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Un futuro d'amore
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E-book170 pagine2 ore

Un futuro d'amore

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Info su questo ebook

L'orario perfetto per essere romantici? Dalle 9.00 alle 17.00... orario continuato.
Dopo aver mosso un'accusa infondata alla sua brillante dipendente Jenna Townsend, il milionario Cabe Jordan decide di rimediare proponendole di affiancarlo in un viaggio di lavoro ai Caraibi. È l'occasione per lei di dimostrare quanto vale: Jenna ha lottato contro un destino di povertà ed è riuscita ad affermarsi soltanto grazie al rigore e alla preparazione.
Anche Cabe, che proviene però dai quartieri alti, ha sempre puntato tutto unicamente sul lavoro: la vicinanza reciproca e la progressiva intimità riusciranno ad allentare quei freni che li trattengono da tutta una vita?
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2021
ISBN9788830537477
Un futuro d'amore

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    Anteprima del libro

    Un futuro d'amore - Nina Singh

    1

    Questo non rientrava di certo nell'elenco delle sue mansioni.

    Jenna Townsend guardò l'orologio, anche se non provò nemmeno a leggere l'ora. Poi lo guardò di nuovo. Un'auto lo stava prelevando all'aeroporto in questo momento, e ciò significava che sarebbe arrivato in ufficio entro un'ora. Bevve un lungo sorso di caffè e boccheggiò, dopo essersi bruciata la lingua e la gola. Perché era così nervosa? Fare da babysitter all'amministratore delegato della Jordan's Fine Jewelry per i prossimi giorni non avrebbe dovuto provocarle tanta ansia.

    Cabe Jordan, lo straordinario CEO, stava tornando a Boston. L'uomo aveva rilevato la piccola impresa dei genitori e l'aveva trasformata in una delle società più redditizie a livello nazionale dell'ultimo decennio.

    Difficile credere che fossero cresciuti entrambi in una piccola cittadina appena fuori Boston. Cabe aveva frequentato la scuola due anni avanti a lei, ed era sempre stato l'incubo di suo fratello Sam: Cabe lo aveva sempre superato in tutto.

    Suo fratello non era stato felice quando lei aveva accettato la posizione di manager regionale e aveva cominciato a lavorare per l'uomo che riteneva la sua nemesi. Ma un'opportunità del genere non poteva essere sprecata, non da una persona come lei.

    Quel lavoro era tutto ciò che aveva sempre desiderato, e anche di più. Fino a quando, nella mail di qualche giorno prima, non era arrivata la richiesta di scortare il signor Jordan in visita alla filiale di Boston. Per qualche motivo, lui aveva specificatamente richiesto che fosse lei ad accompagnarlo durante quella visita.

    Jenna scosse la testa. Perché aveva bisogno di una guida?

    Si sentiva come una scolaretta richiamata nell'ufficio del preside, incapace di scrollarsi di dosso la sensazione che Cabe avesse deciso di venire a Boston proprio per controllare lei. Aveva commesso qualche errore? Le era sfuggito qualcosa di cruciale? Oppure lui si era svegliato una mattina e aveva capito di aver sbagliato ad assumere una ragazza provinciale e con poca esperienza? Forse aveva intenzione di rimpiazzarla con qualcuno che avesse frequentato un'università di economia dal nome prestigioso e voleva comunicarglielo di persona. Forse Sam aveva ragione quando sosteneva che Cabe Jordan era uno che guardava le persone come lei dall'alto in basso.

    Santo cielo, doveva darsi una calmata e tentare di essere positiva. Potevano anche esserci dei buoni motivi per la visita di Cabe. Chissà, magari aveva intenzione di promuoverla. Era possibile. Dopotutto, i suoi risultati parlavano per lei.

    Poteva permettersi di sperare? Quel lavoro significava tutto, sia per il suo futuro sia per le persone che dipendevano da lei.

    Un breve bussare alla porta precedette l'entrata della sua assistente, che portava un vassoio d'argento carico di pasticcini, una teiera e due tazze di porcellana. Solo il meglio, per il signor Jordan.

    «Grazie, Nora» disse Jenna, mentre la donna posava il vassoio su un tavolino.

    «Di niente. Sappiamo già a che ora arriva?»

    «Non dovrebbe impiegare ancora molto.»

    Nora mise una mano sul cuore, l'espressione sognante. «Mi domando se ci sia anche Carmen, con lui.»

    «Carmen?»

    «Sì, la modella spagnola con la quale è stato fotografato recentemente.»

    Jenna si strinse nelle spalle. «Non ne ho idea.»

    «Non sei curiosa? Nell'ultimo mese è stato visto con almeno tre diverse donne mozzafiato.»

    Jenna si limitò a sorridere. L'unica cosa che la incuriosiva era il motivo per cui Cabe aveva deciso di compiere quel viaggio. «Gli affari personali del signor Jordan non mi riguardano.»

