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Segreti di famiglia: Harmony Destiny
Segreti di famiglia: Harmony Destiny
Segreti di famiglia: Harmony Destiny
E-book182 pagine2 ore

Segreti di famiglia: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Il sogno di Savannah Caldwell è quello di vivere serenamente con suo figlio, possibilmente in un posto tranquillo. Invece, dopo essere rimasta vedova, si ritrova a Las Vegas a custodire un pesante segreto nel bel mezzo di una lotta dinastica. Suo cognato Trent, fino ad allora la pecora nera della famiglia, è il solo che la può aiutare a non perdere l'affidamento del figlio, così è costretta a chiedere la sua protezione.

La convivenza tra Savannah e Trent riporta a galla un'antica passione e sentimenti ritenuti sopiti. Il segreto della donna, però, è talmente grande e inaspettato che potrebbe mettere a rischio tutto.
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2017
ISBN9788858974094
Segreti di famiglia: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Segreti di famiglia - Cat Schield

    successivo.

    1

    Savannah Caldwell superò la fila dei clienti in attesa dietro le corde di velluto rosso e si diresse verso il buttafuori che sorvegliava l'ingresso del locale. Il Club T era aperto solamente dal venerdì al lunedì. Presentarsi senza aver riservato un tavolo significava dover aspettare dall'una alle tre ore solo per riuscire a entrare, e Savannah non aveva alcuna intenzione di pazientare così a lungo per vedere suo cognato.

    Dall'ingresso rivestito di specchi si sentiva la musica dal ritmo trascinante. All'una di notte il Club T era in piena attività, e Savannah si stava seriamente pentendo di avere scelto un orario così insolito per discutere di affari. Tuttavia, dato che i tentativi di fissare un appuntamento con Trent erano stati inconcludenti, andare al locale si era rivelato l'unico modo per essere ascoltata.

    Venne colta da un'inaspettata fitta di malinconia. Aveva undici anni quando era andata a vivere a Los Angeles con sua zia Stacy, che lavorava come governante nella villa dei Caldwell. E, fin dal primo momento in cui aveva messo piede in casa loro, non aveva avuto occhi che per Trent. All'inizio delle scuole superiori si era presa una bella cotta per lui. Solo una volta trasferitasi a New York, all'età di diciotto anni, Trent aveva finalmente cominciato a vedere Savannah come una vera donna. Purtroppo aveva completamente tagliato i ponti con lei dal giorno in cui si era sposata con suo fratello, sedici mesi prima. Vederlo uscire dalla sua vita l'aveva distrutta, e si era sforzata di soffocare quel dolore. Tuttavia reprimere le proprie emozioni l'aveva trasformata in una brutta copia della persona che era un tempo. Era diventata più taciturna, e si vestiva e comportava come una signora con il doppio dei suoi anni. La ragazza solare, che sognava di mettere su famiglia con un uomo che l'avrebbe amata incondizionatamente, non era che un ricordo lontano.

    Si diresse verso un buttafuori dai capelli biondi e gli zigomi pronunciati. Anche indossando scarpe con tacco dodici, arrivava a malapena al secondo bottone della polo nera che l'uomo indossava come divisa. D'un tratto la sua determinazione vacillò. Non aveva paura di affrontarlo, ma non poteva certo competere con un simile colosso, abituato a trattare con clienti ubriachi, rissosi e grossi il doppio di lei.

    Che cosa farebbe Courtney?

    Fece un respiro profondo per calmarsi. Aver impersonato per tre anni la ricca e spietata Courtney Day in una soap opera aveva dato a Savannah gli strumenti necessari per tirare fuori la grinta a proprio piacimento, malgrado non recitasse più da due anni. All'inizio aveva fatto fatica a entrare in un ruolo così lontano da lei. Essendo una persona poco abituata a farsi rispettare, le risultava difficile atteggiarsi come se tutti dovessero correre a ogni suo schiocco di dita. Aveva ottenuto quel ruolo per il modo in cui appariva indossando i vestiti di Courtney, non certo per come interpretava la parte. Però si era resa conto da subito che doveva assolutamente appropriarsi della personalità graffiante di Courtney, se non voleva essere licenziata. Così, dietro consiglio di un collega, si era rivolta a Bert Shaw, un insegnante di recitazione brillante e tenace. L'aveva convinta a vestire i panni del suo alter ego ventiquattr'ore su ventiquattro, finché non l'avesse fatto diventare veramente suo. C'erano volute due settimane ma, una volta completata la trasformazione, era riuscita anche ad accettare i difetti di quel personaggio.

    Savannah sbatté lentamente le ciglia e fece riaffiorare la personalità decisa di Courtney. «Devo parlare con Trent» annunciò al buttafuori. Sorprendentemente, l'uomo annuì e le rispose: «Certo, signora Caldwell. Ha ordinato di lasciarla passare».

    Non era sicura se essere contenta o preoccupata del fatto che Trent avesse finalmente smesso di negarsi. Che gioco stava giocando? Conoscendolo, bisognava aspettarsi di tutto.

