Per una notte col capo: Harmony Collezione
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Anteprima del libro
Per una notte col capo - Lynn Raye Harris
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Unnoticed and Untouched
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2012 Lynn Raye Harris
Traduzione di Silvia Paola Bazoli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-233-6
Frontespizio. «Per una notte col capo» di Raye harris Lynn1
«Miss Black, stasera sarà lei ad accompagnarmi.»
Faith sollevò la testa di scatto. Lorenzo D’Angeli, il suo capo, era sulla soglia del suo ufficio ed emanava una sensazione di superiorità e distacco. Era il classico uomo d’affari italiano, elegantissimo nel suo abito di sartoria e con le scarpe fatte a mano.
Ebbe un tuffo al cuore di fronte a quel bel volto dagli zigomi marcati e gli occhi azzurri come un cielo estivo.
Non era la prima volta e probabilmente non sarebbe stata neppure l’ultima, eppure la infastidiva il pensiero che – inevitabilmente – ogni volta che lo vedeva, reagisse in quel modo inappropriato.
Eppure conosceva bene gli uomini come lui.
Arroganti, egoisti e presuntuosi. Le bastava vedere il modo in cui lui trattava le donne che entravano e uscivano dalla sua vita senza sosta per sapere che non si trattava di pregiudizi.
Era un dongiovanni incallito, benché con lei si fosse comportato sempre in maniera corretta.
«È una serata elegante» riprese lui. «Se ha bisogno di un abito, si prenda il pomeriggio libero e addebiti le spese sul mio conto.»
Il battito di Faith era decisamente accelerato.
Lavorava per il suo capo da sei mesi ed era stata spesso a far compere per lui, sia che si trattasse di acquistare le cravatte di seta o i gemelli che lui le indicava, o dei piccoli regali per la donna di turno.
Fino a quel momento, però, non le aveva mai detto di comprare qualcosa per sé.
Del tutto inaspettato, pensò, ma, soprattutto, impossibile. «Mi dispiace, Mr. D’Angeli» replicò in modo cortese, «ma temo di non aver capito.»
Lui rimase imperturbabile. «Miss Palmer non verrà e io ho bisogno di un’accompagnatrice.»
Faith si irrigidì.
Ecco spiegata la novità. Il suo capo aveva litigato con l’ultima fiamma e lei doveva sostituirla.
Non le risultava rientrasse nelle sue competenze. «Mr. D’Angeli...» cominciò.
Lui non le permise di continuare. «Miss Black, ho bisogno di lei.»
Poche parole, ma sufficienti a lasciarla senza fiato e a farla tremare.
Perché quell’uomo aveva tanto potere su di lei? Perché il solo pensiero di presentarsi in qualsiasi luogo sottobraccio a lui la emozionava, quando in realtà avrebbe dovuto essere l’ultima persona al mondo con la quale avrebbe desiderato stare?
Faith si sforzò di essere razionale.
Non aveva detto di aver bisogno di lei in quanto persona, si ammonì, richiedeva soltanto la presenza della sua assistente personale, nota per la sua efficienza.
Non la voleva come donna. Lorenzo D’Angeli non aveva bisogno di nessuna donna, rammentò a se stessa. «Non mi sembra il caso, Mr. D’Angeli. Non posso venire con lei.»
«Faith, lei è l’unica sulla quale posso contare» dichiarò lui. «L’unica a non avere mire su di me.»
Lei si sentiva il volto in fiamme. «Sono la sua assistente personale, Mr. D’Angeli» gli fece notare.
«Ed è proprio per questo che ho bisogno di lei. Posso essere certo che saprà come comportarsi.»
Aveva sentito bene? Provò la tentazione di tirargli uno schiaffo, ma si limitò a fissarlo negli occhi, mentre il suo cuore andava alla velocità di una delle famose motociclette da corsa della D’Angeli Motors.