    «Oh, dai. Devi ammettere che è un uomo da sogno.» Nonostante fosse una donna felicemente sposata, e nonna di un bambino nato da poco, Nora continuava ad apprezzare gli uomini.

    «Mah...» Jenna si tolse un pelo immaginario dalla spalla destra. Quella conversazione la stava mettendo a disagio. Capiva la curiosità di Nora. Cabe era sempre stato fonte di pettegolezzi, nella loro cittadina. Bello, di successo, misterioso. Si era fatto un nome nel settore dei gioielli e come playboy. Ma speculare su di lui non le avrebbe pagato lo stipendio.

    «Meglio che riveda la presentazione che ho preparato» disse Jenna, volgendo lo sguardo al grafico sul monitor del computer. Aveva lavorato tutta la notte, per mettere insieme una serie di slide da mostrare a Cabe. Sebbene non conoscesse l'esatto motivo di quella visita, aveva immaginato che presentargli dei dati specifici sull'andamento della filiale di Boston non avrebbe fatto male.

    «Sono sicura che lo impressionerai, tesoro. Per favore, non preoccuparti.»

    Nora più di tutti sapeva quanto Jenna avesse bisogno di quell'impiego ma, nonostante le rassicurazioni, Jenna non era tranquilla. «Non può far male essere preparati. Ecco perché vorrei ricontrollare la presentazione...»

    «Certamente, mia cara.» Afferrando il suggerimento, Nora uscì dall'ufficio, chiudendosi educatamente la porta alle spalle. Jenna sospirò. Per quanto avrebbe voluto seguire il consiglio della sua assistente, proprio non riusciva a rilassarsi.

    Doveva affrontarlo. Quali che fossero le sue ragioni, per i prossimi giorni sarebbe stata lo chaperon super-qualificato di Cabe Jordan. Avrebbe solo voluto capire perché ne avesse bisogno.

    L'unica cosa al braccio di Cabe quando entrò era la giacca. Non che Jenna avesse davvero pensato che si sarebbe presentato con la sua ultima fiamma, ma se si doveva credere ai pettegolezzi sui siti web, era solito non viaggiare senza compagnia femminile. Jenna si era alzata non appena lo aveva visto nella reception che chiacchierava con Nora.

    Lo osservò mentre si dirigeva verso il suo ufficio, con indosso un completo impeccabile, e inspirò a fondo. Le foto online non gli rendevano giustizia. Si era rifiutata di ammetterlo, da quando aveva ricevuto la mail, ma la verità era impossibile da ignorare adesso. Così come era lampante che la sciocca cotta che aveva avuto per lui da ragazzina non era affatto scomparsa.

    Be', se era stato un ragazzo fuori dalla sua portata allora, adesso era un uomo irraggiungibile. Eppure, come Nora, perché non poteva non apprezzare la sua... mascolinità?

    Basta.

    Lui stava aspettando che lo invitasse a entrare, e lei lo stava fissando a bocca aperta. Davvero poco professionale! Per fortuna che aveva deciso di dimostrarsi una dipendente dinamica e indispensabile!

    «Signor Jordan. È un piacere vederla. Mi segua, la prego.»

    Lui entrò nella stanza e le rivolse un caldo sorriso, che le provocò una scossa elettrica.

    «Jenna. Ci conosciamo da molto tempo. Per favore, chiamami Cabe e dammi del tu.»

    Le parlò cordialmente, ma Jenna non riuscì a scrollarsi di dosso la sensazione che il suo tono nascondesse una strana nota, una specie di messaggio. O, forse, le sue orecchie non funzionavano a dovere per colpa della stupida attrazione che aveva erroneamente creduto evaporata anni prima.

    Comunque, quello non era sicuramente il momento più adatto per comprenderlo.

    La ragazza scosse leggermente la testa per schiarirsi le idee. Non poteva fallire il loro primo incontro. Aveva la netta sensazione che il suo futuro e la sua vita dipendessero da esso.

    «Vuole... Vuoi un caffè, Cabe?»

    Lui sorrise di nuovo. «Mi farebbe davvero piacere. Ma solo se ne berrai uno anche tu.»

    Lei annuì e si avvicinò al vassoio portato da Nora. Lui sollevò una mano per fermarla. «Lascia, faccio io.»

    Davvero? Voleva DAVVERO servirla?

    «Come lo vuoi?»

    «Con un po' di latte, per favore.»

    Con mano ferma, l'uomo versò il caffè in una delle due tazze e lo macchiò con qualche goccia di latte, poi porse la tazza a Jenna. Per sé versò solo del caffè, senza né latte né zucchero, e sedette davanti alla scrivania della ragazza, nella sedia più piccola.

    Era la sua immaginazione o Cabe voleva farla sentire non una sua dipendente ma più una sua pari?

    Jenna schiarì la voce. «Allora, cosa ti porta qui?»

