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Il prezzo dell'inganno: Harmony Destiny
Il prezzo dell'inganno: Harmony Destiny
Il prezzo dell'inganno: Harmony Destiny
E-book172 pagine2 ore

Il prezzo dell'inganno: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

IL CLUB DEI MILIONARI - Amori appassionati e nuovi scandalinel club più esclusivo d'America.

Per un anno Alex del Toro si è finto il ricco investitore Santiago allo scopo di spiare una società petrolifera rivale. Ma qualcosa è andato storto e lui si è ritrovato in Messico privo di conoscenza. Ripresosi dall'amnesia provocata dall'aggressione, Alex decide di tornare a Royal e riconquistare la fidanzata: perché se la sua identità era falsa certo non lo erano i sentimenti per Cara Windsor.

La ragione suggerirebbe a Cara di stare lontana da un uomo che le ha mentito e che ha tentato di impossessarsi dell'azienda di famiglia, ma il suo istinto e soprattutto il piccolo segreto che porta in grembo la spingono inesorabilmente tra le sue braccia.

Miniserie "Il Club dei milionari" - Vol. 9
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2016
ISBN9788858947425
Il prezzo dell'inganno: Harmony Destiny
Autore

Charlene Sands

Risiede nel sud della California con il marito e i loro due figli. Scrittrice dotata di grande romanticismo, è affascinata dalle storie d'amore a lieto fine ambientate nel Far West.

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    Anteprima del libro

    Il prezzo dell'inganno - Charlene Sands

    successivo.

    1

    «Mi dispiace molto, signor del Toro, ma in questo momento la signorina Windsor è occupata e non può riceverla.»

    Alex fissò l'assistente di Cara, che non sembrava per niente dispiaciuta. Se ne stava seduta rigidamente dietro la sua scrivania negli austeri uffici della Windsor Energy come una mamma orsa che proteggeva i suoi cuccioli. Stava facendo il suo lavoro, perciò lui non poteva biasimarla.

    Adesso che era emersa la verità sulla sua reale identità, le facce amichevoli a Royal, Texas, erano una rarità. Era probabile che il vecchio Windsor avesse ordinato alle guardie di sicurezza di accompagnarlo fuori dall'edificio se si fosse presentato. Be', si sarebbe occupato di Paul Windsor in un altro momento. Quel giorno era venuto per Cara, e non avrebbe lasciato la Windsor Energy senza di lei.

    Lanciò un'occhiata alla porta del suo ufficio. Dios, moriva dalla voglia di vederla. Aveva delle cose da dirle che non potevano aspettare.

    Rivolse il suo migliore sorriso all'assistente. Da ragazzino, in Messico, il suo fascino gli era tornato utile e aveva imparato come ingraziarsi le insegnanti e in seguito, da giovanotto, aveva perfezionato la tecnica con il sesso opposto. Adesso, l'unica donna che gli interessava persuadere era Cara Windsor.

    «Signorina Potter» disse, verificandone il nome sulla targhetta, «lei ha l'aria di una persona ragionevole e non vorrei mai che mettesse a rischio il suo posto di lavoro, perciò forse può semplicemente informare la signorina Windsor della mia presenza. Altrimenti, posso assumermi la responsabilità di aprire la sua porta senza farmi annunciare. Non penso che la signorina Windsor apprezzerebbe l'intrusione, e io non vorrei fare irruzione, ma in un modo o nell'altro la vedrò oggi» concluse, senza smettere di sorridere.

    La signorina Potter sussultò in maniera impercettibile, i suoi occhi supplicavano comprensione. «Dovrei chiamare la sicurezza qualora lei si presentasse qui.»

    «E non vuole farlo, vero?»

    «No. L'ordine è del signor Windsor. E tutti sanno...»

    «Cosa sanno?»

    La donna abbassò lo sguardo. «Che lei ha spezzato il cuore a Cara.»