Faith non sapeva spiegarsi come potesse essere attratta da un uomo del genere. Era indubbiamente bello e affascinante, però era anche convinto che il mondo girasse intorno a lui. A quanto pareva, non aveva dubbi che la cosa valesse anche per lei.
«Vuole che telefoni a Miss Zachetti?» si offrì. «Oppure potrei chiamare Miss Price. Sono certa che saranno liete di accettare il suo invito.»
Un eufemismo per dire che si sarebbero buttate nel fuoco pur di poter trascorrere un’altra notte con lui.
Faith non aveva ancora incontrato una donna che la pensasse diversamente.
Renzo si avvicinò alla scrivania di lei, si appoggiò con i palmi e la guardò negli occhi.
Era talmente vicino che Faith avvertiva il profumo della colonia di lui, una fragranza costosa ed esclusiva che ormai associava a quell’uomo.
Era sofisticato, elegante... praticamente perfetto.
Eppure ciò che lo rendeva irresistibile era il lato selvaggio che si intuiva in lui.
Era famoso in tutto il mondo per il coraggio spregiudicato che mostrava quando sfidava la morte correndo a più di duecento all’ora sui tracciati con le moto che lui stesso costruiva.
Aveva vinto cinque titoli mondiali, prima che un incidente lo lasciasse claudicante e costretto a usare un bastone.
Ovviamente lui non aveva accettato il destino. Aveva lavorato duramente per liberarsi del bastone e ancora di più per poter tornare in pista.
La sua determinazione gli aveva fatto meritare altri quattro titoli e il soprannome di principe d’acciaio.
Quell’uomo risoluto e indistruttibile la stava fissando con i suoi occhi azzurri che sembravano volerle scrutare l’anima.
Faith allungò la mano verso il telefono con il cuore che le batteva all’impazzata. «Chi sarà la fortunata?» domandò, tentando di dissimulare la propria agitazione.
Renzo la bloccò, posando la mano su quella di lei.
Fu come prendere la scossa. Faith avvertì un’ondata di calore, una corrente di energia passare tra loro.
«C’è un premio per lei, Miss Black» pronunciò lui con voce carezzevole. «Potrà tenere l’abito che sceglie e le pagherò un mese supplementare di stipendio per aver soddisfatto la mia richiesta fuori orario. Pensa che possa andare bene?»
Lei chiuse gli occhi.
Se andava bene? Era fantastico!
Un mese di stipendio extra le avrebbe fatto comodo. Sarebbe stato un passo avanti per raggiungere il suo obiettivo: acquistare un appartamento.
Avere una casa tutta sua le avrebbe dato la sensazione di aver realizzato qualcosa, al contrario di quello che aveva decretato suo padre il giorno in cui aveva lasciato la Georgia.
Era tentata, ma sapeva che sarebbe stata costretta a rifiutare.
Lorenzo D’Angeli era braccato dai fotografi e dai paparazzi. Non voleva essere ripresa al suo fianco in occasione di una serata di gala.
Si sarebbe ritrovata sulla prima pagina di qualche giornale scandalistico...
E poi la foto sarebbe sparita. Sarebbe rimasta in edicola qualche giorno, non di più. Quante possibilità esistevano che qualcuno, vedendo quella foto, collegasse Miss Black a Faith Louise Winston?
La povera Faith Winston.
Rabbrividì al solo pensiero.
Non avrebbe vissuto in preda al terrore per quell’unico, singolo errore. Era una donna adulta, non era più un’adolescente ingenua. «Dove si terrà l’evento?» domandò infine, rassegnandosi al proprio destino.
Renzo sollevò la mano da quella di lei. Per un attimo le sembrò che gli occhi di lui brillassero, ma era chiaro che doveva trattarsi di un’allucinazione. «Manhattan, Fifth Avenue» le rispose. Si sollevò e le rivolse un sorriso soddisfatto. «Si faccia trovare pronta alle sette. Manderò la mia auto a prenderla.»
«Non ho ancora accettato» ribatté Faith, anche se entrambi sapevano che non era vero.