    Lui si strinse nelle spalle. «Ho pensato fosse giunto il momento di visitare la filiale di Boston. Adesso che il negozio di Manhattan è avviato, posso dedicarmi ad altre zone. Qui è dove è cominciato tutto, in fin dei conti. Ho la sensazione di aver trascurato questo posto, negli anni.»

    Stava dicendo che l'attività sarebbe stata più proficua, se lui se ne fosse interessato maggiormente? Ma i negozi del New England stavano andando bene, con lei al timone. Le vendite erano progressivamente cresciute, negli anni. Non con un passo astronomico, ma con regolarità, nonostante il rallentamento dell'economia. Santo cielo, perché era così paranoica?

    «Capisco.»

    «Solo per qualche giorno.»

    «Ho pensato che potesse interessarti vedere qualche cifra. Vieni, ti mostro un file.» Jenna si avviò verso l'altro lato della scrivania e gli fece cenno di seguirla.

    Errore. Non aveva pensato di sistemare un'altra sedia davanti al computer e, adesso, non avevano altra scelta che stare fianco a fianco. Cabe aveva un aroma di pino e legno di sandalo che la stordì.

    Provò a concentrarsi sulla presentazione che aveva preparato, ma la espose senza quasi essere consapevole del contenuto. Balbettò, cercando almeno di essere coerente.

    Cabe annuì nei momenti giusti, e questo fu incoraggiante. Pose anche qualche domanda pertinente, sulle cui risposte Jenna fortunatamente si era preparata. Eppure, quando terminò la sua presentazione, si sentì senza fiato.

    Se anche Cabe se ne era accorto, fu abbastanza gentiluomo da non farglielo notare. «Molto interessante» disse, fissando ancora il grafico dell'ultima slide.

    «Grazie.»

    «Sia le cifre, sia la tua presentazione.»

    «Grazie» ripeté lei, a corto di parole.

    «Non ne sono sorpreso. Sei una manager regionale molto capace.»

    Non osare dire di nuovo grazie. La ragazza si limitò ad annuire, arrossendo.

    Cabe sembrava sinceramente colpito. Forse si era sbagliata a essere tanto nervosa. Forse era davvero venuto per parlare di una promozione. A volte accadono le cose più strane.

    Jenna decise di rischiare. «Oh, bene, allora» iniziò, sorridendo educatamente. «Se non ti dispiace parlarne, qual è il vero motivo per cui sei qui? Dopo tutto questo tempo... Che cosa non stai dicendo?»

    La risposta gli morì sulle labbra, quando la segretaria di Jenna entrò in ufficio. «Mi scusi, signor Jordan. C'è una telefonata per lei dall'ufficio centrale.»

    Cabe estrasse il cellulare dalla tasca e si accorse di averlo lasciato in modalità aereo, dopo il volo. «Grazie, Nora.» Il telefono cominciò a vibrare non appena lui cambiò l'impostazione. Un testo velenoso di Carmen comparve sullo schermo e l'uomo trattenne a stento un gemito. Doveva lasciare quella donna al più presto. Si era messa in testa qualcosa che non sarebbe mai successa. Avrebbe dovuto trovare il modo di troncare la relazione gentilmente, anche se non aveva dubbi che sarebbe stata una separazione molto costosa.

    Poi vide molti messaggi dal suo assistente di New York, tutti riguardanti il contratto di espansione nei Caraibi. Fino a quel momento, niente era andato per il verso giusto riguardo a quel progetto, e temeva che fosse sorta qualche altra complicazione.

    Cabe fu comunque grato a Nora per l'interruzione, perché non sapeva ancora quanto potesse condividere con Jenna Townsend. Era una ragazza intelligente e aveva capito subito che vi era qualcosa, dietro quella visita.

    Lui voleva credere che si trattasse di una sorta di errore, e che lei non fosse coinvolta. Ma non sarebbe stata la prima volta che si sbagliava su qualcuno.

    «Ti dispiace se rispondo da qui, Jenna?»

    Lei scosse la testa. «Certo che no» rispose, avviandosi alla porta. «Ti lascio un po' di privacy.»

    Cabe terminò la telefonata parecchi minuti più tardi e cercò di non imprecare per la frustrazione. I suoi sospetti erano fondati e vi erano altri problemi sull'isola doveva aveva progettato di aprire una gioielleria di lusso; questa volta si trattava della location.

    Doveva andare là prima possibile. Questo significava accorciare la visita a Boston, e avere ancora meno tempo a disposizione per conseguire il suo vero obiettivo: scovare un dipendente ladro. Scosse la testa, abbattuto. Non vi erano ragioni per cui un impiegato lo derubasse: la compagnia pagava ottimi stipendi e provvedeva a molti benefici. L'unico motivo doveva essere l'avidità.

    Il capo della sicurezza gli aveva assicurato che, solitamente, furti del genere erano compiuti dai dipendenti e, quasi sempre, era coinvolto il manager che, in questo caso, era Jenna Townsend. La tempistica non poteva essere peggiore... Jenna era stata in cima alla lista per una

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