    Ah! La signorina Potter non usava perifrasi. Era solo un assaggio di quello contro cui doveva lottare. «Le posso assicurare che non intendo far soffrire Cara, perciò, piuttosto che metterla nei guai per non avere ubbidito agli ordini, fingiamo che io non mi sia fermato alla sua scrivania. Entrerò nel suo...»

    «Gayle? Cosa sta succedendo?»

    Udendo la voce melodiosa di Cara, Alex si girò di scatto. La vista del suo bel volto lo colmò di nostalgia. Con una mano affusolata sul bordo della porta, si sporgeva solo a metà. Le lampade fluorescenti accendevano riflessi nei capelli biondi che le cascavano sulle spalle come miele dorato. Gli tornarono alla mente ricordi di quelle soffici ciocche che gli solleticavano la faccia mentre faceva l'amore con lui, la sera dopo che l'avevano dimesso dall'ospedale.

    Quel giorno indossava un sobrio tailleur grigio, niente di speciale, ma su di lei sembrava uscito da una copertina di Vogue. Lo sguardo di Alex si spostò sulla camicetta bianca, che le aderiva alla pelle e lasciava intravvedere il solco tra i seni. Lei gli mancava tanto.

    Cara sbarrò gli occhi e la scintilla si spense in quelle gemme azzurre. Il respiro le uscì dai polmoni come un sibilo. «Alex, che ci fai qui?»

    Altro che voce melodiosa.

    «Sono venuto per vederti.»

    «Non puoi stare qui.»

    Gayle Potter si alzò in piedi. «Mi dispiace, signorina Windsor. Ho cercato di fermarlo.»

    «Sì. Ha cercato di fermarmi, ma come tu sai...»

    «Niente ti può fermare quando vuoi qualcosa.» La bocca di Cara si storse in una smorfia.

    Ne aveva di strada da fare per farsi perdonare.

    «Va tutto bene, Gayle. Capisco.»

    «Devo chiamare la si... sicurezza?»

    «No, me ne occupo io. Se vuoi scusarci per un momento e ti prendi una pausa, accompagnerò io il signor del Toro fuori.»

    Lui si avvilì avvertendo l'amarezza con cui aveva pronunciato il suo nome. Era lì per rimediare ai propri errori, non per farla soffrire.

    Gayle lanciò un'occhiata preoccupata a entrambi mentre prendeva la borsa e usciva. «Certamente, sarò nell'atrio se avrà bisogno di me.»

    «Non dovresti essere nemmeno nell'edificio» stava dicendo Cara.

    «Eh? Oh, come?» Alex si scoprì a fissarla. I ricordi che aveva di lei non le rendevano giustizia. Non la vedeva da settimane e aveva quasi dimenticato come brillavano i suoi occhi azzurri. Aveva quasi dimenticato le curve generose del suo seno.

    Cara l'aveva fatto anche ridere. Facevano insieme le cose più sciocche, comportandosi come ragazzini senza un solo pensiero al mondo. Non c'era da stupirsi che avesse perso la testa per lei.

    «Ho detto che... devi andartene.»

    «Me ne andrò appena avrai accettato di venire con me. Dobbiamo parlare.»

    L'espressione di Cara si indurì mentre lo guardava come se fosse un estraneo. Ma lui non era un estraneo. Se soltanto fosse riuscito a convincerla che era sempre lo stesso uomo. Non poteva accettare che tra loro fosse tutto finito. Si sarebbe spiegato e avrebbe chiesto perdono, prima, però doveva fare un'altra cosa.

    «Io non ti conosco, Alex del Toro. Pensavo di conoscerti, quando ero sciocca e ingenua. L'Alex Santiago del quale mi sono innamorata e che intendevo sposare era dolce e affettuoso. Tra lui e me era scoppiata la scintilla. Ma tu non sei Alex Santiago. Era tutta una menzogna. Mi hai usata e la cosa più triste è che non ricordi niente. Se ricordassi, non ti troveresti qui oggi chiedendomi di vedermi. Sapresti che è inutile, che tu soffra o no di amnesia.»

