il corpo teso per il tono derisorio di quella profonda voce inglese.
Lui indossava abiti dal taglio perfetto e costosi, concluse a malincuore Rayne, dalla camicia bianca immacolata e dal completo scuro griffato alla punta delle lucenti scarpe nere. Un uomo la cui immagine fredda e sofisticata mascherava una natura spietata e una lingua capace di tagliare con la rapidità di una falce.
Per un attimo non riuscì a parlare, stupita da come gli anni gli avessero conferito una presenza così possente. Le foto recenti sui giornali non erano state in grado di catturare le sue straordinarie caratteristiche, che non consistevano tanto negli splendidi lineamenti classici e nei folti capelli neri che tendevano a cadergli sulla fronte, quanto in quell’aura mozzafiato che sembrava circondarne il corpo alto e muscoloso.
«Per sua informazione, ho venticinque anni.»
Perché gliel’aveva detto? A causa del modo condiscendente in cui l’aveva definita? O per rassicurarlo che ormai era una donna e non la diciottenne strillante con cui aveva avuto a che fare l’ultima volta che si erano incontrati?
Lui inarcò un sopracciglio in segno di disapprovazione, facendole capire che la sua risposta non faceva che confermargli quello che la sua mente calcolatrice già sospettava. E cioè che aveva tutti i requisiti per andare a letto con suo padre, e che probabilmente era ciò che progettava, se non l’aveva già fatto, solo a scopo di lucro. Ma quegli occhi azzurro acciaio non mostravano di averla riconosciuta...
«E non mi ha raccolta dalla strada» lo corresse, cercando di rilassarsi leggermente. «Siamo stati entrambi vittime di uno spregevole espediente per derubarmi delle mie cose. Sono venuta in Francia... e poi a Monaco... per una vacanza, e sono rimasta senza carte di credito, né denaro, né un posto dove stare.» Perché sentiva il bisogno di giustificarsi con lui?, pensò, serrando la mascella. Forse perché non era stata seduta per caso ai tavolini di quel caffè e, da giornalista esperta che aveva fatto accurate ricerche sul proprio soggetto, sapeva esattamente dove sarebbe stato Mitchell Clayborne? «Suo padre mi ha offerto gentilmente un tetto finché non avessi potuto sistemare le cose.»
Quell’ampia bocca maschile che aveva sempre considerato passionale si serrò in un’espressione critica. «Un po’ imprudente da parte sua non aver prenotato in anticipo.»
Perché ogni parola che proferiva risuonava come un’accusa? O era soltanto il senso di colpa a farle immaginare le cose? Il terrore di essere scoperta?
«Mia madre è stata ammalata durante l’ultimo anno. Ora che le sue condizioni si sono stabilizzate, ha accettato l’offerta di un’amica di andare da lei per tre settimane, così ho deciso semplicemente di prendermi una vacanza.» Le era sembrata una buona idea, nata a Londra nella sicurezza della piccola casa vittoriana in affitto che condivideva ancora con la madre, anche se sapeva che Cynthia Hardwicke sarebbe inorridita se avesse intuito il vero motivo del viaggio della figlia. «Avevo un posto dove stare fino a quella mattina.» Scrollò le spalle, pensando che non era il caso di raccontargli che a casa della sua amica Joanne, che ora viveva con il marito nel Sud della Francia, erano arrivate inaspettatamente la sorella e tre nipotine, e di conseguenza Rayne aveva ritenuto giusto offrirsi cortesemente di andarsene prima che le fosse chiesto di farlo. «La stagione delle vacanze era appena iniziata, così non credevo che fosse un grosso problema trovare posto in un albergo.» Solo che non aveva calcolato di essere rapinata prima di aver avuto la possibilità di farlo. «Avevo noleggiato un’auto per quel giorno, mi ero fermata a bere un caffè e... be’... ovviamente conosce il resto.»
Sapeva quello che gli aveva riferito il padre, pensò King, ma Mitch era chiaramente parziale, e poteva capire perché. Sebbene l’avesse appena definita piccola
, quella donna era alta e dalla figura ben proporzionata. E anche bellissima, con quei capelli rosso tiziano, la carnagione chiara, grandi occhi e labbra particolarmente tumide che potevano facilmente affascinare un uomo. E non c’era niente della monella nell’atteggiamento baldanzoso che, da buon giudice delle persone qual era, riteneva un po’ troppo sicuro di sé per una donna senza uno scopo. Si chiese quale potesse essere mentre ricordava come Mitch gli avesse spiegato di averla raccolta.
A quanto pareva, il mercoledì precedente il padre stava lasciando il suo abituale ristorante da solo perché, irascibile com’era, quella mattina aveva litigato con l’ultimo autista che aveva assunto e l’aveva licenziato.
