La sua ragione per restare
Di Cathryn Fox
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Info su questo ebook
Da quando i fratelli Nelson l’avevano presa sotto la loro ala protettrice, Rachel Andrews, giovane e solitaria ragazza dei bassifondi, li aveva amati entrambi con tutto il suo cuore. Ma alla fine era stato James a vincere la sua mano.
Ora vedova, Rachel sta cercando di rimettere insieme i pezzi della sua vita, per sé e per sua figlia ma, ancora una volta, la solitudine è la sua amica più stretta... finché il fratello di James ritorna in città. L’uomo che segretamente Rachel aveva sperato fosse il primo a chiederle di uscire.
Kyle Nelson, militare esperto di munizioni, preferirebbe affrontare il fuoco vivo piuttosto del ricordo bruciante della donna che amava e che aveva scelto suo fratello anziché lui, ma è stanco di scappare. È pronto a diventare l’uomo che tutti hanno bisogno che sia... soprattutto la nipotina che non ha mai incontrato.
Mentre il tempo prima della nuova missione scorre in fretta, il desiderio che Kyle e Rachel hanno soppresso si libera con una passione bruciante; invogliando la donna a rivelare un segreto che potrebbe dare a Kyle una ragione per restare... o per mandare il loro amore in cenere.
ATTENZIONE: contiene un soldato sexy che vi ruberà il cuore e le mutandine.
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Anteprima del libro
La sua ragione per restare - Cathryn Fox
1
Due anni dopo...
Forse valeva la pena finire in prigione.
A bocca aperta, Rachel Andrews se ne stava nell’ingresso della casa dei suoi futuri suoceri, con il cuore a pezzi nel petto mentre ascoltava le parole uscire delle labbra perfettamente truccate della futura suocera. Rachel era calma di natura, non agitava mai le acque, ma mentre stringeva i pugni sui fianchi, fu invasa da una rabbia cieca.
E dal bisogno di strangolare qualcuno.
Dopo averla tiranneggiata su ogni dettaglio del matrimonio, grande e piccolo che fosse, ora Irene Nelson stava cercando di far cambiare a lei e a James i piani della luna di miele. Diavolo, no! Avevano organizzato il viaggio da mesi. I biglietti erano stati comprati a rate, il resort era stato prenotato, e lei aveva già fatto i bagagli, accidenti!
Irene si lisciò una ciocca di capelli neri dietro le orecchie, mostrando degli orecchini di diamanti che valevano molto di più di uno stipendio mensile di Rachel. La bella donna di mezz’età inclinò la testa e guardò Rachel dall’alto in basso, continuando: «Voglio dire, perché andare dall’altra parte del mondo quando abbiamo un cottage perfetto a Fox Point?»
Desiderando disperatamente tenere le mani occupate per evitare di stringerle al collo di Irene, Rachel si pizzicò il ponte del naso, poi lanciò un’occhiata a James, che si grattava il mento, un’abitudine familiare quando stava rimuginando su qualcosa. Il battito nel collo di Rachel fece un balzo. Di certo lui non stava considerando di cambiare la destinazione del viaggio di nozze, non stava permettendo a sua madre di obbligarlo a fare quel che voleva lei... di nuovo.
Le Hawaii erano un'idea di James.
«James,» sibilò Rachel a denti stretti. Lui piegò la testa verso di lei, e quando quei teneri e limpidi occhi azzurri incontrarono i suoi, a Rachel si chiuse lo stomaco. Lo amava, lo amava davvero, ma com’era possibile che non lottasse per lei, per loro? Inspirò e aprì la bocca, anche se non sapeva bene cosa dire, ma Irene fu rapida a interromperla.
«Una luna di miele costosa è un po’ frivola a questo punto, non credete? Dovete pensare a costruirvi una ricchezza, non a spendere soldi che nemmeno avete ancora. James ha appena iniziato la sua carriera nell’azienda di investimenti.» Irene alzò le braccia fino al mento, ridacchiando con lo sguardo al cielo. «Sono felice che suo padre e io abbiamo potuto aiutare a pagare il matrimonio, dal momento che il lato della sposa non era... be’, si sa.»
Wow. Non era da tutti saper insultare qualcuno con un sorriso smagliante in volto.
«Sapete che apprezziamo tutto quello che avete fatto,» iniziò Rachel a denti stretti, sebbene odiasse l’idea che pagassero qualunque cosa. Avrebbe voluto un matrimonio in piccolo, solo i parenti stretti e qualche amico. Per lei erano quelle le cose importanti. Tuttavia, i Nelson erano determinati ad avere una cerimonia grande ed elaborata, alla presenza di tutti i loro amici influenti. Avevano insistito a buttare denaro nell’evento per dare al loro primogenito il matrimonio regale
che si meritava.