    «Cara, non è inutile. Vieni con me. Ti prometto che non ci vorrà molto.» Aveva fallito con lei, ma non sarebbe finita così. Diede un'occhiata alla sua mano sinistra. Quando notò che non portava il suo anello di fidanzamento, gli si chiuse lo stomaco per il terrore.

    Lei lo odiava.

    Cara sbirciò nel corridoio che conduceva all'ingresso principale. «Mio padre sarà di ritorno tra dieci minuti. Se ti trova qui, ti farà trascinare fuori dall'edificio.»

    Alex tentò il tutto per tutto. Non aveva più niente da perdere. Più che riabilitare il proprio nome con amici e colleghi, aveva bisogno che Cara lo ascoltasse fino in fondo, che tornasse a credergli. «Perché, allora, fare una scenata dove lavori? Ti sto chiedendo solo un'ora del tuo tempo. Appena avremo finito, ti prometto che ti riporterò qui.» O no... Se le cose fossero andate come aveva in mente, Alex l'avrebbe portata a casa sua, a Pine Valley.

    Un sospiro esasperato le sfuggì dalle labbra. Cara guardò l'orologio, quindi di nuovo verso l'ingresso. «D'accordo. Verrò con te, solo perché a mio padre la pressione salirebbe alle stelle se ti vedesse qui.»

    Dios, ce ne voleva perché succedesse.

    Quanto a Paul Windsor, se i sospetti di Alex erano fondati, l'uomo con quattro ex mogli non avrebbe avuto l'occasione di sposarne una quinta, perché sarebbe stato in carcere.

    Con l'accusa di rapimento e tentato omicidio.

    «Concedimi un minuto, Alex. Incontriamoci fuori. Dove hai parcheggiato?»

    «Non puoi sbagliare, c'è una sola Ferrari rossa nel parcheggio» rispose. Cara l'aveva aiutato a sceglierla. Il rosso era il suo colore preferito. Ricordava anche quel particolare di lei.

    Ormai ricordava quasi tutto.

    Cara scrisse un biglietto per Gayle, dicendole di non parlare con nessuno di Alex, e di non preoccuparsi per lei.

    Da parte sua era preoccupata. Non era sicura che fosse saggio andare con Alex. Mesi prima, appena dopo che si erano fidanzati, era scomparso, lasciandola in preda al panico. Alex non se ne sarebbe andato senza avvertirla, non le avrebbe dato un anello di fidanzamento giurandole amore eterno per poi sparire. Si era aggrappata alla speranza che si fosse dimenticato di parlarle di un viaggio d'affari durante il quale non sarebbe stato raggiungibile. I giorni erano diventati settimane. Nessuno aveva ricevuto sue notizie. Erano stati in molti a insinuare che la sua scomparsa fosse sospetta e che ci fosse in gioco qualcosa di losco. Alcuni si erano dichiarati sicuri che fosse vittima di un atto criminale. All'inizio, lo aveva creduto anche Cara.

    Tuttavia, con il passare del tempo, aveva temuto che Alex fosse fuggito da lei perché non l'amava abbastanza. Pensieri e dubbi le erano entrati nella testa, ed era vissuta sotto il peso costante di una tortura autoinflitta.

    Alex si era pentito di aver deciso di sposarla ed era tornato da un'ex amante. Lei non era la donna che faceva per lui, e lui non aveva avuto il coraggio di dirglielo.

    Cara sospirò mentre guardava l'uomo di una bellezza pericolosa che la fissava con occhi scintillanti. Adesso lei conosceva la verità, insieme con il resto del mondo.

    Alex era stato scoperto in mezzo a un gruppo di immigrati entrati clandestinamente negli Stati Uniti, dopo che il loro camion si era scontrato con un'altra vettura. Era una faccenda avvolta nel mistero e Alex sosteneva di essere affetto da amnesia. Non ricordava nulla della propria scomparsa, ma presentava ferite serie, compresi una commozione cerebrale e un polso rotto riportati nell'incidente. Cara, per settimane, era vissuta con i sensi di colpa, rimproverandosi per aver pensato che fosse fuggito da lei. Sciocca com'era, aveva tentato di tutto per fargli recuperare la memoria mentre lui era in ospedale. Senza riuscirci.

