Secondo Libro d'Indaco: Scritto di suo stilo da Sinenomine Silens
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Secondo Libro d'Indaco - Francesca Bulgarini
hliwa.
IIII·LIBRI·D'INDACO
foglio I
La scrittura della nebbia
Saranna fingeva di sonnecchiare rannicchiata contro il cane. Alla fine l'animale si era rivelato un buon compagno, migliore dell'asino, perché era più intelligente. Dopo che l'aveva convinto a farsi un bagno nel lago, puzzava meno e questo lo rendeva più gradevole come letto. In effetti era proprio un cane dai molteplici usi: poteva farle da cavallo, da giaciglio e da protettore. Se non avesse avuto quel fastidioso vizio di voler comandare lui, sarebbe stato un compagno perfetto. Era anche abbastanza grosso per nascondercisi dietro, cosa che lei apprezzava molto.
Lucojyann era appena ridisceso e stava raccontando alla gente rifugiata nella caverna ciò che avevano visto dalla cima della Zanna. Tata aveva fissato una corda sulla cima e questo rendeva più facile salire e scendere. Durante tutta la giornata lui e Luco si erano dati il cambio, per tenere sotto controllo quello che succedeva nella valle. Gli uomini che li avevano assaliti erano ancora là e perlustravano ovunque la parete rocciosa, in cerca di aperture e passaggi nascosti.
-Lo sanno che siamo qui da qualche parte. Se non ce ne andiamo, prima o poi ci troveranno.- bisbigliò Kaarira. La luce della torcia giocava sul viso spigoloso dell'uomo. -Anche la via di fuga è pericolosa.- gli rispose Prisco.
-Quanto pericolosa? A me l'idea di stare qui ad aspettarli non piace affatto.- si intromise Picaro.
-C'è un tunnel che procede sotto terra e sbuca alcune velli più a nord, in una zona boscosa. Però non sarà facile farci passare i cavalli e ci potrebbero essere dei tratti franati.-
-Non lo tenete sgombro?- chiese il cavaliere.
-Sì, proprio per questo sappiamo che può essere di nuovo ostruito. Preferisci fare la parte del topo in trappola qui, oppure sotto un altro pezzo di montagna?- disse Prisco. -Non sei divertente.-
-Lo so, ma con quegli uomini nella valle non abbiamo altre alternative.-
Dama Angelo incrociò le braccia sul petto e le lunghe maniche dell'abito ricaddero soffici: -Andiamo. Ciò che è accaduto oggi è un segno, ne sono convinta. Dobbiamo abbandonare la nostra tana nelle montagne e partire. Anche la ruota a nove ha segnato che è giunto il tempo di cose terribili e di nuovi inizi. Ho vinto al suo gioco e quello era il messaggio rimasto sul tavoliere per me: partire, tornare. Io credo che sia il momento in cui la Setta dell'Unicorno Verde deve seguire il destino per cui è nata.-
Prisco la guardò in silenzio e poi annuì stancamente.
-Allora sarà bene partire subito. Le scorte di cibo non sono poi tante. Passiamo parola agli altri.- disse Tairga. Subito tutti si misero in movimento.
Saranna sospirò e tornò ad affondare la faccia nella pelliccia del cane, intenzionata a riposarsi il più possibile. Il cammino sarebbe stato stancante e non c'era motivo di iniziare a faticare prima del necessario. Quello che aveva detto la dama sulla ruota a nove la incuriosiva, ma decisamente quello non era il momento di fare domande.
Il tunnel che conduceva fuori dalla caverna della Zanna era in realtà una spaccatura tra due lastre di roccia e avanzava stretto e alto.
Dama Angelo era davanti a tutti assieme agli uomini della valle, guidando personalmente il cammino. Si era cambiata d'abito e ora indossava vestiti da viaggio maschili. Camminava reggendo una lanterna e di tanto in tanto si fermava per controllare dei segni che lei sola conosceva. Altri uomini avevano delle torce. Il bagliore arancione delle fiamme era l'unico riferimento nel buio. Quando venivano abbassate mostravano come un'apparizione i volti degli uomini e i musi dei cavalli. Di solito però erano tenute in alto e la loro luce sembrava una bolla sospesa nel nero. Il silenzio dormiva in quei luoghi ed era pesante e ostile. Il rumore degli zoccoli dei cavalli era l'unica voce della loro presenza, perché nessuno parlava.
Tenere la misura del tempo era impossibile e ben presto a tutti sembrò che il cammino fosse destinato a non finire mai. Invece a un certo punto si fermarono. Poi dama Angelo riprese ad avanzare, ma molto più lentamente. Mya, che camminava accanto alla sua maestra, sentì che sotto i suoi piedi il terreno diventava scivoloso. Sotto le scarpe sentì il risucchio dell'acqua e, dopo poco, si trovò con i piedi immersi fino alla caviglia in un liquido freddo e scuro, che non rifletteva la luce delle torce. Rabbrividendo, si sollevò l'orlo della veste. Si sentiva ora il rumore dell'acqua smossa dagli zoccoli dei cavalli. Proseguirono così per un certo tempo, senza che l'acqua diventasse più alta, poi sotto i loro piedi ci fu di nuovo la pietra asciutta.