Rigoroso nelle proprie abitudini, era tipico di Mitch rifiutarsi di cambiare progetti o aspettare che un altro membro del personale l’accompagnasse in città. Così aveva preso da solo la vecchia Bentley, che era stata modificata appositamente per lui. Non che King considerasse il padre un incapace, ma era sconsigliabile che un uomo di sessantasette anni dell’importanza di Mitch fosse in giro senza una scorta adeguata, perfino se non fosse stato afflitto dai suoi problemi fisici. Dopo essere salito sull’auto - sempre una difficoltà per lui - all’esterno del caffè e avere chiuso la sedia a rotelle, qualcuno gli aveva portato via la sedia da sotto il naso e in pieno giorno. Questo dimostrava quanto fosse vulnerabile e anche come fosse facile privarlo della sua ostinata indipendenza, se quell’angelo apparentemente tutelare che King aveva davanti non si fosse precipitato a inseguire il ladro.
King ostentò il suo fascino naturale. «Sembra che debba ringraziarla di essersi presa cura di mio padre, signorina...»
«Carpenter. Rayne Carpenter.»
Non era il suo vero nome. Be’, non del tutto. Era il cognome da nubile di sua madre, e il nome Rayne era quello che aveva usato nel piccolo giornale locale per il quale scriveva. Ma presentarsi come Lorrayne Hardwicke le avrebbe procurato un biglietto di sola andata, pensò con un leggero brivido, anche se aveva progettato fin dall’inizio di rivelare la propria identità al padre di King. All’inizio... prima che quei ladri intervenissero e mandassero a monte tutti i suoi piani ben congegnati.
Sei la mia migliore reporter, ma devi procurarmi una storia!, le aveva intimato il suo direttore sei mesi addietro, prima che la preoccupante malattia della madre e l’inevitabile operazione l’avessero costretta a prendersi troppo tempo libero.
Be’, lei era in grado di procurarsi una storia, pensò in quel momento, serrando i denti. Era un articolo di denuncia quello che ci voleva, un articolo che tutti avrebbero voluto leggere. Solo che questa storia era personale...
King le andò più vicino, abbastanza vicino perché lei potesse sentire il profumo della sua colonia, fresco come i pini che rivestivano il fianco della collina.
«Io sono Kingsley Clayborne. Ma tutti mi chiamano King» dichiarò lui, porgendole la mano.
So chi sei!
La sicurezza di Rayne vacillò. Non voleva toccarlo. Ma la paura che King prendesse informazioni su di lei se avesse mostrato segni di disagio o, peggio, avversione, la costrinse ad appiccicarsi un luminoso sorriso sul viso. Stringendo la mano che lui le offriva, si ritrovò a rispondere prima di potersi controllare: «L’avrei scommesso!».
Sentendo nella sua quella mano esile, King lasciò scivolare le dita fino alla vena azzurra sul polso. Notò che pulsava rapidamente. E c’era anche qualcosa in quegli occhi, profondi occhi nocciola screziati di verde, che erano cupi e guardinghi mentre fissavano i suoi. Tuttavia li fissavano, in una sfida che era provocatoria e cauta allo stesso tempo e che rispecchiava il sorriso superficiale sulla bocca bellissima.
Sapeva che suo padre era in grado di badare a se stesso. Era un uomo di mondo, per amor del cielo! Ma Mitch era anche vulnerabile di fronte a un viso grazioso, e quindi a donne prive di scrupoli a caccia di denaro, e questa Rayne Carpenter sembrava maledettamente astuta.
Nonostante ciò, non poté non notare la linea lunga ed elegante della sua gola dalla pelle trasparente, o il modo in cui si contraeva nervosamente sotto il suo sguardo sfacciato. Così come non poté non notare che il seno, che si scorgeva allettante dalla scollatura del vestito nero, era generosamente proporzionato.
Diavolo! King fu sorpreso dalla reazione del proprio corpo di fronte alla femminilità che lei sembrava ostentare con grazia inconsapevole, soprattutto quando la sua mente acuta gli diceva che la signorina Rayne Carpenter era una donna da tenere d’occhio. Ma c’era qualcosa in lei...
Un ricordo si fece strada nel suo subconscio come il frammento di un sogno, troppo vago da afferrare, ma abbastanza forte da fargli aggrottare le sopracciglia folte. «Ci siamo già conosciuti?» fu indotto a domandare.
Rayne sentì che il sudore le imperlava il corpo. Esibì una risatina nervosa. «Non credo proprio» rispose.
Forse fu King a lasciarla andare, forse fu lei a mettere fine a quel contatto, ma quando liberò la propria mano dalla sua si accorse di avere un disperato bisogno di tirare il fiato.
Qualcosa si agitò dentro di lei. Risentimento? Antipatia?
Che altro, più della paura di essere riconosciuta, avrebbe potuto scatenare quella violenta reazione in lei, se non lo sgradito contatto della sua mano? Dopo tutto, King aveva distrutto molto tempo addietro qualunque cosa avesse potuto provare per lui, pensò causticamente Rayne. Ma non era stato altro che un tocco, ragionò, disprezzandolo, e disprezzando se stessa per come lui la faceva sentire.
Con una semplice stretta di mano le aveva dato la sensazione di essere valutata, svestita e portata a letto, perché dietro quello sguardo indagatore che l’aveva lasciata senza fiato c’era stato il