    Si affrettò a uscire dall'ufficio. Non aveva tempo da sprecare. Suo padre sarebbe tornato da un momento all'altro e quelli erano fuochi d'artificio che non voleva vedere.

    Uscendo all'aperto, fu avvolta dal sole texano. Inforcò gli occhiali scuri e si guardò in giro. Alex non era tipo da passare inosservato. Lo trovò appoggiato alla sua auto sportiva, a braccia conserte e i capelli neri che catturavano i raggi luminosi. Indossava pantaloni neri con una camicia bianca e aveva un sorriso devastante. Cara trattenne di nuovo il fiato, come succedeva sempre quando posava gli occhi su di lui.

    Imbroglione, continuò a urlare nella propria testa.

    Ciononostante, il cuore le batteva forte.

    In realtà, Alex Santiago non era mai esistito, e la verità le aveva spezzato il cuore. Lui era Alejandro del Toro, unico figlio maschio ed erede della Del Toro Oil, arrivato dal Messico per spiare i loro più grandi concorrenti, la Windsor Energy. Alex si era creato un'identità falsa, era vissuto per più di un anno nella contea di Maverick e si era servito di lei come di una pedina per estorcerle informazioni sulla compagnia petrolifera del padre. La verità era venuta a galla quando l'avevano ritrovato, vivo. Preoccupato per la salute del figlio e nella speranza di aiutarlo a riprendersi dall'amnesia, Rodrigo del Toro aveva rivelato al mondo la sua vera identità e il motivo per cui si era recato in Texas, per spiare la Windsor Energy.

    Quel tradimento le bruciava ancora.

    Non aveva importanza che Alex non ricordasse niente. L'amnesia non lo faceva meno colpevole. A suo padre non era mai andato a genio che l'avesse scelto come fidanzato e, fin dall'inizio, non si era sbagliato sul conto di Alex. Come era stata sciocca.

    Si mantenne a una distanza di un metro da lui. «In realtà, faccio questo controvoglia.»

    «Lo so. Apprezzo che mi dedichi un po' di tempo.»

    Alex avanzò e le prese le mani nelle proprie, per condurla sul lato del passeggero. A quel contatto, le sudarono i palmi. La sua forza e la sua energia l'avevano sempre eccitata. Quanto lo aveva amato!

    Si bloccò accanto alla portiera. «Dove andiamo?»

    Gli occhi di lui erano quasi neri. Quando facevano l'amore, lei vi annegava dentro. «Non avere paura, Cara. Sono sempre lo stesso Alex che conoscevi.»

    Falso. Ma non discusse. Scivolò sul sedile di pelle e agganciò la cintura. Alex si mise al volante e uscì dal parcheggio.

    Guidò in silenzio. A lei stava bene così. Si rilassò contro lo schienale e guardò fuori dal finestrino... per circa tre minuti. Poi il suo sguardo passò dalla strada al suo bel profilo. Si costrinse a voltarsi di nuovo verso il finestrino.

    Non ricordare le sue mani che ti accarezzano il corpo. Non ricordare la sua bocca premuta sulla tua. Non ricordare il profumo della sua pelle calda quando era eccitato e pronto a fare l'amore con te.

    I ricordi si susseguivano nella sua mente, al punto da avere mal di testa. Non voleva credere che fosse un bugiardo, uno sfruttatore e una spia. Eppure era tutte quelle cose. E lei era lì, seduta al suo fianco, a concedergli il proprio tempo.

    Cara, sei un'imbecille.

    Alex abbandonò l'autostrada e si allontanò dalla città. I muscoli contratti del collo di Cara cominciarono a rilassarsi. Anche le spalle persero la loro rigidità. In campagna si sentiva viva.

    Alex azionò il comando

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