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Haidell: Le sette sfide
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Haidell: Le sette sfide
E-book110 pagine1 ora

Haidell: Le sette sfide

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Info su questo ebook

Dodici ragazzi si apprestano ad affrontare un viaggio lungo ore per arrivare alla loro destinazione: Haidell, una roccaforte abbandonata da anni che suscita curiosità e adrenalina in tutti e dodici i ragazzi. Costretti ad arrivarci a piedi per un guasto al motore del loro autobus, presto scopriranno che la roccaforte non è poi così abbandonata. Sette sfide li aspettano, in cui provare la propria forza e il proprio ingegno. Sette sfide per rimanere in vita. Dodici ragazzi. Sette sfide. Una sola possibilità di sopravvivere.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2022
ISBN9788893693004
Haidell: Le sette sfide

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    Anteprima del libro

    Haidell - Michela Dattero

    Prologo

    Alcuni luoghi sono un enigma. Altri una spiegazione.

    Era un freddo pomeriggio d’inverno e un gruppo di ragazzi affrontava un viaggio di sette ore verso la loro destinazione. Il pullman giallo scricchiolava un po’ ma i ragazzi ci facevano poco caso. Per la notte di Halloween avevano deciso di passare una notte in una delle roccaforti più famose del Paese, Haidell.

    Haidell aveva più di tremila anni e c’erano leggende spaventose al riguardo. Leggende che ai ragazzi non interessarono più di tanto, le solite stupidaggini: fantasmi, zombi e roba simile. Ma una di queste leggende colpì Austin, il più responsabile di tutto il gruppo. Questa leggenda narrava che dentro Haidell si potesse accedere a delle sale e che ogni sala riservasse una sfida per chi ci sarebbe entrato. Le sfide erano sette e il tutto si concludeva con un premio per il vincitore. Austin ne parlò con gli altri e decisero di partire per quella strana e inquietante roccaforte.

    Austin sentì il rumore di qualcosa che scoppiettava e il pullman si fermò. Vide l’autista del pullman imprecare in uno strano accento spagnolo. Gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla sudata, chiedendosi come fosse possibile sudare con meno tre gradi all’esterno e l’aria calda del pullman malamente spenta.

    «Mi scusi, che succede?» disse Austin, chiedendosi se pagare tutti quei soldi per noleggiare un pullman traballante fosse stata una buona idea.

    L’autista si voltò verso di lui con sguardo spento. Le rughe sulla fronte si corrugarono quando alzò le sopracciglia. La barba ispida era impossibile da non fissare e Austin fece uno sforzo enorme per non guardarla e non vomitare.

    «Questo catorcio. Si sarà rotto il motore.»

    Austin cercò di mantenere la calma e gli rivolse di nuovo la parola educatamente, cercando di non pensare al peggio.

    «Non si può fare nulla per rimetterlo in moto? Potremmo chiamare dei soccorsi, oppure...»

    L’uomo lo interruppe con un gesto scocciato della mano.

    «Scendete e fatevi il resto a piedi. Manca poco.»

    «Ma si gela!»

    «E quindi? Non farete in tempo. Forza, ragazzino. Alzate quelle chiappe e fatevi ‘sta passeggiata.»

    Austin si voltò verso i suoi compagni, con disapprovazione negli occhi. Lilith lo guardò e sussurrò fra sé e sé: «Oh, no.»

    Capì al volo ciò che il compagno stava per dire. Austin aveva la capacità di farsi capire anche solo con uno sguardo. Aveva occhi chiari e profondi, di un verde prato misto a un azzurro cielo. Lilith li trovava stupendi, nonostante Austin dicesse che erano poco reali e troppo complicati. Per Lilith erano una meraviglia. Le era capitato più volte di perdersi dentro quel bel quadro, ma non avrebbe mai ammesso di amarlo.

    Spostò i capelli corvini dal viso e si mise all’ascolto.

    «Ragazzi, ho cattive notizie.»

    Austin era calmo e serio ma nel suo tono si notava una certa nota d’ansia e sconforto. ‘Beth si alzò in piedi e disse a voce alta: «Cos’è, Austin, ti caghi sotto? Sapevamo che fossi un idiota, ma addirittura spaventarsi in questo modo per uno scoppiettio è esagerato!»

