«Caro amoroso neo»: Aspetti della collaborazione Tasso/Gesualdo (1592-1594)
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«Caro amoroso neo» - Gennaro Tallini
Caro amoroso neo. Aspetti della collaborazione Tasso-Gesualdo (1592-1594)
di Gennaro Tallini
Direttore di Redazione: Jason R. Forbus
ISBN 9788833469935
Pubblicato da Ali Ribelli Edizioni, Gaeta 2022©
Saggistica – Storia e cultura
www.aliribelli.com – redazione@aliribelli.com
È severamente vietato riprodurre, in parte o nella sua interezza, il testo riportato in questo libro senza l’espressa autorizzazione dell’Editore.
Gennaro Tallini
«Caro amoroso neo»
Aspetti della collaborazione
Tasso/Gesualdo (1592-1594)
AliRibelli
Sommario
Nota
Introduzione
1. «Madrigali pieni di molto artificio e di contraponto esquisito»
2. L’ambiente ferrarese e napoletano e il madrigale minturnino:
sondaggi sulla forma del madrigale tassiano in musica
Appendice
Bibliografia
Nota
Don Carlo Gesualdo […] appositamente salito martedì alle sei ore di notte con sicura compagnia alla stanza di donna Maria d’Avalos, moglie et cugina sua carnale (la madre era una Gesualdo) stimata la più bella signora di Napoli, ammazzò prima il signor Fabricio Caraffa [sic], duca d’Andria, che era con essa, et lei appresso, di questa maniera vendicando l’ingiuria ricevuta […] et se ne sbigott[ì] di molto all’avviso l’illustrissimo signor Viceré che amava et stimava infinitamente il Duca […].
La notte tra il 16 e il 17 settembre 1590 nel palazzo del Duca di Torre Maggiore in piazza San Domenico a Napoli, Carlo Gesualdo da Venosa uccide in flagranza di adulterio la propria moglie Maria d’Avalos e l’amante Fabrizio Carafa. Per ragioni di opportunità sociale e di governo, visti il ruolo e il grado di nobiltà ricoperto dalle tre famiglie (tra le più aristocratiche della città), il viceré conte de Miranda consigliò al Gesualdo, alfine di sottrarsi alla vendetta, di ritirarsi nel suo ricchissimo feudo di Gesualdo in Irpinia da dove uscirà solo per recarsi a Ferrara per incontrare e sposare la seconda moglie Eleonora d’Este.
Al di là delle consuetudini del tempo, per la quale l’omicidio perpetrato dal nobile avellinese venne sin da subito considerato un atto legittimo con il quale si restituiva onore e dignità sociale a tutte e tre le famiglie coinvolte (tanto che, stando agli stessi atti del processo, la sparizione di una testimone-chiave come Laura Scala, cameriera personale di Maria d’Avalos e le pressioni esercitate su Pietro Bardotto servitore di casa Gesualdo non furono mai seriamente prese in considerazione), il delitto fu di estrema importanza, vuoi per il livello degli attori, vuoi per la stessa relazione adulterina tra personaggi di nobile lignaggio, entrambi coniugati ed entrambi provenienti da due famiglie di antica nobiltà partenopea.
Introduzione
Tra 1592 e 1594 Torquato Tasso invia a Carlo Gesualdo una serie di madrigali che poi confluiranno nel I e II libro di madrigali del compositore venosino (1594). La collaborazione tra i due ci permette in questo studio di affrontare un duplice discorso: teorico (sulla struttura dei madrigali del Gesualdo e sulla genesi della scrittura tassesca) e pratico (nel senso di un’analisi specifica dell’unitarietà di musica e poesia nell’accezione datane dai teorici rinascimentali e dall’Arte poetica di Antonio Minturno e poi riflessasi nel Dialogo sopra la bellezza dello stesso Tasso che non a caso vede proprio Minturno discutere il tema in compagnia di Girolamo Ruscelli). Il soggetto di analisi, dunque, si presta a chiarire quel doppio equilibrio esistente tra la proposta testuale e la sua resa musicale e tra l’idea stessa di identità ritmica, metrica e sonora della parola poetica che si fa musicale.
Nella tradizione musicale e poetica del Rinascimento le questioni inerenti l’unitarietà di poesia e musica e di converso tra poeta e musico sono fondamentali poiché incidono in maniera profonda non solo sulle problematiche linguistiche ed espressive, quanto sulle implicazioni estetiche e sulla stessa condizione del letterato/poeta/musico. Nel madrigale in particolare (forma per eccellenza più caratterizzante e affascinante per poeti e compositori) tali approcci diventano sistematici e irrinunciabili poiché, tramite il contrappunto e la polifonia, si creano tracciati melodici e armonici (poetici e musicali) che integrano il metro poetico e musicale, saldano insieme le istanze strutturali della composizione poetica e dell’adattamento musicale.
La polivocalità perciò non è un fattore solo musicale, ma anche poetico ed è il principio unificante attraverso il quale, una piccola forma dalla struttura non tanto chiara (tanto che sul numero dei versi quasi nessun teorico concorda con suoi contemporanei), ha dato origine ad un modello compositivo, rappresentativo e poetico meccanicistico e schematico che dalla scrittura poetica, attraverso l’adattamento musicale del testo, del verso e dei suoi lemmi evidenzia un livello di interpolazione dell’una arte sull’altra che non va a travalicare gli equilibri preesistenti, ma anzi li migliora e li integra ulteriormente.
La questione estetica e soprattutto la sua dimensione produttiva in questo caso, frutto della collaborazione tra Carlo Gesualdo da Venosa e Torquato Tasso, dunque, non può essere analizzata completamente se non si riferisce al madrigale anche questo atteggiamento scenico-drammatico in continua evoluzione e modificazione soprattutto nella produzione dell’ultima parte del Cinquecento.
La struttura narrativa
dei madrigali per musica, infatti, pur rinunciando alla vera e propria rappresentazione teatrale, per la presenza di espressività e sonorità che l’occhio del fruitore non può scindere dal contesto uditivo, si presenta come approccio teatralizzato di un’ipotetica forma-concerto e si appropria di una forma di rappresentazione-esecuzione polifonica altrettanto teatralizzata che se non è drammaturgia completa almeno è qualcosa che a quella nozione e a quel genere s’avvicina moltissimo grazie al realismo linguistico, alla dialogicità del discorso musicale (in molti casi quasi antifonico) e alla capacità evocativa del testo stesso.
8 marzo 2022
GT
1.
«Madrigali pieni di molto artificio e di contraponto esquisito»
1.
Nella collaborazione tra Carlo Gesualdo e Torquato Tasso, a monte di ogni approccio analitico, è necessario analizzare i rapporti e le dipendenze che il poeta aveva contratto con Petrarca e il petrarchismo cinquecentesco soprattutto napoletano. Tali questioni, peraltro, erano state già affrontate all’indomani della pubblicazione della Gerusalemme: infatti, mentre Tasso costruiva le prime linee progettuali della Conquistata nella ben conosciuta nota epistolare indirizzata al G. L. Malpiglio, S. Gentili e G. Guastavini, all’interno delle polemiche con la Crusca, si facevano carico di analizzare e studiare quanti e quali debiti fossero stati contratti nell’elaborazione della scrittura.¹
[…] Ma da poi che io le avrò data l’ultima mano, come si dice, attenderò a la revisione, a la correzione, ed a l’accrescimento de