Il goat Djokovic contro tutto e tutti
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Anteprima del libro
Il goat Djokovic contro tutto e tutti - ACHILLE CONSENTI
Achille Consenti
IL GOAT DJOKOVIC:
CONTRO TUTTO E TUTTI
edizioni Radici Future
Prefazione
Scrivere un libro sulla storia tennistica di un campione non sempre è cosa facile, si rischia infatti di esprimere giudizi molto soggettivi. Ma Achille, amante e grande conoscitore del mondo tennistico, sa andare oltre questo limite riuscendo a descrivere considerazioni sicuramente oggettive.
Ho avuto il piacere e la possibilità, dati i miei trascorsi agonistici, di veder giocare tanti grandi campioni come Borg, Connors, McEnroe, Lendl, Wilander, Becker, Edberg e tanti altri nomi che vengono giustamente ricordati nelle pagine di questo libro.
Negli anni 2000 appaiono nel panorama tennistico mondiale tre nuovi giocatori che hanno ridisegnato la STORIA del tennis: Federer, Nadal e Djokovic, i quali con le loro sostanziali differenze fisiche e di gioco, hanno diviso il pubblico.
Le loro gesta tennistiche hanno portato ad un cambiamento epocale, tanto da indurre Achille ad una sola ed unica conclusione in quanto, se è vero che ognuno di loro annovera delle caratteristiche individuali che fanno la differenza, è altrettanto vero che Nole
racchiude in sé tutti i migliori aspetti che hanno determinato le sue vittorie tanto da renderlo il migliore
.
Sarà vero? Ai lettori il giudizio finale.
Nicoletta Virgintino
Ex Tennista attuale Presidente del Circolo Tennis Bari
IL GOAT DJOKOVIC:
CONTRO TUTTO E TUTTI
Il pasticcio australiano
Che la carriera di Djokovic non fosse mai stata una luna di miele con i media e con una gran parte del mondo del tennis era già noto. Ne parlo in questo libro, cercando di capire le ragioni che lo hanno portato ad essere un personaggio così controverso, e avanzando delle ipotesi che sono trattate più avanti.
Ma nessuno fino a pochissimo tempo fa poteva immaginare che il capitolo più esplosivo dovesse ancora arrivare. E l’evento è deflagrato, ironia della sorte, proprio nella terra che più di ogni altra lo ha consacrato alla storia: l’Australia, dove Djokovic ha vinto in passato la bellezza di nove dei venti titoli slam conquistati fino ad ora.
Un nuovo capitolo questo, che è anche il più clamoroso e divisivo della sua carriera. Dove abbiamo ritrovato dinamiche collettive già vissute in precedenza, manifestatesi questa volta in forma molto più eclatante ed esasperata. Solo che questa volta la divisione rischia di travalicare le consuete dispute sportive, e di ricollocarsi in una conflittualità che investe altre tematiche, quelle relative alla pandemia in corso, con i no vax schierati in sua difesa, e tutto il resto del mondo contro.
Ma cerchiamo di capire come siamo finiti al punto in cui siamo che appare a tutti gli effetti, per Djokovic, per la sua carriera ma soprattutto per la sua immagine, un punto di non ritorno. La sua decisione di non vaccinarsi contemplava anche la possibilità di non giocare lo slam australiano, e quindi di non partire. E a questo punto della storia, rivedendo la successione degli eventi, sarebbe stato per lui il male minore. La positività al covid riscontrata nel mese di dicembre ed il conseguente consenso ricevuto dagli organizzatori a partecipare al torneo hanno innescato i fatti che sono ormai noti a tutti, ma che andrebbero rivisti e analizzati senza pregiudizi.
Comincio col dire che la definizione di no vax, nei confronti di Djokovic, non mi sembra del tutto appropriata, ancorché riduttiva. Il discorso è più profondo e parte da più lontano. E va inquadrato in quella filosofia di vita, che potremmo definire salutista
, da lui abbracciata con convinzione da diversi anni, anche perché corroborata da riscontri più che positivi sia sulle prestazioni sportive che sulla sua vita in generale, come ci ha raccontato nel libro Il punto vincente. La mia strategia per l’eccellenza fisica e mentale
. In questo libro Djokovic ci ha descritto come una dieta alimentare personalizzata e sana gli abbia dato benefici impensabili.
Ed è una filosofia di vita che si sposa perfettamente con quella smisurata autostima che lo ha portato a fare del culto, quasi metafisico di se stesso, la sua forza. Perciò persuaso che ogni introduzione artificiale, e non naturale - che sia cibo o medicine o vaccini - nel suo organismo, sia da bandire. Persuaso oltretutto del fatto che un fisico così efficiente, e curato così maniacalmente, contenga naturalmente gli anticorpi per contrastare ogni inconveniente.