    Leonardo le prese il polso e la tirò a sedere. Guardò Austin con aria scocciata e gli fece cenno di continuare. Austin si schiarì la voce e continuò a parlare, ignorando i commenti irritanti di ‘Beth.

    «Il pullman ha avuto un guasto e dobbiamo finire il nostro viaggio a piedi.»

    Nell’abitacolo si alzò un brusio di disapprovazione generale. Austin stava sudando freddo, temendo di dover rimanere bloccato lì al freddo per i prossimi due giorni. I soccorsi ci avrebbero messo ore per arrivare fin lassù e loro avrebbero sofferto il freddo. Darren si alzò in silenzio, s’infilò il giubbotto e prese lo zaino raggiungendo Austin. Lo guardò e gli sorrise.

    Darren era un tipo solare e determinato. Quel giorno era vestito in un modo assurdo, come se fosse un arcobaleno ambulante, al contrario di Austin che aveva dei semplici jeans e una felpa. Considerava quel look il massimo che potesse fare per non sembrare un senzatetto. Ma alla fine era Halloween e ognuno poteva vestirsi come voleva. E andare a Haidell travestiti sarebbe stato forte per loro. Certo.

    Darren prese la parola guardando tutti negli occhi e allargando le braccia come se volesse abbracciarli tutti.

    «Andiamo, ragazzi! Sarà divertente! Sono sicuro che ci divertiremo un sacco, ce la faremo.»

    ‘Beth si alzò dal proprio sedile, fece una bolla translucida con la gomma da masticare e sfilò per il corridoio stretto del pullman, mettendo in mostra il suo corpo perfetto coperto dal travestimento e un maglione bianco legato in vita fin troppo largo per lei. Si fermò a pochi centimetri dalla faccia di Austin e disse: «Se mi stanco mi portate in braccio, idioti.»

    Darren alzò gli occhi al cielo, sorridendo divertito. Austin guardò Lilith con sguardo implorante. Ci teneva molto a lei e non voleva renderla infelice o metterla a disagio. Voleva capire quale fosse la sua opinione, quali fossero le sue idee. Era una ragazza molto socievole, sempre sorridente ma molto misteriosa. E lui voleva scoprire e capire i suoi misteri.

    Lilith lo guardò e sorrise alzandosi, mostrando il suo travestimento da cacciatrice. Si posizionò vicino ad Austin e i suoi occhi color del fuoco si puntarono su Leonardo che, senza esitazione, si mosse verso di loro. Lui aveva deciso di non travestirsi, definendo Halloween una schifezza per bambini.

    Molti dei suoi compagni si chiedevano come mai fosse lì, vista la sua opinione riguardo l’argomento. Ma non fecero altre domande. Nonostante fosse basso, Leonardo aveva la forza di un gigante. Il che inquietava molto di più di un semplice travestimento.

    Raggiunse gli altri dicendo: «Imma e Ugo. Venite o no?»

    Imma, una ragazza albina travestita da indiana, si alzò tirandosi dietro il fratello, che inciampò e quasi cadde.

    «Oh insomma Ugo, sta attento.» gli disse con un tono misto fra preoccupazione e noia. Erano due fratelli che agli occhi di tutti sarebbero sembrati gemelli. Entrambi albini ma caratterialmente molto diversi fra loro. Ugo guardò il suo amico Oscar, un tipetto strambo seduto in penultima fila e disse: «Oscar, Logan... venite con noi?»

    I due si alzarono. Erano esattamente gli opposti. Oscar, alto e muscoloso, e Logan, basso e minuto. Il primo, socievole e allegro, e il secondo, timido e silenzioso. Mentre s’incamminavano, si guardarono e si voltarono, lanciando un’occhiata interrogativa alle loro compagne,che erano fra le ultime rimaste sedute. Emery e Laura erano sorelle gemelle e l’una non faceva nulla in assenza dell’altra. Erano interessanti e geniali. Si lanciarono un breve sguardo e si alzarono in simultanea, raggiungendo gli altri seguite da Yamy, una delle ragazze più determinate del gruppo. Austin guardò l’autista e lo salutò con un gesto della mano. I dodici, scesi dallo stretto abitacolo, si avviarono sui loro passi, ignari del fatto che qualche ora dopo per loro non ci sarebbe stato più scampo.

    1.

    Spesso non è la montagna avanti a te che ti consuma. È il sassolino nella scarpa.

    I ragazzi continuavano a

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