Eppure la parte più ostinata di lei le impediva di cedere così supinamente.
L’unica volta che un uomo l’aveva convinta a fare qualcosa contro la sua volontà, si era rivelata un disastro.
Solo che, al momento, si trattava del suo datore di lavoro. Non stava fingendo di provare dell’affetto per lei solo per costringerla a soddisfare una sua richiesta.
E lei non era un più una diciottenne suggestionabile.
«Non ha niente da perdere e molto da guadagnare, Faith» le fece notare lui, pronunciando il suo nome in modo sensuale.
«Non fa parte delle mie mansioni» insistette lei, aggrappandosi all’unica verità.
«No, ha ragione.»
Si fissarono in silenzio, poi lui si chinò di nuovo all’altezza di lei. «Però mi farebbe un grandissimo favore» aggiunse. «E aiuterebbe anche la D’Angeli Motors.»
Le rivolse uno dei suoi sorrisi irresistibili, capaci di far cadere ai suoi piedi top model, attrici famose e reginette di bellezza.
«Ovviamente è libera di rifiutare, Faith, ma le sarei davvero grato se non lo facesse.»
«È un’uscita di lavoro» asserì lei con fermezza. Lui scoppiò a ridere, facendola arrossire per l’imbarazzo.
Perché aveva detto quella sciocchezza? Era ovvio che lui non la considerava altro che un’assistente. Era troppo scialba perché potesse prenderla in considerazione come donna.
«Non si preoccupi, cara» concluse lui, regalandole un altro sorriso. «Si prenda il pomeriggio libero e vada da Saks. La mia auto la sta aspettando.»
«Sono certa di avere qualcosa di adatto, a casa» ribatté lei.
Dallo sguardo che le rivolse era chiaro che Mr. D’Angeli nutriva non pochi dubbi, al riguardo. «Forse ha l’ultima creazione di uno stilista di moda, nell’armadio, Miss Black? Qualcosa di appropriato per un evento cui parteciperà la crema della società di New York?»
Faith era a disagio. Il suo stipendio era buono, ma lei preferiva risparmiare per comprare un appartamento piuttosto che spendere in abiti di moda. «Probabilmente no» ammise sottovoce.
L’espressione di lui si fece indulgente. «Allora vada. Fa parte del nostro accordo.»
Quindi scomparve nel proprio ufficio come se non avesse dubbi che lei avrebbe ubbidito.
Faith avrebbe voluto protestare, invece si limitò a sospirare, spense il computer e prese la borsa.
Non aveva scelta: bere, o affogare.
Quella notte la gamba gli faceva più male del solito. Renzo mise da parte il computer portatile e si passò una mano sul punto dolente, mentre la Escalade si muoveva nel traffico di Brooklyn in direzione dell’appartamento della sua assistente.
Più i mesi passavano, più il dolore aumentava, anziché diminuire.
Imprecò sottovoce. I medici gli avevano detto che poteva accadere, ma lui non aveva intenzione di arrendersi. Aveva sconfitto il dolore una volta, ci sarebbe riuscito di nuovo.
Strinse la mano a pugno e se la passò sul muscolo dolente. Non era ancora finito. Si rifiutava di darsi per vinto.
Niccolò Gavretti, il titolare delle imprese omonime, era il suo maggior concorrente e avrebbe goduto un mondo se Renzo avesse perso il titolo del mondo e con esso il dominio sul mercato mondiale.
Renzo si incupì al pensiero di Niccolò. Un tempo erano stati amici, o almeno, lui aveva creduto che lo fossero.
Aveva imparato a proprie spese che si era trattato di un errore.
Non avrebbe perso. Sarebbe stato lui a riportare in pista la Viper D’Angeli e a provare che aveva creato la moto più fantastica mai esistita al mondo, e così facendo avrebbe vinto un altro campionato.
I suoi investitori avrebbero esultato, il denaro sarebbe affluito nelle casse della società e il modello che sarebbe andato in produzione avrebbe riscosso il successo del pubblico.