    «È nell'area vip al piano di sopra.» Il buttafuori sganciò la corda di velluto dalla colonnina e le fece cenno di proseguire. Questa volta decise di non comportarsi come avrebbe fatto l'altezzosa Courtney e sorrise gentilmente al buttafuori prima di incamminarsi.

    Un tempo le sarebbe piaciuto trovarsi lì, non quella sera. Il Club T era pieno di donne sulla ventina che mostravano scollature vertiginose e gambe lunghe e abbronzate. Mentre si faceva strada tra la folla, Savannah si sentiva antiquata. Un tempo era solita folleggiare in giro per i locali notturni di New York e Los Angeles in compagnia di Trent. Questo, però, era successo prima di sposare un uomo che non amava, diventare madre e ritrovarsi vedova, il tutto nell'arco di un anno e mezzo. Non era certo così che si era immaginata la propria vita. Quando ripensava alla ragazza che sognava il principe azzurro, ne sentiva la mancanza. Per quanto avesse spesso peccato di ingenuità e incoscienza, Savannah era sempre stata un'inguaribile ottimista. Pur avendo vissuto un'infanzia solitaria, in cui si era sentita più un peso che una gioia, aveva continuato a sognare di costruirsi una famiglia con cui vivere in una casa dalla staccionata bianca. E invece si era innamorata di Trent Caldwell, l'unico uomo che non avrebbe mai fatto diventare quel sogno realtà...

    Trent era attraente e sicuro di sé, con un fascino irresistibile. Eppure era una persona complicata, che poteva rivelarsi irragionevole quando le cose non andavano come voleva lui. E Savannah sapeva che la colpa era del padre. Quando lo accusava di essere un ribelle, le sue parole denigratorie rimbombavano in tutta la villa. Siggy era convinto di essere a capo di una dinastia e vedeva Trent come la pecora nera della famiglia. Nei sette anni trascorsi con la zia, Savannah aveva capito perfettamente quale fosse la sua opinione. A quanto pareva, al contrario del primogenito Rafe, Trent era il figlio che non ne combinava mai una giusta. Savannah gli aveva sempre offerto una spalla su cui piangere. Credeva che si comportasse in quel modo perché era ciò che gli altri si aspettavano da lui, e non per sua indole. Era convinta che, se fosse stato cresciuto da un uomo gentile e pronto a supportarlo, sarebbe diventato una persona completamente diversa.

    Si fermò al lato della pista da ballo per capire dove si trovava la scala che portava all'area VIP. Era la prima volta che Savannah metteva piede al Club T. Le foto che aveva visto non gli rendevano giustizia. Il gigantesco locale si trovava all'interno dell'Hotel Cobalt, una delle strutture alberghiere più in della Las Vegas Strip. Oltre alla enorme pista da ballo interna, vantava un ampio cortile esterno e una piscina. La T del nome rappresentava l'iniziale dei tre proprietari. Trent Caldwell, il cognato di Savannah, gestiva il locale quotidianamente e ne possedeva il 50%. L'altra metà era di proprietà di Kyle Taylor e Nate Tucker. Il primo, ex lanciatore dei Chicago Cubs e comproprietario dei Los Angeles Dodgers, era anche il ragazzo della sorella di Trent, Melody. Il secondo era un cantautore che aveva vinto numerosi premi Grammy e, oltre a essere il frontman della band Free Fall, era anche produttore musicale e proprietario della Ugly Trout Records.

    Prima che Savannah potesse proseguire, un uomo robusto l'afferrò per il braccio. «Ehi, bellezza! Perché non ti vieni a divertire con me? Ti offro da bere.»

    «No, grazie.»

    «Dai! Solo un drink.»

    «Devo incontrarmi con una persona.»

    «Sono sicuro che non gli dispiacerà.»

    Non era la prima volta che incappava in tipi del genere. A quanto pareva, Savannah dava l'impressione di essere una preda facile, e non solo per via dei capelli biondi o del bel visino. Era come se gli uomini fiutassero la sua tendenza a fidarsi troppo del prossimo.

    «A me sì» gli rispose.

    Le persone intorno a loro si spostarono e Savannah riuscì a svignarsela senza dover discutere oltre. Passò intorno al bar e alla pista da ballo. Con un colpo di fortuna, riuscì a raggiungere l'area VIP. L'energumeno che ne presiedeva l'ingresso la fece entrare senza fare domande. Notando l'auricolare che portava all'orecchio, Savannah pensò che fosse stato avvisato del suo arrivo. Si fece strada tra divanetti imbottiti pieni zeppi di celebrità del mondo della musica e dello spettacolo. Non le fu difficile individuare suo cognato. Le bastò cercare le donne più belle.

    Trent aveva l'aria di un imperatore abituato a essere adorato. Se ne stava seduto con le braccia spalancate, pronto ad accogliere le brunette che volevano stringersi a lui e lo accarezzavano possessivamente. Se pensavano di riuscire a mettergli la fede al dito, si sbagliavano di grosso. A giudicare dal suo sguardo, Trent non era interessato a nessuna delle sue pretendenti. Non che questo gli avrebbe impedito di spassarsela in loro compagnia.