Come avevano detto in numerose occasioni: se vale la pena farlo, vale la pena farlo bene. Era chiaro che per i Nelson le apparenze erano tutto. Sebbene la ragazza non avesse voluto avere niente a che fare con un matrimonio stravagante ben oltre il suo budget, James l’aveva convinta ad accettare il regalo, perché era quello che voleva la madre.
Ma quello che voglio io non conta?
Rachel incrociò le braccia in attesa che James dicesse qualcosa... che facesse qualcosa. Quando lui continuò a grattarsi il mento, producendo un suono che le dava sui nervi, intervenne. «È già tutto prenotato.»
Irene agitò la mano con fare altezzoso. «È facile rimediare.» La madre di James sbatté le ciglia scure sugli occhi identici a quelli del figlio. «James ha appena cominciato a lavorare in azienda e non si è ancora stabilito finanziariamente e tu, be’...»
Fece cadere la voce, senza dire quello che davvero voleva dire: James poteva avere molto di meglio della ragazza dei quartieri poveri, che non aveva il lavoro o il pedigree giusto, per entrare nella famiglia.
Durante tutto il tempo che aveva trascorso con i ragazzi, Irene non l’aveva trattata mai, nemmeno una volta, come se facesse parte della famiglia. E ora eccoli lì, a un mese dalla cerimonia, era ancora determinata a seminare zizzania tra Rachel e suo figlio.
«James,» iniziò Rachel, con il sangue in ebollizione.
Lui si volse verso di lei e le prese la mano. «Sai, Rachel, in effetti non ha tutti i torti.»
Ma che diavolo!
Senza perdere un colpo Irene colse la palla al balzo. «Esatto, James. Una mamma lo sa.» Rivolse un sorriso in direzione di Rachel poi si girò di nuovo verso il figlio, ma lei riusciva a vederla davvero: quella donna era un lupo travestito da pecora. Irene lisciò il colletto della camicia bianca di James e guardandolo s’illuminò di orgoglio. «Mi assicurerò anche di rifornire il cottage con tutti i vostri cibi preferiti.»
Rachel quasi vibrò mentre il calore le si arrampicava sul collo. Tremante, il viso senza dubbio del colore di un pomodoro e il vapore che le usciva dalle orecchie come se fosse pronta a esplodere, poteva solo immaginare quanto pazza dovesse sembrare ai loro occhi. James odiava i confronti tanto quanto lei, ma doveva tenere la testa alta e mettere un freno alle interferenze della madre, una volta per tutte. Dal momento che era la sua famiglia, stava a lui farlo, non a lei. Uno strano suono strangolato le si incastrò in gola mentre si rigirava sul dito l’anello di fidanzamento di diamanti.
Irene piegò la testa. «Stai bene, cara?» Rachel deglutì, cercando di trovare la voce. Anche se l’avesse ritrovata, era sicura non sarebbe stata capace di far passare le parole attraverso il nodo che aveva in gola. Irene diede alcune pacche sulla spalla di James, uno sguardo di trionfo sul viso, e indietreggiò. «Forse dovrei lasciarvi qualche minuto da soli.»
I tacchi di Irene risuonarono sul pavimento di marmo lucido, mentre entrava nella biblioteca e si chiudeva la doppia porta alle spalle.
«Mi stai prendendo in giro, vero?» sussurrò Rachel. «Davvero sei d’accordo con lei?»
«Andiamo, Rachel.» James la tirò a sé e le tolse i capelli dalle spalle. «Ha davvero pagato il matrimonio.»
«Questo non le dà il diritto di mettere bocca su tutto quel che facciamo, e sai che io non volevo che pagasse nulla,» ribatté. «Questo matrimonio elaborato è ciò che vuole lei, non io.»
La ragazza ruppe l’abbraccio, indietreggiò e si portò una mano alla fronte. Sarebbe stato tutto così? Irene che manipolava suo figlio e rivoltava le cose, finché non avesse ottenuto quel che voleva? James l'avrebbe mai difesa? In tutta la sua vita aveva sempre fatto tutto per compiacere la sua famiglia, in quanto la loro approvazione per lui era la cosa più importante al mondo. Forse persino più importante di me. Quella presa di consapevolezza la gelò. Le si chiuse lo stomaco, quantità uguali di rabbia e tristezza le coagularono il sangue, mentre quella verità le penetrava l’anima.
«Ci divertiremo a Fox Point.» Infilò le mani nelle tasche dei pantaloni kaki, freschi di lavanderia. «Possiamo nuotare, andare in barca, accendere un falò.»