Una filosofia che può diventare anche controproducente. E‘ stata infatti proprio questa ostinazione a credere nelle capacità di autoguarigione del proprio organismo, a protrarre la crisi del 2016-2018, per aver ritardato di oltre un anno un intervento chirurgico che necessitava per un problema al gomito.
Ci può essere una componente autosuggestiva, anche ai limiti del fanatismo, in queste dinamiche, ma si tratta di una componente che, nella psicologia di un campione, può essere considerata un valore aggiunto, un punto di forza, un pregio più che un difetto.
Il rifiuto di vaccinarsi va inquadrato in questo contesto. La circostanza che questa scelta sia del tutto personale e che lui mai abbia invitato qualcuno a non vaccinarsi, né abbia mai appoggiato i movimenti no vax¹, non ha impedito che una gran parte di quel mondo no vax, a cui ha indubbiamente fornito un formidabile assist, lo abbia eletto a sua icona. In un passaggio così drammatico dei nostri tempi, con la pandemia in pieno corso, la posizione assunta da Djokovic non poteva non avere delle ripercussioni anche sulla sua immagine. È un rischio al quale era inevitabile che andasse incontro, e rispetto al quale Djokovic deve prendersi le sue responsabilità. Ma da qui ad immaginare gli scenari che si sono concretizzati in quelle due settimane precedenti gli Australian open 2022, ce ne corre.
Il caso australiano è scoppiato il 4 gennaio, data in cui Djokovic ha dichiarato di essere in procinto di partire per l’Australia, avendo avuto il la dagli organizzatori, in virtù di un’esenzione dal vaccino che due commissioni mediche australiane avevano vagliato e valutato regolare.
La notizia, per gli appassionati di tennis, non poteva che essere salutata positivamente, per chiunque si tifasse, perché l’assenza di Djokovic avrebbe non solo falsato il torneo, ma al punto in cui siamo arrivati nella rivalità con Federer e Nadal, avrebbe falsato anche la storia del tennis. La sua presenza gli avrebbe permesso di giocare ad armi pari con gli altri, per poter difendere il titolo conquistato lo scorso anno. Perché il fatto che non si fosse vaccinato, effettivamente non gli aveva procurato alcun vantaggio nei confronti degli altri, a meno che non si pensi, al pari dei no vax, che vaccinarsi porti dei danni. Il rifiuto di vaccinarsi lo espone a legittime critiche, a cominciare da chi vi parla, che per primo non condivide le sue scelte. Critiche però che non possono inerire la sua immagine dal punto di vista sportivo, che è irreprensibile. Ricordiamo infatti che stiamo parlando di un atleta dalla grandissima professionalità, maniacale nella preparazione e nello stile di vita, mai accusato e nemmeno sospettato di pratiche dopanti. Una carriera costruita col talento e col lavoro, in cui nessuno gli ha regalato niente. Quindi un atleta che al di là delle simpatie/antipatie merita il massimo rispetto.
Il linciaggio mediatico
Djokovic è arrivato in Australia il 5 gennaio, con un volo partito dalla Spagna il giorno prima. In quell’intervallo di tempo, intercorso durante il volo, il mondo si è scatenato. In quelle ore Djokovic è stato processato
e condannato
, in contumacia, e senza uno straccio di avvocato difensore. Le ragioni dell’esenzione dal vaccino non erano note, lo sarebbero state solo qualche giorno dopo, ma nel frattempo la macchina del fango si era messa in moto, all’unisono. I TG e i talk show di tutto il mondo, o quasi, e i maggiori blogger della rete, hanno presentato la notizia con una narrazione a senso unico che non contemplava nemmeno per un attimo la possibilità che l’esenzione poggiasse su qualcosa di credibile. Vi era un’unica spiegazione, che Djokovic avesse corrotto e pagato qualcuno, potere dei soldi! Tutti si sono sbizzarriti spacciando per vere ipotesi totalmente inventate, dal momento che una verità ufficiale non era ancora trapelata. I Tg e i GR nazionali, non gli ultimi leoni da tastiera, hanno aperto i notiziari, chi parlando di esenzione dovuta a motivi cardiaci, chi per la celiachia, altri avanzando persino l’ipotesi di danni psicologici, dando così in pasto alla gente le più ridicole ed inverosimili motivazioni, tali da consentire che, contro il serbo, si