    Savannah si avvicinò al suo tavolo e lo chiamò per cognome, ma la sua voce venne coperta dal dee-jay. Ciononostante, Trent si voltò verso di lei. Forse l'aveva sentita o si era semplicemente accorto della donna che gli stava di fronte. Appena i loro occhi si incontrarono, Savannah sentì una scarica di desiderio invaderle il corpo. L'intensità di quell'emozione sembrava immutata da quando, quattro anni prima, si erano scambiati il primo bacio. Il cuore di Savannah iniziò a battere all'impazzata, ma si sforzò di ignorarlo e raddrizzò le spalle. Non poteva lasciarsi condizionare da Trent.

    Era venuta a Las Vegas per fargli una proposta d'affari, ed era l'unica cosa su cui doveva concentrarsi.

    «Savannah, che sorpresa» disse Trent rivolgendole un sorriso. Chiunque l'avesse visto davvero felice si sarebbe reso conto di quanto fosse finta quella reazione. «Unisciti a noi.»

    «Non sono venuta qui per divertirmi.»

    Con un gesto, Trent le fece intendere che non riusciva a sentirla e le propose di avvicinarsi. Lei rimase dove si trovava, l'idea di unirsi alla fila delle sue groupie non l'attirava per niente. Di fronte a quella gente alla moda si sentiva fuori posto. Non facevano che squadrarla dall'alto in basso con un'espressione altezzosa e derisoria.

    Nell'anno e mezzo che aveva trascorso al fianco di Rafe, Savannah si era trasformata nella moglie che lui desiderava. Il marito pretendeva che portasse i capelli lisci e che indossasse vestiti eleganti, degni della consorte di un amministratore delegato. Trattandosi di un incontro d'affari, quella sera aveva scelto di indossare un tubino velato di seta rossa con una sottoveste color carne. Il fatto che la coprisse dalle spalle al ginocchio la metteva in risalto in mezzo alla folla, nel modo peggiore possibile.

    «Devo parlarti» gli disse alzando la voce. Per quanto detestasse urlare, la musica a tutto volume non le lasciò altra scelta.

    «Bevi qualcosa» rispose lui, chiamando un cameriere. «Siediti e parliamo qui.»

    Non si sarebbe seduta vicino a Trent fingendo che il modo in cui l'aveva trattata nell'ultimo anno non l'avesse colpita. Perché l'aveva fatto, eccome. Era arrabbiata con lui per essersi rifiutato di costruire un futuro insieme, e si sentiva in colpa per avere sposato suo fratello spinta da ragioni completamente sbagliate.

    Savannah incrociò le braccia sul petto. Anche se fosse stata costretta a implorare Trent di aiutarla, non avrebbe mai mostrato l'umiliazione che provava nel farlo.

    «Preferirei di no, si tratta di una questione privata.»

    Con Trent era impossibile contrattare. Era sempre pronto ad abbandonare i giochi nel bel mezzo della partita. E questo gli dava un grande vantaggio. Si fissarono fino a quando la musica e le luci stroboscopiche parvero scomparire. Ognuno sembrava risoluto ad avere la meglio. Trent si aspettava che Savannah si arrendesse e, il fatto che lei volesse farlo, le dava parecchio sui nervi. Quell'uomo continuava a esercitare un enorme potere su di lei. La sua sola presenza le faceva venire la voglia irrefrenabile di baciarlo. In passato, si erano sempre abbandonati l'uno all'altra senza freni, appagando ogni reciproca fantasia in camera da letto. Trent aveva esplorato a fondo ogni punto sensibile del corpo di Savannah. Quel pensiero fece sbocciare in lei un desiderio che credeva assopito. Erano passati diciannove mesi dall'ultima volta che avevano fatto l'amore, e ogni cellula del suo corpo fremeva per riprovare quelle sensazioni. Aveva commesso un errore ad andare lì. Sarebbe stato meglio continuare a insistere per un incontro formale nel suo ufficio. Il ritmo di quella musica assordante e la pericolosa attrazione che provava per Trent la rendevano impulsiva.

    Da ragazza, Savannah aveva sopportato il carattere irascibile del padre e la salute precaria della nonna cercando rifugio in un posto in cui si sentiva al sicuro. Giunta all'adolescenza, l'abitudine di battere in ritirata di fronte alle difficoltà si era tradotta in una reazione automatica. Anche se diventare madre l'aveva resa più forte, le vecchie abitudini erano dure a morire. E fu per quel motivo che si voltò e se ne andò. Il locale sembrava ancora più affollato di cinque minuti prima. Frastornata, Savannah si fece strada tra la folla in cerca dell'uscita.

    «Eccoti!» esclamò l'uomo che era riuscita a seminare poco prima e che aveva tutta l'aria di essere ubriaco. Il breve incontro con Trent

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