«Facciamo queste cose un weekend sì e un no,» ribatté lei, alzando la voce fin quasi all’isteria, sebbene non volesse che Irene origliasse le loro conversazioni private. Tuttavia, non poteva farne a meno. Il modo in cui James si sarebbe comportato in seguito sarebbe stato importante, sotto molti aspetti. «È la nostra luna di miele, James. L’inizio del nostro futuro.»
«Questa volta a Fox Point sarà diverso, perché saremo sposati.»
La sua testa iniziò a girare. Ci credeva davvero?
«La questione non riguarda più solo il viaggio di nozze,» replicò lei. «Non capisci? Tua madre non penserà mai che vada bene per te.» Inspirò ed espirò lentamente, con lo stomaco che le si rivoltava mentre la verità ci s’insediava come un grumo di porridge freddo. «Non vuole che ci sposiamo, James. Sta cercando di separarci.»
Le rivolse uno sguardo come se fosse pazza. «Non è vero. Ha a cuore il nostro bene.»
«Il tuo bene.» Scosse la testa con il cuore in pezzi. «Non mi hai nemmeno difeso.»
«Che cosa volevi che facessi?» La voce dell'uomo si fece dura, mentre si metteva sulla difensiva. Buon Dio, se con lei riusciva a difendere le sue ragioni, perché accidenti non poteva farlo anche con la madre?
«Avrei voluto che le dicessi che sei un uomo adulto e puoi prendere da solo le tue decisioni. Che le Hawaii erano una tua idea, e quanto non vedessi l’ora di andarci. Parlavi solo di quello.»
«Lei ha davvero ragione.» Si passò una mano tra i capelli corti. «Dovremmo pensare al nostro futuro.»
La tristezza le infiammò il petto. «Hai ragione. Dovremmo.» Si tolse l’anello, lasciando che la decisione si sedimentasse nel cervello. «E visto che prenderai sempre le sue parti anziché le mie, a Fox Point ci potete andare voi due e decidere qual è il vostro futuro.» Gli gettò contro il solitario, e lui trasalì. Il diamante sbatté sul pavimento e, manco a farlo apposta, sua madre ritornò nell’ingresso.
«Rachel, andiamo.» James si sporse verso di lei.
Schivò la sua mano e si voltò. Le lacrime le rigarono il viso quando aprì la porta principale, e quando corse fuori fu accecata dall’esplosione della luce del giorno. James fece per seguirla, ma Irene lo fermò. I due si scambiarono alcune parole, mentre Rachel correva lungo il vialetto di pietra, senza osare guardarsi indietro. L’ultima cosa che voleva era vedere la donna mostrare i denti perfettamente sbiancati, in segno di vittoria.
Balzò sull’auto e si asciugò le lacrime, mentre accendeva il motore per andarsene. Guidò veloce tra le strade senza avere idea di dove stesse andando, finché non passò accanto allo Sky Bar. Quando notò la moto di Kyle, le lacrime aumentarono. Gli era mancato tanto, mentre era oltremare. Aveva preso una licenza ed era tornato a casa prima per il matrimonio, per fare da testimone a James, ma sembrava volesse levarsi dai piedi. Il motore scoppiettò, quando spense l'auto, per poi affrettarsi fuori dall’abitacolo, desiderosa di parlare con lui. Avrebbe capito. A differenza di James, non aveva mai avuto bisogno dell’approvazione dei suoi genitori e viveva la sua vita come voleva.
Nell’istante in cui spinse le pesanti porte del bar ed entrò, l’amico alzò la testa, come se avesse percepito la sua presenza molto prima di vederla. Quando i loro occhi s’incrociarono nel bar poco illuminato, lui allontanò la birra e saltò dalla sedia così in fretta, da farla cadere all’indietro. Tutti i suoi compagni si girarono, per vedere cosa avesse attirato la sua attenzione, mentre si affrettava a raggiungerla. Le lunghe gambe percorsero rapide la distanza e gli occhi identici a quelli del fratello rimasero connessi con quelli di lei. Sebbene i due fossero simili in modo inquietante, c’era una forza in Kyle, uno spessore nei suoi muscoli e una durezza nei suoi occhi che l’altro non aveva. Forse dipendeva dagli anni trascorsi oltreoceano, o per la lunga opposizione alla famiglia. La tensione doveva essere stata molta. In ogni caso, non era un uomo che avrebbe permesso a qualcuno di maltrattarlo, o maltrattare lei.
«Che c’è che non va?» le chiese, attirandola tra le braccia.
Lei si afflosciò contro il suo petto, per trarre conforto dalla forza del suo abbraccio. Gli bagnò la camicia di lacrime mentre ne aspirava il profumo familiare: sabbia, sole e spiaggia in un caldo giorno d’estate. Cercò di parlare, ma le parole le uscirono confuse.