Continuarono a camminare nel buio ancora per molto e Mya si trovò a ripensare alla notte in cui era fuggita da Meffe. Anche allora c'era scuro e lei aveva paura, ma almeno adesso nessuno era incappucciato e, soprattutto, c'era con lei la sua maestra. A un certo punto Mya sentì la voce di dama Angelo che sembrava provenire da un luogo lontanissimo. Erano arrivati ad una grotta più ampia, dove nelle pareti erano presenti delle nicchie e addirittura dei supporti per le torce. La donna vi infilò la propria e poi annunciò che si sarebbero fermati per riposare.
-Questo posto non è lontano dall'uscita. Dato che non sappiamo cosa troveremo fuori, è meglio che ci fermiamo adesso. Vi distribuirò anche un poco di cibo e vi consiglio di provare a dormire. Radunatevi tutti al centro e mettete i cavalli lungo le pareti. Che qualcuno si metta però di guardia.-
Subito nel buio alcuni uomini si mossero.
Mya si sentiva sola e impaurita. Le sarebbe piaciuto poter parlare un poco con Lucojyann, ma il ragazzo, da quando aveva ritrovato suo padre, a lei non aveva più prestato attenzione. Lo cercò nella penombra e riconobbe la sua sagoma tra quelle degli uomini di Meffe. La ragazza fece una smorfia e ci rinunciò. Prisco scelse proprio quel momento per uscire dal suo lungo silenzio e finalmente si alzò in piedi con l'intenzione di parlare.
-Amici miei, so che è difficile mettere da parte la paura e la rabbia e non ve lo chiederò. Ci servono, perché avremo bisogno di forza per riprenderci e la rabbia dà forza. Vi domando però di farla tacere per un momento. Ora dobbiamo capire e forse anche prendere delle decisioni. Dirò innanzitutto che ho salvato il nostro bene più prezioso: i Libri Rubei.- fece una pausa per mostrare un oggetto avvolto in una custodia di cuoio, che ripose con cura nella sua borsa. Poi proseguì: -Sono convinto che ciò che è accaduto sia il segno di quello che noi abbiamo sempre temuto: i seguaci del Nero si sono riorganizzati e stanno muovendosi. Non so chi li guidi e per ora non oso pormi questa domanda, ma sappiamo che dietro alle azioni dei Cercatori c'è l'ombra orribile di quei mostri, che dal passato tornano. Me ne sono definitivamente convinto quando ho ascoltato il racconto del mio giovane amico Lutha. Tra i Cercatori vi sono uomini che usano il vento nero. Lutha l'ha sperimentato su di sé quando ha perso le forze e la volontà.-
-Non è stato il solo: l'hanno usato anche contro di noi.-esclamò Tairga: -Mentre difendevo la porta assieme a Kaa e a suo figlio Luco è comparso un uomo che non aveva armi. In quel momento tutti e tre abbiamo lasciato cadere le spade e io mi sono sentito come non mi era mai capitato: ero svuotato, del tutto privo di volontà. È durato un attimo, perché l'arrivo del cane con in groppa l'indovina mi ha riportato in me e così siamo riusciti a scappare. Parlando con Kaa di questo, abbiamo entrambi pensato al vento nero, ma ci sembrava impossibile. Ora invece tu stai confermando i nostri timori.-
Prisco annuì e poi si voltò verso Mya: -Mia giovane amica, tu sai di cosa sto parlando? Sai cos'è il vento nero?-
La ragazza, sentendosi interpellata in quel momento solenne, cercò di rispondere dandosi un poco di importanza: -So cosa mi hanno sempre insegnato: che era la magia più potente dei maghi e che con essa vuotavano le menti delle persone, trasformandole in servi ubbidienti. È così?-
-Le menzogne più efficaci sono quelle che si mescolano con la verità. No, il vento nero non è magia, è qualcos'altro, ma nessuno ha mai saputo dire quale sia la sua natura. Non è nemmeno il potere di un dio, anche se vi assomiglia ed infatti fu una dea che infine riuscì a donare agli uomini i bucaneve, gli amuleti hliwa che proteggevano dai suoi effetti. Si sa però che il Caprone Nero in persona fu il primo ad usarlo. Poi ha dato quel potere ad altri uomini che gli sono diventati fedeli per loro scelta. È stato il vento nero che ha sconfitto i maghi di Neituo ed i loro alleati magici, i draghi e i grifoni. Infatti il Nero ha fatto soffiare il vento innanzitutto contro di loro, per averli al proprio servizio e trasformarli in armi da usare per le sue guerre. Purtroppo contro quella peste nell'epoca di leggenda non vi era nessuna difesa e in pochissimo tempo molti furono suoi. Così sono nati i maghi neri, i maghi piegati dal vento che ruba la volontà. Gli animali fatati invece ebbero destini diversi: i grifoni morirono, perché per loro il vento era letale, ma i draghi furono piegati tutti. Da allora divennero malvagi e la gente ebbe paura di loro.-
Naarua ascoltava senza capire veramente ciò che le voci stavano dicendo. Per tutto il cammino