«Ehi, Rach, andiamo.» Le passò le mani tra i capelli, un tocco gentile che le calmò i nervi e scacciò il freddo dal suo corpo. «Che succede?»
«James,» disse lei.
Lui s’irrigidì, mise le mani ai lati della testa della ragazza e la allontanò dal petto. Lei piegò il capo, e lui la guardò negli occhi. «Cos’ha fatto?»
«Niente,» rispose con voce strozzata. «È quello il problema.»
Lui si accigliò, la confusione in volto. «Non capisco.»
«L’ho lasciato,» rispose. «Gli ho restituito l’anello. È finita.»
L’aria abbandonò i polmoni di Kyle in un soffio che finì sulle sue guance, quando molte emozioni contrastanti gli passarono sul viso. «Rach...» iniziò con voce rude. «È uno sbaglio.»
«Non mi difende mai, Kyle. Sta cancellando i nostri programmi per la luna di miele perché a vostra madre non piacciono. Le Hawaii erano un’idea di James. Lei si intromette sempre, gli fa sempre cambiare idea.»
Un lampo di comprensione attraversò gli occhi di Kyle mentre spostava la mandibola da un lato all’altro. La attirò di nuovo a sé e la strinse più forte, il cuore che martellava contro la guancia di lei.
«Okay, usciamo da qui.» Scambiò un’occhiata con i compagni, poi le mise un braccio sulla schiena e la condusse all’auto. La tenne vicina, guidandola fino a raggiungere il lato del conducente.
Le tolse i capelli da viso e la guardò, valutandola con attenzione. «Riesci a guidare? Ho bevuto un paio di birre con i ragazzi e non dovrei mettermi al volante.»
«Sì,» rispose lei, con i nervi molto più calmi rispetto al suo arrivo. Kyle riusciva a migliorare sempre tutto. Le asciugò le lacrime, strofinando i pollici ruvidi contro la sua pelle. Piegò la testa e lei percepì il sapore forte della birra. «Sei sicura? Altrimenti posso chiamare un taxi.»
«Sono sicura.»
«Okay.» Le aprì la portiera e lei entrò. Gli occhi rimasero inchiodati sui suoi, entrambi preoccupati nel profondo, mentre passava davanti all’auto per salire dal lato passeggero.
Rachel rimase seduta a fissare il volante. Lui mise una mano sulla sua e la donna si voltò. La ragazza ebbe un tuffo al cuore: Kyle era stato via troppo a lungo.
Le strinse la mano. «Dove andiamo?»
Non voleva tornare all’appartamento che ancora condivideva con Sarah, e sedersi in un bar in quello stato era fuori discussione. «La scogliera, direi.»
Guidò per venti minuti fino a raggiungere il luogo in cui si ritrovavano ai tempi delle superiori. Parcheggiarono ai piedi della collina e salirono in cima, dove rivolse il viso al sole del tardo pomeriggio, con i pensieri confusi. Kyle le appoggiò una mano sulla guancia per avere la sua attenzione.
«Raccontami cos’è successo.»
Lei si appoggiò alla sua mano, e lui la attirò a sé. Con le emozioni in subbuglio, lo abbracciò e si rilassò, traendo conforto dalla sua presenza.
«È finita,» sussurrò, le mani aperte sulla schiena dell'uomo, percependo i muscoli tesi sotto il suo tocco. Il respiro di Kyle si fece tremolante e lei lo sentì deglutire.
«Devi ritornare là,» sussurrò, la voce così testa che era difficile capirlo. «Siete fatti l’uno per l’altra. Potete sistemare le cose, Rach. So che potete.»
Lei scosse la testa, strofinando la guancia bagnata contro il suo petto. «No, non torno indietro, non se continua a permettere a tua madre di condurre le nostre vite.»
«Le parlerò. Le dirò di farsi da parte.»
«Non dovresti essere tu a farlo, e in ogni caso non farà che causare altre tensioni tra voi.»
«Non m’importa. Non ha nessun diritto di interferire.»
«Ormai non è più importante. È finita.»
«Rach...» fece lui, con una nota di disperazione nella voce che calò di un’ottava.
Passò un istante, poi lui le alzò il mento per far sì che lei lo guardasse. Lui, però, non si focalizzò sui suoi occhi. Le fissò la bocca e si passò la lingua sul labbro inferiore. Prese un respiro esitante e la mano, che le teneva sulla guancia, tremò. Lei ebbe un fremito. Non c’era niente di disinvolto nel modo in cui la stava guardando. Le rimescolò tutte le emozioni più profonde. Lui chiuse di colpo gli occhi, come se stesse combattendo una battaglia interiore, e, quando